Evviva, Yalta è finita!
Così ha esclamato Bush a Praga, nel novembre 2002. Alcune riflessioni
su quella che da molti viene definita la "più grande crisi
della Nato".
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Molto è stato detto e scritto in merito ad una
presunta fine della Nato davanti alle contrapposizioni tra Usa, Francia
e Germania, sulle modalità di gestione della guerra in Iraq.
La storia si ripete. Dalla fine della contrapposizione con il blocco sovietico
si è aperta una fase di scontro e ridefinizione del quadro imperialista,
e la Nato, come abbiamo spesso affermato, non può altro che esserne
coinvolta.
Non può che essere coinvolta nel momento in cui lo scontro tra
fazioni di borghesia, per contendersi il controllo o la superiorità
all'interno del quadro internazionale, assume toni più forti. Ancor
più quando tra i pretendenti esiste una fazione, quella Usa, che
dispone di strumenti militari maggiori delle altre, le quali non possono
competere, almeno per ora, su questo terreno.
E' utile continuare a ribadire che la Nato è ben lontana dal rappresentare
un'unione di forze attraverso la quale difendere i propri membri così
come l'abbiamo conosciuta durante la guerra fredda. La Nato si esprime
come luogo dove la borghesia imperialista, i blocchi imperialisti, nelle
loro varie espressioni, ricercano la loro mediazione. Un avanzamento del
suo ruolo da strumento militare ad un vero e proprio strumento politico
militare, all'interno del quale coinvolgere altri paesi e determinare
un sempre più allargato dominio della borghesia imperialista occidentale,
in primis gli Usa, sulle vecchie aree di dominio sovietico.
In un articolo sulla Nuova Nato. la rivista Analisi Difesa. coglie in
pieno questo ruolo di strumento politico a servizio degli Usa affermando
che "E' chiaro quindi che gli USA vogliono un'alleanza con un ruolo
soprattutto politico e per questo puntano ad un rapido allargamento con
la conseguenza che il peso militare sembra destinato a decrescere, schiacciato
dalle intese che gli USA hanno stipulato con Mosca e con i partners anglo-sassoni
(non solo la Gran Bretagna ma anche Canada e Australia) che offrono il
maggior contributo allo forzo bellico in atto in Afghanistan e nei confronti
dell'Iraq".
Come affermato precedentemente le stesse alleanze non possono che subire
le trasformazioni che si sviluppano sul piano politico economico ed in
particolare con l'acuirsi della crisi stessa. L'accelerazione americana,
nel determinarsi come fazione dominante, sicuramente accelera e riporta
all'interno della stessa Nato l'attuale fase di scontro tra le borghesie
imperialiste.
Nel tentare di approfondire, con tutti i nostri limiti, quanto sviluppatosi
nel dibattito attorno alla Nato e alla sua trasformazione in questi anni,
continuiamo a ritenere la Nato lo strumento della borghesia Usa, nella
stessa contrapposizione o meglio mantenimento dei rapporti attuali di
forza con l'Europa, nell'influenza verso le repubbliche ex sovietiche,
nel mediterraneo.
Questo non vuol dire che gli Usa e la Gb non decidano autonomamente di
procedere al di fuori della Nato o con modalità diverse dal passato
all'interno della stessa. Non è la prima volta che gli Usa e la
Gb svolgono operazioni di guerra; basta pensare alle operazioni che dal
'98 ad oggi, sono state portate contro l'Iraq o allo stesso attacco contro
l'Afghanistan. Tale scelta è stata sempre dettata dal fatto di
voler approfittare dell'attuale capacità di proiezione militare
per accaparrarsi la fetta più grossa della torta.
La Nato ha voluto dire e vuole dire per gli Usa, poter disporre di tutti
quegli strumenti idonei per poter utilizzare alleanze variabili a secondo
dell'intervento o delle condizioni internazionali. Quindi uno strumento
da usare a suo piacimento o meglio secondo l'esigenza di salvaguardare
i propri interessi.
Non possiamo negare che gli Usa, da un punto di vista militare, si dimostrano
autonomi dalle forze militari Nato, in particolare all'interno della tradizionale
alleanza con la Gran Bretagna, avendo la necessità, più
che di altre forze di attacco, di poter disporre di strumenti logistici
in grado di poter utilizzare gli standard tecnologici necessari per la
tipologia di guerra elettronica o integrata, o di forze che si occupino
di "mantenimento della pace".
Dall'altra parte il consenso Nato vuol dire per gli Usa non doversi confrontare
con una immagine guerrafondaia e arrogante che tende puntualmente a svilupparsi
all'interno dei paesi imperialisti. Questo aspetto è in questi
giorni studiato dagli analisti americani, in particolare per il crescente
sentimento antiamericano che tende a svilupparsi nella stessa Europa.
Elemento che può essere usato abilmente, in chiave opportunista,
da tutti quei settori di borghesia europea o sostenitori di questa, in
funzione di un maggior peso dell'Europa all'interno dello scacchiere internazionale.
Sarebbe da chiedersi se la Nato è in crisi perché tutta
questa attenzione attorno al vertice di Praga e perché la preoccupazione
generale che il dibattito sulla guerra in Iraq potesse prendere il sopravvento
sulla definizione del suo allargamento. E' innegabile che l'interesse
degli Usa in Europa non sia lo stesso di quello che abbiamo visto durante
la guerra fredda, ma questo non vuol dire che con l'espansione ad est,
la Nato non abbia, per gli Usa, la ragione di esistere e la sua importanza.
"Evviva, Yalta è finita!" è stata l'affermazione
di Bush al termine del vertice di Praga.
Come già sufficientemente scritto nel numero precedente di SC con
il vertice di Praga è stato sancito l'ingresso di sette nuovi paesi.
Questo dovrà avvenire dopo 18 mesi, nei quali i paesi invitati
dovranno compiere quelle trasformazioni previste dagli accordi per il
loro accesso. I paesi in questione sono Bulgaria, Slovenia, Romania, Lettonia,
Estonia, Lituania, Slovacchia.
Non sono state invitate, per ora, Albania, Croazia e Macedonia, alle quali
verrà però lasciata la "porta aperta" come affermato
dai vertici Nato.
Quanto previsto per l'accesso si riassume in cinque punti:
Dic. 2002 Marzo 2003: l'accesso prevede il totale assenso sulle regole
e le obbligazioni Nato in termini politici, economici, militari; inoltre,
sul contributo al budget Nato, esperti valuteranno l'effettiva capacità
e interesse dei paesi invitati
Gennaio-Marzo 2003: i paesi invitati dovranno fornire i tempi e le modalità
delle riforme
Marzo 2003: verranno firmati i protocolli per l'accesso
2003-2004: i protocolli verranno firmati da tutti i paesi membri
Entro Maggio 2004: verranno depositati i documenti di accesso e l'entrata
sarà formalizzata nel summit di maggio 2004
E' facile prevedere che questi paesi saranno tra i primi che si faranno
avanti a dichiarare la piena disponibilità delle loro basi e strutture
armate, come peraltro già fatto per la guerra in Afghanistan.
Durante il vertice di Praga è proprio Rumsfeld a affermare la vera
importanza della Nato per gli Usa: "è la missione che determina
l'alleanza e non l'alleanza che determina o può condizionare la
missione". Da qui si rileva quanto sia ancora più importante
l'espansione della Nato in funzione di una proiezione militare Usa in
aree dove l'alleato europeo non ha interessi o rileva una disparità
tra il costo e il beneficio della missione, vedi Iraq.
E' legata a questa esigenza la creazione di una forza di intervento rapido
di 21.000 uomini, la Nato Response Force, da poter dispiegare in un tempo
dai 7 ai 30 giorni. Secondo quanto riportato da alcuni esponenti dell'intelligence
militare, questa andrà a scontrarsi con la creazione di una forza
rapida europea che stenta a prendere forma, in particolare perché
sarà proprio l'elemento sul quale gli Usa potranno far conto all'interno
della Nato per le proprie scelte politico militari. La Francia ha espresso
subito il suo disappunto affermando che parteciperà a tale forza
unicamente se questa non pregiudicherà la creazione di una forza
militare indipendente da parte della Ue.
Inoltre è stato deciso di confermare il Prague Capatibilies Commitment
che dovrà sviluppare una sempre maggiore modernizzazione delle
tecnologie militari, di controllo, ecc.. per avere una sempre maggiore
capacità di affrontare le minacce che si prospetteranno, in particolare
legate alla asimmetria della guerra attuale.
Il vertice di Praga si è caratterizzato non solo come vertice di
allargamento, ma come un vertice di trasformazione stessa della Nato e
della sua struttura decisionale. Se quest'ultimo aspetto richiederà
certamente del tempo, non ultimi i problemi attuali di scontro Usa Ue,
la struttura militare avvierà fin da subito la sua trasformazione.
Verranno costituiti due Comandi funzionali, uno operativo denominato "Strategic
Commander Operations", con base a Mons, nel Belgio, e uno di supporto,
responsabile della dottrina, la pianificazione e l'addestramento, denominato
"Transformation Command" e situato negli USA nell'ex sito di
SACLANT, ben provvisto dei più aggiornati mezzi di simulazione.
I Comandi subordinati, MSC, PSC, etc., diventeranno tutti mobili e proiettabili.
Ne sopravviveranno otto, a fronte delle decine del passato. Si darà
avvio ad una certa divisione del lavoro all'interno dell'alleanza, con
le Nazioni più preparate che assumeranno la leadership in certe
aree fondamentali, sia dal punto operativo che tecnologico.
La più importante delle prime riguarda il comando britannico della
famosa Forza di Reazione Rapida, da costituire entro il 2006 a Rehindalen,
vicino Colonia, e con basi di rischieramento a Valencia, Milano e Istambul.
Sarà prevalentemente equipaggiata, oltre che dai britannici, spagnoli,
italiani e turchi che si deducono dalle basi citate, soprattutto dai francesi,
che dispongono dei dispositivi militari tradizionalmente più agguerriti
nella proiezione oltremare".
Come abbiamo scritto prima vedremo per quanto riguarda la Francia quanto
l'accelerazione attuale delle contraddizioni modificherà il suo
ruolo all'interno della forza di reazione rapida.
Altre Nazioni rivestiranno un ruolo direttivo e di coordinamento nel potenziamento
delle capacità "force multiplier" dell'Alleanza in cruciali
aree funzionali interforze. Ne sono state individuate otto, alle quali
corrisponderà la costituzione di altrettante agenzie interalleate:
area NBC; intelligence; sorveglianza aeroterrestre; C3I; "combat
effectiveness", che comprende guerra elettronica, soppressione delle
difesa aeree e armamenti di precisione; trasporto strategico aereo e navale;
rifornimento in volo; e supporto mobile al combattimento.
La Germania coordinerà il trasporto aereo strategico dell'Alleanza,
con un problema da risolvere: gli USA hanno presentato la proposta di
un leasing NATO di una ventina dei loro velivoli da trasporto pesante
C 17 Globemaster, mentre gli stessi tedeschi preferirebbero i giganteschi
Antonov russi e ucraini, interesse dettato più da opportunità
politico economiche che tecnico militari.
Danimarca e Norvegia coordineranno il trasporto marittimo, che dispone
in Europa di un ampio potenziale inutilizzato nelle flotte delle riserva
mobilitabili ma non mobilitate sino ad ora per la difficoltà di
armonizzare le varie legislazioni nazionali.
Ungheresi e cechi aiuteranno i tedeschi nella lobbying e eventuale gestione
degli Antonov, e assumeranno la leadership nelle iniziative di difesa
biologica e chimica, nella quale, soprattutto i secondi, si sono fatti
una reputazione di eccellenza, derivata da una precedente specializzazione
nell'ambito del Patto di Varsavia.
La Spagna guiderà l'area dei velivoli per il rifornimento in volo,
con l'obiettivo di costituire un pool di un centinaio di tanker che consenta
alle forze aeree NATO di condurre quelle operazioni a grande distanza
dalle basi che sono diventate la norma nella guerra moderna.
L'Olanda curerà le armi intelligenti, con particolare attenzione
per quanto riguarda la loro integrazione sui velivoli da combattimento
F 16 "europei", circa 200, che costituiscono uno dei maggiori
patrimoni delle Aviazioni NATO della sponda orientale dell'Atlantico,
e per i quali l'Aviazione Olandese è fondamentale sul profilo tecnico-operativo.
Francesi o Britannici sono i candidati più qualificati nella sorveglianza
aeroterrestre del campo di battaglia, nella quale entrambi i Paesi hanno
importanti competenze, non troppo distanti dal leader statunitense. Per
Canada e Italia dovrebbe essere possibile un ruolo di rilievo, a meno
di puntare tutto sulla componente operativa nella quale il nostro Paese
in particolare sarà certamente impegnato seriamente, per vocazione
e prossimità geografica alle aree di crisi.
A Praga i Paesi NATO si sono impegnati a portare le proprie spese della
difesa al di sopra del 2% entro 3-4 anni, in modo da riequilibrare il
burden sharing con il leader americano, che spende l'85 % in più
dei suoi 18 partner combinati, e cinque volte quello che essi totalizzano
insieme per la Ricerca e Sviluppo militare. Il livello del 2% diventerà
obbligatorio per poter continuare a sedere ai tavoli importanti dell'Alleanza,
soprattutto per i Paesi che aspirano ad un ruolo di primo piano. Il governo
italiano ha aspirazioni in tal senso e ha promesso che farà la
sua parte anche negli stanziamenti.
Al vertice di Praga erano presenti inoltre i cinque paesi del centro Asia
Uzbekistan, Kirgystan, Tagikistan, Kazakistan, Turkmenistan. La presenza
al summit di Praga ha consentito di cominciare a intraprendere una valutazione
sulle possibilità di cooperazione con i membri dell'alleanza. Tutti
e cinque i paesi hanno firmato accordi di PfP attraverso i quali è
stato accresciuto notevolmente lo sviluppo della cooperazione militare.
Comunque i livelli di collaborazione variano da stato a stato. In particolare
il Kazakistan ha offerto la possibilità della creazione di un battaglione
per l'invio delle truppe nei Balcani, mentre l'Uzbekistan ha intrapreso
un processo di sviluppo scientifico militare con la Nato. Nei giorni precedenti
al vertice di Praga la stessa Georgia ha chiesto di far parte dell'alleanza.
Tutto ciò non può che generare una reazione da parte della
Russia. All'interno di una riunione CIS è stato riaffermato, da
tutti i paesi membri, la legittimità della presenza militare russa
nell'area e la creazione di una forza di reazione rapida per la sicurezza
con militari provenienti da Tagikistan, Kirgistan, Kazakistan.
Intanto la Lettonia ha presentato, alla fine del mese di Gennaio, il piano
di riadeguamento politico militare per garantire il suo accesso nella
Nato nel 2004 come previsto dal vertice di Praga. Secondo fonti governative
il 70% dei lettoni sarebbe favorevole all'entrata nella Nato.
Sempre nel mese di gennaio vertici Nato hanno visitato la Romania per
verificare lo stato di avanzamento delle riforme militari, affermando
piena soddisfazione per quanto operato. Inoltre la Romania si è
garantita un accordo con la Lockeed Martin per la fornitura di 21 sistemi
di controllo radar missili che verranno forniti entro il 2004, data in
cui la Romania dovrebbe entrare a far parte a tutti gli effetti della
Nato.
La Lockeed Martin ha inoltre firmato un accordo con l'Albania di sistemi
di controllo aerei per un ammontare di 29 milioni di dollari.
La Slovacchia, nel mese di dicembre, ha presentato il proprio piano di
riforma degli investimenti alla difesa per adeguare il suo budget al 2%
del Pil come previsto dagli accordi Nato.
L'Estonia sempre nel mese di Gennaio ha svolto un primo round di consultazione
per verificare l'efficacia del proprio piano di avvicinamento agli standard
Nato.
La Polonia procederà entro il 2008 a rendere operativi 7 aeroporti
con standard Nato, con un investimento di oltre 100 milioni di euro da
parte dei paesi Nato. Nel frattempo la Lockeed si è aggiudicata
la fornitura, alla Polonia, di 48 F16 per un ammontare di 3,5 miliardi
di dollari. Alla gara hanno partecipato anche l'Inglese Bae insieme alla
svedese SAAB e la francese Dassault produttrice del Mirage.
Nel frattempo in Slovenia e Slovacchia si sono avviate le procedure per
la indizione di un referendum per l'adesione alla Nato. Questo aspetto
fa parte di una più complessa strategia indirizzata al consenso,
elemento fondamentale a cui i membri Nato danno una forte importanza,
verso l'entrata nella Nato e la sottomissione agli interessi imperialisti.
In Lituania è fallito invece il tentativo di promuovere il referendum
per il mancato raggiungimento del numero di firme richieste per la sua
indizione.
I paesi invitati, coloro che fanno parte del gruppo dei futuri pretendenti
per l'entrata nella Nato, ed i nuovi entrati, rappresentano le teste di
ponte dell'apparato militare Usa per la guerra all'Iraq, e non solo.
E' continuata, come già descritto nel numero precedente, la corsa
a garantire la propria disponibilità a far parte dell'alleanza
per la guerra all'Iraq, mettendo a disposizione i propri mezzi. Una sperimentazione
sul campo delle alleanze variabili all'interno della Nato.
Gli Usa hanno prontamente chiesto ai vertici Cechi il pieno appoggio alla
guerra in Iraq ed in particolare di mettere a loro disposizione le competenze
sulla guerra batteriologica e chimica; ciò si è tradotto,
per ora, in un prolungamento della loro presenza in Afghanistan.
Inoltre la Nato ha finanziato la costruzione di una base per il rifornimento
di carburante, con la funzione di disporre di un evoluto sistema di sostegno
alle operazioni aeree e di trasporto.
Alla Bulgaria è stato richiesto da parte degli Usa di mettere a
disposizione i propri aeroporti per consentirne l'utilizzo ai mezzi Nato
in caso di attacco all'Iraq. Nell'occasione è stata affermata la
volontà di stabilizzare la presenza Nato in Bulgaria e ribadito
l'utilizzo degli attuali aeroporti, prevedendo un loro immediato adeguamento,
con conseguente "ricaduta positiva anche da un punto di vista occupazionale".
L'Ungheria ha messo a disposizione la sua base di Taszar per le esercitazioni
di militari Usa, raccomandandosi che nessun attacco diretto all'Iraq dovrà
partire dal suo territorio. Ipotesi che nessun può ritenere credibile,
collocandola unicamente su un livello propagandistico, come fatto nei
mesi precedenti da molti paesi arabi filoamericani.
Anche la Repubblica di Macedonia risulta abbia messo a disposizioni alcuni
elicotteri nell'eventualità di attacco all'Iraq.
La Lettonia si è resa disponibile ad un suo intervento a fianco
dell'alleato americano in caso di inasprimento della crisi irachena. Il
governo lettone ha reso operativa nel mese di gennaio della prima base
dotata di standard Nato.
Dalla Slovacchia arrivano segnali contrastanti. in particolare per il
rischio che un eventuale attacco all'Iraq. potrebbe modificare il consenso
popolare verso l'entrata nella Nato. Ma nella stessa occasione è
stato ribadito che la Slovacchia non si tirerà indietro dalle responsabilità
dettate dal suo ruolo di futuro membro Nato. La sua partecipazione potrebbe
tradursi nella sostituzione di forze Usa in Afghanistan. Tale ipotesi
la ritroviamo per molti paesi di futura entrata o partnership Nato che
consente così, come abbiamo già visto in passato e ad oggi
nei Balcani, di liberare le forze militari Usa da compiti di peace keeping
o di mantenimento della "pace". La vertià è, che
gli Usa, non hanno nessun interesse di utilizzare il proprio apparato
militare in zone dove già è stata garantita la propria presenza
e dominio.
Sarebbe quindi, secondo noi, profondamente errato pensare ad una fine
della Nato e della sua importanza per la borghesia imperialista ed in
particolare per il progetto di dominio della fazione americana. La Nato
rappresenta uno strumento fondamentale per l'industria bellica e per la
penetrazione della borghesia imperialista nei paesi ex sovietici e, come
abbiamo visto, per ribadire o ridefinire le gerarchie di comando all'interno
del quadro imperialista.
Ci sembra normale che da parte europea si tenti di far passare a livello
di massa la percezione di tutto ciò, perché questo può
in futuro permettere migliori condizioni per far passare le riforme necessarie
per la creazione di un europa forte e armata, disegno non certo disdegnato
da ampi settori della sinistra riformista e non solo.
Ma per il proletariato europeo i due piani si equivalgono e contro entrambe
le ipotesi dovrà essere individuato il corretto terreno di lotta.
Fonti:
Il vertice NATO di Praga: la rifondazione dell'Alleanza Atlantica di Andrea
Tani (GR&RG - 25 novembre 2002)
www.globalsecurity.org
www.nato.int
www.analisidifesa.it
www.unausa.org
www.fas.org
www.stopthenato.org
usinfo.state.org
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