Intervista con un compagno comunista della Germania
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Gli imprenditori europei vogliono un sistema più competitivo e per questo insistono sulla riforma del mercato del lavoro, a che punto è in Germania questo processo?
Anche in Germania il governo di centro-sinistra ha avviato dal 1998 alcune misure per riformare il mercato del lavoro. Bisogna precisare come fino ad ora i governi in Germania siano stati prudenti, si muovono con cautela, perché non vogliono distruggere la pace sociale tra imprenditori e sindacati che è un fattore importante per l'economia tedesca. Sono state comunque introdotte alcune nuove forme di lavoro precarie come quella dei "lavori per 400euro" al mese che sono dei lavori senza tasse e senza assicurazioni sociali, in pratica una forma per la legalizzazione del lavoro nero, e poi il governo ha aumentato la pressione contro i disoccupati che sono oggi costretti ad accettare i nuovi lavori precari con salari più bassi. E' comunque importante ribadire che questo processo di riforma per aumentare la precarietà e ridurre il ruolo dello stato sociale è un processo lento anche se in corso.

In Germania qual'è oggi il principale tipo di organizzazione del lavoro e quale sarà tendenzialmente in futuro?
Questo dipende molto dal settore, nelle fabbriche esistono diverse forme di organizzazione del lavoro ed ancora dominante è soprattutto l'organizzazione del lavoro Taylorista, la divisione del lavoro parcellizzata con bassa qualificazione; sono anche presenti diverse forme di lavoro di squadra od a team (un esempio importante di questo è il sistema Kaisen). Il toyotismo ha destato grande attenzione: questa forma di organizzazione che nasce in Giappone non è ancora il modello e questo è determinato principalemente dalla crisi che è iniziata in Giappone, anche lì in modo esplosivo, nel 1998. Oggi stiamo assistendo negli uffici e nei nuovi servizi ad una nuova forma di taylorizzazione del lavoro, notiamo questo nei call-center o negli uffici dei posti pubblici come quelli degli uffici di collocamento.

In Italia è in corso una forte ristrutturazione di interi settori produttivi con migliaia di posti di lavoro persi, sta avvenendo questo anche in Germania? E quali settori sono maggiormente colpiti?
Questo sta avvenendo anche in Germania. Ci sono licenziamenti in tutti i settori, soprattutto nelle fabbriche ma anche nei servizi. I licenziamenti toccano anche le nuove forme del lavoro come i call-center ed il settore della new-economy, con trasferimento di posti di lavoro fissi in posti di lavoro precari e, avendo come obbiettivo l'abbassamento del costo del lavoro, vanno a colpire soprattutto i lavoratori.

C'è una mobilitazione dei lavoratori contro la crisi e/o per conquistare migliori condizioni?
Solo in alcuni settori possiamo assistere a forme di mobilitazione perché con la crisi la situazione è molto difficile. Ci sono comunque delle piccole lotte come ad es. quella dei conducenti di autobus di alcune città o come le mobilitazioni dei sindacati dei lavoratori dei cantieri edili, nei servizi pubblici e nel settore dei metalmeccanici. Sono queste essenzialmente lotte di resistenza e di difesa dello status quo e dei vecchi diritti.

Esiste una forte sindacalizzazione? E quali sono i maggiori sindacati?
Anche qui dipende dal settore e della grandezza dell'azienda. Nel settore metalmeccanico una grande parte dei lavoratori sono membri del sindacato (IG Metall). Nei servizi pubblici la maggior parte dei lavoratori aderiscono al sindacato Ver.di (Sindacato Unito dei servizi) e questi sono i due sindacati più grandi in Germania. Nei nuovi servizi o nel settore della ristorazione solo pochi lavoratori sono organizzati sindacalmente.

E' presente come in Italia un cosiddetto "sindacalismo di base"?
Questo non esiste in Germania. Ed è positivo perché dal mio punto di vista non abbiamo bisogno di un'altra forma di mediazione sociale ed i sindacati, siano essi riformisti o cosidetti di base e radicali, rappresentano sempre delle forme di mediazione

Il movimento rivoluzionario in Germania ha sempre considerato la storia del sindacato dal dopoguerra come emanazione delle politiche padronali, è ancora così oggi?
E' difficile da dirsi, oggi non siamo in presenza di un vero movimento rivoluzionario in Germania, esistono però alcune correnti che si definiscono rivoluzionarie come quelle anarco-sindacaliste o ambiti ambientalisti radicali o diversi gruppi Marxisti-Leninisti che vedono i sindacati come una possibilità per organizzare i lavoratori contro lo sfruttamento capitalista. Per loro il sindacato può essere una forma di organizzazione rivoluzionaria e quindi criticano i sindacati attuali. Si tratta di una critica ai sindacati esistenti ma solo a livello di organizzazione interna, ad esempio si criticano i bonzi o la burocrazia sindacale, ma non hanno capito che i sindacati sono sempre una forma di mediazione e che per superare il capitalismo occorre sviluppare delle altre forme della rivolta sociale.

In Germania c'è un governo socialdemocratico (centro-sinistra), questo è un limite per lo sviluppo delle lotte (come lo è stato in Italia)? E' una condizione favorevole per introdurre forme di flessibilità e precarietà maggiori?
Penso che questo non rappresenti in generale un limite e forse è anche un occasione ma dipende molto dalla prospettiva. Adesso per lo sviluppo delle lotte è più importante la crisi economica e sociale. E' altrettanto importante se alcuni gruppi dei lavoratori trovano nuove forme di lotta e di comunicazione. E' un dato di fatto che il governo di centro sinistra sia riuscito ad introdurre forme di flessibilità quando prima il governo di centro destra non ci riusciva.
Così come è innegabile che l'attuale governo possa usare i contatti con la burocrazia sindacale in modo migliore e sviluppare appieno la sua funzione di cinghia di mediazione fra imprenditori e sindacati.

Il processo di unificazione con la ex-DDR ha portato forti contraddizioni sociali e un peggioramento delle condizioni di lavoro e di vita dei proletari. Si sentono ancora le conseguenze?
In generale le conseguenze dell'unificazione non sono state così incisive nella Germania ovest se le paragoniamo ai processi di ristrutturazione ed al cambiamento che è avvenuto negli ultimi anni in altri paesi come gli USA, o la Spagna e l'Inghilterra, o come nella stessa Italia. Rispetto a questi paesi se prendiamo gli ultimi dieci anni possiamo dire che la situazione in Germania Ovest è stata più stabile. Nella Germania Est ovviamente molto è cambiato, con una distruzione quasi completa della struttura industriale. I primi anni dopo l'unificazione lo stato capitalista ha pagato miliardi di marchi ai proletari per assicurarsi la pace sociale. Oggi nel territorio della Germania Est esistono il 20-30 % di disoccupati e una parte dei giovani è costretta ad andarsene per trovare lavoro. Come si diceva in precedenza, occorre rimarcare che in questi anni la Germania è stato un paese stabile e forse sono oggi, con l'aumentare della crisi, più probabili dei cambiamenti.

Qual'è il punto di vista dei lavoratori sul processo di unificazione europea? E quello del movimento?
L'unificazione europea non è attualmente un grande tema. E stato un parte del dibattito prima dell'introduzione dell'euro ma senza arrivare a trarne delle conseguenze. Esiste maggiormente una discussione sulle conseguenze sociali legate all'allargamento ed all'unificazione con i paesi dell'Europa dell'est. Questo perché alcuni lavoratori temono un abbassamento sia dei salari che delle condizioni in generale. Rispetto al movimento è difficile da dirsi; in Italia esiste un movimento politico ma qui in Germania è diverso. Esiste una grossa frammentazione con diversi gruppi e con diverse posizioni e la maggior parte discute principalmente sulla questione dei confini (es. no border e libera circolazione) e sull'immigrazione oppure sulle nuove forme di repressione a livello europeo in relazione alle esperienze di Goteborg e di Genova.

E' sentita la necessità di costruire e sviluppare rapporti fra realtà di diversi paesi?
Esistono diverse forme di relazione fra gruppi sociali di diversi paesi sia a livello sindacale che fra esperienze autorganizzate. In alcune società multinazionali, e la più conosciuta è quella della Opel di Bochum, ci sono rapporti con la stessa fabbrica sita in altri paesi. I maggiori contatti si hanno in particolar modo con l'Inghilterra e la Spagna.
C'è una forte attenzione ai movimenti sociali che si sono sviluppati in questi anni e tutte le realtà hanno contatti e partecipano alle varie scadenze internazionali ed anche per questo che strumenti come Indymedia si utilizzano come le nuove forme di comunicazione.

Ci sono momenti di lotta o di organizzazione autonoma dei lavoratori e quali sono le forme e i contenuti?
La maggior parte delle lotte sono controllate dai sindacati ma sotto questo controllo esistono spesso forme di organizzazione autonoma che però non riescono ad esprimersi a livello politico. La realtà ha dimostrato più volte che se anche una lotta è controllata dal sindacato ci sono degli aspetti o occasioni di forme indipendenti senza le quali la lotta stessa non funzionerebbe. Spesso durante le lotte dei lavoratori dei cantieri o nei servizi pubblici la burocrazia sindacale è stata costretta ad organizzare uno sciopero sotto la spinta delle esigenze dei lavoratori.

I lavoratori tedeschi della Opel hanno portato la loro solidarietà ai lavoratori della Fiat di Torino: è prassi normale in Germania che questo avvenga?
Alla Opel c'è un gruppo di sindacalisti di sinistra che organizzano queste forme di solidarietà ed anche altri gruppi sindacali hanno usato cose simili; è sicuramente un segnale positivo e comunicativo ma come qualcuno ha detto: non costa nulla.



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