Lotta dura contro la chiusura!
La parola agli operai Fiat di Termini Imerese.

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In continuità con gli approfondimenti fatti sulle forme che il lavoro oggi si da, e con lo sforzo di fornire una lettura alle dinamiche dello scontro capitale/lavoro inserite in un contesto europeo ed oltre, abbiamo ritenuto importante mettere a disposizione, come ulteriore strumento di comprensione, la testimonianza di chi concretamente vive flessibilità, precarietà, disoccupazione e sfruttamento, e si pone come protagonista delle lotte affrontando anche tutte le conseguenze a livello repressivo, dalle sanzioni per chi sciopera al licenziamento politico.
L'occasione è venuta con l'incontro del 6 Febbraio al quale siamo stati invitati come redazione, e con la successiva iniziativa pubblica del 7, tenuta a Viareggio dalla delegazione di operai di Termini Imerese, a cui hanno aderito le seguenti realtà sindacali: R.S.U.(rappresentanze Sindacali Unitarie)-Cantiere Navale Polo Nautico (ex SEC), Salindo, Mugnaini Avvolgibili, Cantiere Viareggio, Savema, Henraux, Freda Marmi, Campolonghi Marmi, Nuova Sicea, Sammontana di Empoli, Cobas del Marmo di Massa e Carrara; OR.S.A. regionale (Fisafs e Macchinisti FS); delegati/e RSU Cgil e Cobas, R.L.S. (Rappresentanti dei Lavoratori alla Sicurezza); RSU Nuovi Cantieri Apuania; RSU Fiom Piaggio di Pontedera; attivisti sindacali: Cantiere Navale Azimut, Sanità, Scuola, Ferrovie, Poste.
Riportiamo qui gli interventi e le risposte alle nostre domande dei delegati dello stabilimento siciliano, seguiti dai contributi di altre tre realtà sindacali; questo per poter meglio capire quelle che sono le differenze o le esigenze comuni fra chi si riconosce in una ben determinata politica sindacale, chi la critica dall'interno, o chi ha deciso di chiudere quel percorso.
Quindi, cercando di tracciare il filo conduttore con il ragionamento portato avanti nei numeri precedenti, rispondendo all'esigenza di capire quanto ancora certa politica sindacale, pur riscuotendo i suoi consensi, sia o sarà compatibile con l'acuirsi della crisi e con la conseguente maggiore necessità di alzare il livello dello scontro da parte dei lavoratori.


DELEGATO RSU FIOM TERMINI IMERESE
Non si era mai visto in una fabbrica fare 250 ore di sciopero in 2 mesi e mezzo. Questo scontro così forte è per rivendicare il posto di lavoro, dato che da noi la disoccupazione arriva al 30%. Lo stabilimento di Termini Imerese per noi è il simbolo produttivo della Sicilia, perché togliendo quel sito produttivo soprattutto nella Sicilia Occidentale rimane poco di industria.
Il 27 settembre è cominciato questo scontro con la Fiat con grande partecipazione dei lavoratori, che veniva fatto con grande forza perché non si poteva mettere a rischio tanti posti di lavoro. Abbiamo cercato di avere un rapporto unitario con le altre organizzazioni sindacali, inizialmente abbiamo tentato di affrontare la questione da soli, anche perché lo sciopero fatto il 27 settembre lo abbiamo proclamato soltanto come FIOM e lì non abbiamo avuto una grande adesione da parte dei lavoratori, che sono abituati a vedere tutte e tre le organizzazioni; lì ci sono soltanto FIM, FIOM e UILM; il fatto che noi siamo partiti da soli è stato perché a luglio c'è stato un accordo separato sulle mobilità (oramai è consuetudine firmare accordi separati); la FIOM non firmava, mentre FIM e UILM sì. Da lì già arrivavano segnali negativi per la FIAT. Iniziavamo a scioperare partendo da soli, senza avere una grande adesione. Nel momento in cui siamo stati insieme la vertenza è partita perché tutti si sono resi conto del grande rischio che lo stabilimento correva in questo scontro forte con la FIAT.
Sono partiti gli scioperi unitari, a quel punto i lavoratori si sono uniti; io credo che la vera forza di quelle iniziative è stata la presenza oltre ai lavoratori, dei cittadini, commercianti, giovani e studenti. Questo ha fatto venire fuori la grande forza della lotta.
Il primo sciopero che abbiamo fatto eravamo circa trentamila, c'era gran parte della città e tutto il territorio, e credo che il fatto che tutti assieme abbiamo rivendicato il lavoro e che quello stabilimento non doveva chiudere, ha dato forza ai lavoratori e a tutti quelli che credevano che lo scontro dovesse essere duro. Abbiamo fatto moltissime iniziative con tutti, con le donne, con i ragazzi; abbiamo bloccato autostrade, traghetti. Siamo stati a Melfi, dove c'è lo stabilimento FIAT che abbiamo sempre criticato, per il modo in cui i ragazzi vengono trattati. Siamo stati lì due volte, abbiamo bloccato le produzioni, cercando di parlare a quei giovani, che realmente vengono sfruttati e non pagati giustamente. Abbiamo tentato di far fare anche a loro quello che noi facevamo a Termini Imerese. Lì hanno condizioni lavorative particolari; lavorano sei giorni alla settimana con carichi di lavoro che dimostrano come quel sistema sia dannoso; abbiamo aperto questa discussione con loro, che venivano e cercavano quelli più coraggiosi, perché quella è una fabbrica giovane; i più coraggiosi cercavano di capire come si potevano organizzare.
Poche ore fa (giorno 7/02 n.d.r.)un delegato della FIOM è stato licenziato, sicuramente torneremo davanti ai cancelli per protestare anche nei confronti di questo licenziamento da parte della FIAT. Cercheremo di tornare lì per organizzare iniziative più forti. Siamo stati a Roma cercando di coinvolgere le istituzioni. Noi purtroppo abbiamo sindaco e presidente della Provincia del Polo, e allora diventa tutto più difficile.
Abbiamo cercato di tirarli per la giacca per metterli di fronte a una condizione di responsabilità. Non è facile perché sappiamo di che pasta sono fatti.
In quelle zone non è facile fare il sindacalista, e neanche cercare di andare in una direzione diversa da quella in cui ragionano in tanti. Da noi c'erano delle spiagge, si viveva di agricoltura, lo stabilimento nasce in una delle zone più belle della nostra Sicilia. Abbiamo cercato di costruire nei lavoratori una coscienza politica sindacale, non è facile però in queste iniziative è venuto fuori qualcosa di buono anche sulle questioni che riguardano l'Accordo di Programma: noi abbiamo tentato in tutti i modi di fare altre iniziative, di occupare la fabbrica, però dopo tre mesi non è facile, dopo 250 ore di sciopero, perché i lavoratori guardano poi anche l'aspetto economico di questa vicenda. Quando rientreremo in fabbrica tenteremo di riaprire un confronto con loro perché l' Accordo di Programma non tiene conto delle esigenze dei siti produttivi, però pensiamo che qualche cosa a Termini Imerese sia cambiato anche se non si può sganciare da quanto avviene a livello nazionale.
Questo paese può avere un futuro se l'industria dell'auto avrà un futuro.
Il fatto che lo stabilimento fosse chiuso e che a Settembre si potrebbe tornare a lavorare di fatto ha modificato quel piano industriale. Non dobbiamo ritenerci soddisfatti, ma trarne comunque qualcosa di positivo perché se diciamo sempre che non abbiamo risolto alcun problema i lavoratori si stancano. La carta vincente è guardare anche le piccole cose positive e far capire ai lavoratori che si può cambiare il piano industriale se i lavoratori ci credono. I sacrifici alla lunga pagano. bisogna rendere più forte la produzione mantenendola nel nostro paese.
A Termini Imerese vivremo anche momenti più difficili in questa seconda fase. Per quanto riguarda il metodo Melfi o il metodo Cassino, a Marzo o Aprile questi verranno messi sul piatto perché lo stabilimento riaprirà se verranno fatte quelle modifiche. Questo sarà il momento più difficile della vertenza. Noi possiamo fare la nostra parte però credo che sulla questione della flessibilità dobbiamo intervenire un po' tutti, dobbiamo far sentire il peso della protesta, perché altrimenti diventa difficile. Pensiamo a quello che è successo a Termoli, sette o otto anni fa, quando hanno messo in campo un meccanismo che prometteva circa seicento assunzioni in cambio di flessibilità. I lavoratori fecero un referendum e respinsero questa possibilità; il paese marciò davanti allo stabilimento di Termoli; è stato una cosa ignobile anche perché il parroco, il sindaco, tutti a marciare davanti ai cancelli affinché quell'accordo venisse messo in atto. Termini Imerese sarà messa in condizioni simili a Termoli; in quella vertenza i lavoratori sono stati una piccola parte, nella vertenza di Termini tutti quelli che avevano lavoro dentro alla fabbrica sono la maggioranza, ci sono cittadini, studenti, ecc., che non sanno come si vive dentro la fabbrica. Sarà un momento duro per i lavoratori quando diranno di lavorare un po' di più, con qualche disagio in più, in cambio della certezza che lo stabilimento avrà un futuro.
Le questioni della flessibilità e del precariato vengono messe con forza nel nostro contratto nazionale, e cioè un ragazzo che lavora da precario dopo otto mesi deve essere assunto a tempo indeterminato. C'è anche l'aspetto importante della possibilità di non creare grosse differenze fra primo, secondo e terzo livello e il settimo livello: ogni volta che si fa il contratto il terzo livello prende circa cinquanta euro, il settimo attorno agli ottanta euro. Quest'anno la FIOM nella piattaforma ha creato due possibilità: una è quella del salario uguale per tutti i livelli, e l'altro differenziato; i lavoratori che si stanno esprimendo nelle fabbriche sostengono con forza l'ipotesi del salario uguale per tutti. Queste saranno questioni importanti, che potranno rimettere in campo l'unità dei lavoratori perché se non ci sarà questa grande voglia di unità a Termini Imerese passerà quel meccanismo, e passerà anche in altri stabilimenti, perché quando ci sono stabilimenti come Melfi che hanno una produttività e un costo inferiore a quello di Termini Imerese, la Fiat non farà macchine a Termini. Le farà nei paesi sottosviluppati, nei paesi asiatici dove il costo del lavoro è molto inferiore. Se noi vogliamo tutelare i lavoratori dentro le fabbriche , se vogliamo dare una vita migliore ai ragazzi dentro alle fabbriche, dobbiamo poter modificare il metodo di lavoro.

RSU TERMINI IMERESE - INDOTTO
La tempistica del TMC II è stata scritta nell'Accordo di Programma fatto tra azienda e governo. Lo stabilimento di Termini, compreso anche l'indotto, riuscirà ad ottenere la riapertura a seconda delle condizioni di mercato della vettura che deve essere prodotta a Termini Imerese; inoltre è previsto il cambiamento dei contratti sul modello di Melfi; verrà fatto un corso di formazione per tutti i lavoratori FIAT e dell'indotto, con 15 giorni di teoria e 15 di pratica, dove vedere il funzionamento di questo nuovo sistema di ciclo di lavoro, appunto il TMC II. Inoltre si parla anche di reimpostare i turni di lavoro, facendone fare diciotto, se non addirittura diciannove. Questo significa tornare indietro di quarant'anni, perdere tutti i diritti dei lavoratori acquisiti dai nostri compagni, significa perdere tutto, cosa che non ci possiamo permettere, specie in una zona dove c'è un altissimo tasso di disoccupazione, più del 30%. Significherebbe essere lavoratori senza più un briciolo di dignità.
A Termini Imerese tra FIAT e indotto ci sono circa 3.300 lavoratori senza tenere conto delle piccole aziende sotto i 20 dipendenti, che non sono neanche state inserite in questa cifra, molte delle quali hanno già chiuso e licenziato i propri operai.
In tutta questa vertenza è nata una discriminazione perché non tutti i lavoratori hanno avuto la cassa integrazione, ne restano fuori 1300 circa al contrario di quanto dicono i mass media. Questo perché le piccole aziende non hanno la possibilità di anticipare la cassa integrazione a tutti i lavoratori. questo è il dramma che si vive giorno per giorno a Termini Imerese. Al rientro sono previste cinque settimane di lavoro, che altro non sono che quelle perdute nel 2002 in seguito al blocco della produzione provocato dagli scioperi. [...]
L'unico modo per fare capire all' azienda che deve sedersi al tavolo delle trattative è andare avanti con le lotte.

OPERAIO TERMINI IMERESE
Il nostro stabilimento a Termini Imerese è nato come "Sicil-Fiat", finanziato dalla regione siciliana . Negli anni '70 è stato cambiato in Fiat di Termini Imerese, e c'era una grande occupazione, con grande numero di donne, che prima mancavano del tutto. Negli anni '80 è stata cambiata la produzione con la Panda, per dieci anni. Dopo ci sono stati grandi cambiamenti con la Punto, e abbiamo fatto quasi un anno in cassa integrazione, esclusivamente per cambiare linee di lavorazione nello stabilimento. Dopodiché negli anni novanta c'è stata una grande occupazione, anche sotto forma di lavoro interinale. Abbiamo avuto punte di duecento interinali all'interno dello stabilimento. Le nostre erano le migliori automobili prodotte dalla FIAT, venivano trasportate in Germania e in tutto il mondo, eravamo la punta di diamante. Dopo, i nostri problemi più grossi sono arrivati con gli accordi firmati con l'apertura dello stabilimento di Melfi, cioè un accordo capestro per cui si lavora in condizioni pietose sotto TMC II senza recupero delle quattro ore di riposo. Lo stabilimento di Melfi, che anche noi come FIOM abbiamo firmato, e che oggi ci vogliono far firmare, non verrà accettato dai lavoratori. FIM e UIL hanno capito solo dopo di noi quello che stava succedendo. Le lotte le abbiamo portate avanti solo noi come FIOM. Abbiamo iniziato queste lotte occupando ferrovie, aeroporti, porti, facendolo con democrazia rispettando la gente, che ovunque ci acclamava. Il nostro è un grande problema perché a Termini i lavoratori vivono con un solo reddito, con circa 600 euro. noi non vogliamo la cassa integrazione, noi vogliamo il nostro posto di lavoro. Questo Accordo di Programma firmato è un accordo capestro.

Gli operai Fiat sono sempre stati protagonisti di importanti lotte, affrontando le varie forme della risposta padronale. Come si articola oggi la repressione nei vostri confronti?
La repressione si attua in tanti modi, come ad esempio a Melfi, che è qualcosa di vergognoso; io ho 26 anni e pensavo che a Termini Imerese già fosse tremendo, dove ti senti proprio sfruttato, come uno schiavo. Quando sono stato a Melfi ho fatto un'esperienza tragica; ho visto una vera forma di schiavitù a livello psicologico; le persone sono terrorizzate, vengono effettuati dei controlli, ogni cinque operai c'è un controllore per intimidirli, per invitarli a non fare gli scioperi. Infatti Melfi è una realtà dove il sindacato non riesce ad attecchire completamente.
Noi siamo stati tre giorni a Melfi, dove abbiamo conosciuto tanti compagni. Il primo giorno di protesta è arrivato un collega che si è presentato, e a cui abbiamo spiegato che saremmo rimasti lì tre giorni, che non ci sarebbe stata produzione; l'indomani mattina è tornato, e noi gli abbiamo spiegato che non era necessario che venisse perché noi non ci saremmo mossi di lì; e lui ha risposto che era stato il caposquadra a dirgli di venire se gli fosse stato possibile; poi gli ha telefonato, proprio davanti a noi, dicendo di essere stato bloccato e di non poter entrare.
Quindi si imponeva ai lavoratori di fare trenta o quaranta chilometri per andare in fabbrica e constatare se effettivamente c'era il blocco e non potevano entrare.
Inoltre alcune compagne ci hanno confidato di essere state minacciate, di essere state ricattate di dovere dare delle prestazioni sessuali altrimenti sarebbero state buttate fuori. Queste cose fanno rabbrividire.
Domandando ad una compagna perché non denunciasse tutti, abbiamo avuto per risposta che altrimenti avrebbe perso il lavoro.

Quali forme di lotta vi siete dati e vi prospettate in relazione ad un possibile inasprimento della situazione?
Voglio portare alcuni esempi che è difficile far conoscere a tutti i compagni . Durante una protesta, che abbiamo fatto sempre in modo pacifico e dignitoso sotto tutti i punti di vista, come ad esempio il blocco delle autostrade in cui se c'erano bambini, persone anziane o donne incinta davamo la precedenza e li facevamo passare, abbiamo trovato una persona presuntuosa perché aveva una divisa, o anche se quel giorno la divisa non l'aveva, aveva un tesserino in tasca; faceva un po' il furbo, ed è scattata purtroppo una piccola lite, che non è stata riportata dai mass media.
Invece durante il blocco a Messina, che è stato più pubblicizzato, un camionista è sceso e ha preso a botte un vigile urbano mandandolo all'ospedale. Noi, estranei a questo episodio, abbiamo piuttosto fatto impazzire la polizia perché avevamo l'ordine da parte della Prefettura di bloccare solamente gli ingressi del porto, invece di nostra iniziativa ci siamo spostati bloccando anche le piazze, il traffico; siamo stati chiamati anche in Questura. Questo vuole dimostrare che fino a quando noi abbiamo una certa prospettiva, ci manteniamo calmi, ma se il futuro è nero non so come andrà a finire.

RSU NUOVI CANTIERI APUANIA (MARINA DI CARRARA)
Esprimiamo grande solidarietà ai lavoratori di T.I. e a tutti, di Arese, dell'indotto, colpiti da una crisi non tanto di settore quanto dalla dabbenaggine dei propri dirigenti che non hanno voluto investire per proporre nuovi prodotti. Questo avviene anche nella farmaceutica, nell'informatica, lavorando su brevetti che provengono dall'estero. se vediamo i paesi più industrializzati non possono fare a meno del settore auto usando quote di partecipazione dello stato. Anche alla FIAT queste quote ci sono state ma sono state intascate e i lavoratori messi in cassa integrazione.
Nella nostra azienda viviamo una drammaticità molto simile a quella della FIAT pur facendo le dovute proporzioni. In questi giorni l'amministratore delegato è venuto a dirci che l'azienda va chiusa, con 1500 lavoratori, perché non serve dato che quelle costruzioni si fanno in Corea, in Giappone, in Cina, dove c'è una concorrenza sui prezzi maggiore della nostra.
A Massa e a Carrara in questi giorni ci è stato negato da questo governo "operaio" l'approvazione del piano regolatore che consentiva di far crescer il porto di Marina di Carrara dando occasione di sviluppo a tutto il territorio, di dare nuovo spazio ai cantieri Apuania perché potessero entrare in competizione con gli altri cantieri europei e non solo, perché le possibilità di acquisire nuove commesse la mia azienda le ha, ma le mancano gli spazi, con i quali si alleggerirebbe il costo su un ciclo integrato di produzione. Faremo uno sciopero unitario con una grande manifestazione. Però se l'unità sindacale è alimentata da una parte sola è una unità finta. In questo momento non vedo in CISL e UIL quella volontà che ci ha accomunato nei tempi passati di lottare perché salario diritti, lavoro, e soprattutto lavoro di quelli che non lo hanno, siano una battaglia comune. Io sono uscito dalla FIOM, quindi posso anche dirlo: io questa unità la vedo all'interno del sindacalismo di base, quindi non capisco perché ( e questo è un invito anche alla FIOM) se questo è vero, se all'interno del sindacalismo di base ci sono questi richiami (art.18, conservazione del posto di lavoro, salario, sindacato di classe, sindacato non di patteggiamento) la FIOM non apra da subito un tavolo per fare quelle cose con chi ci vuole stare, altrimenti noi stiamo qui a parlare di una unità che io auspico sia vera, che se è solo unità di sigle per i dirigenti non serve a nessuno e non servirà nemmeno ai lavoratori della FIAT.

RSU FIOM PIAGGIO PONTEDERA
Porto il saluto dei lavoratori e dei miei compagni della Piaggio ai lavoratori di Termini Imerese che rappresentano la punta più avanzata delle lotte nel nostro Paese; sono nella FIOM e vivo all'interno di questa confederazione tutta una serie di contraddizioni che in questi anni abbiamo dovuto sostenere soprattutto perché faccio parte di un gruppo di compagni che da dieci anni, all'interno di questa confederazione, ha dovuto sostenere una battaglia proprio contro le contraddizioni che c'erano in quella politica che abbiamo chiamato per anni "concertativa" e che al nostro interno abbiamo sempre combattuto. E' una politica che ha portato a questi risultati nell'industria del nostro paese; probabilmente se si vedono succedere queste cose alla FIAT, alla PIAGGIO e in altre grandi aziende, spesso una delle cause è stata proprio la politica concertativa per cui oggi dobbiamo veramente dire basta a questo tipo di politica se non vogliamo creare ulteriori danni alla classe lavoratrice. Noi alla Piaggio abbiamo vissuto un'esperienza, in questi ultimi dieci anni in particolar modo, molto dura perché sono stati firmarti degli accordi ai quali il nostro gruppo si è sempre opposto, che, sotto la copertura di creare sviluppo e nuove aperture nella politica industriale nella nostra zona, si sono poi concluse dopo qualche anno con l'estromissione di lavoratori dalla fabbrica e con l'impoverimento nel territorio di forza-lavoro. Sono stati fatti degli accordi in cui soprattutto è stata aumentata la precarizzazione del lavoro, sono stati applicati metodi di lavoro e tempistiche di lavoro quali il TMC II e altre forme di lavoro che hanno portato veramente alla perdita di salario, al peggioramento delle condizioni di lavoro e soprattutto all'estromissione di lavoratori dalla fabbrica. Solamente dal 1998 ad oggi attraverso questo tipo di accordi abbiamo perso alla fabbrica Piaggio di Pontedera più di duemila operai. Il TMC II, metodo e metrica dei tempi di lavoro, è stato inventato dalla FIAT per aumentare la produttività, che già con i metodi tabellari era aumentata del 15-20%, di un ulteriore 30%; tutto questo è avvenuto senza alcun aumento di salario, senza avere niente in cambio, per cui pensate al profitto che hanno fatto i padroni in questi anni, diminuendo la forza-lavoro nelle fabbriche, per cui poi si dice che ci sono le crisi, che bisogna superarle tornando a concertare al tavolo coi padroni. Hanno fatto lo stesso profitto che facevano con duemila operai in più, applicando questi metodi; noi in questi anni abbiamo portato avanti una battaglia contro questo e sappiamo, almeno dalle notizie che si riescono ad avere, che una delle condizioni per riaprire la fabbrica di Termini Imerese è quella di applicare il TMC II. Le uniche fabbriche che ufficialmente in Italia applicano il TMC II sono la Piaggio, la FIAT di Melfi e poi con un accordo separato a Cassino, firmato solo da Cisl e Uil. Chiaramente poi di sottobanco questi metodi passano a tutte le fabbriche dove non c'è sindacato, nelle piccole fabbriche, altrimenti questo metodo lo troviamo solamente in Brasile o in Polonia. Quindi questi padroni tentano di instaurare il terzo mondo anche da noi; noi ci siamo sempre opposti a questo disegno e continueremo a farlo. All'interno della FIOM in questi ultimi tempi c'è una svolta, soprattutto sulla piattaforma dei metalmeccanici; sono le cose che noi sosteniamo da dieci anni: salario, fine della precarizzazione, basta con i lavori atipici, ed eliminazione dei metodi di lavoro che portano ad uno sfruttamento maggiore, per dare una svolta. Il clima è forte in questo momento; credo che all'interno delle fabbriche il clima sia alto, come ce lo testimoniano i compagni di Termini Imerese, che sono la punta più avanzata delle lotte; soprattutto la nuova discesa in campo dei metalmeccanici, che sono stati sempre un po' il simbolo della classe operaia in Italia; riscendono in piazza con delle proposte abbastanza avanzate rispetto a tutto quello che è successo in questi anni; si tratta di farne patrimonio di tutti. Noi in Piaggio nei giorni scorsi abbiamo avuto una cosa abbastanza importante che non avveniva da anni soprattutto nei riguardi di noi del gruppo di cui accennavo prima: ci viene sistematicamente impedito di fare attività sindacale, di poter andare nei vari reparti sulle linee di montaggio, alle lavorazioni sulle macchine, per poter svolgere la nostra attività sindacale, mentre viene concesso per esempio a CISL e UIL, soprattutto dopo il famoso Patto per l'Italia; quello che avviene a livello nazionale si riproduce poi nella pratica sindacale nelle fabbriche; d'accordo con i lavoratori, sensibilissimi a questa cosa, abbiamo fatto uno sciopero che è riuscito al 95% e cioè i lavoratori sono scesi in sciopero per difendere i propri delegati. Era una cosa che non si vedeva da anni. Questo significa che nelle fabbriche la tensione è alta e bisogna tenerla alta. Chiediamo che tutte le forze sociali e sindacali delle altre categorie, in questo momento lo sostengano, perché quest'anno la lotta dei metalmeccanici sarà indispensabile per cominciare a voltare pagina, come quando negli anni '50-'60-'70 i metalmeccanici sono stati la punta avanzata del movimento sindacale, sono quelli che sono scesi in piazza per fare i contratti per tutte le categorie. I metalmeccanici scendono di nuovo in piazza, c'è anche all'interno della FIOM un clima forte. Io credo che intorno alla lotta dei metalmeccanici, in particolare quelli della FIAT, possiamo fare una grande svolta, per cui chiedo a tutti i compagni di unirsi a noi fino alla vittoria.

COBAS SCUOLA
La lotta della FIAT è un simbolo perché è stata capace di estendersi e ha messo in campo una forza e una capacità di lottare tipica della classe operaia in una condizione di flessibilizzazione e divisione, in cui si vuole dare l'ultimo colpo a ogni forma di conflittualità sociale. Questa lotta è accomunata alla lotta del personale docente delle scuole dal fatto che l'attacco è sempre quello della ristrutturazione e della razionalizzazione. Nella scuola non c'è più un sistema educativo, ma formativo-istruttivo; nella scuola si sta prendendo una terminologia tipicamente aziendale.
Quello che si sta ottenendo è la soppressione delle piccole scuole con esperienze storiche di tempo pieno, la riduzione degli insegnanti di sostegno, con la Finanziaria 2003 si riduce il personale docente di circa 35000 unità da attuarsi entro il 2005, la riduzione del personale non docente di circa 28000 unità sempre entro il 2005, e si prevede anche il licenziamento del personale ATA dichiarato non idoneo, senza rispetto di alcun contratto.
Questo è simile all'attacco alla Fiat. Questo attacco alla scuola non è del governo Berlusconi, ma viene da molto lontano, perpetuato anche dal governo di centro sinistra.. Se adesso ritroviamo unità con i lavoratori della CGIL e della CISL, questa nasce dalle lotte, non ha niente a che vedere con i vertici sindacali, con i giochi più o meno elettoralistici di alcuni vertici sindacali e tanto meno con il mobilitare a secondo di chi sia al governo. Quindi la logica è la stessa, anche se l'attacco alla scuola è molto più profondo: ha conseguenze meno materiali, senz'altro, però ciò che si vuole creare è la produzione di soggetti non pensanti, di tecnici ( con la riforma Moratti sono state diminuite molte ore relative a discipline espressive), soggetti competenti e flessibili. Questo incontro può essere un primo tassello portante per la ricostruzione dell'unità fra lavoratori e lavoratrici.

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