LIBERTÀ PER PAOLO DORIGO
La resistenza dei rivoluzionari prigionieri nelle carceri imperialiste è
un bene prezioso per tutto il proletariato e le masse popolari che lottano
contro la borghesia, che continua ad imbastire politiche di erosione e di
attacco delle conquiste economiche e sociali.
Paolo Dorigo è un prigioniero che da oltre 9 anni è in carcere con una
condanna inflittagli a 13 anni e 6 mesi dal tribunale borghese per
“associazione sovversiva” e “banda armata” per un attentato alla base USA di
Aviano del 2-9-93.
Il suo caso è esemplare delle persecuzioni e i crimini perpetrati dentro le
carceri contro i prigionieri politici che non rinunciano alla loro identità
né si piegano senza lottare alle pratiche di annientamento della personalità
e coscienza che subiscono. La borghesia fa di tutto affinché questi compagni
rinuncino alla loro identità di comunisti e rivoluzionari. Su Paolo si sono
accaniti in questi anni, con varie tecniche di destabilizzazione
psicofisica, affinché diventasse compatibile all’ordinamento politico e
sociale del capitalismo e del suo sistema carcerario. Sin dall’inizio è
stato sottoposto a continue persecuzioni corporali, violenze, isolamento,
dispersione, allontanamento dagli altri rivoluzionari prigionieri,
desolidarizzazione, negazione di strumenti per lo sviluppo delle attività
intellettuali, negazione a un’assistenza sanitaria adeguata, controllo e
ostacolo della posta, ecc.
Paolo Dorigo ha lottato tenacemente, nonostante le durissime condizioni di
detenzione impostegli, per rivendicare il diritto a condizioni carcerarie
rispettose anche dei più elementari diritti umani, ottenendo anche risultati
concreti, sia in termini di miglioramenti parziali e temporanei per lui e
gli altri detenuti, sia vincendo processi per reati commessi contro di lui.
Né ha mai fatto mancare il suo sostegno militante, con documenti,
dichiarazioni, lavoro di traduzione, alle lotte di altri prigionieri
rivoluzionari nel mondo e alle lotte di liberazione, in particolare la
guerra popolare in Perù.
Non si tratta di un caso limite o isolato, abbondano le denunce documentate
di associazioni come Amnesty International, che indicano le carceri italiane
come luoghi in cui tortura, negazione al diritto alla difesa, soprusi
quotidiani, sono ampiamente diffusi contro buona parte della popolazione
carceraria, non solo “politica”. Un caso esemplare della politica di
repressione che la borghesia e il governo Berlusconi stanno portando avanti
per l’annientamento dei rivoluzionari prigionieri e come deterrente verso le
avanguardie del movimento comunista e le lotte delle masse popolari, insieme
alle leggi varate negli ultimi anni, anche dai governi di centro sinistra,
(art. 41 bis, secretazione delle inchieste, allungamento della carcerazione
preventiva, ecc.) e alle continue inchieste, arresti e migliaia di compagni
denunciati. In questo quadro generale assume un ruolo molto importante la
solidarietà verso la resistenza dei rivoluzionari prigionieri e lo sviluppo
della solidarietà tra i lavoratori e le masse popolari nei loro confronti.Già
alla sentenza contro Paolo Dorigo, divenuta definitiva nel 1996, emerge
l’illegalità di questa pena. Primo per la sproporzione in relazione agli
effetti pratici del reato, che non provocò né morti né feriti. Secondo,
perché ben due successive pronunce, la prima del 9 settembre ’98 della
Commissione Europea per i Diritti dell’Uomo, la seconda del 15 aprile 1999
del Comitato dei Ministri del Consiglio d’Europa hanno dichiarato il
processo Dorigo una palese violazione dell’articolo 6 della Convenzione
Europea dei diritti dell’uomo. Una successiva risoluzione dello stesso
comitato del Consiglio d’Europa, la n.30 del 2002, dava al governo italiano
una scadenza entro la quale avrebbe dovuto approvare una normativa che
sanasse l’illegalità, ottobre 2002, rimanendo chiaro che in assenza di
questa Paolo Dorigo dovrebbe essere scarcerato.
Queste pronunce sono state completamente ignorate dal governo italiano dal
suo parlamento e dai suoi tribunali, ma non da chi gestisce e controlla le
sue carceri. A partire dal 2002, la persecuzione contro il detenuto Dorigo
conosce un brusco giro di vite: viene trasferito due volte (da Biella a
Livorno, a Spoleto) in un mese, durante il quale Dorigo denuncia
ripetutamente pestaggi, violenze e abusi, e inizia ad accusare strani
disturbi uditivi, che lo portano a denunciare che gli abbiano installato un
microchip nell’orecchio.
Per minare la credibilità delle sue denunce le autorità, carcerarie e non,
hanno tentato di farlo passare come un alienato mentale allucinato, ma nei
fatti non hanno mai dato risposte chiare nel merito dei fatti denunciati, e
anzi hanno opposto ogni ostacolo possibile agli accertamenti di parte
richiesti, fino a negare per mesi l’effettuazione della risonanza magnetica
o a pretendere la presenza del personale di sorveglianza durante perizia
psichiatrica.
In questi anni diversi compagni hanno espresso solidarietà e informato sulla
condizione e le lotte di Paolo Dorigo, hanno raccolto e diffuso una
vastissima documentazione dei suoi scritti e denunce. È’ oggi tempo di fare
un salto di qualità nella solidarietà. Serve una campagna di massa che
conquisti attenzione e consensi, che ottenga risultati parziali concreti,
innanzitutto che fermi le continue vessazioni che Paolo subisce, e che
riesca a porre con forza, in termini larghi e di massa, l’obiettivo della
sua liberazione, coinvolgendo tutti quelli che possono essere uniti in
questa battaglia: per primi i compagni e i proletari in lotta che conoscono
sulla propria pelle la repressione del governo Berlusconi, che combattono
per la sua cacciata , ma anche studenti, giovani intellettuali e avvocati
democratici indignati dell’avanzata reazionaria in tutti i campi della
società.
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