La Turchia, paese chiave tra Europa e
Medio Oriente
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Il punto di vista della sinistra rivoluzionaria turca.
Intervista ad un membro di Tayad.
1. Qual'è la situazione nella lotta a favore dei
prigionieri in Turchia contro le celle di tipo F, quali le iniziative
internazionali?
Come è noto, la più grande resistenza carceraria del mondo,
che imperversa in Turchia, continua sempre e comunque. Questa resistenza,
cominciata il 20 ottobre del 2000, si basa sul "death fast",
il "digiuno della morte". Fino ad oggi abbiamo avuto 106 martiri.
Circa 500 prigionieri sono stati resi invalidi a seguito di torture per
interventi medici forzati. La nostra resistenza, che dura da più
di 900 giorni, è un grido di rivolta contro l'isolamento, ma anche
contro i massacri, le più avvilenti torture e le più ignobili
menzogne.
In varie parti del mondo, si sono avute delle lotte che si sono distinte
per grandi atti di sacrificio contro il regime di isolamento carcerario.
Attualmente, il più grande di questi sacrifici, è, senza
dubbio, fatto in Turchia.
Questo è vero, sia per quanto riguarda il numero dei martiri, sia
per quanto riguarda la durata della resistenza, l'eroismo, la volontà
e la fede che sono scaturite.
La resistenza dei prigionieri non è rimasta confinata nelle prigioni.
Infatti, le famiglie dei prigionieri, simpatizzanti, ma anche persone
non organizzate, hanno solidarizzato con il movimento e si sono dati il
cambio per mantenere la resistenza fuori dalle mura. Inoltre, sia le persone
che sono state arrestate un pò ovunque in Turchia e incarcerate
nell'ambito delle azioni di sostegno allo sciopero della fame, sia i detenuti
in sciopero della fame, messi in libertà condizionata in veste
di ricatto, hanno perseguito il digiuno per le stesse rivendicazioni.
Questo atteggiamento ha generato un'unità nella resistenza in tutti
i paesi. Così, per questa unità senza precedenti tra l'interno
e l'esterno, la resistenza è divenuta una pagina della storia mondiale
della rivoluzione. La più importante di queste tradizioni si è
manifestata attraverso il mutuo sostegno. Viva la solidarietà fra
tutti i militanti che combattono l'imperialismo!
Ormai entrata nel suo terzo anno, la nostra resistenza con il digiuno
della morte prosegue sempre con lo stesso spirito di solidarietà.
Dall'inizio di questa resistenza, ossia dal 20 ottobre 2000, bisogna sottolineare
che più organizzazioni di sinistra che si erano unite alla resistenza,
si sono ritirate l'anno scorso.
Quindi siamo soli a resistere contro gli attacchi di tipo F. Una nuova
squadra di prigionieri in sciopero della fame ha dato il cambio. Recentemente
una compagna, Federide Harman è diventata martire in casa propria,
a seguito della sua resistenza, dopo essere stata rilasciata. La maggior
parte dei nostri compagni perseguendo il loro digiuno vengono ricoverati
in ospedale. Vengono incatenati mani e piedi al loro letto per essere
perquisiti forzatamente. I nostri ultimi martiri sono deceduti in seguito
a questi supplizi.
Nel febbraio scorso, impotenti nei confronti della nostra determinazione,
il parlamento ha ratificato una legge che legalizza la tortura medica
attraverso l'alimentazione forzata.
Questa legge è una chiara violazione del diritto di resistenza.
Sono state prese misure simili per rompere il movimento di sciopero durante
tutta la resistenza.
Comunque, la lotta della nostra organizzazione delle famiglie, TAYAD,
prosegue senza la minima interruzione, con abnegazione e soprattutto con
sofferenza: arresti, torture, incarcerazioni sono il quotidiano per gli
attivisti di TAYAD. Ricordiamo che TAYAD rimane molto attiva: l'organizzazione
raccoglie firme, organizza manifestazioni, scioperi della fame di solidarietà,
incontri e simposi, conferenze stampa, azioni di protesta davanti a sedi
del partito al potere AKP.
L'anno scorso, TAYAD ha sottoposto alla grande assemblea nazionale di
Turchia circa 150000 firme che reclamavano l'abolizione dell'isolamento.
TAYAD ha organizzato dei presidi settimanali davanti a ogni consolato
europeo con lo scopo di denunciare l'Europa che è dietro a queste
celle di tipo F.
Le famiglie di TAYAD hanno anche incontrato i responsabili del partito
AKP (giustizia e sviluppo) per trovare una soluzione al problema della
tortura bianca.
Oggi, la lotta contro l'isolamento è portata avanti unitamente
alla campagna contro la guerra di aggressione degli Stati Uniti contro
il popolo iracheno. Fin dall'inizio abbiamo affermato che è l'imperialismo
che impone il regime di isolamento in Turchia. Coloro che dichiarano la
guerra ai popoli e coloro che tentano di rompere il popolo attraverso
l'isolamento, sono gli stessi. Ecco perché la nostra lotta contro
l'isolamento e contro l'aggressione USA è una causa comune. La
nostra resistenza ha avuto un impatto non trascurabile sul nostro popolo,
ma anche sull'opinione pubblica internazionale.
In vari paesi (Italia, Paesi Baschi, Francia, Irlanda, Russia, Messico...)
ci sono state azioni di solidarietà e sensibilizzazione. Nel dicembre
scorso, abbiamo messo in piedi una piattaforma internazionale di lotta
contro l'isolamento, che mette insieme organizzazioni comuniste, anarchiche,
progressiste, sindacali e sociali in particolare, provenienti da vari
paesi d'Europa. Questa piattaforma ha contribuito a consacrare il "19
dicembre giornata internazionale di lotta contro l'isolamento carcerario".
Non è che l'inizio e deve ancora svilupparsi. Adesso, questa piattaforma
sta organizzando una carovana internazionale, che percorrerà tutta
l'Europa, fino ad Ankara, durante il mese di giugno, allo scopo di consegnare
una petizione che reclama la fine del regime di isolamento nelle prigioni
di tipo F.
2. Diteci qualcosa sulle mobilitazioni dei lavoratori
in Turchia in questi ultimi anni. Quali sono i principali sindacati ed
organizzazioni anticapitaliste?
Recentemente, sotto spinta dell'Associazione delle Imprese e degli Uomini
d'Affari di Turchia, TÜSIAD, il parlamento ha introdotto una riforma
al codice del lavoro, n°1475. Stabilita nel 1971 ed emendata nel 1983,
questa legge, nella sua versione modificata, è chiamata dai lavoratori,
la "legge sulla schiavitù".
Per tutta risposta, il governo AKP la chiama la "legge di adeguamento
all'Unione Europea". Questa riforma si basa sull'allargamento della
definizione di "impresa", questo significa un allargamento del
campo di utilizzazione dei lavoratori. Infatti, questa legge permette
ai padroni di utilizzare al massimo la flessibilità.
I padroni potranno spostare i loro dipendenti come meglio vorranno e anche
prestarli a un'altra impresa, come fossero schiavi.
Allo stesso tempo, il governo AKP ha ritardato la ratificazione della
legge della garanzia sul lavoro che era prevista per il 15 marzo scorso,
una legge conquistata dai lavoratori al termine di numerose lotte.
Su questa posticipazione, un membro dell'Unione delle Camere e delle Borse,
Kemal Çolakolu, ha dichiarato: "La posticipazione dell'approvazione
di questa legge di tre mesi è una decisione giusta e utile per
la pace del lavoro." Questo per dire come il governo AKP si impegni
per far piacere ai capitalisti. Quindi lo Stato non limita, certo, la
repressione nelle prigioni. Ma in questi ultimi tempi la resistenza contro
questa aggressione padronale non è stata all'altezza, a causa della
mancanza di unità fra i lavoratori.
Poiché l'isolamento è anche un'arma che le classi dominanti
utilizzano per minare l'unità della classe con l'aiuto della maggior
parte dei sindacati presenti che praticano, letteralmente, la smobilitazione
dei lavoratori.
L'esempio più significativo è l'atteggiamento tenuto dalla
direzione della Confederazione Sindacale dei Lavoratori del Pubblico Impiego,
KESK, il 21 marzo, la cui base è conosciuta per la sua combattività.
La direzione del KESK ha rifiutato di unirsi all'appello internazionale
contro l'aggressione all'Iraq. In generale, le confederazioni sindacali
ufficiali Türk-Is, Hak-Is e DISK, ognuna con milioni di lavoratori,
evitano coscientemente di chiamare i lavoratori a scendere in strada,
che sia per difendere il posto di lavoro, che sia per protestare contro
la crisi e la carestia o per denunciare la guerra.
Tutte queste organizzazioni si dicono anticapitaliste e antimperialiste.
Ma, come ovunque, la questione è adottare una pratica anticapitalista.
E questo non è il caso. Anche se, nella nostra storia, abbiamo
avuto delle resistenze operaie gloriose. Oggi la classe operaia ha bisogno
di unità. Nei confronti dell'aggressione economica del FMI, la
resistenza operaia è quasi inesistente. Questo si deve imputare
al sindacalismo di tipo MGK (battezzato così per aver difeso l'esercito
e i suoi sedicenti principi laici contro un sedicente pericolo fondamentalista),
che ha impegnato i lavoratori in problemi secondari.
Allo stesso tempo gli elementi rivoluzionari sono stati, per la maggior
parte, epurati dalle strutture sindacali. La nostra sfida è costruire
l'unità in seno alla classe operaia attraverso rivendicazioni comuni,
con lavoratori iscritti e non a un sindacato. Dedicheremo un grande sforzo
alla creazione di un Fronte Operaio che esprima la volontà e la
forza della classe operaia.
3. Cosa pensate della recente vittoria degli islamici
in Turchia alle elezioni?
Dalle votazioni del 3 Novembre, sono emersi due partiti: il Partito della
Giustizia e dello Sviluppo (AKP) e il Partito Repubblicano del Popolo
(CHP). Il grande vincitore è stato l'AKP, con circa il 35% dei
voti e due terzi dei seggi in parlamento. Il giorno successivo allo scrutinio
si annunciava "l'avvento di una nuova era"! Evidentemente questa
campagna elettorale è stata una mascherata democratica, come è
abituale vedere in Turchia.
Solo i volti e i nomi sono cambiati. Gli scopi non raggiunti dal cinquantasettesimo
governo verranno semplicemente portati a termine dal cinquantottesimo.
I risultati dello scrutinio e il varco che si è aperto all'AKP,
hanno messo in luce più aspetti e sono dovuti a varie ragioni:
è innanzitutto uno schiaffo ai partiti del governo di coalizione
(DSP, MHP, ANAP) e ai partiti d'opposizione (il Partito della Giusta Via,
DYP, e il Partito della Felicità, Saadet Partisi).
Il popolo gli ha dato una lezione indimenticabile. Dopo tre anni e mezzo
di miseria e repressione, il popolo ha punito il partito maggioritario
DSP con una cocente sconfitta elettorale, mai subita da alcun partito
nella storia repubblicana.
Gli altri membri della coalizione, così come i partiti dell'"opposizione",
non sono stati risparmiati. Semplicemente perché non hanno mosso
un dito contro la fame e la miseria. I voti all'AKP sono una protesta,
che tradisce un profondo malcontento della popolazione.
Questa "vittoria" elettorale mostra, evidentemente, la riuscita
del gioco democratico dell'oligarchia. Lo sbocco naturale del fiume del
malcontento popolare dovrà essere la rivoluzione. Nel frattempo,
fino a quando la corrente è debole, l'oligarchia canalizza il malcontento
per irrigare il suo sistema. L'AKP è in qualche modo il canale
di irrigazione dell'ordine stabilito. Le masse hanno optato per un partito
annunciato come "potenzialmente vittorioso". Non c'erano, d'altronde,
che due opzioni: l'AKP e il CHP. Inoltre l'AKP aveva un aspetto molto
più seducente del CHP, cosa che contribuisce a spiegare la scelta
delle masse in favore dell'AKP.
Prima di essere un voto reazionario e un voto di protesta contro le condizioni
sociali, è, anche e soprattutto, un voto di rifiuto nei confronti
delle concezioni e delle dottrine dello Stato. Il CHP, d'altronde, incarna
maggiormente i saccheggiatori dello Stato mentre l'AKP ha un aspetto più
alternativo e ribelle, quindi più attraente. I leader dell'AKP
hanno anche un aspetto più "popolare".
Il voto all'AKP è, anche, una reazione al disprezzo delle masse
e all'elitismo della borghesia. Questo voto si spiega, in breve, con un
netto rifiuto della fame e della tirannia, del cinquantasettesimo governo
e del MGK, del Consiglio Nazionale di Sicurezza, che in realtà
lo sostiene. Potremmo naturalmente aggiungere altre ragioni economiche,
politiche e sociali. Ma in fin dei conti le poltrone del parlamento sono
state liberate da un nuovo partito proamericano e "islamista".
4. La salita al potere degli islamici sembrerebbe non
cambiare le politiche internazionali ed economiche del paese. Il nuovo
governo ha di fatto appoggiato la guerra in Iraq e mantiene i rapporti
di collaborazione militare ed economica con Israele. Quali sono le mobilitazioni
contro la guerra ed a favore del popolo palestinese?
L'AKP si è candidato per applicare il programma dell'imperialismo
e dell'oligarchia, cosa che l'AKP esegue oggi. L'AKP non fa alcuna obiezione
alla realizzazione delle reti di antiguerriglia, alle prigioni di tipo
F, alle privatizzazioni, alla fame e alla tirannia.
Non costituisce alcuna contraddizione per il sistema. Il quadro e la concezione
politica che costituiscono l'AKP non sono una novità. Sono il prodotto
del 28 febbraio 1997 (data in cui il Consiglio Nazionale di Sicurezza
ha dato degli avvertimenti ai fondamentalisti e ha decretato un piano
di 20 punti per sradicare il "pericolo islamista") e ci viene
oggi servito come un partito nuovo.
Nel frattempo, l'ingerenza delle classi dominanti nella politica non si
sviluppa sempre in modo lineare e nelle condizioni che esse stesse vorrebbero.
Ogni tentativo di ingerenza provoca dinamiche antagoniste. Si può
dire lo stesso per l'AKP. L'oligarchia non ha subito danni in questa operazione
ed è anche riuscita a smussare il potenziale sedizioso di questo
partito. Così l'AKP ha vinto la gara contro tutti gli altri partiti,
che adulano l'imperialismo e l'oligarchia.
L'AKP non può agire a scapito del Consiglio Nazionale di Sicurezza,
dell'America e delle direttive del FMI. Tutti i suoi discorsi sono destinati
a nascondere la realtà, a coprire il saccheggio e la repressione.
Si è visto, come prima e durante l'aggressione USA all'Iraq, è
caduta la maschera dell'AKP. Fin dall'inizio l'AKP ha assunto un atteggiamento
ipocrita in quanto partito "islamista", questo non poteva giustificare
una collaborazione contro un paese mussulmano. Da una parte gioca al pacifista
per non attirarsi l'ira popolare, dall'altra esaudisce il volere degli
Stati Uniti. Si impegna per far approvare delle mozioni parlamentari in
favore dei suoi sostenitori USA. Recentemente, quando il ministro turco
per gli affari esteri Abdullah Gül ha incontrato Colin Powell, ha
ribadito che la Turchia ha fatto parte della coalizione contro l'Iraq.
Oggi, il governo dell'AKP sta vergognosamente vendendo il paese al suo
carissimo "partner strategico".
Questa si chiama collaborazione.
Sa che se non agisce così non potrà rimanere a lungo al
potere. Allo stesso tempo, il governo dichiara guerra al suo stesso popolo
sul fronte economico, militare e politico. Il paese è letteralmente
sotto occupazione. L'AKP non è il governo della Repubblica di Turchia,
ma del cinquantatreesimo stato degli Stati Uniti. Ha dato delle garanzie
per il rispetto dei piani "globali" dei monopoli americani:
privatizzazione, vendita delle risorse sotterranee, affitto delle fonti
di sfruttamento, sono necessità dell'economia imperialista globalizzata.
Al momento del suo ingresso al governo, l'AKP aveva già stabilito
un calendario di privatizzazioni. In politica il governo difende le direttive
americane e agisce parallelamente alle istituzioni imperialiste, dalle
Nazioni Unite alla NATO.
La Turchia è anche percepita come il "cavallo di Troia"
dell'America. Sul piano militare, le forze armate turche agiscono in collaborazione
con quelle USA alla frontiera turco-iraquena. La sola missione del governo
dell'AKP sembra essere portare assistenza all'America.
Non bisogna credere che il nostro popolo, rispetto a questo, resti in
silenzio. Si è verificato un forte risentimento durante l'incontro
tra gli invasori americani e i loro collaboratori. Il nostro popolo non
è distante dalla realtà che distingue il vicino oriente.
E' sempre stato sensibile alla causa palestinese.
Oggi dai sondaggi il 94% della popolazione è contraria all'aggressione
americana. Sfortunatamente, la debole mobilitazione delle masse è
dovuta alla mancanza di organizzazione e di inquadramento delle masse.
Il loro pensiero non si traduce in atti sotto forma di manifestazioni
di massa. Bisogna interpretare questa mancanza di reazione come una conseguenza
della politica d'intimidazione, tra cui la tortura bianca nelle prigioni
di tipo F costituisce una delle sue forme.
Malgrado tutto, c'è in tutte le zone del paese, un numero incalcolabile
di azioni alle quali partecipa un numero di persone sempre crescente.
In questa direzione, è stata un passo importante la manifestazione
del 1°marzo di quasi 100000 persone, organizzata contemporaneamente
al voto parlamentare sulla mozione che dava l'accesso alle truppe USA
al territorio turco.
La nostra più grande sfida oggi è riuscire a organizzare
le masse in un fronte unico contro la fame, la repressione, l'imperialismo
e il collaborazionismo.
5. Molte organizzazioni, anche turche, sono iscritte
nella lista nera antiterrorismo stilata dagli Usa e dalla UE. Cosa pensate
di questo e dell'aumento della repressione in Europa e Stati Uniti?
Rinfreschiamoci la memoria su ciò che è successo negli ultimi
anni, soprattutto dopo l'11 settembre: è un periodo in cui il terrore,
la minaccia e l'aggressività dell'imperialismo e soprattutto dell'imperialismo
USA hanno raggiunto dei livelli estremi.
Alcuni giorni dopo l'11 settembre, il mondo intero era scosso dall'isteria
del "terrorismo". I paesi, i popoli, le organizzazioni e le
stesse idee sono state prese, una per una, come "bersagli".
Senza cadere in questa demagogia del "terrorismo", della "violenza
sotto tutte le forme" e delle "vittime civili", le organizzazioni
della sinistra rivoluzionaria hanno dichiarato LA REALTA' DEL MONDO alla
luce della violenza di classe.
Hanno fatto un appello affinché tutti dibattessero di questa REALTA'.
Poiché gli attentati dell'11 settembre non sono che la conseguenza
di tutte le guerre portate avanti da America e Europa contro i popoli.
A seguito di questi attentati, hanno messo l'imperialismo sul banco degli
imputati e lo hanno giudicato Questo ha fatto dei partiti rivoluzionari
un nemico e un "bersaglio" prioritario per l'imperialismo.
Nel febbraio 2002, il direttore della CIA George Tenet ha proposto al
Senato di inserire nella lista alcune organizzazioni in quanto "bersagli
prioritari ". L'Europa non è stata da meno: l'America ha chiesto
di criminalizzare e l'Europa si è piegata. Il 2 maggio 2002 le
stesse organizzazioni erano già considerate, dalle istanze europee,
organizzazioni "terroriste". Questa lista non cessa di estendersi
a più paesi e organizzazioni. Da un lato l'America mobilita tutte
le sue forze dalla contro guerriglia al FMI per cambiare il regime dei
paesi che taccia di terrorismo; dall'altra, decine di movimenti nazionalisti,
rivoluzionari, islamisti vanno a ingrossare le fila dei proscritti. L'imperialismo
tenta di legittimare il suo terrorismo economico e politico in nome della
"guerra contro il terrorismo"!
Quindi qualsiasi siano stati i nomi dati, "globalizzazione",
"mondializzazione", "guerra contro il terrorismo",
le intenzioni dell'imperialismo americano saltano agli occhi. E' per questo
che l'America suscita un tale odio. In Europa, in Asia e ovunque milioni
di manifestanti gridano "no alla guerra", denunciando così
il vero terrorismo.
Qualunque esse siano, le "liste delle organizzazioni terroriste"
sono illegittime e non potranno mettere fine alla lotta dei popoli. Se
anche la sinistra rivoluzionaria è presa a bersaglio dai più
grandi nemici del popolo, è perché è sulla giusta
via.
Il fatto di essere sotto tiro da parte degli USA e dell'UE ed essere qualificati
come terroristi crea qualche inconveniente. Ci appoggiamo alla forza del
popolo. Marciamo sulla "nostra terra e con le nostre gambe".
Continuiamo la lotta! Ma portiamo avanti questa lotta sul nostro territorio.
Questo verdetto, o questo castigo degli Stati Uniti o dell'Europa, non
preoccupa oltre misura. Le liste nere non getteranno alcuna ombra sulla
nostra giusta lotta. Il terrorismo? Si, noi combattiamo per mettere fine
al terrorismo dello Stato fascista e per instaurare una democrazia popolare
6. Qual'è il ruolo della Turchia nella regione
in questa fase?
Ciò che rende la Turchia un luogo così bramato dall'imperialismo
è la sua situazione geografica. Da una parte il Caucaso e il petrolio
del mar Caspio che offre enormi potenzialità commerciali, dall'altra
parte c'è il Vicino Oriente che non è mai stato stabilizzato
dall'imperialismo.
Un terzo asse è quello balcanico. Se si aggiunge il fatto che la
Turchia è una zona di transito dall'est all'ovest della droga,
del denaro sporco e del traffico d'armi, si capiscono meglio i suoi molteplici
ruoli per l'imperialismo. L'imperialismo ha concesso alla Turchia il ruolo
di cavallo di Troia.
Ma queste tre regioni portano avanti un considerevole potenziale antimperialista.
Ecco perché l'imperialismo ha bisogno di una base solida all'interno
di questa regione.
Ecco perché gli interventi militari sono così frequenti.
Il Vicino Oriente è sempre stata una zona ribelle. Le riserve di
petrolio che vi si trovano rappresentano la metà delle riserve
mondiali. E' una zona che collega l'Africa, l'Asia e L'Europa.
Questa situazione strategica le dà un ruolo supplementare. In questa
zona del mondo, gli Stati Uniti soddisfano il 20% del loro bisogno di
petrolio, l'Europa, il 50% e il Giappone il 75%. I popoli della regione
soffrono di questa cupidigia.
Nell'agosto 1990, gli imperialisti avevano messo in atto la loro dottrina
del Nuovo Ordine Mondiale, preparando una nuova guerra nella regione a
profitto dei monopoli. I paesi più recalcitranti erano il bersaglio
di questa nuova strategia.
La prima guerra del Golfo fu un aggressione che coinvolse tutti i popoli
del Vicino Oriente. Niente a che vedere con la "liberazione del Kuwait",
il "mondo libero" o l'instaurazione della "democrazia".
Dopo la Prima Guerra di Divisione l'imperialismo britannico ha creato
dei pezzi, Israele che è il più grande agente dell'imperialismo
nella regione. Israele compie brillantemente la sua missione di gendarme
e di torturatore dei popoli del Vicino Oriente.
Allo stesso tempo, la resistenza del popolo palestinese e la presenza
di dittature piccolo borghesi, che mantengono delle contraddizioni con
l'imperialismo come l'Iraq, la Siria e la Repubblica Islamica d'Iran e
quella di quei nazionalisti kurdi che non si sono compromessi con l'imperialismo,
rendono gli scopi degli imperialisti e dei loro alleati sionisti più
difficili da raggiungere.
Ecco perché, durante gli anni '90, gli Stati Uniti hanno sviluppato
l'alleanza tra la Turchia e Israele. Il riavvicinamento della Turchia
ha provocato una certa banalizzazione e legittimazione d'Israele nelle
regione attraverso gli Stati arabi collaboratori.
Per quanto riguarda la resistenza dei popoli del Vicino Oriente, la Turchia,
ma anche paesi mussulmani che hanno un potere collaborazionista come l'Egitto
o la Giordania giocano un ruolo di primo ordine. Israele resta comunque
isolato nella regione. L'oligarchia della Turchia rende servizio con zelo,
e si è dimostrato nuovamente, durante la guerra di aggressione
all'Iraq. La Turchia è una vera e propria rampa di lancio per gli
Stati Uniti che utilizzano allegramente il suo spazio aereo per bombardare
l'Iraq. Questo esempio spiega l'importanza strategica della Turchia.
7. La Turchia non è stata ancora ammessa
nella UE. Gli USA cercano di far entrare la Turchia nell'Unione. A vostro
parere sarebbe una cosa positiva per il popolo turco?
L'UE, o le altre istituzioni imperialiste, hanno come scopo uno sfruttamento
sempre maggiore. Si possono valutare i rapporti tra Turchia e UE solo
sotto questa prospettiva.
Il governo turco oggi parla di un sogno vecchio di 40 anni. Per accedervi,
dà concessioni su concessioni. Che sia ben chiaro: l'adesione all'Europa
non è il sogno del popolo, ma della borghesia monopolista. Il settore
che spende più sforzi per accedere all'UE, questa borghesia collaborazionista
che vuole raggiungere nuovi mercati e accrescere i profitti.
Una borghesia che prova anche a penetrare i mercati delle repubbliche
turche dell'Asia centrale e per far questo usa la parentela storica e
culturale. Allo stesso tempo, senza entrare sotto la protezione dell'imperialismo,
non è possibile penetrare questi mercati o trarne una contropartita.
Accedendo all'UE, la borghesia monopolista beneficerà di un considerevole
aiuto finanziario. Guadagnerà la fiducia dei mercati internazionali.
Si svilupperà la collaborazione con il capitale straniero. Questi
aiuti finanziari costituiscono l'altra ragione che spinge la Turchia a
voler diventare parte dell'UE.
Per armonizzare l'economia turca, alleggerire la crisi, ma anche per strangolare
la lotta rivoluzionaria, l'UE sarà obbligata a erogare questo aiuto
finanziario. L'adesione della Turchia ridarà alla popolazione la
libertà di circolazione, che ridurrà la disoccupazione in
Turchia e l'aumenterà altrove. L'adesione della Turchia è
un peso che l'Europa non vuole portare.
Allo stesso tempo, l'Europa vede la Turchia come un tassello in più
nel processo di allargamento e di sicurezza dell'Europa.
Per estendersi verso i Balcani, il Vicino Oriente e il Caucaso, l'Europa
ha veramente bisogno della Turchia. Le sue risorse umane e le sue materie
prime sono anch'esse fonte di cupidigia. La Turchia rigurgita di minerali
di grande valore, come il boro e il torio.
L'UE giustifica il suo rifiuto di integrare la Turchia al suo interno
invocando la questione cipriota. La soluzione proposta dall'UE e dagli
USA è l'annessione dell'isola. Cipro è un crocevia strategico
importante per sottomettere i popoli della regione. Lo scopo inconfessato
è impedire che il popolo cipriota rivendichi la sua indipendenza.
Una volta annessa all'UE, Cipro sarà sottoposta a un maggiore controllo.
E' quindi semplice capire gli interessi degli imperialisti europei nell'accettare
la Turchia al loro interno.
Ma sono soprattutto gli Stati Uniti a desiderare che la Turchia entri
nel club europeo. Perché? All'interno del loro nuovo ordine mondiale,
gli Stati Uniti accordano un'importanza particolare alla Turchia.
Poiché gli USA hanno bisogno di un servo fedele in seno all'Europa
per minarla e far valere i propri interessi. Questo può permettere
all'imperialismo USA di prendere i pezzi migliori e di lasciare i problemi
all'imperialismo europeo. Gli USA vogliono anche che l'Europa assuma un
ruolo nella stabilizzazione della Turchia e del Vicino Oriente.
Per l'imperialismo la Turchia è un alleato inseparabile. A causa
della lotta rivoluzionaria che vi si sviluppa, la sua demografia e la
disoccupazione galoppante così come per le differenze culturali,
è un paese che costituisce un grande rischio. Ecco perché
l'UE preferisce temporeggiare e aggiornare la sua adesione.
Malgrado ciò, l'imperialismo non può abbandonare la Turchia.
Oggi l'Europa preferisce rallentare il processo di adesione della Turchia
e per questo, l'UE argomenta che la Turchia viola i diritti umani, sventola
il problema curdo o il problema cipriota per giustificare il suo rifiuto
di adesione della Turchia.
Per decreto del parlamento europeo, l'Europa ha sospeso gli aiuti finanziari
previsti nel quadro dell'unione doganiera. Per essere membri dell'UE,
essa deve rispettare i criteri di Copenhagen. In altri termini l'Europa
esige la stabilità! Come abbiamo spiegato prima le sue condizioni
sono uno specchietto per le allodole.
La radice del problema fra l'UE e la Turchia è che la Turchia è
un paese sotto la dominazione degli USA. L'UE è infastidita da
questa situazione. Ecco perché invoca le debolezze della Turchia.
In verità l'Europa se ne frega che in Turchia ci sia la democrazia
e il rispetto dei diritti umani. Ciò che a loro importa sono solo
i loro interessi. Hanno sostenuto tutti i poteri militari e i loro crimini.
L'Europa ha venduto le armi che sono servite ad assassinare il nostro
popolo. Dietro alle prigioni di tipo F e ai massacri in carcere c'è
l'UE.
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