Senza Censura n. 9 - 3/2002


USA Patriot Act

Obiettivo: Eliminazione Forme Opposizione Sociale

Questo articolo intende esaminare effetti e conseguenze delle misure antiterrorismo implementate nell’ultimo anno negli USA e dimostrare come esse violino le libertà civili di tutti i cittadini statunitensi. Il 26 ottobre 2002, il Congresso statunitense ha varato la legislazione anti-terrorismo, denominata USA PATRIOT ACT, che introducendo il nuovo crimine federale di “terrorismo domestico”, criminalizza le attività di protesta ed il dissenso interno. Le aumentate capacità di sorveglianza garantite all’esecutivo minacciano gravemente la privacy individuale mentre la possibilità di incarcerare per un tempo non definito e deportare stranieri sulla base delle loro attività ed associazioni politiche nega ai cittadini non statunitensi i diritti garantiti loro dalla Costituzione.
Nei pochi casi in cui l’amministrazione Bush non ha ottenuto l’autorizzazione dal Congresso per le operazioni di spionaggio interno, le ha autorizzate per executive fiat. Sulla base di leggi e direttive ad interim, protetti da totale segretezza, l’amministrazione ha interrogato sulla base del solo sospetto, arrestato senza accuse, e detenuto senza giustificazione circa duemila individui di nazionalità medio orientale e asiatica. Al momento l’unico individuo che affronterà un processo per crimini riguardanti gli attacchi dell’11 settembre è Zacarias Moussaoui, arrestato però ben prima di quella data. Attraverso questo tipo di operazioni, l’amministrazione Bush ha ufficializzato, a livello federale, pratiche di profilazione su base di razza e/o religione già da tempo praticate dalla maggior parte dei dipartimenti di polizia locali negli USA. Secondo i dati ufficiali 752 persone sono state incarcerate dopo l’11 settembre, non per sospette connessioni con i terroristi ma per violazione delle norme sull’immigrazione. A giugno quelli che rimanevano in prigione erano 81. Tutti gli altri sono stati rilasciati o deportati. Non si sa quanti abbiano avuto l’uno e quanti l’altro destino, ma di sicuro moltissimi individui sono stati cacciati dagli Stati Uniti senza godere di alcun processo pubblico, senza godere della protezione costituzionale loro garantita.
All’indomani degli attacchi dell’11 settembre, la magistratura ha inizialmente sostenuto queste misure eccezionali, ma con la sentenza emessa sul finire di agosto 2002 dal Presidente della Corte D’Appello di Cincinnati, la situazione sembra mutare: “Dietro le porte chiuse, la democrazia muore”. Con questa frase la magistratura sconfessa il presidente sulla segretezza dei processi. A distanza di pochi giorni il tribunale ad hoc (creato negli anni settanta per evitare l’uso “privato” dei servizi segreti in cui Nixon si era particolarmente distinto – Foreign Intelligence Surveillance Act, FISA), che vigila sulla legalità delle indagini dell’FBI in materia di terrorismo, ha clamorosamente respinto le richieste del ministro della giustizia Ashcroft. Il nocciolo delle richieste riguardava la possibilità di passare agli investigatori “ordinari” le informazioni raccolte dall’FBI, aggirando così gli standard più severi. Questo avviene di già, ma solo in situazioni particolari e previa autorizzazione del tribunale. Ashcroft voleva che la pratica diventasse routine ma il tribunale, vista “la tendenza all’abuso”, ha negato questa possibilità.
Ad un anno di distanza dal passaggio della legislazione anti-terrorismo è possibile denunciare il tentativo da parte dell’esecutivo di acquisire sempre più poteri ed evidenziare come molte di queste norme altro non sono che strategie finalizzate alla distruzione del movimento di dissenso politico interno. All’epoca della guerra in Vietnam, le forze di sicurezza statunitensi furono ampiamente utilizzate per combattere nemici interni: attraverso le operazioni di controspionaggio denominate COINTELPRO il governo statunitense ha sferrato una guerra segreta contro il dissenso politico, più o meno radicale, adottando tattiche violente ed illegali. Allora come oggi, si è tentato di equiparare quest’ultimo con la mancanza di patriottismo e con il tradimento. I dissidenti erano marchiati come “il nemico” e come tali venivano trattati. Il reato federale di terrorismo domestico, in questo senso, prevedendo il reato per associazione, opera come deterrente per attivisti e militanti intimoriti dall’attuale clima repressivo reso ancora più pesante dalla restrizione del Freedom of Information Act, legge approvata nel 1976 attraverso il quale Congresso, i media e i cittadini sono in grado di ottenere documenti riservati e di monitorare così l’attività dell’amministrazione.

Una Questione di Patriottismo
Pochi giorni dopo gli attacchi dell’11 settembre, Bill Maher, conduttore dello show televisivo Politically Incorrect, ha definito codardi i bombardamenti statunitensi sull’Afghanistan; lo stesso giorno il segretario della comunicazione della Casa Bianca altamente contrariato da quell’affermazione ha avvisato i cittadini americani che “dovrebbero stare attenti a ciò che dicono” poiché “questi non sono tempi per affermazioni di questo genere”1). Ancor più allarmanti le affermazioni del ministro della giustizia Ashcroft, capo del dipartimento di giustizia e di tutte le sue divisioni (FBI, INS, Bureau of Prison e dei procuratori distrettuali statunitensi): “coloro che spaventano tutti gli individui amanti della pace con minacce riguardanti la perdita dei diritti (…) le vostre tattiche aiutano i terroristi poiché disgregano l’unità nazionale ed indeboliscono la nostra determinazione. (…) Essi rinforzano i nemici degli Stati Uniti”2).
L’atteggiamento dell’amministrazione statunitense evidenzia una chiara insofferenza nei confronti di qualsiasi dissenso; questo atteggiamento di netto rifiuto e di condanna ha creato un clima politico, nel quale chiunque abbia criticato le politiche governative è diventato oggetto di investigazioni e visite da parte di agenti dei dipartimenti di polizia locali e di FBI.
Dopo l’11 settembre, le investigazioni basate su “soffiate”, informazioni ricevute da informatori o da cittadini comuni, sono sempre più comuni. Il 23 ottobre 2001, Barry Reinghold, pensionato, viene interrogato da agenti FBI per aver sostenuto, durante un allenamento in palestra, che “ questa guerra non ha come obiettivo la sola cattura di terroristi, riguarda soprattutto gli interessi corporativi ed il petrolio”. Il 26 ottobre del 2001, AJ Brown, studentessa dell’Università del North Carolina, viene interrogata da agenti FBI per un poster “anti-americano” appeso ad una parete della sua stanza - il poster in questione criticava il sostegno di Bush alla pena capitale durante la campagna elettorale di governatore del Texas. Il 7 novembre del 2001, agenti FBI si presentarono all’Art Car Museum per ispezionare le opere d’arte della esposizione corrente, “Secret Wars”, alla ricerca di materiale denigratorio o pericoloso nei confronti del presidente.
Questi “incidenti” riportano alla mente due sentenze della Corte Suprema: una pronunciata durante la presidenza di Lyndon B Johnson, la seconda durante l’amministrazione Reagan. Entrambi i casi riguardano cittadini comuni arrestati e condannati per affermazioni considerate pericolose per la vita del presidente degli Stati Uniti. Nel 1966, durante una manifestazione contro la guerra nel Vietnam, Robert Watts allora diciassettenne urlò “Se mi dovessero dare un’arma, il primo uomo che voglio mettere a tiro è LB Johnson”3). Un investigatore in borghese dello spionaggio militare arrestò Watts “per aver minacciato la vita del presidente” secondo uno statuto del 1917. Il 30 marzo del 1981, il giorno in cui fallì un attentato nei confronti dell’allora presidente Ronald Reagan, l’impiegata Ardith McPherson scherzando con una collega afferma “Se dovessero provarci ancora, spero proprio che riescano ad ammazzarlo”4). La McPherson fu segnalata alla dirigenza per la sua affermazione e fu licenziata. Esaminando il contesto in cui quelle frasi furono pronunciate, la Corte Suprema sostenne che si trattava di reazioni concitate, protette dal Primo Emendamento, non di minacce reali contro la vita del presidente. Basandosi su ciò, la Corte Suprema rovesciò la condanna di Watts e ordinò che A. McPherson fosse reinserita al lavoro.
Nonostante queste decisioni abbiano rappresentato uno sviluppo positivo per la difesa dell’espressione individuale, dal 26 ottobre 2001 il governo USA ha implementato tre nuovi programmi investigativi che si basano su informazioni provenienti da cittadini comuni. Nel gennaio 2002, il dipartimento di giustizia distribuisce un opuscolo nel quale esorta i cittadini a riferire alle autorità “ qualsiasi cosa sospetta essi notino, sia le più anomale come le più assurde”5). Nel marzo del 2002, Ashcroft affermò di voler aumentare i fondi del Neighboorhood Watch Program fino ai due milioni di dollari al fine di espandere gli obiettivi del programma dall’investigazione criminale alla lotta al terrorismo6). L’agosto scorso è scattata anche l’operazione TIPS (Terrorist Information and Prevention System), programma che vedrà reclutare milioni di informatori tra i cittadini comuni che opereranno come “occhi ed orecchie supplementari a supporto dei Dipartimenti di polizia locali e delle agenzie investigative”7).
Con una certa ironia il rappresentante dell’Ohio, Tennis Kucinich, ha osservato: “Sembra che sia stia passando dalla società dell’informazione alla società degli informatori. Fate un paio di conti. Una soffiata al giorno ed in un anno appena saremo tutti dentro. Possiamo fare così: mettiamo del filo spinato su tutto il confine nazionale e così ci sentiremo più sicuri”8).
Queste operazioni di intelligence sono state affiancate da una campagna psicologica e mediatica metodica tesa ad eliminare qualsiasi forma di dissenso interno, tesa all’eliminazione di qualsiasi critica nei confronti dell’amministrazione operata in questo senso attraverso due organizzazioni conservatrici con forti legami con il presidente Bush.
Nel novembre del 2001, l’American Council of Trustees and Alumni ha pubblicato un rapporto dal titolo “Defending Our Civilization: How our Universities are Failing America and What can Be Done About It”9): il rapporto in questione accusa le università di esser poco patriottiche e documenta 117 affermazioni fatte all’interno di campus statunitensi nelle quali “il biasimo è rivolto prima all’America”. I nomi dei professori “colpevoli” di aver pronunciato quelle frasi furono diffusi pubblicamente ed omessi solo in un secondo tempo. Due vittime di questo libro nero sono stati Hugh Gusterson, professore di antropologia al MIT, ed Eric Foner, professore di storia presso la Columbia University di New York; commentando il rapporto dell’ACTA, Foner ha affermato che “scopo esplicito dell’ACTA è quello di intimidire tutti coloro che hanno opinioni differenti. Per fortuna, gli insegnanti non devono fare ancora alcun giuramento di fedeltà”.
Il rapporto dell’ACTA è stato seguito nel marzo del 2002 da una inserzione a piena pagina pubblicata sul New York Times e sponsorizzata dall’Americans for Victory Over Terrorism10), una organizzazione che conta tra i suoi membri numerosi repubblicani influenti, tra i quali William Bennet, che ha operato come segretario all’educazione nell’amministrazione Reagan e come “Zar della Droga” con l’amministrazione Bush padre. Anche il documento dell’AVOT evidenzia e critica affermazioni di professori, personaggi dello spettacolo e giornalisti che l’organizzazione considera non patriottiche.
Così come le posizioni di AVOT e ACTA sono legittime poiché protette dal primo Emendamento allo stesso modo opinioni discordanti dovrebbero esser accettate: insinuando che chi esprime opinioni differenti sia un nemico della nazione si tenta esplicitamente di eliminare qualsiasi forma di opposizione e critica dell’operato dell’amministrazione”, questo il commento dell’avvocato ed attivista presso il Center for Constitutional Rights11).

Reato d’Associazione
Il Primo Emendamento protegge non solo la libertà d’espressione ma anche la libertà d’associazione con lo scopo esplicito di permettere l’esercizio di attività politiche collettive. La corte suprema ha stabilito che la semplice appartenenza ad una organizzazione che abbia obiettivi sia leciti che illeciti non possa esser considerata prova valida per una incriminazione: nel sistema di giustizia statunitense la colpa deve essere personale e deve necessariamente riguardare crimini specifici. Le leggi che creano il nuovo reato federale di “terrorismo domestico”, incluse nel Patriot Act, introducono il reato d’associazione criminalizzando in questo modo numerosi cittadini statunitensi e non per aver espresso opinioni a sostegno e/o aver fornito supporto materiale ad organizzazioni che il segretario di stato ha etichettato come terroristiche – 33 organizzazioni incluse nel Foreign Terrorists Organizations. Il Material Support Statute incluso nell’Anti Terrorism and Effective Death Penalty Act (AEDPA, 1996), rafforzato dalle nuove misure anti-terrorismo, considera un crimine punibile con 15 anni, o con l’ergastolo nel caso di vittime, il fornire supporto materiale ad una FTO. Il concetto di “supporto materiale” implica l’“addestramento”, “personale” e/o “consiglio o assistenza” ad una FTO: la criminalizzazione di tali attività impedisce la pratica di qualsiasi forma di attività politica con obiettivi di pacifica risoluzione dei conflitti quali lo scrivere lettere e petizioni a sostegno di queste organizzazioni, il sostenere la causa di una FTO davanti al Congresso o le Nazioni Unite e persino istruire membri di FTO sulle leggi e sul diritto internazionale. Se il Foreign Terrorist Organizations fosse stato in vigore durante gli anni ottanta, l’African National Congress sarebbe stato etichettato come “terrorista” e migliaia di statunitensi impegnati in azioni per abbattere il regime di apartheid vigente in Sud Africa si troverebbero condannati ad affrontare lunghi periodi in carcere.
Lo statuto dell’FTO permette alle sole organizzazioni appartenenti alla lista di opporsi alla loro designazione ma la segretezza delle procedure e l’indeterminatezza delle prove iniziali rende praticamente vano qualsiasi tentativo. L’analisi degli standard per i quali considerare “terrorista” una organizzazione sono molto vaghi e pretestuosi, l’unica costante sembra esser il ricorso all’utilizzo della violenza come forma di lotta e opposizione politica. Oltretutto dato il carattere preventivo della “Guerra al terrorismo”, la lista delle organizzazioni designate come tali, e delle limitazioni ai diritti civili per statunitensi e non, aumenteranno nei mesi a venire.
Per i non residenti, secondo le nuove leggi anti-terrorismo, l’amministrazione Bush ha il potere di arrestare e deportare individui per le loro associazioni con organizzazioni incluse nell’FTO. La sezione 411 dell’USA Patriot Act colpisce coloro che abbiano fornito supporto a gruppi inclusi non solo nel Foreign Terrorist Organizations ma anche nel Terrorist Exclusion List e nella lista delle organizzazioni “considerate ma non ancor designate ufficialmente”. La sezione 412 riguarda invece la possibilità di detenere per un periodo indefinito e deportare attraverso l’INS in caso il segretario di stato “abbia ragioni per credere” che l’individuo in questione sia implicato con FTO, TEL e DND.
In un paese nel quale il governo può sostenere militarmente ed economicamente organizzazioni come i Talebani e, a distanza di pochi anni, considerarli il loro peggiore nemico, i non residenti che hanno forti legami con movimenti sociali e politici nei loro paesi d’origine potrebbero ritrovarsi incriminati e/o deportati a seconda del ciclo degli eventi, dell’amministrazione e del clima politico vigente.

Il Costo dell'attivismo politico
Il costo dell'attività e dell'opposizione politica legale, già elevato prima degli attacchi dell'11 settembre, è aumentato considerevolmente. Attivisti ed organizzazioni sono state poste sotto sorveglianza, sono state oggetto di infiltrazioni, di investigazioni ed attività di disgregazione. Con le nuove direttive per le agenzie addette ad attività di intelligence emesse il 30 maggio 2002, sono state poste tutte le premesse per la rinascita degli ignobili programmi tristemente famosi come Cointelpro.
Il nuovo crimine riguarda tutti gli "atti pericolosi per la vita umana e che siano in violazione delle leggi vigenti" se essi siano "intesi... ad influenzare le politiche governative attraverso l'intimidazione e la coercizione" e nel caso essi "avvengano nella giurisdizione degli Stati Uniti12)".
Qualsiasi atto di disobbedienza civile che avvenga all'interno degli Stati Uniti viola almeno tre dei cinque elementi che contribuiscono alla definizione di "terrorismo interno": essi costituiscono una violazione delle leggi vigenti, sono intesi ad influenzare politiche governative ed avvengono sul suolo statunitense. Molti atti di disobbedienza, incluso il blocco stradale, potrebbero anche venir considerati "atti pericolosi per la vita umana" intesi ad influenzare politiche governative utilizzando "l'intimidazione e la coercizione", ottemperando in questo modo anche i due elementi mancanti.
Come risultato, le attività di protesta che precedentemente avrebbero comportato accuse e condanne lievi, ora sono dei potenziali reati federali.
I nuovi poteri concessi alle autorità di spionaggio permettono di raccogliere dati riguardanti attivisti e militanti e di archiviarli nel RISS (Regional Information Sharing System), un database consultabile da agenti di polizia locali, statali e federali. Prima del passaggio del PATRIOT ACT, per esser registrati in questo database era necessario esser collegati direttamente ad un crimine specifico ed il "terrorismo domestico" non era ancora considerato un crimine. Come conferma un impiegato federale, Gerald Lynch "il PATRIOT ACT rende più semplice registrare [dati riguardanti individui sospetti di terrorismo] in database in modo da facilitarne l'analisi e la diffusione di informazioni"13).
Le prime linee guide sullo spionaggio domestico furono emesse nel 1976 come conseguenza delle conclusioni tratte dalla Church Committee riguardo le operazioni illegali condotte dall'FBI. Il 30 maggio 2002, il primo ministro John Ascroft ha introdotto le nuove linee guida sui metodi investigativi: l'emergenza terrorismo ha creato le condizioni per le quali l'FBI sarà in grado di operare senza limiti reali in campo di spionaggio politico, proprio come durante Cointelpro.
Le linee guida emesse da Ashcroft autorizzano gli agenti FBI ad iniziare una investigazione "quando fatti o circostanze indichino che un crimine è stato o sarà commesso". Le investigazioni sono autorizzate dagli uffici locali e dagli " agenti speciali in carica" e possono durare fino ad un anno senza alcuna autorizzazione da parte del quartiere generale né di alcun magistrato. Un volta diventati obiettivo di una investigazione, le linee guida non forniscono alcuna garanzia riguardo l'utilizzo e la diffusione dei dati raccolti, anche quando questi riguardino attività legali e protette dalla Costituzione. Secondo questo documento ufficiale, l'FBI ha la possibilità di collezionare informazioni sui membri, sulle risorse economiche, sulle attività e sugli obiettivi di una particolare organizzazione. Una volta diventati oggetto di una investigazione, gli agenti FBI sono autorizzati ad utilizzare " qualsiasi tecnica sia richiesta", come da indicazioni del Dipartimento di Giustizia: queste tecniche variano dall'utilizzo di informatori confidenziali, ad attività ed operazioni clandestine, alla sorveglianza elettronica alle perquisizioni e i sequestri.
Nel caso in cui l'FBI non sia in possesso delle prove necessarie per iniziare una investigazione ma vi siano informazioni e/o indicazioni di possibili attività criminali, gli agenti possono comunque chiedere l'autorizzazione al loro supervisore per una "investigazione preliminare" che può durare fino a 180 giorni: anche in assenza di qualsiasi indizio, l'FBI deve utilizzare "qualsiasi risorsa per identificare minacce o attività terroristiche".
Data la vaghezza delle linee guida emesse da Ashcroft e l'ambiguità del reato di terrorismo interno, è molto probabile che chiunque sia impegnato in attività di protesta ed opposizione sociale sarà oggetto di forme di sorveglianza, molto intrusive e lesive della privacy individuale, e vittime di processi e lunghe condanne.
Dopo l'11 settembre, i dipartimenti di polizia locale, con supporto e assistenza tecnica da parte del Dipartimento di Giustizia e dall'FBI, hanno resuscitato le "Red Squads", le unità con compiti di investigazione politica, tristemente famose durante il "regno" di Hoover, le cui attività variano dal monitoraggio della letteratura di gruppi considerati sovversivi agli interrogatori dei manifestanti, da operazione di infiltrazione alla creazione di informatori14).
Nella città di Denver, ad esempio, città di tradizione liberale e progressista, il Dipartimento di polizia ha creato degli "Spy Files" riguardanti le attività politiche di almeno 3200 individui e di 208 organizzazioni. Tra i gruppi posti sotto investigazione vi sono l'American Friends Service Committee (gruppo religioso pacifista che ha ricevuto il nobel per la pace) e Amnesty International, entrambe etichettate come "organizzazioni estremiste e criminali".
Nel marzo del 2002, l'American Civil Liberties Union, associazione di avvocati progressisti, ha mosso causa contro il Dipartimento di Polizia di Denver sostenendo che attività investigative di tale portata spaventano e allontanano molti individui dall'esercizio di attività politiche poiché temono di esser etichettati come "estremisti". Una causa del 1972, la causa Laird vs Tatum, però, affermò la necessità di dimostrare "danni specifici o minacce di danni futuri" e che il semplice timore generato da tali investigazioni non sia una motivazione sufficiente per intraprendere una causa15), ragione per la quale la polizia ha chiesto l'archiviazione del caso.
Un altro precedente: la Corte d'Appello del 3° Distretto ha seguito il precedente caso Tatum ma ha comunque concesso la possibilità di intraprendere una causa poiché gli agenti avevano fatto circolare informazioni confidenziali anche ad organizzazioni private e TV senza alcun proposito specifico se non il semplice danneggiamento e diffamazione nei confronti di attivisti e militanti.

La Segretezza Governativa
Gli eventi dell'11 settembre sono stati utilizzati, da un lato, come pretesto per allargare i poteri dell'amministrazione Bush, dall'altro, per limitare l'accesso ad informazioni governative con l'obiettivo esplicito di limitare il monitoraggio delle attività dell'esecutivo da parte dei Membri del Congresso.
L'amministrazione statunitense ha rifiutato le richieste, condotte sotto il Freedom Of Information Act e la State Right to Know Law del New Jersey, di informazioni riguardanti i circa duemila individui che sono stati arrestati durante le investigazioni del post 9/11 ed ha reso segreti le informazioni riguardanti i procedimenti di processo/sentenza e deportazione dei non-residenti attraverso le direttive del Judge Michael Creppy.
L'amministrazione Bush ha ridotto l'accesso ai documenti governativi, ha persuaso la stampa a ridurre la copertura riguardanti le operazioni dei militari US e ha ammesso di aver diffuso informazioni false alla stampa straniera
Nonostante nel 1993 l'allora presidente Bill Clinton affermò "Per più di un quarto di secolo, il FOIA ha rappresentato un mezzo per rafforzare i nostri principi democratici. Lo statuto si basa sul principio che un cittadino informato sia essenziale nel processo democratico. I cittadini più saranno informati meglio saranno governati16)" mentre Janet Reno incitò la diffusione dei documenti governativi declassificati. Il 12 ottobre 2001, invece, inizia la "politica della segretezza", secondo la quale Ashcroft ha imposto restrizioni ferree su documenti governativi. Larry Klayman, di Judicial Watch, rileva in questo atteggiamento "una estrema arroganza da parte governativa, come se decisioni e politiche non dovessero e non potessero esser criticate"17).
In più, Bush ha ristretto l'accesso ai documenti presidenziali dell'amministrazione Reagan, documenti che avrebbero dovuto esser declassificati e quindi resi pubblici il 20 gennaio 2001 secondo il Presidential Record Act del 197818). E lo storico Stanley Kutler sottolinea "Dobbiamo esser chiari a riguardo: le decisioni prese da Bush non hanno nulla a che vedere con la sicurezza nazionale; esse sono funzionali alla difesa degli interessi di un club molto esclusivo di ex e futuri presidenti"19).
Per la restrizione sia del FOIA che del Presidential Record Act, discriminanti sono le informazioni definite "sensitive" il cui significato e la cui definizione rimangono talmente vaghi che potrebbe includere qualsiasi informazione il Governo potesse giudicare anche semplicemente imbarazzante.
Con i pieni poteri concessi al presidente Bush in un momento di emergenza nazionale e di isteria collettiva, una supervisione congressuale per prevenire potenziali abusi di potere è quanto mai necessaria ma il rifiuto di rispondere ad interpellanze e di cooperare con le richieste dei membri del Congresso, l'amministrazione Bush sembra aver incrinato il sistema di monitoraggio dell'esecutivo, elemento peculiare nel sistema di Governo Statunitense. Un esempio tra gli altri riguarda Tom Ridge, responsabile della Sicurezza Nazionale, ma il Governo non ha permesso che ciò avvenisse citando il suo status di consigliere presidenziale, non quindi membro dell'esecutivo.

Una stampa compiacente
si autocensura
L'amministrazione Bush ha esercitato una supervisione meticolosa sulle informazioni riguardanti le campagne militari USA impedendo alla stampa l'accesso e la diffusione di notizie, suo ruolo tradizionale. In realtà, i media statunitensi si sono dimostrati fin troppo compiacenti nell'accettare tutte le richieste e le restrizioni provenienti dalla Casa Bianca; le 5 maggiori televisioni nazionali - ABC News, CBS News, NBC news, Cable News Network e Fox News Channel - e i principali organi di stampa hanno firmato accordi congiunti con il Governo il 10 e l'11 ottobre 2001.

Disinformazione governativa
Il 19 febbraio 2002, il New York Times ha rivelato la creazione da parte del Pentagono dell'Office od Strategic Influence, il cui unico proposito e la disseminazione di informazioni false ai media stranieri, produrre propaganda a sostegno del governo e comprende anche la diffamazione ed il sabotaggio di sistemi informatici stranieri20).

Note:
1) Vedi, Richard Huff, "White House Sees Red Over Maher's Remarks", Daily News (New York), 27 settembre 2001.
2) Anti Terrorism Policy Review: Before the Senate Committee on the Judiciary, 6 dicembre 2001, WL 26188084
3) Watts vs United States , 394 US 705,704 (1969).
4) Rankin vs McPherson, 483 US 381 (1987)
5) Vedi "United for a Stronger America: Citizens' Preparedness Guide", rintracciabile alla pagina web http://www.ojp.usdoj.gov/ojpcorp/cpg.pdf
6) Dan Eggen, "Neighboorhood Watch Enlisted in Terror War", Washington Post, 7 marzo 2002.
7) Bill Berkovitz, "AmeriSnitch", The Progressive, 27 marzo 2002.
8) Ibidem.
9) Rintracciabile all'url:
http.//www.goacta.org/Reports/def-civ.pdf
10) David Corne, "Soundbyte Patriots", Alternet, 15 marzo 2002, http://www.alternet.org/print.html?storyID=12612
11) Nancy Chang, "Silencing Political Dissent", Seven Stories Press, 2002.
12) Vedi DETROIT FREE PRESS vs ASHCROFT, 195 F.Supp2d 937, 943 (E. D. Mich. 2002)
13) Jim McGee, " Fighting Terror with Databases: Domestic Intelligence Plans Stir Concern", Washington Post, 16 February 2002.
14) Richard Dreifus, "The Cops are Watching You", The Nation, 3 June 2002.
15) Laird vs Tatum, 408 U.S. 1 (1972).
16) Vedi Clinton and Reno memoranda on Administration of Freedon of Information Act", Press Release, Office of the White House Secretary, 4 October 1993.
17) Ellen Nakashima, "Bush View of Secrecy is Stirring Frustration", Washington Post, 3 March 2002.
18) Vedi 44 USC§ 2002 et seq.
19) Stanley Kutler, "Classified! George W Uses 9/11 as Pretext to Riverse the Will of Congress and Wll of Presidential Records", Chicago Tribune, 2 January 2002.
20) James Dao ad Eric Scmitt, "Pentagon Readies Efforts to Sway Sentiments Abroad", new York Times, 19 febbraio 2002.





[ ] Close



http://www.senzacensura.org/