SENZA CENSURA N.12
NOVEMBRE 2003
Repressione in Germania
Estratto dall’appello per la manifestazione nazionale del 25 ottobre a Magdeburg.
La manifestazione del 25 ottobre è stata organizzata da un comitato promotore composto da più di venti gruppi. Il comitato è emerso dall’ iniziativa in memoria di Wolfgang Grams, un compagno della RAF che è stato ucciso 10 anni fa.
Difendiamo la politica rivoluzionaria
Libertà per Marco, Daniel und Carsten
Dalla fine del 2002 il movimento di sinistra di Magdeburg viene colpito dalla repressione. Tre compagni sono in arresto preventivo per “associazione sovversiva”. Marco e Daniel sono stati arrestati il 27 novembre 2002 e Carsten e stato arrestato il 16 aprile 2003, altre cinque persone sono sotto accusa. Sono accusati di avere incendiato con intento distruttivo gli automezzi di grandi gruppi industriali, dell’Ufficio Regionale del Crimine e della Guardia Federale di Frontiera (che è responsabile per il controllo dell’immigrazione). Secondo l’accusa avrebbero compiuto gli attacchi sotto il nome: “Commando per la Liberazione di Tutti i Prigionieri Politici” e “Azione Rivoluzionaria Carlo Guiliani”. Sono accusati con l’articolo 129a. Gli articoli 129(associazione a delinquere) e 129a(associazione terrorista) sono sempre serviti al controllo della sinistra con lo scopo di distruggere le sue strutture e organizzazioni. Nella storia della sinistra in Germania, tutte le strutture antagoniste sono state e vengono colpite da questi articoli, questo vale per i gruppi armati tedeschi, per le organizzazioni straniere (PKK, DHKP) cosi come per gruppi antifascisti.
Sulla cartina politica della Germania Magdeburg non e un posto molto significativo e non lo è neanche la sinistra della città che è come quasi dappertutto piuttosto marginale. Negli anni passati era più per la brutalità della destra che la città è finita in prima pagina. L’assasinio di due giovani punk e i tumulti nel giorno dell’Ascensione nel 1996 sono dei punti significativi nella storia della città e anche per la sinistra di Magdeburg.
La sinistra di Magdeburg è abbastanza giovane, c’è una significativa fluttuazione come dappertutto nel territorio della ex RDT. A parte questo, la situazione non era gran che differente dalle altre città tedesche. La lotta si volgeva contro la ristrutturazione del centrocittà, contro la globalizzazione, contro razzismo e fascismo, si tenevano manifestazioni, assemblee, e c’era anche un centro sociale occupato. Gli attacchi sopraccitati hanno attirato l’interesse della polizia federale sulla città. Ora i compagni di Magdeburg subiscono una sorveglianza molto dura, videocamere davanti alle case, perquisizioni, intercettazioni che si sono estese anche ai genitori dei compagni, e anche la casa occupata è stata sgomberata in conseguenza degli arresti.
Gli arresti e il dibattito sulla militanza
Gli arresti devono essere valutati nel quadro di una discussione sulla militanza in un giornale berlinese, “Interim”. Anche se questo dibattito, di quando in quando soddisfacente, non sviluppava delle strategie nuove, la discussione ha suscitato un interesse persistente all’interno delle autorità.
Essendo privi di prove concrete non c’era un appiglio per l’attacco repressivo. Un impronta digitale di Daniel presumibilmente trovata su un cartone in cui uno degli ordigni incendiari era stato deposto cambiò la situazione completamente. Le indagini non miravano solo a lui ma a tutti i giri antagonisti di Magdeburg, le autorità crearono un legame tra questo dibattito in “Interim” e i fatti successi a Magdeburg.
Però, l’accusa per associazione sovversiva è diventata concreta solo dopo l’arresto di Carsten in aprile. Il gruppo “Autonomer Zusammenschlusz”, un gruppo che lavorava publicamente a Magdeburg, veniva quindi individuato come il germe della supposta associazione sovversiva. Di fatto le strutture e le persone di questo gruppo vengono equiparate a un gruppo illegale, un gruppo che lavora apertamente viene dichiarato una associazione terrorista; di questo passo vengono criminalizzati tutti gli attivisti del gruppo.
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Ordine, Controllo, Sicurezza
L’ordine esistente della società che è basata sulla possibilità di sruttamento degli uomini produce quasi automaticamente l’interesse alla loro controllabilità.. Sorveglianza e repressione sono sempre stati un componente della produzione capitalista. Negli ultimi anni la pressione e il modello pratico perfezionato della catena di montaggio sono stati sostituiti da una nuova strategia secondo la quale la disciplina servile viene sostituita dall’ integrazione sociale e da uno sfruttamento più sensibile che è , però, più difficile da individuare. Assistenza sociale, venerazione per i marchi (brands), teamwork e controlli decentrati e privatizzati del comportamento dell’individuo caratterizzano la società di controllo postmoderna.
Questo modello postmoderno del controllo è talmente decentrato da non poter essere localizzato e crea quindi l’impressione di una sorveglianza completa. Questo modello non funziona senza il consenso della popolazione. Il dibattito sulla sicurezza emerso dopo l’11 settembre ha creato una crescente esigenza di sicurezza e una paura infondata. Nonostante il tasso di criminalità ristagni, nonostante non ci siano degli attacchi “terroristici”, tutte le misure per la “nostra sicurezza” come la videosorveglianza sono ben accettate. Il motivo per questo significativo incremento dell’esigenza di sicurezza non è affatto la criminalità organizzata oppure il terrorismo. Il motivo è l’erosione dello stato sociale, la continua imposizione del neoliberalismo anche in Germania. Questo sconvoglimento - anche se avanza più lentamente in Germania che per esempio in Gran Bretagna o negli Stati Uniti - guadagna terreno. La privatizzazione di proprietà e servizi pubblici, la flessibilizzazione del mercato del lavoro, i tagli nel settore sociale, ciò condurrà a un cambiamento nella società tedesca. Finche si è ancora sfruttabili in questo sistema che crea sempre di più miseria, si lotta per mantenere questa posizione. Le condizioni peggiorano ma il sistema riesce ancora a portare avanti il principio della concorrenza, chi è capace di campare si identifica con la “entità Germania” e difende il proprio benessere contro quelli che stanno al margine.
La repressione statale
Quello che il capitale teme di più è che questo stato del tutti contro tutti si trasformi in coscienza di classe. Assicurando le condizioni esistenti lo stato è praticamente il quadro sociale per la produzione e per il profitto. Il suo scopo è il mantenimento del sistema mercantile servendosi dei mezzi sia repressivi sia della protezione sociale. Questo atteggiamento ambiguo lo fa ogni tanto finire in conflitto d’interesse con il capitale se gli interessi di alcuni capitalisti minaccino di distruggere la base della produzione. Lo stato capitalista è basato sulla tutela della proprietà in ambito nazionale e internazionale, questa è il presupposto per la produzione del profitto.
Il reato contro la proprietà è dunque quello che viene perseguito più rigorosamente, in conseguenza i carceri sono pieni di prigionieri sociali sia per la loro iperidentificazione con i valori predominanti come status sociale e denaro sia perché la loro situazione economica li ha portati dentro. E poi ci sono prigionieri come Marco, Daniel e Carsten. Loro sono prigionieri perché è il compito centrale dell‘apparato repressivo perseguire tutti quelli che vogliono superare il sistema esistente. L’arsenale dei mezzi esecutivi e giuridici è ampio, in prima linea è caratterizzato più da leggi speciali che da condanne concrete. Lo scopo è intimidazione e disorientamento, insomma creare una sensazione di debolezza.
Questo non colpisce solo la sinistra ma tutti quelli che cercano delle forme per esprimere la propria scontentezza. Contrariamente alla situazione dell‘autunno ‘77, lo scopo della repressione contro la sinistra rivoluzionaria non è più la frantumazione totale delle strutture e degli individui ma l‘integrazione in seno alla società.
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Difendere la politica rivoluzionaria
Politica rivoluzionaria significa mettere in discussione le condizioni di sfruttamento, opporsi alle strutture che riproducono potere e sfruttamento, dunque al capitalismo e alle forme di politica che esso persegue; questo processo necessita di un’analisi delle condizioni. La questione centrale in questo contesto è come intervenire nella politica reale. La nostra lotta contro la repressione è anche la lotta per un miglioramento delle condizioni di vita. Marco, Daniel e Carsten sono accusati per il loro impegno politico, e hanno bisogno della nostra solidarietà. La solidarietà non può essere legata all’approvazione delle azioni per cui sono accusati. Non siamo noi che dobbiamo adattarci alle condizioni ma le condizioni devono essere adatte ai bisogni degli uomini, il che significa l’abolizione di sfruttamento, patriarcato e razzismo.
Fuori i prigionieri - via il capitalismo!
Difendiamo la politica rivoluzionaria!
Libertà per Marco, Daniel e Carsten!