Gestiamo & esportiamo galere
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Per tutti i gusti e i contesti. Vere occasioni. Facile adattamento.
Controllo garantito. Profitto garantito.

Ci vuole sarcasmo per leggere questa situazione, tanto grottesca quanto "normale", specchio legittimo di una realtà capitalista che specializza la propria gestione del controllo dei proletari e dei sottoproletari dietro le sbarre.
Gli Stati Uniti hanno superato alla grande i 2 milioni di detenuti. Le ultime statistiche sono implacabili. Più di 6 milioni sono le persone sottoposte in qualche modo a controllo giudiziario. Un circuito fatto di circuiti. Complessità di un sistema carcerario. Quello nord americano. Fatto di livelli. Tanti. E di prigioni che crescono come e più dei funghi. Un complesso intreccio di dinamiche e repressione ed oppressione. E profitto. Si. E' presente anche questo aspetto nell'istituzione massima del controllo statunitense. Sia a livello statale che federeale. Ma anche carceri private. Società private che gestiscono galere. E con loro diverse migliaia di prigionieri, se consideriamo che pur essendo a tutt'oggi sostanzialmente bassa la percentuale del privato, tuttavia un 6/7% (valore medio, tendente a crescere in modo esponenziale) su due milioni rappresenta sicuramente una cifra considerevole. E' già capitato altre volte di intervenire, sulle pagine di Senza Censura, proprio sullo specifico di questo argomento.
Ci riproponiamo, quindi. Cercando di allargare ulteriormente il discorso sul cosiddetto Complesso Industriale Carcerario (P.I.C.). Senza perdere di vista, mai, la situazione che riguarda nello specifico l'Italia.

Alcuni punti fermi
Vediamo di mettere alcuni punti fermi per quanto riguarda il PIC. Per fare questo utilizzeremo la sintesi fatta da Shein Mesdaghi rispetto ai testi redatti a questo proposito da Angela Davis, Eve Goldberg e Linda Evans (1).
Prima di tutto partendo dal concetto di complessità: le dinamiche che portano al network carcerario coinvolgono molteplici agenti che tendenzialmente portano, dialetizzandosi tra loro, a incrementare questa stessa complessità espandendo in questo modo il concetto di "corporazione", e da qui il Complesso Industriale Carcerario. Il quale a sua volta coinvolge differenti livelli di relazione: governo/sistema politico, sistema economico, società/cultura.
Dopo la cosiddetta Guerra Fredda, c'è stata una riconversione delle spese prima dedicate alla "minaccia comunista" verso nuovi investimenti nel sistema carcerario. Il "problema del controllo sociale e della criminalità" è diventato il problema numero uno sbandierato da politici e media. La prigione diventa a questo punto la soluzione.
Tuttavia c'è da notare come, mentre da una parte abbiamo un abbassamento della percentuale dei crimini commessi, dall'altra parte ci troviamo di fronte ad uno spaventoso incremento della popolazione carceraria (113% di incremento tra il 1985 e il 1995) e ad una continua espansione delle prigioni federali, statali e metropolitane. Perché? Carcere significa intervento pubblico, affari e profitti, e ovviamente gestione del controllo sociale. Il "sistema delle sbarre" diventa elemento centrale dell'economia statunitense. La costruzione e il mantenimento delle carceri vuol dire affari a go go sia per quanto riguarda il governo che, chiaramente, tutte le compagnie che investono sul controllo.
Un detenuto è, nei fatti, manodopera a costo praticamente zero. Senza possibilità di "sindacalizzazione" e difesa dei propri diritti di "lavoratore". L'entrata in gioco della detenzione privatizzata ha amplificato tutti questi aspetti. Contratti di (s)vendita tra governo e compagnie private, nasce e si sviluppa in tempi decisamente rapidi l'industria privata della punizione. Gli investitori non si risparmiano, e approdano a Wall Street (2). Intere aree rurali, depresse e con un alto livello di disoccupazione, diventato terra di conquista per l'ampliamento del Complesso.
La natura socio/politico/economica del PIC è presto detta: i detenuti (di cui la stragrande maggioranza provienienti da situazioni di non-impego, povertà, analfabetismo, ecc.) sono "materiale" per l'industria del controllo.
Gli individui che arrivano dai quartieri Neri e Latini arrivano a coprire il 70% della popolazione carceraria. La stessa popolazione carceraria femminile subisce un alto incremento in un breve raggio di tempo. Il PIC necessita di continua manodopera.
La "Guerra alla Droga" sbandierata ai quattro venti dagli anni '60 fino al decennio reaganiano e a tutt'oggi, oltre ad essere lo strumento principe attraverso cui sviluppare politiche oppressive e di controllo, diventa il mezzo principale di "ricerca" di questa manodopera. "Guerra alla Droga" e razzismo strutturale sistematico a difesa del Complesso.
Gli investimenti a questo dedicati vengono per forza di cosa sottratti agli altri settori della società, in primo luogo sanità e scuola. C'è un abbassamento radicale della soglia di povertà e della sottoproletarizzazione. Tuttavia quella intrapreso dal PIC è certamente una strada di non ritorno nella gestione della crisi capitalistica. Il barile inizia ad essere pieno. E la gestione si fa più difficoltosa. Le lotte dei prigionieri si moltiplicano. Gli investimenti? Esportiamoli (anche)!

CCA - Corrections Corporation of America (3)
Rimaniamo ancora dentro i confini statunitensi. E cerchiamo di dire qualcosa di quella che è sicuramente la più importante multinazionale della gestione del controllo privato. C'è da dire a questo punto una cosa: a differenza di quanto succede in Italia, dove per trovare informazioni sul carcere è necessario fare lavoro da certosini, negli Stati Uniti tutto fa immagine e affari.
Quindi una multinazionale come la CCA non lesina di inserire ovunque referenze ed informazioni che la riguardano. Andando sul loro sito istituzionale è possibile seguire passo passo l'evolversi della situazione. In ogni caso vediamo qualche nota in dettaglio.
La CCA nasce nel 1983. Gestisce circa 55mila detenuti per le varie istituzioni locali, statali e federali attraverso 21 Stati, compreso DC e Puerto Rico. La CCA, nella graduatoria della carcerazione si trova al sesto posto, dietro a Texas, California, FBP, New York e Florida. "CCA non interviene a livello di sentenze. Il nostro lavoro è quello di provvedere a tutte le opportunità necessarie di gestione mentre il detenuto sconta la sua sentenza."
Vengono garantiti gli standars regolati dall'American Correctional Association (85% di prigioni accreditate) e il monitoraggio continuo delle attività. "Noi crediamo nella possibilità di restituire persone migliori alla nostra società". Alla domanda "perché il privato?" la CCA si risponde da sola: "Ci sono due ragioni principali perché il passaggio al private ha senso oggi. Prima di tutto, il problema del sovraffollamento e dell'impossibilità da parte del governo di gestire la popolazione carceraria. Noi offriamo una soluzione immediata ed efficiente alle parti governative che non possono garantire ospitalità adeguata ai propri detenuti. In secondo luogo, CCA ha dimostrato negli anni come sia stata capace di offrire maggiori servizi nei confronti dei detenuti stessi, ed a costi decisamente più bassi."
Da qui in avanti sono contratti col sistema federale, statale e locale. Gestione di migliaia di prigionieri, che passano a scontare la loro pena nelle carceri/azienda della CCA. Capita così che, a metà del 2001, si possano firmare contratti col Bureau of Prisons (BOP) per il "maneggio" (per usare un termine vicino a livello di suono - ma non solo - al "management") di 1.500 detenuti federali presso la Company's McRae Correctional Facility di McRae, Georgia.
Un investimento che dovrebbe portare 109 milioni di dollari di profitto nei primi tre anni di contratto (Criminal Alien Requirement Phase II Solicitation "CAR II"). "Siamo contenti che il BOP abbia deciso di concludere questo affare con la nostra società", ha affermato John Ferguson, presidente e CEO. "Noi crediamo che questo premio rifletta l'impegno in corso del BOP nell'utilizzare il settore privato per garantirsi la necessaria flessibilità nel gestire i loro bisogni di letto-spazio attraverso costi ragionevoli."
I contratti? Di norma i contratti vengono rinnovati. Le entrate, ad esempio, per il rinnovo dei contratti con gli stati di Florida, Alaska, Colorado, Georgia e Hawaii, si aggirano sui 135 milioni di dollari. Dollaro più, dollaro meno. Numeri. La detenzione privata si conta in letti. Torneremo a parlare della CCA più avanti.

Il WTO e il Prison Industrial Complex
Iniziamo a vedere brevemente, attraverso un piccolo materiale apposito pubblicato da Critical Resistance (4), alcune implicazioni del Complesso Industriale Carcerario con una delle strutture "economiche" sovrannazionali, il WTO (World Trade Organization).
WTO che, attraverso le "pressioni" determinate sul mercato del lavoro negli Usa, ha contribuito ad abbassare quella soglia di povertà (di cui abbiamo accennato qualche paragrafo sopra) che ha determinato la "produzione" di nuovi detenuti, provenienti da quelle aree depredate e lasciate in balia della mancanza di tutto. Non a caso è quanto mai significativo il dato secondo cui buona parte dei detenuti siano stati condannati per "crimini a sfondo economico" e provengano dai quartieri ultra poveri delle metropoli statunitensi.
Questo passaggio ha svariate risultanti. A parte il discorso del voto (inutile ricordare la "vicenda Bush/Florida" durante le ultime elezioni), sì importante ma come intervento non compete certo a noi come Rivista, è importante sottolineare come la politica economica, producendo masse di detenuti, distrugga il tessuto sociale dei quartieri da cui questi soggetti provengono.
La ristrutturazione economica negli Usa è il risultato della privatizzazione dei servizi sociali: salute, educazione, e, ovvio, sistema carcerario. Le prigioni sono controllate da società per azioni, le quali come abbiamo già visto in precedenza, sono inserite in toto nel mercato. I profitti di queste multinazionali sono direttamente proporzionali al numero dei detenuti. Il resto (dispersione, soprusi, sottrazioni, violenze) non è mercato...
L'articolo XX del GATT (5) del 1947 prevede misure eccezionali per i beni prodotti dietro le sbarre: i paesi si suppone non siano in grado di guadagnare vantaggi competitivi all'interno del mercato del lavoro, attraverso beni a basso costo prodotti col lavoro carcerario. Evidentemente, negli anni successivi alla Seconda Guerra Mondiale, l'elite ha pensato che l'utilizzo del lavoro detenuto potesse destabilizzare gli scambi economici, e proprio per evitare questo è stata inserita questa clausola all'interno dell'accordo GATT, portando i paesi a stabilire restrizioni sui prodotti provenienti dalle prigioni (6).
Oggi? Nessuna clausola è stata inserita nel testo del fallito MAI (Multilateral Agreement on Investments) a questo proposito, parti del quale verranno ridiscusse nei futuri negoziati del WTO. L'utilizzo del lavoro detenuto è in continua crescita e questo chiaramente a vantaggio di tutti quei segmenti del mercato che su di esso investono. La mancanza di una regolamentazione dello stesso fa supporre che nel breve/medio periodo vi saranno interventi massicci a far crescere sempre più questa porzione di mercato. Un mercato che come abbiamo visto non è confinato all'interno delle coste nord americane ma arriva ben oltre.
Abbiamo parlato poc'anzi della Corrections Corporation of America (e in nota della Wackenhut). Multinazionali del cemento e delle sbarre che detengono prigioni anche in Australia, Canada, Sud Africa e Gran Bretagna. Paesi uniti dalla medesima cultura, quella anglosassone. Ma si sta superando anche questo, diciamo, limite. Il WTO sta tentando di espandere e liberalizzare il mercato dei servizi, compresi i servizi pubblici. Il complesso delle prigioni rientra in questa ultima categoria, e potrebbe diventare facilmente uno dei servizi che andranno ad aprirsi a livello di mercato internazionale.
Le regole del WTO non permettono ai governi di varare leggi nazionali, statali e locali che impediscano il libero commercio. Per esempio, se una nazione varasse leggi che impedissero di commercializzare con una seconda colpevole di non rispettare i diritti umani all'interno del sistema carcerario (come gli USA), quelle leggi possono essere contestate dal Dispute Settlement Body del WTO. Se questo organo delibera ai danni della nazione, gravi punizioni di tipo economico le verranno applicate fino a quando non smetterà.

Crisi del capitale, sempre più radicalizzata, e carcere, procedono di pari passo. Quello che si modifica e si aggiornerà è e sarà la qualità che il suddetto complesso carcerario ricopre e ricoprirà come gestore principe del conflitto socio/politico all'interno della società.

Tra complesso Industriale Carcerario e Complesso Industriale Militare
Prima di aprire il capitolo Europa, è doverosa una parentesi sul rapporto tra Complesso Industriale Carcerario e Complesso Industriale Militare, anche a fronte di una guerra guerreggiata appena terminata (dal punto di vista della guerra guerreggiata, ma non certo della guerra). Leggendo la composizione del vertice della CCA è balzata agli occhi, ovviamente senza lasciare troppo stupore (conoscendo un po' gli Usa), la figura di Ken Bouldin. Le note che lo riguardano sono uno spunto per aprire una riflessione anche su questa questione. Vediamole.
Ken Bouldin è attualmente il Vice Presidente Esecutivo e Responsabile dell'area commerciale. E' entrato nella CCA il primo Febbraio 2003. La carica ricoperta immediatamente nel periodo precedente era di Presidente della KAB Associates Inc., una compagnia di consulenza, rappresentante di società che producono strumenti di sicurezza per il governo e le industrie e prodotti tecnologici. 30 anni di business alle spalle, Bouldin ha fondato diverse compagnie ed ha avuto, udite udite, una brillante carriera militare, dopo essersi ritirato nel 1994 come Generale Maggiore dell'U.S. Army Riserve.
Lasciamo Bouldin ai suoi affari e vediamo di fare il punto della situazione per quanto riguarda il top oggigiorno del lavoro carcerario diretto all'esercito americano (e alle strutture federali in genere). Unicor. Questo è il nome a cui ci si riferisce quando di parla del Federal Prison Industries Inc.
Il FPI dice di se stesso: "Per sessanta anni siamo stati auto-sufficienti, vendendo i nostri prodotti al governo federale, e facendo entrare 80 milioni di dollari nelle casse del tesoro. Abbiamo forrnito preziosi materiali e servizi al governo federale (7). I soldati hanno avuto e continuano ad avere (da noi) le loro uniformi, e tutto ciò di cui hanno bisogno. Allo stesso modo il FPI ha fornito agli ospedali dei veterani pigiami, asciugamani, fogli, e materassi. Il FPI ha anche prodotto cablaggi per missili (tra cui i Patriot, utilizzati durante la Guerra nel Golfo), apparecchiature per jets e carriarmati, batterie elettriche, borse, (...). Abbiamo rimesso a nuovo motori elettrici andati, veicoli, sistemi gestionali. Ci siamo occupati della stampa dei documenti del governo. Tutti questi prodotti e servizi sono stati offerti a fronte di una richiesta del governo federale e come servizio alla Nazione. È un lascito del quale noi siamo molto orgogliosi. Ed è la ragione per cui il FPI è uno dei programmi di Governo più riusciti del paese." Il prossimo futuro? Beh scontato: "Il FPI intende continuare ad essere auto-sufficiente. Molto è il lavoro coperto dai detenuti, i quali sono triplicati nel corso degli ultimi dieci anni (8). E proprio come conseguenza di questo incremento, il FPI dovrà creare nuovi interventi lavorativi. L'influenza del FPI sulla ottima gestione del Federal Bureau of Prisons non è un segreto, ma, viceversa, la risposta concreta ad un rapporto lungo sei decadi (...)".(9)
UNICOR conduce ricerche di mercato. Partecipa a fiere e convegni. Apre di continuo punti vendita, uffici d'area. La distribuzione dei suoi prodotti è capillare e veloce. Ha ovviamente uno showroom, presso il quartier generale del Bureau of Prisons. Come da dichiarazione (leggi sopra), i consensi che arrivano dal mercato (e dai "clienti") stanno spingendo UNICOR ad ampliare ulteriormente il suo campo d'intervento. Del resto...con un numero di prigionieri in continuo aumento...(10)
Al momento il quadro generale delle sue attività sono così organizzate (11):

Campo Tessile
Alderson (WV), Atlanta (GA), Beaumont (TX), Butner (NC), Dublin (CA), Edgefield (SC), Fort Dix (NJ), Greenville (IL), Jesup (GA), Leavenworth (KS), Lee (VA), Manchester (KY), Miami (FL), Oakdale (LA), Pollock (LA), Ray Brook (NY), Safford (AZ), Sandstone (MN), Seagoville (TX), Terre Haute (IN), Tucson (AZ), Waseca (MN), Yazoo City (MS). Detenuti impiegati: 6.665. Entrate nette: 159.7 milioni di dollari.

Campo Elettronico
Beaumont (TX), Big Spring (TX), Danbury (CT), Fairton (NJ), Lexington (KY), Lompoc (CA), Loretto (PA), Marion (IL), Memphis (TN), Otisville (NY), Oxford (WI), Petersburg (VA), Phoenix (AZ), Rochester (MN). Detenuti impiegati: 3.171. Entrate nette: 132.7 milioni di dollari.

Forniture per Uffici
Allenwood (PA), Ashland (KY), Beckley (WV), Coleman (FL), Dublin (CA), Florence (CO), Forrest City (AR), Lompoc (CA), Marianna (FL), McKean (PA), Milan (MI), Morgantown (WV), Schuylkill (PA), Sheridan (OR), Taft (CA), Tallahassee (FL), Texarkana (TX). Detenuti impiegati: 5.304. Entrate nette: 1217.9 milioni di dollari.

Settore Grafico
Cumberland (MD), Fort Dix (NJ), Fort Worth (TX), Leavenworth (KS), Lexington (KY), Lompoc (CA), Petersburg (VA), Sandstone (MN), Taft (CA). Detenuti impiegati: 930. Entrate nette: 26 milioni di dollari.

Prodotti Industriali
Butner (NC), El Reno (OK), La Tuna (TX), Leavenworth (KS), Lewisburg (PA), Marianna (FL), Pekin (IL), Talladega (AL), Terminal Island (CA ). Detenuti impiegati: 1.816. Entrate nette: 27.8 milioni di dollari.

Componenti per veicoli
Bastrop (TX), Beaumont (TX), Estill (SC), La Tuna (TX), Petersburg (VA), Three Rivers (TX), Victorville (CA). Detenuti impiegati: 1.706. Entrate nette: 99 milioni di dollari.

Manuntenzione personal computer
e componentistica elettronica
Atwater (CA), Elkton (OH), Fort Dix (NJ), La Tuna (TX), Lewisburg (PA), Marianna (FL), Texarkana (TX). Detenuti impiegati: 833. Entrate nette: 3.4 milioni di dollari.

Servizi
Bryan (TX), Carswell (TX), Dublin (CA), Eglin (FL), Elkton (OH), El Paso (TX), Fort Dix (NJ), Marianna (FL), Montgomery (AL), Tallahassee (FL). Detenuti impiegati: 1.020. Entrate nette: 12.2 milioni di dollari.


Il lavoro carcerario in Italia: primi vagiti in progressione

Abbiamo già verificato in precedenti articoli come la storia carceraria statunitense abbia avuto un percorso storico nettamente differente, a livello di gestione/ristrutturazione, rispetto al carcere italiano (trovando però tutta una serie di punti in comune con l'introduzione delle carceri speciali o imperialiste, agli inizi degli anni '70).
Tuttavia, sempre attraverso precedenti articoli pubblicati su Senza Censura, abbiamo altresì verificato come da qualche anno a questa parte vi sia in atto una certa "americanizzazione" della gestione del controllo attraverso le prigioni.
Uno dei nodi fondamentali che stavano alla base di questi differenti percorsi era la questione lavoro dietro le sbarre. Se negli Usa il lavoro è e rimane metro di giudizio per la "rieducazione" del detenuto, in Italia questo aspetto lo si è iniziato ad affrontare solamente - per l'appunto - negli ultimi anni, e in modo particolare attraverso l'ultima riforma carceraria. Allo stato attuale i numeri sono solo sulla carta. E' anche vero però che la ristrutturazione è già ampiamente in atto. Una riprova di quanto detto ci arriva direttamente dalla casa Circondariale di Cosenza.
E da un comunicato stampa del Ministero della Giustizia, che così recita (12): "Presso la Casa Circondariale di Cosenza, interessata da complessi e vasti interventi edilizi di risanamento, ristrutturazione ed ammodernamento, sono funzionanti tre settori detentivi che ospitano rispettivamente i detenuti in semilibertà, i detenuti arrestati o a disposizione dell'Autorità Giudiziaria, i detenuti che sono impegnati in consistenti lavori di ristrutturazione di ambienti ed aree ben individuate. Oltre al trasferimento di gran parte di popolazione detenuta, si è previsto il più funzionale impiego del personale, sia del Comparto Sicurezza che del Comparto Ministeri, garantendo la disponibilità della struttura ad ospitare circa 60 detenuti nei settori citati. Il tutto è stato attuato seguendo criteri di trasparenza e razionalità, allo scopo di garantire il maggior grado possibile di efficienza e funzionalità e tenendo nel massimo conto anche le esigenze del personale. L'intento di restituire, nel minor tempo possibile, la struttura penitenziaria alla sua completa funzionalità, viene perseguita attraverso l'intervento di imprese esterne, individuate in conformità alle norme sulla contabilità, e, per maggiore celerità, anche attraverso l'apporto di un gruppo, al momento, di 20 detenuti che, seguiti da personale di polizia penitenziaria, preposto alla manutenzione ordinaria del fabbricato (MOF), vengono impegnati per l'adeguamento funzionale di svariati settori che complessivamente costituiscono circa un quarto dell'intera struttura edilizia. La Casa Circondariale di Cosenza si presenta come un enorme "cantiere" nel quale da un lato i dipendenti dell'impresa esterna provvedono a sistemare le coperture dei tetti, dall'altro 3 "squadre" di detenuti retribuiti con i fondi del Capitolo 1766 sono alacremente dediti al rifacimento di intonaci, di pavimenti e di servizi igienici, alla tinteggiatura ed all'esecuzione di opere murarie di diversa natura per la creazione di contesti ed ambienti più dignitosi e funzionali, ricorrendo a ditte esterne esclusivamente per l'apposizione di fili e quadri elettrici, essendo ciò opportuno ed indispensabile per la normativa vigente. I settori già ultimati in circa un mese di tempo, sono: la sezione Nuovi Giunti ed Isolamento, la sezione Semilibertà e la Sezione a sicurezza attenuata mentre sono interessati da lavori con manodopera detenuti i seguenti altri settori: a) sistemazione campo sportivo; b) adeguamento parziale caserma agenti (sala convegno, palestra, biblioteca e locali per le attività in comune); c) porta carraia; d) sistemazione area verde per colloqui detenuti; e) sistemazione aree verdi interne ed esterne all'Istituto; f) parcheggi e pensilina per i familiari dei detenuti in attesa di colloqui.
Proprio nel settore relativo alla sicurezza attenuata, si sta sviluppando una esperienza di particolare valenza e significato trattamentale. I detenuti lavoranti, prescelti a livello regionale tra i reclusi con pena detentiva definitiva inferiore a 5 anni e con un positivo percorso trattamentale, si sentono partecipi del più generale progetto di riammodernamento dell'Istituto, rafforzati dalla consapevolezza di contribuire per la realizzazione di condizioni più decorose per la popolazione detenuta. Nella Sezione a custodia attenuata, di pari passo con l'esperienza lavorativa, prende corpo un'esperienza di gruppo i cui valori e regole positive vengono accolti ed interiorizzati. Ciò può portare verso un concreto cambiamento di vita. Sicuramente l'esperienza in se nell'Istituto attiva meccanismi di operosità, di partecipazione e di coinvolgimento più generale. Il Personale di Polizia Penitenziaria, ridotto a meno della metà, rispetto all'iniziale dotazione, ed il personale del Comparto Ministeri, impegnato anche in altri Istituti e servizi, pur nel comprensibile disagio, derivante dall'espletamento di servizi di missione o di distacco in altre sedi della Regione, sta acquisendo sempre più fiducia nelle Istituzioni e comincia a credere che effettivamente l'Istituto di Cosenza, in un tempo relativamente breve (2 anni), infatti potrà nuovamente funzionare in condizioni ottimali. Il personale si sente motivato, gratificato del proprio lavoro, partecipe di un grande progetto di rinnovamento strutturale, umano e professionale. L'iniziale atteggiamento di Enti esterni di diffidenza per la scelta radicale operata si è trasformato in offerta di interventi per contribuire all'opera complessiva di risanamento e ristrutturazione del contesto detentivo. Dal 2 aprile, infatti, 4 detenuti della sezione a Sicurezza Attenuata, in lavoro esterno, ai sensi dell'articolo 21 O.P., retribuiti dal Comune di Cosenza per il tramite di una cooperativa sociale, sono impegnati per tre mesi per la sistemazione delle aree esterne, di pertinenza demaniale e per la realizzazione di un fabbricato e l'accoglimento e la sosta dei familiari che si recano a far visita ai congiunti detenuti. Sono in corso altresì contatti con i proprietari dei terreni circostanti per rendere meno traumatico ai visitatori l'impatto visivo della struttura penitenziaria. In definitiva si può affermare che una situazione oggettivamente e fortemente critica si sta evolvendo positivamente, generando cambiamenti sostanziali, facendo riaffiorare la voglia di mettersi in gioco o più semplicemente di lavorare per il bene comune.
Analoga esperienza, in modo particolare per quanto concerne l'apporto dei detenuti alla manutenzione ordinaria e straordinaria ed alla ristrutturazione dell'Istituto sarà avviata alla Casa Circondariale di Crotone."
Fin qui il comunicato stampa. "Eperienza di gruppo", "valori", "cambiamento di vita", "lavoro". Primi esperimenti, piuttosto, di una americanizzazione carceraria che farà del lavoro (pubblico e privato) una delle principali forme di (ulteriore) controllo e desolidarizzazione dietro le sbarre (quale trattamento per i detenuti che si rifiuteranno di lavorare?). Alla faccia della loro tanto sbandierata "rieducazione" e delle politiche di "ammodernamento" del carcere.
La linea che divide il "fuori" dal "dentro" (e viceversa) sta iniziado a farsi nettamente più sottile, mano a mano che le implicazioni dialettiche tra questo "dentro" e questo "fuori" vanno ad aumentare. La situazione statunitense è sotto gli occgi si tutti.

Tra privato e pubblico, l'esportazione
carceraria si ingrossa (e le multinazioni
del controllo si arricchiscono)
All'interno di questo articolo, il rapporto tra la detenzione "pubblica" e "privata" si è intrecciato costantamente. Negli Usa infatti questo aspetto è all'ordine del giorno. Gli "scambi" tra pubblico e privato (tra istituzione statale/federale/locale e multinazionali) sono entrati a norma e nella norma da tempo ormai. Non ci si scompone più se un centinaio di prigionieri vengono trasferiti (o dispersi?) da un carcere locale newyorkese ad uno della Virginia.
Ci vuole metodologia e capacità di gestione (oltre ad una elevata nonchè non più recuperabile crisi economico-sociale). La base è e rimane il profitto. Questo aspetto lo stanno imparando anche in Europa.
Lenta (come lenta lo è sempre stata l'Italia) ad aprirsi verso il mercato del controllo carcerario. Ma in corsa progressiva. Se nel paragrafo precedente abbiamo visto come l'intoduzione del lavoro stia diventando prassi comune (anche se ci vorranno anni e strutture adeguate prima che questa prassi entri a pieno regime), in questo ultimo paragrafo vedremo brevemente come il settore privato si stia inserendo in tutto questo.
Settore privato che, esattamente come per quanto concerne gli Stati Uniti, sempre sul "lavoro" detenuto basa le proprie attività, assieme a tutto ciò che comporta la gestione del controllo carcerario, dentro e fuori le mura di cinta. Vediamo qui di seguito nomi e attività dei principali ispettori, prima parte di un lavoro che, come da note a seguire, verrà sviluppato da qui in avanti:

Sodexho Alliance
In Europa e Australia, la Sodexho procura servizi per 17 istituti. LA SIGES (Società d'investimento e di gestione dei servizi), interna alla Sodexho, ha fatto investimenti in 8 prigioni francesi, tra cui 5 centri di detenzione (Argentan, Chateauroux, Chateaudun, Neuvic, Uzerche) e 3 carceri (Bois d'Arcy, Chartres, Nanterre). I contratti riguardano colazioni (uno dei punti di forza della società, con entrate pari a 5.5 milioni di euro), sicuerzza, pulizia, insegnamento, attività lavorative, training, trasporti, salute. Le entrate globali della SIGES si aggirano sui 49 milioni di dollari.

Corrections Corporation of America
La CCA non ha bisogno certo di presentazioni. Ne abbiamo parlato ampiamente all'inizio di questo contributo. C'è da dire che oltre ad essere leader indiscussa della privatizzazione carceraria negli Usa, la CCA sta allargando il suo intervento in modo massiccio anche in Gran Bretagna, portando avanti rapporti (e contratti), tra gli altri, con l'UKDS (United Kingdom Detention Services). E con modalità diciamo più finanziarie anche con State Street Bank & Trust, vanguard Group, Barclays Glob Inv., Zurich Financial Services CHE.

Wackenhut Corporation
Un fatturato di 2.2 miliardi di dollari con un incremento del 23% nel 1999, la Wackenhut Corporation gestisce il 55% del mercato non-Americano. Paese ponte, esattamente come per la CCA, è la Gran Bretagna. Il trend della privatizzazione è nettamente influenzato dall'Istituto Adam Smith e supportato dall'Home Affairs Committee. In questo momento ci sono circa una decina di prigioni britanniche privatizzate, tra cui: Doncaster, Lowdham Grange, Marchington, Medomsley e Pucklechurch in Inghilterra, Kilmarnock in Scozia, gestite dalla WC.

Premier Custodial Group
Si occupa del trasferimento degli immigrati catturati dalle "Immigration Snatch Squads" vero i centri di detenzione. Si occupa anche del trasferimento dalle prigioni verso areoporti e porti. Il gruppo PCG è figlio di una join venture tra Serco (www.serco.com) e Wachkenhut Corrections Corporation of the Usa che col supporto di Serco Investiments, s'è distino anche nella costruzione di diverse carceri in Gran Bretagna come per esempio Lowdham Grange, Kilmarnock, Pucklechurch e Dovegate . PCG si occupa anche di controllo a distanza di detenuti condannati a pene alternative al carcere e ha contratti per trasferimenti e custodia dei detenuti, oltre alla gestione elettronica del controllo su due aree in Inghilterra e Galles.

Group4
Immigrati e rifugiati. Ha recentemente aperto una nuova prigione a Bloemfontein (Sud Africa), con una capienza di 2.928 prigionieri. E sta lavorando nella costruzione di un nuovo carcere, a Lesotho, che arriverà a contenere 3.500 detenuti.

Prison Realty Trust
Gestisce 50 istituti carcerari, diversi dei quali in Gran Bretagna (oltre che negli Usa).
www.prisonreit.com

The Manhattan Institute
Il suo primo direttore nonchè fondatore fu James Case ( futuro capo della CIA sotto Reagan). Creato col fondo di JP Morgan/chase Manhattan (David Rockefeller) assieme ad alcune multinazionali farmaceutiche (Pfizer e lilly) direttamente collegate con Rockefeller e Bush senior, più Time Warner, American Express, ecc...Questo istituto, che non ha mai fatto chiarezza rispetto al suo ruolo all'interno del complesso industriale carcerario, ha iniziato a gettare le basi del suo lavoro anche in Europa.
www.manhattan-institute.org

BI Incorporated
Provvede ai servizi e agli strumenti di controllo elettronico.
www.bi.com

Elmotech Ltd.
Provvede ai servizi e agli strumenti di controllo elettronico.

(Nota: non è stato ampliato il discorso rispetto a quelle multinazionali che da qualche anno a questa parte si stanno occupando della gestione del controllo degli immigrati tra controllo nelle comunità, gestione degli immigrati nei centri di detenzione temporanei e rimpatri. Questo aspetto merita certamente una attenzione approfindita, che non mancherà di essere presente nel futuro prossimo della rivista).


Note

1 - Nata nel 1944 a Birmingham (Alabama), Angela Davis è sicuramente una delle attiviste afro-americane più note, oltre ad essere una riconosciuta accademica. Eva Goldberg è una nota scrittrice/regista e lavora in solidarietà coi prigionieri. Linda Evans, ex prigioniera politica antimperialista, è uscita dal carcere il 20 Gennaio 2001. E’ possibile leggere il testo redatto da Eve e Linda al seguente indirizzo: http://prisonactivist.org/crisis/evansgoldberg.html

2 - In questo momento, una azione della CCA (Corrections Corporation of America) costa attorno ai $21.75. Rif: http://www.shareholder.com/cxw/quote.cfm

3 - Oltre alla già citata CCA, è necessario riportare, come multinazionale di riferimento della detenzione, la Wackenhut Corrections Corporation (WCC). Oltre a CCA e WCC ci sono altre 16 corporazioni che si occupano di prigioni private, dentro e fuori i confini degli Stati Uniti.

4 - Critical Resistance (Join the Struggle to End the Prison Industrial Complex), il network che negli Usa sta lavorando, come da sottotitolo, per la fine del Complesso Industriale Carcerario. Rif: http://www.criticalresistance.org/

5 - Il WTO incorpora il GATT (General Agreement on Tariffs and Trade)

6 - Tuttavia questo accordo non è mai stato completamente seguito se consideriamo che almeno tre stati degli Usa (tra cui la California), in questo momento, esportano i beni prodotti nelle loro prigioni.

7 - Fornire “servizi e materiali” al governo federale significa prima di tutto fornire attrezzature all’esercito statunitense, primo benificiario del lavoro dei detenuti segregati nelle carceri federali. Non a caso il Generale brigadiere John Cusick, ufficiale comandante del Defense Personnel Support Center, ha ringraziato UNICOR, al tempo della prima Guerra del Golfo, per il “superbo supporto offerto alle Forze Armate Americane” e per aver offerto i mezzi necessari di cui le truppe necessitavano per vincere la guerra. (Rif.: http://www.unicor.gov)

8 - Se la popolazione carceraria è stata sostanzialmente costante dagli anni 30 alla fine degli anni settanta, dal 1980 in poi l’incremento è stato radicale: dai 24.000 detenuti nel 1980, ai 50.000 nel 1987, fino ai 95.000 nel 1994.

9 - Steve Schwalb è l’Assistant Director del Bureau of Prisons for Industries, Education, and Vocational Training e Chief Operating Officer for Federal Prison Industries, Inc

10 - Secondo il report annuale diffuso dal FPI, i detenuti lavoratori nel 2002 sono stati 21.778., distribuiti in tre prigioni/fabbriche, con un “salario” oscillante da 23 centesimi fino ad un dollaro e quindici centesimi.

11 - 2002 Annual Report—Industrial Programs, Locations, Inmate Employment, and Net Sales as of September 30, 2002

12 - http://www.giustizia.it/pcarcere/attualita/Cosenza_ edilizia.htm



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