Lotta dura contro la chiusura!
La parola agli operai Fiat di Termini Imerese.
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fatti sulle forme che il lavoro oggi si da, e con lo sforzo di fornire
una lettura alle dinamiche dello scontro capitale/lavoro inserite in un
contesto europeo ed oltre, abbiamo ritenuto importante mettere a disposizione,
come ulteriore strumento di comprensione, la testimonianza di chi concretamente
vive flessibilità, precarietà, disoccupazione e sfruttamento,
e si pone come protagonista delle lotte affrontando anche tutte le conseguenze
a livello repressivo, dalle sanzioni per chi sciopera al licenziamento
politico.
L'occasione è venuta con l'incontro del 6 Febbraio al quale siamo
stati invitati come redazione, e con la successiva iniziativa pubblica
del 7, tenuta a Viareggio dalla delegazione di operai di Termini Imerese,
a cui hanno aderito le seguenti realtà sindacali: R.S.U.(rappresentanze
Sindacali Unitarie)-Cantiere Navale Polo Nautico (ex SEC), Salindo, Mugnaini
Avvolgibili, Cantiere Viareggio, Savema, Henraux, Freda Marmi, Campolonghi
Marmi, Nuova Sicea, Sammontana di Empoli, Cobas del Marmo di Massa e Carrara;
OR.S.A. regionale (Fisafs e Macchinisti FS); delegati/e RSU Cgil e Cobas,
R.L.S. (Rappresentanti dei Lavoratori alla Sicurezza); RSU Nuovi Cantieri
Apuania; RSU Fiom Piaggio di Pontedera; attivisti sindacali: Cantiere
Navale Azimut, Sanità, Scuola, Ferrovie, Poste.
Riportiamo qui gli interventi e le risposte alle nostre domande dei delegati
dello stabilimento siciliano, seguiti dai contributi di altre tre realtà
sindacali; questo per poter meglio capire quelle che sono le differenze
o le esigenze comuni fra chi si riconosce in una ben determinata politica
sindacale, chi la critica dall'interno, o chi ha deciso di chiudere quel
percorso.
Quindi, cercando di tracciare il filo conduttore con il ragionamento portato
avanti nei numeri precedenti, rispondendo all'esigenza di capire quanto
ancora certa politica sindacale, pur riscuotendo i suoi consensi, sia
o sarà compatibile con l'acuirsi della crisi e con la conseguente
maggiore necessità di alzare il livello dello scontro da parte
dei lavoratori.
DELEGATO RSU FIOM TERMINI IMERESE
Non si era mai visto in una fabbrica fare 250 ore di sciopero in 2 mesi
e mezzo. Questo scontro così forte è per rivendicare il
posto di lavoro, dato che da noi la disoccupazione arriva al 30%. Lo stabilimento
di Termini Imerese per noi è il simbolo produttivo della Sicilia,
perché togliendo quel sito produttivo soprattutto nella Sicilia
Occidentale rimane poco di industria.
Il 27 settembre è cominciato questo scontro con la Fiat con grande
partecipazione dei lavoratori, che veniva fatto con grande forza perché
non si poteva mettere a rischio tanti posti di lavoro. Abbiamo cercato
di avere un rapporto unitario con le altre organizzazioni sindacali, inizialmente
abbiamo tentato di affrontare la questione da soli, anche perché
lo sciopero fatto il 27 settembre lo abbiamo proclamato soltanto come
FIOM e lì non abbiamo avuto una grande adesione da parte dei lavoratori,
che sono abituati a vedere tutte e tre le organizzazioni; lì ci
sono soltanto FIM, FIOM e UILM; il fatto che noi siamo partiti da soli
è stato perché a luglio c'è stato un accordo separato
sulle mobilità (oramai è consuetudine firmare accordi separati);
la FIOM non firmava, mentre FIM e UILM sì. Da lì già
arrivavano segnali negativi per la FIAT. Iniziavamo a scioperare partendo
da soli, senza avere una grande adesione. Nel momento in cui siamo stati
insieme la vertenza è partita perché tutti si sono resi
conto del grande rischio che lo stabilimento correva in questo scontro
forte con la FIAT.
Sono partiti gli scioperi unitari, a quel punto i lavoratori si sono uniti;
io credo che la vera forza di quelle iniziative è stata la presenza
oltre ai lavoratori, dei cittadini, commercianti, giovani e studenti.
Questo ha fatto venire fuori la grande forza della lotta.
Il primo sciopero che abbiamo fatto eravamo circa trentamila, c'era gran
parte della città e tutto il territorio, e credo che il fatto che
tutti assieme abbiamo rivendicato il lavoro e che quello stabilimento
non doveva chiudere, ha dato forza ai lavoratori e a tutti quelli che
credevano che lo scontro dovesse essere duro. Abbiamo fatto moltissime
iniziative con tutti, con le donne, con i ragazzi; abbiamo bloccato autostrade,
traghetti. Siamo stati a Melfi, dove c'è lo stabilimento FIAT che
abbiamo sempre criticato, per il modo in cui i ragazzi vengono trattati.
Siamo stati lì due volte, abbiamo bloccato le produzioni, cercando
di parlare a quei giovani, che realmente vengono sfruttati e non pagati
giustamente. Abbiamo tentato di far fare anche a loro quello che noi facevamo
a Termini Imerese. Lì hanno condizioni lavorative particolari;
lavorano sei giorni alla settimana con carichi di lavoro che dimostrano
come quel sistema sia dannoso; abbiamo aperto questa discussione con loro,
che venivano e cercavano quelli più coraggiosi, perché quella
è una fabbrica giovane; i più coraggiosi cercavano di capire
come si potevano organizzare.
Poche ore fa (giorno 7/02 n.d.r.)un delegato della FIOM è stato
licenziato, sicuramente torneremo davanti ai cancelli per protestare anche
nei confronti di questo licenziamento da parte della FIAT. Cercheremo
di tornare lì per organizzare iniziative più forti. Siamo
stati a Roma cercando di coinvolgere le istituzioni. Noi purtroppo abbiamo
sindaco e presidente della Provincia del Polo, e allora diventa tutto
più difficile.
Abbiamo cercato di tirarli per la giacca per metterli di fronte a una
condizione di responsabilità. Non è facile perché
sappiamo di che pasta sono fatti.
In quelle zone non è facile fare il sindacalista, e neanche cercare
di andare in una direzione diversa da quella in cui ragionano in tanti.
Da noi c'erano delle spiagge, si viveva di agricoltura, lo stabilimento
nasce in una delle zone più belle della nostra Sicilia. Abbiamo
cercato di costruire nei lavoratori una coscienza politica sindacale,
non è facile però in queste iniziative è venuto fuori
qualcosa di buono anche sulle questioni che riguardano l'Accordo di Programma:
noi abbiamo tentato in tutti i modi di fare altre iniziative, di occupare
la fabbrica, però dopo tre mesi non è facile, dopo 250 ore
di sciopero, perché i lavoratori guardano poi anche l'aspetto economico
di questa vicenda. Quando rientreremo in fabbrica tenteremo di riaprire
un confronto con loro perché l' Accordo di Programma non tiene
conto delle esigenze dei siti produttivi, però pensiamo che qualche
cosa a Termini Imerese sia cambiato anche se non si può sganciare
da quanto avviene a livello nazionale.
Questo paese può avere un futuro se l'industria dell'auto avrà
un futuro.
Il fatto che lo stabilimento fosse chiuso e che a Settembre si potrebbe
tornare a lavorare di fatto ha modificato quel piano industriale. Non
dobbiamo ritenerci soddisfatti, ma trarne comunque qualcosa di positivo
perché se diciamo sempre che non abbiamo risolto alcun problema
i lavoratori si stancano. La carta vincente è guardare anche le
piccole cose positive e far capire ai lavoratori che si può cambiare
il piano industriale se i lavoratori ci credono. I sacrifici alla lunga
pagano. bisogna rendere più forte la produzione mantenendola nel
nostro paese.
A Termini Imerese vivremo anche momenti più difficili in questa
seconda fase. Per quanto riguarda il metodo Melfi o il metodo Cassino,
a Marzo o Aprile questi verranno messi sul piatto perché lo stabilimento
riaprirà se verranno fatte quelle modifiche. Questo sarà
il momento più difficile della vertenza. Noi possiamo fare la nostra
parte però credo che sulla questione della flessibilità
dobbiamo intervenire un po' tutti, dobbiamo far sentire il peso della
protesta, perché altrimenti diventa difficile. Pensiamo a quello
che è successo a Termoli, sette o otto anni fa, quando hanno messo
in campo un meccanismo che prometteva circa seicento assunzioni in cambio
di flessibilità. I lavoratori fecero un referendum e respinsero
questa possibilità; il paese marciò davanti allo stabilimento
di Termoli; è stato una cosa ignobile anche perché il parroco,
il sindaco, tutti a marciare davanti ai cancelli affinché quell'accordo
venisse messo in atto. Termini Imerese sarà messa in condizioni
simili a Termoli; in quella vertenza i lavoratori sono stati una piccola
parte, nella vertenza di Termini tutti quelli che avevano lavoro dentro
alla fabbrica sono la maggioranza, ci sono cittadini, studenti, ecc.,
che non sanno come si vive dentro la fabbrica. Sarà un momento
duro per i lavoratori quando diranno di lavorare un po' di più,
con qualche disagio in più, in cambio della certezza che lo stabilimento
avrà un futuro.
Le questioni della flessibilità e del precariato vengono messe
con forza nel nostro contratto nazionale, e cioè un ragazzo che
lavora da precario dopo otto mesi deve essere assunto a tempo indeterminato.
C'è anche l'aspetto importante della possibilità di non
creare grosse differenze fra primo, secondo e terzo livello e il settimo
livello: ogni volta che si fa il contratto il terzo livello prende circa
cinquanta euro, il settimo attorno agli ottanta euro. Quest'anno la FIOM
nella piattaforma ha creato due possibilità: una è quella
del salario uguale per tutti i livelli, e l'altro differenziato; i lavoratori
che si stanno esprimendo nelle fabbriche sostengono con forza l'ipotesi
del salario uguale per tutti. Queste saranno questioni importanti, che
potranno rimettere in campo l'unità dei lavoratori perché
se non ci sarà questa grande voglia di unità a Termini Imerese
passerà quel meccanismo, e passerà anche in altri stabilimenti,
perché quando ci sono stabilimenti come Melfi che hanno una produttività
e un costo inferiore a quello di Termini Imerese, la Fiat non farà
macchine a Termini. Le farà nei paesi sottosviluppati, nei paesi
asiatici dove il costo del lavoro è molto inferiore. Se noi vogliamo
tutelare i lavoratori dentro le fabbriche , se vogliamo dare una vita
migliore ai ragazzi dentro alle fabbriche, dobbiamo poter modificare il
metodo di lavoro.
RSU TERMINI IMERESE - INDOTTO
La tempistica del TMC II è stata scritta nell'Accordo di Programma
fatto tra azienda e governo. Lo stabilimento di Termini, compreso anche
l'indotto, riuscirà ad ottenere la riapertura a seconda delle condizioni
di mercato della vettura che deve essere prodotta a Termini Imerese; inoltre
è previsto il cambiamento dei contratti sul modello di Melfi; verrà
fatto un corso di formazione per tutti i lavoratori FIAT e dell'indotto,
con 15 giorni di teoria e 15 di pratica, dove vedere il funzionamento
di questo nuovo sistema di ciclo di lavoro, appunto il TMC II. Inoltre
si parla anche di reimpostare i turni di lavoro, facendone fare diciotto,
se non addirittura diciannove. Questo significa tornare indietro di quarant'anni,
perdere tutti i diritti dei lavoratori acquisiti dai nostri compagni,
significa perdere tutto, cosa che non ci possiamo permettere, specie in
una zona dove c'è un altissimo tasso di disoccupazione, più
del 30%. Significherebbe essere lavoratori senza più un briciolo
di dignità.
A Termini Imerese tra FIAT e indotto ci sono circa 3.300 lavoratori senza
tenere conto delle piccole aziende sotto i 20 dipendenti, che non sono
neanche state inserite in questa cifra, molte delle quali hanno già
chiuso e licenziato i propri operai.
In tutta questa vertenza è nata una discriminazione perché
non tutti i lavoratori hanno avuto la cassa integrazione, ne restano fuori
1300 circa al contrario di quanto dicono i mass media. Questo perché
le piccole aziende non hanno la possibilità di anticipare la cassa
integrazione a tutti i lavoratori. questo è il dramma che si vive
giorno per giorno a Termini Imerese. Al rientro sono previste cinque settimane
di lavoro, che altro non sono che quelle perdute nel 2002 in seguito al
blocco della produzione provocato dagli scioperi. [...]
L'unico modo per fare capire all' azienda che deve sedersi al tavolo delle
trattative è andare avanti con le lotte.
OPERAIO TERMINI IMERESE
Il nostro stabilimento a Termini Imerese è nato come "Sicil-Fiat",
finanziato dalla regione siciliana . Negli anni '70 è stato cambiato
in Fiat di Termini Imerese, e c'era una grande occupazione, con grande
numero di donne, che prima mancavano del tutto. Negli anni '80 è
stata cambiata la produzione con la Panda, per dieci anni. Dopo ci sono
stati grandi cambiamenti con la Punto, e abbiamo fatto quasi un anno in
cassa integrazione, esclusivamente per cambiare linee di lavorazione nello
stabilimento. Dopodiché negli anni novanta c'è stata una
grande occupazione, anche sotto forma di lavoro interinale. Abbiamo avuto
punte di duecento interinali all'interno dello stabilimento. Le nostre
erano le migliori automobili prodotte dalla FIAT, venivano trasportate
in Germania e in tutto il mondo, eravamo la punta di diamante. Dopo, i
nostri problemi più grossi sono arrivati con gli accordi firmati
con l'apertura dello stabilimento di Melfi, cioè un accordo capestro
per cui si lavora in condizioni pietose sotto TMC II senza recupero delle
quattro ore di riposo. Lo stabilimento di Melfi, che anche noi come FIOM
abbiamo firmato, e che oggi ci vogliono far firmare, non verrà
accettato dai lavoratori. FIM e UIL hanno capito solo dopo di noi quello
che stava succedendo. Le lotte le abbiamo portate avanti solo noi come
FIOM. Abbiamo iniziato queste lotte occupando ferrovie, aeroporti, porti,
facendolo con democrazia rispettando la gente, che ovunque ci acclamava.
Il nostro è un grande problema perché a Termini i lavoratori
vivono con un solo reddito, con circa 600 euro. noi non vogliamo la cassa
integrazione, noi vogliamo il nostro posto di lavoro. Questo Accordo di
Programma firmato è un accordo capestro.
Gli operai Fiat sono sempre stati protagonisti di importanti
lotte, affrontando le varie forme della risposta padronale. Come si articola
oggi la repressione nei vostri confronti?
La repressione si attua in tanti modi, come ad esempio a Melfi, che è
qualcosa di vergognoso; io ho 26 anni e pensavo che a Termini Imerese
già fosse tremendo, dove ti senti proprio sfruttato, come uno schiavo.
Quando sono stato a Melfi ho fatto un'esperienza tragica; ho visto una
vera forma di schiavitù a livello psicologico; le persone sono
terrorizzate, vengono effettuati dei controlli, ogni cinque operai c'è
un controllore per intimidirli, per invitarli a non fare gli scioperi.
Infatti Melfi è una realtà dove il sindacato non riesce
ad attecchire completamente.
Noi siamo stati tre giorni a Melfi, dove abbiamo conosciuto tanti compagni.
Il primo giorno di protesta è arrivato un collega che si è
presentato, e a cui abbiamo spiegato che saremmo rimasti lì tre
giorni, che non ci sarebbe stata produzione; l'indomani mattina è
tornato, e noi gli abbiamo spiegato che non era necessario che venisse
perché noi non ci saremmo mossi di lì; e lui ha risposto
che era stato il caposquadra a dirgli di venire se gli fosse stato possibile;
poi gli ha telefonato, proprio davanti a noi, dicendo di essere stato
bloccato e di non poter entrare.
Quindi si imponeva ai lavoratori di fare trenta o quaranta chilometri
per andare in fabbrica e constatare se effettivamente c'era il blocco
e non potevano entrare.
Inoltre alcune compagne ci hanno confidato di essere state minacciate,
di essere state ricattate di dovere dare delle prestazioni sessuali altrimenti
sarebbero state buttate fuori. Queste cose fanno rabbrividire.
Domandando ad una compagna perché non denunciasse tutti, abbiamo
avuto per risposta che altrimenti avrebbe perso il lavoro.
Quali forme di lotta vi siete dati e vi prospettate in
relazione ad un possibile inasprimento della situazione?
Voglio portare alcuni esempi che è difficile far conoscere a tutti
i compagni . Durante una protesta, che abbiamo fatto sempre in modo pacifico
e dignitoso sotto tutti i punti di vista, come ad esempio il blocco delle
autostrade in cui se c'erano bambini, persone anziane o donne incinta
davamo la precedenza e li facevamo passare, abbiamo trovato una persona
presuntuosa perché aveva una divisa, o anche se quel giorno la
divisa non l'aveva, aveva un tesserino in tasca; faceva un po' il furbo,
ed è scattata purtroppo una piccola lite, che non è stata
riportata dai mass media.
Invece durante il blocco a Messina, che è stato più pubblicizzato,
un camionista è sceso e ha preso a botte un vigile urbano mandandolo
all'ospedale. Noi, estranei a questo episodio, abbiamo piuttosto fatto
impazzire la polizia perché avevamo l'ordine da parte della Prefettura
di bloccare solamente gli ingressi del porto, invece di nostra iniziativa
ci siamo spostati bloccando anche le piazze, il traffico; siamo stati
chiamati anche in Questura. Questo vuole dimostrare che fino a quando
noi abbiamo una certa prospettiva, ci manteniamo calmi, ma se il futuro
è nero non so come andrà a finire.
RSU NUOVI CANTIERI APUANIA (MARINA DI CARRARA)
Esprimiamo grande solidarietà ai lavoratori di T.I. e a tutti,
di Arese, dell'indotto, colpiti da una crisi non tanto di settore quanto
dalla dabbenaggine dei propri dirigenti che non hanno voluto investire
per proporre nuovi prodotti. Questo avviene anche nella farmaceutica,
nell'informatica, lavorando su brevetti che provengono dall'estero. se
vediamo i paesi più industrializzati non possono fare a meno del
settore auto usando quote di partecipazione dello stato. Anche alla FIAT
queste quote ci sono state ma sono state intascate e i lavoratori messi
in cassa integrazione.
Nella nostra azienda viviamo una drammaticità molto simile a quella
della FIAT pur facendo le dovute proporzioni. In questi giorni l'amministratore
delegato è venuto a dirci che l'azienda va chiusa, con 1500 lavoratori,
perché non serve dato che quelle costruzioni si fanno in Corea,
in Giappone, in Cina, dove c'è una concorrenza sui prezzi maggiore
della nostra.
A Massa e a Carrara in questi giorni ci è stato negato da questo
governo "operaio" l'approvazione del piano regolatore che consentiva
di far crescer il porto di Marina di Carrara dando occasione di sviluppo
a tutto il territorio, di dare nuovo spazio ai cantieri Apuania perché
potessero entrare in competizione con gli altri cantieri europei e non
solo, perché le possibilità di acquisire nuove commesse
la mia azienda le ha, ma le mancano gli spazi, con i quali si alleggerirebbe
il costo su un ciclo integrato di produzione. Faremo uno sciopero unitario
con una grande manifestazione. Però se l'unità sindacale
è alimentata da una parte sola è una unità finta.
In questo momento non vedo in CISL e UIL quella volontà che ci
ha accomunato nei tempi passati di lottare perché salario diritti,
lavoro, e soprattutto lavoro di quelli che non lo hanno, siano una battaglia
comune. Io sono uscito dalla FIOM, quindi posso anche dirlo: io questa
unità la vedo all'interno del sindacalismo di base, quindi non
capisco perché ( e questo è un invito anche alla FIOM) se
questo è vero, se all'interno del sindacalismo di base ci sono
questi richiami (art.18, conservazione del posto di lavoro, salario, sindacato
di classe, sindacato non di patteggiamento) la FIOM non apra da subito
un tavolo per fare quelle cose con chi ci vuole stare, altrimenti noi
stiamo qui a parlare di una unità che io auspico sia vera, che
se è solo unità di sigle per i dirigenti non serve a nessuno
e non servirà nemmeno ai lavoratori della FIAT.
RSU FIOM PIAGGIO PONTEDERA
Porto il saluto dei lavoratori e dei miei compagni della Piaggio ai lavoratori
di Termini Imerese che rappresentano la punta più avanzata delle
lotte nel nostro Paese; sono nella FIOM e vivo all'interno di questa confederazione
tutta una serie di contraddizioni che in questi anni abbiamo dovuto sostenere
soprattutto perché faccio parte di un gruppo di compagni che da
dieci anni, all'interno di questa confederazione, ha dovuto sostenere
una battaglia proprio contro le contraddizioni che c'erano in quella politica
che abbiamo chiamato per anni "concertativa" e che al nostro
interno abbiamo sempre combattuto. E' una politica che ha portato a questi
risultati nell'industria del nostro paese; probabilmente se si vedono
succedere queste cose alla FIAT, alla PIAGGIO e in altre grandi aziende,
spesso una delle cause è stata proprio la politica concertativa
per cui oggi dobbiamo veramente dire basta a questo tipo di politica se
non vogliamo creare ulteriori danni alla classe lavoratrice. Noi alla
Piaggio abbiamo vissuto un'esperienza, in questi ultimi dieci anni in
particolar modo, molto dura perché sono stati firmarti degli accordi
ai quali il nostro gruppo si è sempre opposto, che, sotto la copertura
di creare sviluppo e nuove aperture nella politica industriale nella nostra
zona, si sono poi concluse dopo qualche anno con l'estromissione di lavoratori
dalla fabbrica e con l'impoverimento nel territorio di forza-lavoro. Sono
stati fatti degli accordi in cui soprattutto è stata aumentata
la precarizzazione del lavoro, sono stati applicati metodi di lavoro e
tempistiche di lavoro quali il TMC II e altre forme di lavoro che hanno
portato veramente alla perdita di salario, al peggioramento delle condizioni
di lavoro e soprattutto all'estromissione di lavoratori dalla fabbrica.
Solamente dal 1998 ad oggi attraverso questo tipo di accordi abbiamo perso
alla fabbrica Piaggio di Pontedera più di duemila operai. Il TMC
II, metodo e metrica dei tempi di lavoro, è stato inventato dalla
FIAT per aumentare la produttività, che già con i metodi
tabellari era aumentata del 15-20%, di un ulteriore 30%; tutto questo
è avvenuto senza alcun aumento di salario, senza avere niente in
cambio, per cui pensate al profitto che hanno fatto i padroni in questi
anni, diminuendo la forza-lavoro nelle fabbriche, per cui poi si dice
che ci sono le crisi, che bisogna superarle tornando a concertare al tavolo
coi padroni. Hanno fatto lo stesso profitto che facevano con duemila operai
in più, applicando questi metodi; noi in questi anni abbiamo portato
avanti una battaglia contro questo e sappiamo, almeno dalle notizie che
si riescono ad avere, che una delle condizioni per riaprire la fabbrica
di Termini Imerese è quella di applicare il TMC II. Le uniche fabbriche
che ufficialmente in Italia applicano il TMC II sono la Piaggio, la FIAT
di Melfi e poi con un accordo separato a Cassino, firmato solo da Cisl
e Uil. Chiaramente poi di sottobanco questi metodi passano a tutte le
fabbriche dove non c'è sindacato, nelle piccole fabbriche, altrimenti
questo metodo lo troviamo solamente in Brasile o in Polonia. Quindi questi
padroni tentano di instaurare il terzo mondo anche da noi; noi ci siamo
sempre opposti a questo disegno e continueremo a farlo. All'interno della
FIOM in questi ultimi tempi c'è una svolta, soprattutto sulla piattaforma
dei metalmeccanici; sono le cose che noi sosteniamo da dieci anni: salario,
fine della precarizzazione, basta con i lavori atipici, ed eliminazione
dei metodi di lavoro che portano ad uno sfruttamento maggiore, per dare
una svolta. Il clima è forte in questo momento; credo che all'interno
delle fabbriche il clima sia alto, come ce lo testimoniano i compagni
di Termini Imerese, che sono la punta più avanzata delle lotte;
soprattutto la nuova discesa in campo dei metalmeccanici, che sono stati
sempre un po' il simbolo della classe operaia in Italia; riscendono in
piazza con delle proposte abbastanza avanzate rispetto a tutto quello
che è successo in questi anni; si tratta di farne patrimonio di
tutti. Noi in Piaggio nei giorni scorsi abbiamo avuto una cosa abbastanza
importante che non avveniva da anni soprattutto nei riguardi di noi del
gruppo di cui accennavo prima: ci viene sistematicamente impedito di fare
attività sindacale, di poter andare nei vari reparti sulle linee
di montaggio, alle lavorazioni sulle macchine, per poter svolgere la nostra
attività sindacale, mentre viene concesso per esempio a CISL e
UIL, soprattutto dopo il famoso Patto per l'Italia; quello che avviene
a livello nazionale si riproduce poi nella pratica sindacale nelle fabbriche;
d'accordo con i lavoratori, sensibilissimi a questa cosa, abbiamo fatto
uno sciopero che è riuscito al 95% e cioè i lavoratori sono
scesi in sciopero per difendere i propri delegati. Era una cosa che non
si vedeva da anni. Questo significa che nelle fabbriche la tensione è
alta e bisogna tenerla alta. Chiediamo che tutte le forze sociali e sindacali
delle altre categorie, in questo momento lo sostengano, perché
quest'anno la lotta dei metalmeccanici sarà indispensabile per
cominciare a voltare pagina, come quando negli anni '50-'60-'70 i metalmeccanici
sono stati la punta avanzata del movimento sindacale, sono quelli che
sono scesi in piazza per fare i contratti per tutte le categorie. I metalmeccanici
scendono di nuovo in piazza, c'è anche all'interno della FIOM un
clima forte. Io credo che intorno alla lotta dei metalmeccanici, in particolare
quelli della FIAT, possiamo fare una grande svolta, per cui chiedo a tutti
i compagni di unirsi a noi fino alla vittoria.
COBAS SCUOLA
La lotta della FIAT è un simbolo perché è stata capace
di estendersi e ha messo in campo una forza e una capacità di lottare
tipica della classe operaia in una condizione di flessibilizzazione e
divisione, in cui si vuole dare l'ultimo colpo a ogni forma di conflittualità
sociale. Questa lotta è accomunata alla lotta del personale docente
delle scuole dal fatto che l'attacco è sempre quello della ristrutturazione
e della razionalizzazione. Nella scuola non c'è più un sistema
educativo, ma formativo-istruttivo; nella scuola si sta prendendo una
terminologia tipicamente aziendale.
Quello che si sta ottenendo è la soppressione delle piccole scuole
con esperienze storiche di tempo pieno, la riduzione degli insegnanti
di sostegno, con la Finanziaria 2003 si riduce il personale docente di
circa 35000 unità da attuarsi entro il 2005, la riduzione del personale
non docente di circa 28000 unità sempre entro il 2005, e si prevede
anche il licenziamento del personale ATA dichiarato non idoneo, senza
rispetto di alcun contratto.
Questo è simile all'attacco alla Fiat. Questo attacco alla scuola
non è del governo Berlusconi, ma viene da molto lontano, perpetuato
anche dal governo di centro sinistra.. Se adesso ritroviamo unità
con i lavoratori della CGIL e della CISL, questa nasce dalle lotte, non
ha niente a che vedere con i vertici sindacali, con i giochi più
o meno elettoralistici di alcuni vertici sindacali e tanto meno con il
mobilitare a secondo di chi sia al governo. Quindi la logica è
la stessa, anche se l'attacco alla scuola è molto più profondo:
ha conseguenze meno materiali, senz'altro, però ciò che
si vuole creare è la produzione di soggetti non pensanti, di tecnici
( con la riforma Moratti sono state diminuite molte ore relative a discipline
espressive), soggetti competenti e flessibili. Questo incontro può
essere un primo tassello portante per la ricostruzione dell'unità
fra lavoratori e lavoratrici.
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all'Indice di SC 10 (1/2003)
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