A Monaco contro la Nato
Breve resoconto delle iniziative contro la "Conferenza sulla Sicurezza"
di Monaco
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Il 7/8/9 febbraio si e tenuta, come ogni anno la "Conferenza
sulla Sicurezza" a Monaco.
Quest'anno, alla vigilia della guerra contro l'Iraq e un paio di giorni
prima che gli ispettori ONU presentassero il loro rapporto al Consiglio
di Sicurezza, la conferenza aveva una importanza particolare, sia per
i rappresentanti del potere sia per le iniziative organizzate contro la
guerra.
Le contraddizioni all'interno della UE e con gli Stati Uniti riguardo
l'attacco al Iraq dominavano la conferenza.
Il ministro della difesa americano Rumsfeld ha colto l'occasione per tentare
di far allineare gli europei e di convincere i rappresentanti delle strutture
militari ed economiche che una guerra contro l'Iraq è neccessaria
e inevitabile: è stata l'ultima possibilità di fare il resoconto
sui possibili impatti della guerra sull'economia e sulla politica internazionale.
Per tutti quelli che si oppongono a questa guerra, la manifestazione contro
la "Conferenza sulla Sicurezza" è stato il primo evento
nazionale. Questo da un lato era un fatto positivo per la organizzazione
del controvertice ma nello stesso tempo risultava anche problematico per
il fatto che il movimento contro la guerra in Germania non poteva non
fare i conti con la posizione decisamente contraria alla guerra del proprio
governo.
Infatti, gli stessi che non hanno avuto alcuno scrupolo nelle guerre contro
la Serbia e l'Afghanistan respingono ora le richieste statunitensi di
una cooperazione totale. Ma le respingono unicamente per far capire che
non sono più disposti ad accettare la leadership incondizionata
degli Stati Uniti nelle politiche di controllo e di polizia internazionale.
L'interesse centrale delle iniziative franco-tedesche è infatti
quello di tenersi aperta la porta e consentire una potente influenza dell'Europa
nelle organizzazioni internazionali: non si tratta di un ripensamento,
ma semplicemente di un abile strategemma all'interno dei processi di ristrutturazione
delle gerarchie nel quadro internazionale.
Nella preparazione delle attività contro la Conferenza di Sicurezza
questa posizione "anti-guerra" del governo ha avuto impatti
diversi. Fin dall'inizio la linea della città di Monaco (SPD) e
del suo sindaco Ude (SPD), lo stesso che l'anno scorso aveva deciso il
divieto totale di ogni iniziativa e che è stato responsabile di
più di 700 arresti, era di sostenere le iniziative contro la guerra,
facendo riferimento alla manifestazione di Firenze, disapprovando però
le iniziative contro la NATO e contro la Conferenza di Sicurezza.
La conseguenza di questo approccio è stato che il sindaco Ude,
la SPD di Monaco e il direttivo dei sindacati hanno fatto un appello per
una manifestazione contro la guerra da tenersi l'8 Febbraio, lo stesso
giorno della manifestazione indetta dal comitato contro la Conferenza
sulla Sicurezza.
Questa mossa aveva chiaramente l'intenzione di dividere i "buoni"
e i "cattivi", ma questo progetto non é riuscito.
Tra le 25 000 persone che hanno partecipato alla manifestazione c'erano
delle realtà di base dei sindacati, moltissimi giovani più
o meno organizzati, e tante persone provenienti dal movimento per la pace
che avevano ben capito che un "No alla guerra" senza un "No
alla NATO" non ha nessun significato.
Nella preparazione delle iniziative, sia quest'anno sia l'anno scorso,
abbiamo sempre cercato di inserire le nostre parole d'ordine in un quadro
internazionale e il nostro punto di partenza è sempre stato che
le guerre sono intrinseche al capitalismo.
In questo contesto abbiamo legato il nostro lavoro con il lavoro dei compagni
svizzeri contro il vertice del World Economic Forum (WEF) a Davos. Il
WEF come la "Conferenza sulla Sicurezza" sono vertici privati,
organizzati dall'economia, non dalla politica. Ed entrambi gli eventi
sono incontri centrali per prendere le decisioni importanti sui livelli
economici, politici e militari.
La repressione
Mentre l'anno scorso sui manifestanti gravava l'ombra dello stato d'emergenza
nella città di Monaco, quest'anno la situazione era più
tranquilla.
La repressione è stata principalmente preventiva, una tendenza
ormai consolidata in Germania. Nell'ultimo periodo sono stati individuati
misteriosi gruppi militanti che poi servivano come pretesto per controlli,
sorveglianze, perquisizioni e arresti preventivi.
Questa repressione preventiva è culminata nell'assalto al "Marat",
un centro sociale che durante queste giornate doveva servire come punto
di riferimento.
Venerdi sera verso le 11 il centro è stato invaso da 300 poliziotti
con il pretesto di essere venuti a conoscenza del fatto che alcune persone
si sarebbero date lì appuntamento per organizzare atti sovversivi.
Queste "informazioni" evidentemente non sono mai verificabili,
ma permettono il controllo dei passaporti. Così tutti i presenti
al centro sono stati identificati e 22 persone sono state tratte in arrresto.
Questa perquisizione serviva principalmente a raccogliere informazioni
sulle strutture, a memorizzare nuovi dati nelle banche dati della polizia
e ad impedire a certe persone di partecipare al corteo.
La manifestazione, e sopratutto gli spezzoni organizzati, è stata
accompagnata da una presenza forte della polizia, il cui compito principale
è stato di riprendere il corteo con centinaie di videocamere. E
visto che in Germania esiste il divieto di coprirsi la faccia, questo
diventa un problema serio.
Ogni azione espressa dalla manifestazione viene documentata, e anche questo
è un atto repressivo di prevenzione.
La linea moderata e di prevenzione nei confronti delle manifestazioni
contro la guerra è una conseguenza della politica statale: in questa
fase vogliono mostrare all'opinione pubblica nazionale e internazionale
che il popolo tedesco (almeno su un punto) segue la linea del governo.
Per noi il successo della manifestazione non è il numero dei partecipanti:
le manifestazioni nazionali del fine settimana successivo sono state infatti
molto piu grandi.
Il successo è stato soprattutto nel fatto che siamo riusciti ad
affermare con chiarezza che la NATO e il nuovo ordine mondiale, e con
essa la globalizzazione capitalista, sono due lati della stessa medaglia.
Alcuni gruppi
del comitato promotore
contro la conferenza sulla sicurezza
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