SENZA CENSURA N.12
NOVEMBRE 2003
L’Europa da armare
Mentre c’è qualcuno che discute sul ruolo “pacifico” dell’Europa, i governi europei si preparano a far pagare costi altissimi per la propria corsa al riarmo.
Il problema delle risorse da dirottare sulla difesa e la sicurezza non riguarda solo Gb e Usa, ma investe, all’interno dello sviluppo di una difesa europea, l’Europa stessa.
Come più volte affermato, l’assunzione del ruolo di entità imperialista dell’Europa presuppone la creazione e il rafforzamento della sua industria della difesa, attraverso una maggiore definizione in chiave europea della sua struttura.
I paesi europei hanno dovuto quindi provvedere ad adeguare i propri progetti in questa direzione, affrontando le stesse difficoltà di bilancio che abbiamo visto per gli Usa.
La Gb attraverso quanto emerso dal periodico Stratergic Defence Review ha dato il via ad un aumento degli stanziamenti con un trend annuo che si dovrebbe aggirare intorno all’1,2%. E’ previsto infatti che il budget subirà un aumento di circa 3,5 miliardi di sterline tra 2003 – 2005. La spesa ammonta per il 2003 – 2004 ad oltre 31.000 milioni di sterline, destinata ad aumentare fino a quasi 35.000 milioni di sterline. Il governo ha messo a disposizione oltre 1,5 miliardi di sterline per quanto riguarda i sistemi di trasmissione e circa 400 milioni di sterline per rafforzare il sistema di informazione per il ministero della difesa.
Nel panorama militare riveste fondamentale importanza lo sviluppo della “network centric capability” che si basa su tre elementi fondamentali: i sistemi per la raccolta di informazioni, i network per la trasmissioni dei dati raccolti e gli strumenti di offesa. Sono già numerosi i progetti per gli strumenti di sorveglianza ad alta tecnologia come ad esempio il progetto Astor e UAV. Il progetto Astor, che dovrebbe trovare la sua effettiva operatività sul campo entro il 2008, garantirà una sorveglianza a tutto campo delle zone di guerra e l’individuazione di bersagli mobili e statici. Il sistema è sviluppato dalla Raytheon System Ltd, che si è impegnata a fornire 5 piattaforme aeree e 8 a terra. Particolare rilievo assume quindi il progetto UAV, aerei senza pilota, che già hanno operato in Afghanistan.
Anche da un punto di vista navale sono previste innovazioni come le navi CVF, idonee a trasportare i nuovi velivoli RN/RAF, in grado di operare con qualsiasi condizione atmosferica e dare supporto alle operazioni di terra.
Per quanto riguarda i velivoli verranno sostituiti, dopo l’entrata della Bae Systems nel progetto con i Joint Strike Fighters, i Sea Harrier proprio con gli X-35.
Il programma ALSL – Advanced Land Ship Logistic garantirà lo sviluppo di nuovi mezzi anfibi per il trasporto delle truppe.
Per quanto riguarda la Francia, la legge di programmazione militare 2003-2008 prevede un aumento delle risorse da dedicarsi alla Difesa dal 1,9% al 2,5 %, incremento necessario per assicurarle il consolidamento di una struttura flessibile e compatta.
Nel 2003 l’esercito professionista beneficerà di 532 milioni di euro del Fondo di Consolidamento per professionalizzare la struttura.
E’ doveroso ricordare che più volte la Francia è stata richiamata a causa del suo deficit pubblico.
Le spese per l’equipaggiamento dovrebbero ammontare nel 2004 a circa 14,5 miliardi di euro. In particolare circa 2 miliardi di euro verranno destinati agli strumenti di “dissuasione”. I campi in cui sono previsti degli sforzi finanziari sono proprio quelli in cui gli europei sono più deficitari: i mezzi di comando, di informazione e di comunicazione, i mezzi d’azione in profondità e i mezzi di protezione delle forze dispiegate nei teatri esterni.
Già dal 2003 sono stati intrapresi da una parte il progetto di realizzazione di una rete di trasmissione e di osservazione spaziale adeguata alla difesa missilistica e alla raccolta immediata di informazioni su eventuali pericoli per la difesa francese, dall’altra il rafforzamento di strumenti di penetrazione e proiezione come gli elicotteri da combattimento Tigre.
Verrà lanciato il progetto di una nuova portaerei, a cui sembra parteciperà anche la Gb, oltre che per i missili aerotrasportati di nuova generazione di cui saranno dotate le fregate multimissione (2011) e i sottomarini nucleari di attacco (2015).
Per l’Italia il problema è sempre l’insufficiente stanziamento di risorse ed in particolare la finanziaria 2003 non è stata in grado di garantire più di 14 miliardi di euro, di cui il 50% in spese per il personale militare.
Ancora il raggiungimento di almeno il 1,5 del Pil è solo un obiettivo futuro.
Solo le risorse per i progetti interforze vedranno un aumento dei costi di circa il 40% rispetto al 2002 con un aumento di 131 milioni di euro.
Date le risorse dovranno essere limitati alcuni progetti. Verranno salvaguardati VCC Dardo, per i quali verranno erogati 123,9 milioni per la prima fase che porterà all’acquisizione di 200 unità. Si tratta di un programma relativo all’acquisizione di mezzi cingolati; verrà articolato in due fasi, la prima dovrebbe concludersi entro il 2005 e la seconda entro il 2009 con una spesa complessiva di 1,4 miliardi di euro.
E’ prevista inoltre la prosecuzione del programma VBL Puma 4 * 4 e 6 * 6 ( 51,6 milioni), l’industrializzazione e la produzione dell’NH-90 #[11] (120,8 milioni) e l’elicottero A.129 in versione combat (29,7 milioni): 14,2 milioni saranno utilizzati per l’acquisto di materiali per l’artiglieria terrestre; 20,7 milioni (più altri 7 per l’industrializzazione della FSAF) per la contraerea; 53,2 milioni per l’armamento leggero e 104,5 per il materiale elettronico, informatico e comunicazioni.
Per quanto riguarda il programma Orizzonte (Fregate AAW Bergamini), le prime due fregate antiaeree costeranno infatti 155 milioni. Il programma per la costruzione dei primi due sottomarini U-212 necessiterà di 129 milioni. La realizzazione della prima coppia di sommergibili di nuova generazione sarà il frutto di una collaborazione con la Germania. Verrà anche realizzato un siluro pesante di nuova generazione che sarà montato proprio sui sommergibili U212A. Tale programma sarà completato nel 2012.
Verranno inoltre utilizzati 58 miliardi per il completamento del programma per i pattugliatori classe Cigala Fulgosi. I pattugliatori verranno impiegati nella sorveglianza del bacino del Mediterraneo.
L’attuale politica spagnola segue i criteri della direttiva 2000 (1° dicembre 2000) che si propone di garantire la sicurezza e la protezione dello stato, di collaborare con gli alleati, di contribuire alle missioni internazionali organizzate dagli organismi ai quali la Spagna ha aderito e di fomentare l’importanza della difesa nazionale. Già per il 2002, era stato stabilito un aumento del 4,3% rispetto al 2001. Il ministero nel 2002 ha potuto contare sulla disponibilità di 6.322,65 milioni di euro.
Alcuni programmi sono attualmente in atto come quello sulle fregate F-100 e il programma sui carri armati Leopard. La fabbricazione di questi ultimi è iniziata nel 1999 e dovrebbe concludersi nel 2008. Per il 2003 è prevista la consegna di 26 carri; successivamente ne verranno consegnati 40 per anno e 31 nel 2008. Questa versione (2 E) rappresenta il veicolo più avanzato della classe Leopardo. E’ la General Dynamics ad occuparsi del programma. Inoltre è prevista l’acquisizione di 18 elicotteri d’attacco Tigre e l’affitto di 12 Apache statunitensi.
Il Governo federale tedesco ha stabilito che tra il 2003 e il 2006 il budget resti a quota 23,62 miliardi di euro. Per la guerra al terrorismo sono stati stanziati 767 milioni di euro. Dal 1991 al 1997 si era assistito a una caduta degli investimenti dal 26,9% al 21,6%. Tra il 1999 e il 2001 però si era raggiunto il 24,5 %. In sostanza la quota degli investimenti è stata, a partire dal 1999, pari a 3,74 miliardi di euro.
La stessa Bundeswehr necessita una riorganizzazione che dovrebbe concretizzarsi entro il 2004. In situazioni di grave necessità si dovrebbe arrivare a mobilitare anche 500.000 unità, mentre in tempo di pace il numero dovrebbe scendere a 370.000.
La politica della Difesa tedesca per il 2003, si presenta in netta controtendenza nei confronti degli Stati Uniti, con i quali in merito alla riduzione degli investimenti ci sono state diverse frizioni, e degli altri paesi aderenti al Patto Atlantico. Infatti il Bilancio per la Difesa è stato ridotto di circa 2 miliardi scendendo a circa 21,5 miliardi di euro contro i 23,6 del Bilancio 2002. I tagli hanno interessato soprattutto il settore degli investimenti; infatti sono stati ridotti programmi come quello per il missile aria-aria Meteor (a 600 unità). Anche il programma per l’aereo da trasporto militare A-400M sarà oggetto di riduzioni, in quanto verranno ordinati solo 63 esemplari, invece dei 70 previsti.
I deficit di bilancio e i parametri dettati da Maastricht non permettono ad oggi grandi correzioni per i paesi area euro. Ed è per questo che alcuni dei paesi come Francia, Belgio, Germania e Italia premono la commissione Europea perché le voci di bilancio inerenti alla Difesa siano escluse dal calcolo del deficit e dei parametri economico finanziari.
Non ci stupiamo di ciò, come non ci stupiamo che lo stesso non avvenga ad esempio con le pensioni che tutti i governi europei stanno più o meno attaccando. Per la borghesia europea la guerra è strumento essenziale per determinarsi come soggetto forte sul panorama imperialista mondiale e su questo non ci sono compromessi di sorta.
“.. è necessario sviluppare i mezzi e le capacità di cui dispone l’Unione per poter condurre operazioni più impegnative. A tal fine è stato definito un Piano d’Azione Europeo sulle Capacità (ECAP – European Capabilities Action Plan) per potenziare lo sviluppo della capacità Europea di gestione della crisi e conseguire gli obiettivi fissati dal Consiglio. L’ECAP, sulla base delle decisioni nazionali, dovrà razionalizzare gli sforzi degli Stati Membri in materia di difesa e aumentare la sinergia tra i loro progetti nazionali e multinazionali, consentendo in tal modo una maggiore capacità militare. In tale contesto i gruppi istituiti hanno ricevuto il mandato di analizzare le lacune globali e identificare le soluzioni possibili, a livello nazionale e multinazionale.
Il 1 marzo scorso, tali gruppi nel rapporto conclusivo del loro lavoro hanno presentato le soluzioni identificate per il ripianamento delle carenze esistenti tra le capacità necessarie per raggiungere gli Headline Goals dell’UE e quelle messe a disposizione dagli Stati Membri.
Questa attività ha ricevuto un forte impulso in occasione della riunione informale dei Ministri della Difesa il 14 e 15 marzo scorso ad Atene, dove è stato anticipato il proseguimento di tale processo, riconoscendo l’urgenza di istituire cinque gruppi specifici per le capacità relative a Unmanned Aerial Vehicles (UAV), Combat Search and Rescue (CSAR), Headquarters (OHQ), Nuclear Biological Chemical (NBC) e Air to Air Refuelling (AAR). In tale occasione è stato inoltre concordato di costituire l’Informal Advisor Group (IAG) per mantenere il necessario impulso alle attività ECAP. L’ECAP rappresenta il primo passo di un processo di pianificazione continuo basato sull’identificazione delle capacità necessarie, sulla valutazione delle lacune esistenti nonché sull’identificazione delle tecnologie necessarie per lo sviluppo dei sistemi. Spetterà all’Italia, durante il semestre di presidenza dell’Unione Europea, gestire il processo post 2003, all’interno del quale uno degli obiettivi prioritari sarà lo studio di nuove procedure di finanziamento, anche comuni (in ambito PESD), che permettano la produzione di quelle capacità che non possono essere sviluppate da una sola nazione. L’Italia, inoltre, sottolineerà l’importanza della ricerca tecnologica, elemento alla base dell’elaborazione di una Politica Europea di Sicurezza e Difesa, identificando delle procedure comuni di finanziamento per i progetti chiave grazie ai quali si dovrà tentare di ridurre il gap dell’Europa nei confronti degli USA” (Intervento del Segr. Generale della Difesa
Centro Alti Studi per la Difesa, chiusura anno accademico 2002-2003, 13 giugno 2003).
Ulteriore sviluppo dell’industria bellica e stimoli alla ricerca: vediamo un po’ più nel dettaglio di cosa si tratta.
Quello che segue è il documento conclusivo dell’Incontro tra i leader dell’industria europea e i responsabili politici dell’UE per un programma di ricerca sulla sicurezza datato 9 ottobre 2003 che ancor più precisa il panorama che investirà l’industria e la ricerca in Europa.
“La Commissione europea ha dato il via all’elaborazione di un programma di ricerca sulla sicurezza. Un gruppo di personalità scelte provenienti dall’industria, dal governo e dal mondo accademico si sono riunite oggi su invito dei commissari Philippe Busquin e Erkki Liikanen per definire un’agenda europea per la ricerca in materia di sicurezza e guidare lo sviluppo di un programma di ricerca entro il 2006. In una prima fase, il gruppo informerà la Commissione in merito all’attuazione di un’azione propedeutica alla ricerca in materia di sicurezza per la quale è stato proposto uno stanziamento di 65 milioni di euro per il 2004-2006. L’azione propedeutica e il futuro programma dovrebbero potenziare le capacità scientifiche e tecnologiche dell’EU per garantire la sicurezza dei cittadini europei, impartendo al contempo un impulso all’industria e alla ricerca europee”.
“Attualmente l’Europa paga un prezzo elevatissimo per la separazione artificiale, prettamente europea, tra ricerca civile e militare”, ha affermato il commissario per la Ricerca Philippe Busquin. “Nuove forme più sofisticate di minaccia alla sicurezza, associate a un crescente desiderio di sicurezza da parte dei cittadini, ci impongono di adottare un’impostazione più strutturata ed europea per la ricerca in questo settore. Dovremmo promuovere la cooperazione tra i settori, tradizionalmente distinti, della ricerca civile e sulla sicurezza, concentrandoci su come garantire al meglio la sicurezza dei cittadini in un’Unione europea in espansione e in un mondo tendente alla globalizzazione.”
“I contribuenti dovrebbero poter ottimizzare i loro investimenti nel settore della sicurezza”, ha dichiarato il commissario europeo per le Imprese e la società dell’informazione Erkki Liikanen. “Per entrambi i settori economici civile e della difesa è essenziale creare un ambiente in cui le aziende europea legate alla difesa possano avere un migliore rendimento, aumentando la loro competitività”.
La politica europea, in tema di ricerca, è resa ancor più chiara nelle parole nel Ministro delle Finanze Greco il quale afferma che la ricerca in campo scientifico militare è la chiave di volta per lo sviluppo di una maggiore competitività economica entro il 2010 da parte dell’Europa. L’esempio spesso citato è che il forte impegno finanziario Usa nella ricerca militare ha un positivo impatto sull’economia Usa, ma certo le valutazioni non riguardano l’aumento del deficit di bilancio statale a spese delle forme di sostegno sociale. E’ infatti collegato alla ricerca il dibattito sulla necessità di acquisire un modello di welfare sempre più vicino al modello Usa, tale da liberare risorse da impegnare nel campo della ricerca e l’innovazione tecnologica militare.
L’Europa, per la ricerca, prevede l’istituzione di un apposito strumento che si occupi di finanziarla, tacendo sul fatto che altri progetti, oltre a quelli già finanziati, sembrano possibili solo attraverso tagli a quelli esistenti a livello civile.
Questo aspetto preoccupa non poco numerosi ricercatori che intravedono una “militarizzazione” della ricerca scientifica a danno di una ricerca civile sempre più a corto di disponibilità finanziarie.
Molti analisti affermano che per lo sviluppo della industria europea della difesa è necessario il rafforzamento delle concentrazioni che si sono già determinate negli anni precedenti. E’ importante non dimenticare che la maggior parte delle industrie della difesa sono state oggetto di privatizzazioni e ristrutturazioni a seguito della volontà di aumentare la loro capacità di internazionalizzarsi. Il processo che in Italia ha riguardato Finmeccanica, non è stato differente in Inghilterra, British Aerospace (Bae), Rolls Royce, Royal Ordinance, in Germania con Fokker, MBB, Aeg, Dornier, in Francia, Svezia, Grecia, Norvegia e Finlandia.
In Francia la Thompson – CSF ha optato per una integrazione orizzontale, acquisendo aziende dello stesso settore tecnologico, promovendosi come centro di una alleanza su larga scala in Europa.
In Inghilterra la Bae ha acquisito il settore elettronico della difesa dalla British General Eletric Marconi, dopo che aveva avuto informazione della separazione del civile dal militare. Con l’acquisizione di Rackal Electronic, e della Pilkinton Optronics and Short Missle da parte della Thompson, nel frattempo rinominata Thales, e la sua presenza in Corea del Sud, Singapore e Sud Africa, si è candidata a rappresentare il secondo gruppo per la difesa dietro la Bae System.
Su un altro fronte Aeospatial Matra (Francia), Dasa (Germania) il settore aeronautico della compagnia di stato spagnola SEPI, hanno dato vita alla EADS European Aeronautics Defence and Space Company, secondo gruppo nel mondo, primo in europa per l’aeronautica e lo spazio. EADS ha stipulato con Finmeccanica l’accordo per una joint ventures, la European Military Aircraft Companic – EMAC, con un mercato di riferimento sia civile che militare.
Nel 1998 esistevano 5 gruppi di rilievo in Europa per la industria spaziale: French Aerospatial, Dasa, Alenia, Alcatel, Matra Marconi Space. Ad oggi la concentrazione ne ha determinato la fusione/acquisizione in due gruppi.
Astrium è dal luglio del 2002 di totale proprietà EADS, dopo che Bae ha ritirato il suo capitale del 20%; Alcatel Space Industry è il risultato della fusione tra French Alcatel Space e il settore satellite di Thompson CSF.
La concentrazione, secondo quanto affermato da numerosi esperti, permette di avere a disposizione un terreno importante per ovviare ad uno dei limiti rappresentato dalla frammentazione dell’industria della difesa europea.
Questo processo di consolidamento ha creato inoltre le condizioni per numerosi accordi di cooperazione su progetti specifici tra industrie europee e Usa come Lockeed Martin – Bae – Rolls Royce per il Join Strike Fighter, Bae McDonnel Douglas per sistemi di atterraggio/decollo, o per completare le loro capacità come EADS e Northrop o Bazaan Lockeed Martin.
Tutti gli analisti sono concordi nell’affermare che esiste una interdipendenza tra la capacità di avere un ruolo internazionale rilevante in tema di sicurezza e difesa, e lo sviluppo di una propria e forte industria militare.
Tecnologia e equipaggiamenti potrebbero essere acquistati sul mercato globale ma ci sono alcune ragioni per cui è importante disporre di una propria industria della difesa.
Il concetto di sviluppo di forza armata e degli strumenti politici correlati è direttamente collegata alla capacità di disporre e poter disporre di tecnologia militare sempre più avanzata. E’ quindi importante sostenere un proprio programma di ricerca e sviluppo che segua ed anticipi le necessità che si presentano e si presenteranno. L’acquisto sul mercato può offrire strumenti non idonei alle caratteristiche di tattica e concetto adottati, o potrebbe verificarsi la situazione di resistenza, da parte di alcuni paesi produttori, all’esportazione di alcuni prodotti avanzati. La capacità di razionalizzazione, delegare cioè a soggetti diversi alcune funzioni di logistica, mantenimento, è possibile solo attraverso una industria della difesa competitiva, e data la sempre maggiore dipendenza delle forze armate dalla tecnologia, l’industria bellica deve essere in grado di sostenerle in pieno in teatri di crisi o di guerra aperta.
Oltre a questo primo ruolo, continua lo studio, in alcuni paesi la Defence Technology and Industry Base (DTIB) rappresenta uno strumento di politica estera e di export industriale, svolgendo la funzione di aprire la strada a future esportazioni commerciali e civili. Possono oltretutto rappresentare una risorsa tecnologica per l’investimento in industrie chiave di paesi sottosviluppati e possono servire a rilanciare l’occupazione e a incidere positivamente sulla bilancia delle esportazioni.
Certamente i governi nazionali dovranno rimuovere tutte quelle rigidità che fanno parte del mercato degli armamenti e delle tecnologie militari, sostenendo finanziariamente le ristrutturazione e gli investimenti, oltre che accelerare la conclusione di trattati in chiave europea per il rafforzamento continentale dell’industria della difesa.
Lo studio continua prospettando tre scenari diversi. Uno scenario in cui l’industria europea è sotto sovranità nazionale e lo scenario della difesa, con una politica estera in Europa gestita dai singoli paesi, dove le condizioni non si modificano di molto da ora, anche se sempre maggiore diventerà la dipendenza dalla tecnologia Usa, sottodeterminando la oramai famosa difesa europea. I Paesi dell’Est Europa e del Nord saranno sempre più dipendenti dall’industria Usa che aumenterà la sua potenza continentale.
Un altro scenario dove i paesi sono disposti a rinunciare ad una parte della loro sovranità sulla DTIB e tratteranno le problematiche di politica estera e di difesa attraverso accordi multilaterale o addirittura attraverso organi soprannazionali. Questo potrebbe consentire lo sviluppo della DTBI anche se si presume una forte concorrenzialità tra queste industrie, che poterebbero essere in grado di produrre standard qualitativi abbastanza elevati, a patto che, parallelamente, si sviluppi una reale interoperabilità tra gli eserciti.
Ma come è presumibile lo studio va nella direzione di affermare la necessità di un quadro dove la politica estera, di difesa e la sua industria siano parte integrante della fine del processo ESDP nella integrazione in un sistema politico che abbia piena capacità di decisione su una politica estera coerente con i propri compiti.
Tab. 1 - Spese per la Difesa (in rapporto al PIL)
2000 | 2001 | 2002 | 2003 | |
Stati Uniti | 3% | 3% | 3,2% | 3,3% |
Italia | 1% | 1,04% | 1,06% | 1,06% |
Francia | 1,77% | 1,8% | 1,9% | 2,5% |
Regno Unito | 2,5% | 2,5% | 2,4% | 2,3% |
Germania | 1,5% | 1,5% | 1,4% | 1,4% |
Spagna | 0,97% | 0,95% | 1,07% | 1,3% |
Francia - Bilancio difesa 2003
Equipaggiamento: 13,64 miliardi di euro Spese per il funzionamento (armate, direttivi e servizi): 3,45 miliardi di euro Remunerazioni sociali: 13,98 miliardi di euro Totale: 31,07 miliardi di euro (pari all’11,3% del budget totale) Budget totale stato 2003: 273,5 miliardi di euro Pensioni (incluse nel budget dello stato): 8,89 miliardi di euro |