Gestiamo & esportiamo galere
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Per tutti i gusti e i contesti. Vere occasioni. Facile
adattamento.
Controllo garantito. Profitto garantito.
Ci vuole sarcasmo per leggere questa situazione, tanto
grottesca quanto "normale", specchio legittimo di una realtà
capitalista che specializza la propria gestione del controllo dei proletari
e dei sottoproletari dietro le sbarre.
Gli Stati Uniti hanno superato alla grande i 2 milioni di detenuti. Le
ultime statistiche sono implacabili. Più di 6 milioni sono le persone
sottoposte in qualche modo a controllo giudiziario. Un circuito fatto
di circuiti. Complessità di un sistema carcerario. Quello nord
americano. Fatto di livelli. Tanti. E di prigioni che crescono come e
più dei funghi. Un complesso intreccio di dinamiche e repressione
ed oppressione. E profitto. Si. E' presente anche questo aspetto nell'istituzione
massima del controllo statunitense. Sia a livello statale che federeale.
Ma anche carceri private. Società private che gestiscono galere.
E con loro diverse migliaia di prigionieri, se consideriamo che pur essendo
a tutt'oggi sostanzialmente bassa la percentuale del privato, tuttavia
un 6/7% (valore medio, tendente a crescere in modo esponenziale) su due
milioni rappresenta sicuramente una cifra considerevole. E' già
capitato altre volte di intervenire, sulle pagine di Senza Censura, proprio
sullo specifico di questo argomento.
Ci riproponiamo, quindi. Cercando di allargare ulteriormente il discorso
sul cosiddetto Complesso Industriale Carcerario (P.I.C.). Senza perdere
di vista, mai, la situazione che riguarda nello specifico l'Italia.
Alcuni punti fermi
Vediamo di mettere alcuni punti fermi per quanto riguarda il PIC. Per
fare questo utilizzeremo la sintesi fatta da Shein Mesdaghi rispetto ai
testi redatti a questo proposito da Angela Davis, Eve Goldberg e Linda
Evans (1).
Prima di tutto partendo dal concetto di complessità: le dinamiche
che portano al network carcerario coinvolgono molteplici agenti che tendenzialmente
portano, dialetizzandosi tra loro, a incrementare questa stessa complessità
espandendo in questo modo il concetto di "corporazione", e da
qui il Complesso Industriale Carcerario. Il quale a sua volta coinvolge
differenti livelli di relazione: governo/sistema politico, sistema economico,
società/cultura.
Dopo la cosiddetta Guerra Fredda, c'è stata una riconversione delle
spese prima dedicate alla "minaccia comunista" verso nuovi investimenti
nel sistema carcerario. Il "problema del controllo sociale e della
criminalità" è diventato il problema numero uno sbandierato
da politici e media. La prigione diventa a questo punto la soluzione.
Tuttavia c'è da notare come, mentre da una parte abbiamo un abbassamento
della percentuale dei crimini commessi, dall'altra parte ci troviamo di
fronte ad uno spaventoso incremento della popolazione carceraria (113%
di incremento tra il 1985 e il 1995) e ad una continua espansione delle
prigioni federali, statali e metropolitane. Perché? Carcere significa
intervento pubblico, affari e profitti, e ovviamente gestione del controllo
sociale. Il "sistema delle sbarre" diventa elemento centrale
dell'economia statunitense. La costruzione e il mantenimento delle carceri
vuol dire affari a go go sia per quanto riguarda il governo che, chiaramente,
tutte le compagnie che investono sul controllo.
Un detenuto è, nei fatti, manodopera a costo praticamente zero.
Senza possibilità di "sindacalizzazione" e difesa dei
propri diritti di "lavoratore". L'entrata in gioco della detenzione
privatizzata ha amplificato tutti questi aspetti. Contratti di (s)vendita
tra governo e compagnie private, nasce e si sviluppa in tempi decisamente
rapidi l'industria privata della punizione. Gli investitori non si risparmiano,
e approdano a Wall Street (2). Intere aree rurali, depresse e con un alto
livello di disoccupazione, diventato terra di conquista per l'ampliamento
del Complesso.
La natura socio/politico/economica del PIC è presto detta: i detenuti
(di cui la stragrande maggioranza provienienti da situazioni di non-impego,
povertà, analfabetismo, ecc.) sono "materiale" per l'industria
del controllo.
Gli individui che arrivano dai quartieri Neri e Latini arrivano a coprire
il 70% della popolazione carceraria. La stessa popolazione carceraria
femminile subisce un alto incremento in un breve raggio di tempo. Il PIC
necessita di continua manodopera.
La "Guerra alla Droga" sbandierata ai quattro venti dagli anni
'60 fino al decennio reaganiano e a tutt'oggi, oltre ad essere lo strumento
principe attraverso cui sviluppare politiche oppressive e di controllo,
diventa il mezzo principale di "ricerca" di questa manodopera.
"Guerra alla Droga" e razzismo strutturale sistematico a difesa
del Complesso.
Gli investimenti a questo dedicati vengono per forza di cosa sottratti
agli altri settori della società, in primo luogo sanità
e scuola. C'è un abbassamento radicale della soglia di povertà
e della sottoproletarizzazione. Tuttavia quella intrapreso dal PIC è
certamente una strada di non ritorno nella gestione della crisi capitalistica.
Il barile inizia ad essere pieno. E la gestione si fa più difficoltosa.
Le lotte dei prigionieri si moltiplicano. Gli investimenti? Esportiamoli
(anche)!
CCA - Corrections Corporation of America
(3)
Rimaniamo ancora dentro i confini statunitensi. E cerchiamo di dire qualcosa
di quella che è sicuramente la più importante multinazionale
della gestione del controllo privato. C'è da dire a questo punto
una cosa: a differenza di quanto succede in Italia, dove per trovare informazioni
sul carcere è necessario fare lavoro da certosini, negli Stati
Uniti tutto fa immagine e affari.
Quindi una multinazionale come la CCA non lesina di inserire ovunque referenze
ed informazioni che la riguardano. Andando sul loro sito istituzionale
è possibile seguire passo passo l'evolversi della situazione. In
ogni caso vediamo qualche nota in dettaglio.
La CCA nasce nel 1983. Gestisce circa 55mila detenuti per le varie istituzioni
locali, statali e federali attraverso 21 Stati, compreso DC e Puerto Rico.
La CCA, nella graduatoria della carcerazione si trova al sesto posto,
dietro a Texas, California, FBP, New York e Florida. "CCA non interviene
a livello di sentenze. Il nostro lavoro è quello di provvedere
a tutte le opportunità necessarie di gestione mentre il detenuto
sconta la sua sentenza."
Vengono garantiti gli standars regolati dall'American Correctional Association
(85% di prigioni accreditate) e il monitoraggio continuo delle attività.
"Noi crediamo nella possibilità di restituire persone migliori
alla nostra società". Alla domanda "perché il
privato?" la CCA si risponde da sola: "Ci sono due ragioni principali
perché il passaggio al private ha senso oggi. Prima di tutto, il
problema del sovraffollamento e dell'impossibilità da parte del
governo di gestire la popolazione carceraria. Noi offriamo una soluzione
immediata ed efficiente alle parti governative che non possono garantire
ospitalità adeguata ai propri detenuti. In secondo luogo, CCA ha
dimostrato negli anni come sia stata capace di offrire maggiori servizi
nei confronti dei detenuti stessi, ed a costi decisamente più bassi."
Da qui in avanti sono contratti col sistema federale, statale e locale.
Gestione di migliaia di prigionieri, che passano a scontare la loro pena
nelle carceri/azienda della CCA. Capita così che, a metà
del 2001, si possano firmare contratti col Bureau of Prisons (BOP) per
il "maneggio" (per usare un termine vicino a livello di suono
- ma non solo - al "management") di 1.500 detenuti federali
presso la Company's McRae Correctional Facility di McRae, Georgia.
Un investimento che dovrebbe portare 109 milioni di dollari di profitto
nei primi tre anni di contratto (Criminal Alien Requirement Phase II Solicitation
"CAR II"). "Siamo contenti che il BOP abbia deciso di concludere
questo affare con la nostra società", ha affermato John Ferguson,
presidente e CEO. "Noi crediamo che questo premio rifletta l'impegno
in corso del BOP nell'utilizzare il settore privato per garantirsi la
necessaria flessibilità nel gestire i loro bisogni di letto-spazio
attraverso costi ragionevoli."
I contratti? Di norma i contratti vengono rinnovati. Le entrate, ad esempio,
per il rinnovo dei contratti con gli stati di Florida, Alaska, Colorado,
Georgia e Hawaii, si aggirano sui 135 milioni di dollari. Dollaro più,
dollaro meno. Numeri. La detenzione privata si conta in letti. Torneremo
a parlare della CCA più avanti.
Il WTO e il Prison Industrial Complex
Iniziamo a vedere brevemente, attraverso un piccolo materiale apposito
pubblicato da Critical Resistance (4), alcune implicazioni del Complesso
Industriale Carcerario con una delle strutture "economiche"
sovrannazionali, il WTO (World Trade Organization).
WTO che, attraverso le "pressioni" determinate sul mercato del
lavoro negli Usa, ha contribuito ad abbassare quella soglia di povertà
(di cui abbiamo accennato qualche paragrafo sopra) che ha determinato
la "produzione" di nuovi detenuti, provenienti da quelle aree
depredate e lasciate in balia della mancanza di tutto. Non a caso è
quanto mai significativo il dato secondo cui buona parte dei detenuti
siano stati condannati per "crimini a sfondo economico" e provengano
dai quartieri ultra poveri delle metropoli statunitensi.
Questo passaggio ha svariate risultanti. A parte il discorso del voto
(inutile ricordare la "vicenda Bush/Florida" durante le ultime
elezioni), sì importante ma come intervento non compete certo a
noi come Rivista, è importante sottolineare come la politica economica,
producendo masse di detenuti, distrugga il tessuto sociale dei quartieri
da cui questi soggetti provengono.
La ristrutturazione economica negli Usa è il risultato della privatizzazione
dei servizi sociali: salute, educazione, e, ovvio, sistema carcerario.
Le prigioni sono controllate da società per azioni, le quali come
abbiamo già visto in precedenza, sono inserite in toto nel mercato.
I profitti di queste multinazionali sono direttamente proporzionali al
numero dei detenuti. Il resto (dispersione, soprusi, sottrazioni, violenze)
non è mercato...
L'articolo XX del GATT (5) del 1947 prevede misure eccezionali per i beni
prodotti dietro le sbarre: i paesi si suppone non siano in grado di guadagnare
vantaggi competitivi all'interno del mercato del lavoro, attraverso beni
a basso costo prodotti col lavoro carcerario. Evidentemente, negli anni
successivi alla Seconda Guerra Mondiale, l'elite ha pensato che l'utilizzo
del lavoro detenuto potesse destabilizzare gli scambi economici, e proprio
per evitare questo è stata inserita questa clausola all'interno
dell'accordo GATT, portando i paesi a stabilire restrizioni sui prodotti
provenienti dalle prigioni (6).
Oggi? Nessuna clausola è stata inserita nel testo del fallito MAI
(Multilateral Agreement on Investments) a questo proposito, parti del
quale verranno ridiscusse nei futuri negoziati del WTO. L'utilizzo del
lavoro detenuto è in continua crescita e questo chiaramente a vantaggio
di tutti quei segmenti del mercato che su di esso investono. La mancanza
di una regolamentazione dello stesso fa supporre che nel breve/medio periodo
vi saranno interventi massicci a far crescere sempre più questa
porzione di mercato. Un mercato che come abbiamo visto non è confinato
all'interno delle coste nord americane ma arriva ben oltre.
Abbiamo parlato poc'anzi della Corrections Corporation of America (e in
nota della Wackenhut). Multinazionali del cemento e delle sbarre che detengono
prigioni anche in Australia, Canada, Sud Africa e Gran Bretagna. Paesi
uniti dalla medesima cultura, quella anglosassone. Ma si sta superando
anche questo, diciamo, limite. Il WTO sta tentando di espandere e liberalizzare
il mercato dei servizi, compresi i servizi pubblici. Il complesso delle
prigioni rientra in questa ultima categoria, e potrebbe diventare facilmente
uno dei servizi che andranno ad aprirsi a livello di mercato internazionale.
Le regole del WTO non permettono ai governi di varare leggi nazionali,
statali e locali che impediscano il libero commercio. Per esempio, se
una nazione varasse leggi che impedissero di commercializzare con una
seconda colpevole di non rispettare i diritti umani all'interno del sistema
carcerario (come gli USA), quelle leggi possono essere contestate dal
Dispute Settlement Body del WTO. Se questo organo delibera ai danni della
nazione, gravi punizioni di tipo economico le verranno applicate fino
a quando non smetterà.
Crisi del capitale, sempre più radicalizzata,
e carcere, procedono di pari passo. Quello che si modifica e si aggiornerà
è e sarà la qualità che il suddetto complesso carcerario
ricopre e ricoprirà come gestore principe del conflitto socio/politico
all'interno della società.
Tra complesso Industriale Carcerario e Complesso
Industriale Militare
Prima di aprire il capitolo Europa, è doverosa una parentesi sul
rapporto tra Complesso Industriale Carcerario e Complesso Industriale
Militare, anche a fronte di una guerra guerreggiata appena terminata (dal
punto di vista della guerra guerreggiata, ma non certo della guerra).
Leggendo la composizione del vertice della CCA è balzata agli occhi,
ovviamente senza lasciare troppo stupore (conoscendo un po' gli Usa),
la figura di Ken Bouldin. Le note che lo riguardano sono uno spunto per
aprire una riflessione anche su questa questione. Vediamole.
Ken Bouldin è attualmente il Vice Presidente Esecutivo e Responsabile
dell'area commerciale. E' entrato nella CCA il primo Febbraio 2003. La
carica ricoperta immediatamente nel periodo precedente era di Presidente
della KAB Associates Inc., una compagnia di consulenza, rappresentante
di società che producono strumenti di sicurezza per il governo
e le industrie e prodotti tecnologici. 30 anni di business alle spalle,
Bouldin ha fondato diverse compagnie ed ha avuto, udite udite, una brillante
carriera militare, dopo essersi ritirato nel 1994 come Generale Maggiore
dell'U.S. Army Riserve.
Lasciamo Bouldin ai suoi affari e vediamo di fare il punto della situazione
per quanto riguarda il top oggigiorno del lavoro carcerario diretto all'esercito
americano (e alle strutture federali in genere). Unicor. Questo è
il nome a cui ci si riferisce quando di parla del Federal Prison Industries
Inc.
Il FPI dice di se stesso: "Per sessanta anni siamo stati auto-sufficienti,
vendendo i nostri prodotti al governo federale, e facendo entrare 80 milioni
di dollari nelle casse del tesoro. Abbiamo forrnito preziosi materiali
e servizi al governo federale (7). I soldati hanno avuto e continuano ad
avere (da noi) le loro uniformi, e tutto ciò di cui hanno bisogno.
Allo stesso modo il FPI ha fornito agli ospedali dei veterani pigiami,
asciugamani, fogli, e materassi. Il FPI ha anche prodotto cablaggi per
missili (tra cui i Patriot, utilizzati durante la Guerra nel Golfo), apparecchiature
per jets e carriarmati, batterie elettriche, borse, (...). Abbiamo rimesso
a nuovo motori elettrici andati, veicoli, sistemi gestionali. Ci siamo
occupati della stampa dei documenti del governo. Tutti questi prodotti
e servizi sono stati offerti a fronte di una richiesta del governo federale
e come servizio alla Nazione. È un lascito del quale noi siamo
molto orgogliosi. Ed è la ragione per cui il FPI è uno dei
programmi di Governo più riusciti del paese." Il prossimo
futuro? Beh scontato: "Il FPI intende continuare ad essere auto-sufficiente.
Molto è il lavoro coperto dai detenuti, i quali sono triplicati
nel corso degli ultimi dieci anni (8). E proprio come conseguenza di questo
incremento, il FPI dovrà creare nuovi interventi lavorativi. L'influenza
del FPI sulla ottima gestione del Federal Bureau of Prisons non è
un segreto, ma, viceversa, la risposta concreta ad un rapporto lungo sei
decadi (...)".(9)
UNICOR conduce ricerche di mercato. Partecipa a fiere e convegni. Apre
di continuo punti vendita, uffici d'area. La distribuzione dei suoi prodotti
è capillare e veloce. Ha ovviamente uno showroom, presso il quartier
generale del Bureau of Prisons. Come da dichiarazione (leggi sopra), i
consensi che arrivano dal mercato (e dai "clienti") stanno spingendo
UNICOR ad ampliare ulteriormente il suo campo d'intervento. Del resto...con
un numero di prigionieri in continuo aumento...(10)
Al momento il quadro generale delle sue attività sono così
organizzate (11):
Campo Tessile
Alderson (WV), Atlanta (GA), Beaumont (TX), Butner (NC), Dublin (CA),
Edgefield (SC), Fort Dix (NJ), Greenville (IL), Jesup (GA), Leavenworth
(KS), Lee (VA), Manchester (KY), Miami (FL), Oakdale (LA), Pollock (LA),
Ray Brook (NY), Safford (AZ), Sandstone (MN), Seagoville (TX), Terre Haute
(IN), Tucson (AZ), Waseca (MN), Yazoo City (MS). Detenuti impiegati: 6.665.
Entrate nette: 159.7 milioni di dollari.
Campo Elettronico
Beaumont (TX), Big Spring (TX), Danbury (CT), Fairton (NJ), Lexington
(KY), Lompoc (CA), Loretto (PA), Marion (IL), Memphis (TN), Otisville
(NY), Oxford (WI), Petersburg (VA), Phoenix (AZ), Rochester (MN). Detenuti
impiegati: 3.171. Entrate nette: 132.7 milioni di dollari.
Forniture per Uffici
Allenwood (PA), Ashland (KY), Beckley (WV), Coleman (FL), Dublin (CA),
Florence (CO), Forrest City (AR), Lompoc (CA), Marianna (FL), McKean (PA),
Milan (MI), Morgantown (WV), Schuylkill (PA), Sheridan (OR), Taft (CA),
Tallahassee (FL), Texarkana (TX). Detenuti impiegati: 5.304. Entrate nette:
1217.9 milioni di dollari.
Settore Grafico
Cumberland (MD), Fort Dix (NJ), Fort Worth (TX), Leavenworth (KS), Lexington
(KY), Lompoc (CA), Petersburg (VA), Sandstone (MN), Taft (CA). Detenuti
impiegati: 930. Entrate nette: 26 milioni di dollari.
Prodotti Industriali
Butner (NC), El Reno (OK), La Tuna (TX), Leavenworth (KS), Lewisburg (PA),
Marianna (FL), Pekin (IL), Talladega (AL), Terminal Island (CA ). Detenuti
impiegati: 1.816. Entrate nette: 27.8 milioni di dollari.
Componenti per veicoli
Bastrop (TX), Beaumont (TX), Estill (SC), La Tuna (TX), Petersburg (VA),
Three Rivers (TX), Victorville (CA). Detenuti impiegati: 1.706. Entrate
nette: 99 milioni di dollari.
Manuntenzione personal computer
e componentistica elettronica
Atwater (CA), Elkton (OH), Fort Dix (NJ), La Tuna (TX), Lewisburg (PA),
Marianna (FL), Texarkana (TX). Detenuti impiegati: 833. Entrate nette:
3.4 milioni di dollari.
Servizi
Bryan (TX), Carswell (TX), Dublin (CA), Eglin (FL), Elkton (OH), El Paso
(TX), Fort Dix (NJ), Marianna (FL), Montgomery (AL), Tallahassee (FL).
Detenuti impiegati: 1.020. Entrate nette: 12.2 milioni di dollari.
Il lavoro carcerario in Italia: primi vagiti in progressione
Abbiamo già verificato in precedenti articoli come la storia carceraria
statunitense abbia avuto un percorso storico nettamente differente, a
livello di gestione/ristrutturazione, rispetto al carcere italiano (trovando
però tutta una serie di punti in comune con l'introduzione delle
carceri speciali o imperialiste, agli inizi degli anni '70).
Tuttavia, sempre attraverso precedenti articoli pubblicati su Senza Censura,
abbiamo altresì verificato come da qualche anno a questa parte
vi sia in atto una certa "americanizzazione" della gestione
del controllo attraverso le prigioni.
Uno dei nodi fondamentali che stavano alla base di questi differenti percorsi
era la questione lavoro dietro le sbarre. Se negli Usa il lavoro è
e rimane metro di giudizio per la "rieducazione" del detenuto,
in Italia questo aspetto lo si è iniziato ad affrontare solamente
- per l'appunto - negli ultimi anni, e in modo particolare attraverso
l'ultima riforma carceraria. Allo stato attuale i numeri sono solo sulla
carta. E' anche vero però che la ristrutturazione è già
ampiamente in atto. Una riprova di quanto detto ci arriva direttamente
dalla casa Circondariale di Cosenza.
E da un comunicato stampa del Ministero della Giustizia, che così
recita (12): "Presso la Casa Circondariale di Cosenza, interessata da
complessi e vasti interventi edilizi di risanamento, ristrutturazione
ed ammodernamento, sono funzionanti tre settori detentivi che ospitano
rispettivamente i detenuti in semilibertà, i detenuti arrestati
o a disposizione dell'Autorità Giudiziaria, i detenuti che sono
impegnati in consistenti lavori di ristrutturazione di ambienti ed aree
ben individuate. Oltre al trasferimento di gran parte di popolazione detenuta,
si è previsto il più funzionale impiego del personale, sia
del Comparto Sicurezza che del Comparto Ministeri, garantendo la disponibilità
della struttura ad ospitare circa 60 detenuti nei settori citati. Il tutto
è stato attuato seguendo criteri di trasparenza e razionalità,
allo scopo di garantire il maggior grado possibile di efficienza e funzionalità
e tenendo nel massimo conto anche le esigenze del personale. L'intento
di restituire, nel minor tempo possibile, la struttura penitenziaria alla
sua completa funzionalità, viene perseguita attraverso l'intervento
di imprese esterne, individuate in conformità alle norme sulla
contabilità, e, per maggiore celerità, anche attraverso
l'apporto di un gruppo, al momento, di 20 detenuti che, seguiti da personale
di polizia penitenziaria, preposto alla manutenzione ordinaria del fabbricato
(MOF), vengono impegnati per l'adeguamento funzionale di svariati settori
che complessivamente costituiscono circa un quarto dell'intera struttura
edilizia. La Casa Circondariale di Cosenza si presenta come un enorme
"cantiere" nel quale da un lato i dipendenti dell'impresa esterna
provvedono a sistemare le coperture dei tetti, dall'altro 3 "squadre"
di detenuti retribuiti con i fondi del Capitolo 1766 sono alacremente
dediti al rifacimento di intonaci, di pavimenti e di servizi igienici,
alla tinteggiatura ed all'esecuzione di opere murarie di diversa natura
per la creazione di contesti ed ambienti più dignitosi e funzionali,
ricorrendo a ditte esterne esclusivamente per l'apposizione di fili e
quadri elettrici, essendo ciò opportuno ed indispensabile per la
normativa vigente. I settori già ultimati in circa un mese di tempo,
sono: la sezione Nuovi Giunti ed Isolamento, la sezione Semilibertà
e la Sezione a sicurezza attenuata mentre sono interessati da lavori con
manodopera detenuti i seguenti altri settori: a) sistemazione campo sportivo;
b) adeguamento parziale caserma agenti (sala convegno, palestra, biblioteca
e locali per le attività in comune); c) porta carraia; d) sistemazione
area verde per colloqui detenuti; e) sistemazione aree verdi interne ed
esterne all'Istituto; f) parcheggi e pensilina per i familiari dei detenuti
in attesa di colloqui.
Proprio nel settore relativo alla sicurezza attenuata, si sta sviluppando
una esperienza di particolare valenza e significato trattamentale. I detenuti
lavoranti, prescelti a livello regionale tra i reclusi con pena detentiva
definitiva inferiore a 5 anni e con un positivo percorso trattamentale,
si sentono partecipi del più generale progetto di riammodernamento
dell'Istituto, rafforzati dalla consapevolezza di contribuire per la realizzazione
di condizioni più decorose per la popolazione detenuta. Nella Sezione
a custodia attenuata, di pari passo con l'esperienza lavorativa, prende
corpo un'esperienza di gruppo i cui valori e regole positive vengono accolti
ed interiorizzati. Ciò può portare verso un concreto cambiamento
di vita. Sicuramente l'esperienza in se nell'Istituto attiva meccanismi
di operosità, di partecipazione e di coinvolgimento più
generale. Il Personale di Polizia Penitenziaria, ridotto a meno della
metà, rispetto all'iniziale dotazione, ed il personale del Comparto
Ministeri, impegnato anche in altri Istituti e servizi, pur nel comprensibile
disagio, derivante dall'espletamento di servizi di missione o di distacco
in altre sedi della Regione, sta acquisendo sempre più fiducia
nelle Istituzioni e comincia a credere che effettivamente l'Istituto di
Cosenza, in un tempo relativamente breve (2 anni), infatti potrà
nuovamente funzionare in condizioni ottimali. Il personale si sente motivato,
gratificato del proprio lavoro, partecipe di un grande progetto di rinnovamento
strutturale, umano e professionale. L'iniziale atteggiamento di Enti esterni
di diffidenza per la scelta radicale operata si è trasformato in
offerta di interventi per contribuire all'opera complessiva di risanamento
e ristrutturazione del contesto detentivo. Dal 2 aprile, infatti, 4 detenuti
della sezione a Sicurezza Attenuata, in lavoro esterno, ai sensi dell'articolo
21 O.P., retribuiti dal Comune di Cosenza per il tramite di una cooperativa
sociale, sono impegnati per tre mesi per la sistemazione delle aree esterne,
di pertinenza demaniale e per la realizzazione di un fabbricato e l'accoglimento
e la sosta dei familiari che si recano a far visita ai congiunti detenuti.
Sono in corso altresì contatti con i proprietari dei terreni circostanti
per rendere meno traumatico ai visitatori l'impatto visivo della struttura
penitenziaria. In definitiva si può affermare che una situazione
oggettivamente e fortemente critica si sta evolvendo positivamente, generando
cambiamenti sostanziali, facendo riaffiorare la voglia di mettersi in
gioco o più semplicemente di lavorare per il bene comune.
Analoga esperienza, in modo particolare per quanto concerne l'apporto
dei detenuti alla manutenzione ordinaria e straordinaria ed alla ristrutturazione
dell'Istituto sarà avviata alla Casa Circondariale di Crotone."
Fin qui il comunicato stampa. "Eperienza di gruppo", "valori",
"cambiamento di vita", "lavoro". Primi esperimenti,
piuttosto, di una americanizzazione carceraria che farà del lavoro
(pubblico e privato) una delle principali forme di (ulteriore) controllo
e desolidarizzazione dietro le sbarre (quale trattamento per i detenuti
che si rifiuteranno di lavorare?). Alla faccia della loro tanto sbandierata
"rieducazione" e delle politiche di "ammodernamento"
del carcere.
La linea che divide il "fuori" dal "dentro" (e viceversa)
sta iniziado a farsi nettamente più sottile, mano a mano che le
implicazioni dialettiche tra questo "dentro" e questo "fuori"
vanno ad aumentare. La situazione statunitense è sotto gli occgi
si tutti.
Tra privato e pubblico, l'esportazione
carceraria si ingrossa (e le multinazioni
del controllo si arricchiscono)
All'interno di questo articolo, il rapporto tra la detenzione "pubblica"
e "privata" si è intrecciato costantamente. Negli Usa
infatti questo aspetto è all'ordine del giorno. Gli "scambi"
tra pubblico e privato (tra istituzione statale/federale/locale e multinazionali)
sono entrati a norma e nella norma da tempo ormai. Non ci si scompone
più se un centinaio di prigionieri vengono trasferiti (o dispersi?)
da un carcere locale newyorkese ad uno della Virginia.
Ci vuole metodologia e capacità di gestione (oltre ad una elevata
nonchè non più recuperabile crisi economico-sociale). La
base è e rimane il profitto. Questo aspetto lo stanno imparando
anche in Europa.
Lenta (come lenta lo è sempre stata l'Italia) ad aprirsi verso
il mercato del controllo carcerario. Ma in corsa progressiva. Se nel paragrafo
precedente abbiamo visto come l'intoduzione del lavoro stia diventando
prassi comune (anche se ci vorranno anni e strutture adeguate prima che
questa prassi entri a pieno regime), in questo ultimo paragrafo vedremo
brevemente come il settore privato si stia inserendo in tutto questo.
Settore privato che, esattamente come per quanto concerne gli Stati Uniti,
sempre sul "lavoro" detenuto basa le proprie attività,
assieme a tutto ciò che comporta la gestione del controllo carcerario,
dentro e fuori le mura di cinta. Vediamo qui di seguito nomi e attività
dei principali ispettori, prima parte di un lavoro che, come da note a
seguire, verrà sviluppato da qui in avanti:
Sodexho Alliance
In Europa e Australia, la Sodexho procura servizi per 17 istituti. LA
SIGES (Società d'investimento e di gestione dei servizi), interna
alla Sodexho, ha fatto investimenti in 8 prigioni francesi, tra cui 5
centri di detenzione (Argentan, Chateauroux, Chateaudun, Neuvic, Uzerche)
e 3 carceri (Bois d'Arcy, Chartres, Nanterre). I contratti riguardano
colazioni (uno dei punti di forza della società, con entrate pari
a 5.5 milioni di euro), sicuerzza, pulizia, insegnamento, attività
lavorative, training, trasporti, salute. Le entrate globali della SIGES
si aggirano sui 49 milioni di dollari.
Corrections Corporation of America
La CCA non ha bisogno certo di presentazioni. Ne abbiamo parlato ampiamente
all'inizio di questo contributo. C'è da dire che oltre ad essere
leader indiscussa della privatizzazione carceraria negli Usa, la CCA sta
allargando il suo intervento in modo massiccio anche in Gran Bretagna,
portando avanti rapporti (e contratti), tra gli altri, con l'UKDS (United
Kingdom Detention Services). E con modalità diciamo più
finanziarie anche con State Street Bank & Trust, vanguard Group, Barclays
Glob Inv., Zurich Financial Services CHE.
Wackenhut Corporation
Un fatturato di 2.2 miliardi di dollari con un incremento del 23% nel
1999, la Wackenhut Corporation gestisce il 55% del mercato non-Americano.
Paese ponte, esattamente come per la CCA, è la Gran Bretagna. Il
trend della privatizzazione è nettamente influenzato dall'Istituto
Adam Smith e supportato dall'Home Affairs Committee. In questo momento
ci sono circa una decina di prigioni britanniche privatizzate, tra cui:
Doncaster, Lowdham Grange, Marchington, Medomsley e Pucklechurch in Inghilterra,
Kilmarnock in Scozia, gestite dalla WC.
Premier Custodial Group
Si occupa del trasferimento degli immigrati catturati dalle "Immigration
Snatch Squads" vero i centri di detenzione. Si occupa anche del trasferimento
dalle prigioni verso areoporti e porti. Il gruppo PCG è figlio
di una join venture tra Serco (www.serco.com) e Wachkenhut Corrections
Corporation of the Usa che col supporto di Serco Investiments, s'è
distino anche nella costruzione di diverse carceri in Gran Bretagna come
per esempio Lowdham Grange, Kilmarnock, Pucklechurch e Dovegate . PCG
si occupa anche di controllo a distanza di detenuti condannati a pene
alternative al carcere e ha contratti per trasferimenti e custodia dei
detenuti, oltre alla gestione elettronica del controllo su due aree in
Inghilterra e Galles.
Group4
Immigrati e rifugiati. Ha recentemente aperto una nuova prigione a Bloemfontein
(Sud Africa), con una capienza di 2.928 prigionieri. E sta lavorando nella
costruzione di un nuovo carcere, a Lesotho, che arriverà a contenere
3.500 detenuti.
Prison Realty Trust
Gestisce 50 istituti carcerari, diversi dei quali in Gran Bretagna (oltre
che negli Usa).
www.prisonreit.com
The Manhattan Institute
Il suo primo direttore nonchè fondatore fu James Case ( futuro
capo della CIA sotto Reagan). Creato col fondo di JP Morgan/chase Manhattan
(David Rockefeller) assieme ad alcune multinazionali farmaceutiche (Pfizer
e lilly) direttamente collegate con Rockefeller e Bush senior, più
Time Warner, American Express, ecc...Questo istituto, che non ha mai fatto
chiarezza rispetto al suo ruolo all'interno del complesso industriale
carcerario, ha iniziato a gettare le basi del suo lavoro anche in Europa.
www.manhattan-institute.org
BI Incorporated
Provvede ai servizi e agli strumenti di controllo elettronico.
www.bi.com
Elmotech Ltd.
Provvede ai servizi e agli strumenti di controllo elettronico.
(Nota: non è stato ampliato il discorso rispetto
a quelle multinazionali che da qualche anno a questa parte si stanno occupando
della gestione del controllo degli immigrati tra controllo nelle comunità,
gestione degli immigrati nei centri di detenzione temporanei e rimpatri.
Questo aspetto merita certamente una attenzione approfindita, che non
mancherà di essere presente nel futuro prossimo della rivista).
Note
1 - Nata nel 1944 a Birmingham (Alabama), Angela Davis
è sicuramente una delle attiviste afro-americane più note,
oltre ad essere una riconosciuta accademica. Eva Goldberg è una
nota scrittrice/regista e lavora in solidarietà coi prigionieri.
Linda Evans, ex prigioniera politica antimperialista, è uscita
dal carcere il 20 Gennaio 2001. E’ possibile leggere il testo redatto
da Eve e Linda al seguente indirizzo: http://prisonactivist.org/crisis/evansgoldberg.html
2 - In questo momento, una azione della CCA (Corrections Corporation of
America) costa attorno ai $21.75. Rif: http://www.shareholder.com/cxw/quote.cfm
3 - Oltre alla già citata CCA, è necessario riportare, come
multinazionale di riferimento della detenzione, la Wackenhut Corrections
Corporation (WCC). Oltre a CCA e WCC ci sono altre 16 corporazioni che
si occupano di prigioni private, dentro e fuori i confini degli Stati
Uniti.
4 - Critical Resistance (Join the Struggle to End the Prison Industrial
Complex), il network che negli Usa sta lavorando, come da sottotitolo,
per la fine del Complesso Industriale Carcerario. Rif: http://www.criticalresistance.org/
5 - Il WTO incorpora il GATT (General Agreement on Tariffs and Trade)
6 - Tuttavia questo accordo non è mai stato completamente seguito
se consideriamo che almeno tre stati degli Usa (tra cui la California),
in questo momento, esportano i beni prodotti nelle loro prigioni.
7 - Fornire “servizi e materiali” al governo federale significa
prima di tutto fornire attrezzature all’esercito statunitense, primo
benificiario del lavoro dei detenuti segregati nelle carceri federali.
Non a caso il Generale brigadiere John Cusick, ufficiale comandante del
Defense Personnel Support Center, ha ringraziato UNICOR, al tempo della
prima Guerra del Golfo, per il “superbo supporto offerto alle Forze
Armate Americane” e per aver offerto i mezzi necessari di cui le
truppe necessitavano per vincere la guerra. (Rif.: http://www.unicor.gov)
8 - Se la popolazione carceraria è stata sostanzialmente costante
dagli anni 30 alla fine degli anni settanta, dal 1980 in poi l’incremento
è stato radicale: dai 24.000 detenuti nel 1980, ai 50.000 nel 1987,
fino ai 95.000 nel 1994.
9 - Steve Schwalb è l’Assistant Director del Bureau of Prisons
for Industries, Education, and Vocational Training e Chief Operating Officer
for Federal Prison Industries, Inc
10 - Secondo il report annuale diffuso dal FPI, i detenuti lavoratori
nel 2002 sono stati 21.778., distribuiti in tre prigioni/fabbriche, con
un “salario” oscillante da 23 centesimi fino ad un dollaro
e quindici centesimi.
11 - 2002 Annual Report—Industrial Programs, Locations, Inmate Employment,
and Net Sales as of September 30, 2002
12 - http://www.giustizia.it/pcarcere/attualita/Cosenza_
edilizia.htm
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