Senza Censura n. 9 -
3/2002
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Antiterrorismo in Europa
Un intervento dalla Francia
Questo testo è parte di un lavoro
più ampio pubblicato sulla rivista francese "Tout le Monde
Dehors!" (n. speciale dicembre 2001) riguardo alla legislazione antiterrorismo
post 11 settembre, completo di varie schede sulle legislazioni attuali
degli stati nazionali e di un quadro storico della legislazione europea.
Ci ripromettiamo di pubblicare in seguito, magari nel numero unico europeo
che è in progetto, il resto del lavoro; oltre naturalmente a mettere
l'intero materiale sul sito di SC.
L'Europa non ha atteso l'11 settembre per
rinsaldare la sua cooperazione poliziesca e giudiziaria. Si assiste così
ad una duplice azione che da un lato porta a chiudere le frontiere a seconda
del bisogno (come in occasione dei vertici - da Nizza a Genova - o in
funzione del mercato della manodopera), dall'altro invece a sopprimerle
del tutto, quando si tratta di acciuffare qualche indesiderabile. In Italia,
centinaia di perquisizioni e messe sotto inchiesta avvenute dopo Genova
colpiscono in particolare le persone che hanno solidarizzato con i detenuti
in lotta contro il regime d'isolamento spagnolo (FIES). In questo paese
tre nuovi arresti in ottobre, mentre la riunione dell'Europol, che si
svolta a Madrid a fine gennaio 2001, pretendeva di colpire "gli anarchici"
di Spagna, Portogallo, Italia e Grecia. L'anno scorso lo Stato Tedesco
ha fatto arrestare - per delle azioni vecchie di 15 anni- persone ritenute
appartenenti alle Revolutionäre Zellen, da Berlino a Lille e Parigi
e perfino in Canada. Al momento, sempre in questa linea, l'Unione Europea
spera di far nascere, per dicembre, un mandato d'arresto internazionale
da un paese membro all'altro.
Tutte queste misure non sono comunque da mettere in relazione con una
"criminalizzazione del movimento sociale" come dichiarano i
democratici e altri partigiani di un capitalismi bio e cittadino. Si tratta,
al contrario, di colpire da un lato azioni precise e dall'altro coloro
che le compiono o potrebbero compierle. La legge "antiterrorista"
inglese votata l'anno scorso, o la legge francese "sulla sicurezza
quotidiana" di fine ottobre colpiscono chiaramente, al di là
delle intenzioni dichiarate sullo sbiancamento o il "terrorismo islamico",
i nemici interni. La legge francese reprime innanzitutto i delitti di
quelle e quelli che non si rassegnano alla schiavitù salariale
e alle sue conseguenze: frodi sui treni, traffici di carte di credito,
regolamento delle armi da fuoco, feste selvagge, furti nei templi del
consumismo o agli incroci della circolazione (stazioni, aereoporti,...).
In Inghilterra lo Stato mira anche a colpire la distruzione dei campi
transgenici, alle azioni di liberazione degli animali o quelle che si
oppongono alla costruzione di strade, e visto che ci siamo, Blair ne approfitta
per proporre che - in virtù dello stato d'urgenza post-11 settembre
- tutti gli stranieri sospettati di "terrorismo" possano essere
oggetto di detenzione illimitata in attesa di processo!
Più in generale, quella che sta passando è una nuova definizione
di "terrorismo": non si tratta più solamente degli attacchi
contro lo Stato ed il suo ordine, ma più in generale degli attacchi
contro le persone ed i beni, ossia "l'economia nazionale"! Inoltre
non riguarda solo gli atti compiuti, ma la presunzione di commetterli.
Ciò permette così agli Stati di creare delle organizzazioni
fittizie, come avvenne in Italia nel 1996, che portò ad arrestare
centinaia di persone e condannarne una decina. L'idea è quella
di far tacere per anni quelle o quelli che non si rassegnano né
con gli atti né con le parole (e dichiarano di voler distruggere
questo mondo), criminalizzare la solidarietà con i detenuti (vedi
gli arresti in Spagna dei compagni solidali con i detenuti in lotta contro
il FIES), dimostrare che anche i nemici delle autorità si organizzano
in modo autoritario (nozione di organizzazione o di associazione) ed intimidire
tutti coloro che sono animati da sentimenti sovversivi.
Se la guerra sociale è un rapporto, e se da un lato ci sono lo
Stato e la borghesia, di cui abbiamo parlato, dall'altro lato continuano
a manifestarsi gli atti di rivolta. E se la nuova definizione di "terrorismo"
si estende ora agli attacchi ai beni e alle persone, è anche perché
queste pratiche non sono affatto scomparse. Dai sabotaggi agli attacchi
incendiari, dai saccheggi agli attacchi contro la polizia ed altri ufficiali
giudiziari o assistenti sociali, dai furti alle rivolte nelle carceri
fino alle occupazioni di fabbriche con la minaccia di farle saltare o
il sequestro dei dirigenti, la rassegnazione generalizzata non appartiene
ancora a questo mondo.
Giusto a titolo informativo, la riforma delle prigioni che è in
corso in francia, prevede di creare delle carceri speciali che distruggeranno
i detenuti non più in funzione della loro pena, (durata, motivo
della detenzione) ma della loro "pericolosità", ossia
del loro grado di sottomissione. Giacché la guerra sociale non
proviene solo dal binomio repressione/ribellione ma comprende anche la
servitù volontaria. Se la figura dell'individuo ribelle al di fuori
da questo mondo è un mito, perché ognuno di noi riproduce
i rapporti sociali, ciò non vuol dire che alcuni non tentino di
sfuggirvi con una pratica che consiste proprio nell'impedire che l'immondizia,
che ci impedisce di realizzare la nostra vita, possa nuocerci.
Il desiderio di libertà che ci anima - quel desiderio che ci brucia
dentro come la vita stessa - non può comunque essere spento dalla
repressione, più o meno soft che essa sia. Tutte le misure speciali
prese dopo l'11 settembre non sono altro che l'intensificarsi di un rapporto
quotidiano, quello della guerra sociale, nella quale si dotano di mezzi
supplementari. Riciclando vecchi fondi di magazzino (unione sacra, patriottismo
economico, paura generalizzata) e aggiungendovi qualche nuovo ingrediente
adulterato (mandato di cattura europeo, ridefinizione di terrorismo),
i dominatori tentano di aumentare il loro potere in un rapporto di forze
che è continuo, come lo dimostrano le pagine che seguono. Ma noi
sappiamo bene che, al di là dell'Europa, il fuoco dei nostri desideri
potrebbe spazzare via tutte queste immondizie con il mondo che le produce.
Tout le Monde Dehors!
c/o TCP
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