Senza Censura n. 8/2002

[ ] Immigrazione Zero

Breve contributo sulla legge Bossi - Fini
e le politiche del governo per il controllo dell'immigrazione.

Preceduto da un dibattito politico-mediatico il cui segno complessivo è efficacemente rappresentato dalle recenti dichiarazioni di Bossi e di altri ministri del governo, lo scherma di disegno di legge Bossi - Fini di riforma della legge Napoletano-Turco (t.u. n. 286 del 1998), in discussione ed in via di approvazione in parlamento, mira ad una drastica chiusura rispetto non solo alla cd. "immigrazione irregolare", ma all'immigrazione tout court.
In questo senso, la sua impostazione di fondo tende all'"immigrazione zero", come sancito e già applicato dalla UE, definendo il superamento della logica binaria che ha caratterizzato le politiche europee nello scorso decennio, incentrate - con ambiguità, contraddizioni e lesioni dei diritti fondamentali dei migranti - sulla contrapposizione tra immigrazione regolare, da governare nella prospettiva dell'integrazione, e immigrazione irregolare, da contrastare con risolutezza.
La lugubre proposta dal governo per risolvere il problema "clandestini" offre una preziosa chiave di lettura della cultura reazionaria e xenofoba che ormai dilaga e governa in tutto il continente europeo: infatti, la costituzione di un doppio regime giuridico per chi è incluso e per chi è escluso, ossia uno dei principali meccanismi sociali e politici che trasformano i migranti in non-persone, viene spinta fino alle estreme conseguenze della soppressione giuridica degli irregolari.
Per quanto riguarda la disciplina degli ingressi, il disegno di legge della maggioranza del governo introduce il contratto di soggiorno, presupposto per il conseguimento del permesso di soggiorno per motivi di lavoro; abolisce l'istituto dello sponsor, che ha rappresentato in questi tre anni di applicazione della legge Napoletano-Turco, un canale di ingresso regolare, anche se limitato, comunque importante, in quanto svincolato dall'incontro a livello planetario tra domanda e offerta di lavoro; restringe l'area del ricongiungimento familiare, strumento fondamentale di integrazione dei migranti, escludendo i parenti entro il terzo grado e subordinando l'ingresso dei genitori alla condizione - di problematica e quasi impossibile dimostrazione - che essi "non abbiano altro figlio che provveda al loro sostentamento nel paese d'origine".
Le innovazioni in tema di soggiorno rivelano con chiarezza l'ispirazione di fondo del disegno di legge governativo, orientato a subordinare qualsiasi prospettiva di integrazione dei migranti ai bisogni di manodopera a basso costo del mondo imprenditoriale: viene dimezzata la durata del permesso di soggiorno in caso di rinnovo, viene portata da 5 a 6 anni la durata della permanenza regolare necessaria al conseguimento della carta di soggiorno e viene ridotto da un anno a sei mesi il periodo concesso al lavoratore straniero che ha perso il posto di lavoro per trovarne uno nuovo.
Viene addirittura impedito che lo straniero si iscriva a corsi di studio, anche universitari, se non abbia conseguito un titolo di studio presso una scuola italiana nel suo paese di origine!!!
Il disegno di legge, inoltre, per un verso, prevede - oltre a una drastica ed incostituzionale stretta della disciplina in tema di asilo (che richiede un discorso specifico ed approfondito) - un netto irrigidimento delle norme incriminatici già previste dal T.U. del 1998 (con sensibili incrementi delle pene e la trasformazione in fattispecie autonome di reato di ipotesi previste quali circostanze aggravanti). Per altro verso, introduce nuove figure di reato per lo straniero "che senza giustificato motivo si trattiene nel territorio dello Stato" in violazione del provvedimento di allontanamento di cui al nuovo art.14 del t.u., figure di reato non legittime, che hanno l'unico scopo di criminalizzare ulteriormente la condizione di migranti.
E', comunque, la riscrittura complessiva della disciplina degli allontanamenti, cioé le espulsioni, il fulcro del programma di azzeramento ad ogni costo della cd. "immigrazione irregolare" perseguito dal disegno di legge Bossi - Fini. In questa prospettiva, sono previste una procedura di silenzio assenso per il rilascio del nulla osta dell'A.G. all'espulsione amministrativa di una straniero sottoposto a procedimento penale e prevista l'espulsione come pena sostituiva ala detenzione nei casi in cui lo straniero condannato non possa beneficare della sospensione condizionale della pena. Viene, inoltre, raddoppiato il termine di durata massima della detenzione amministrativa nei centri di detenzione, da 30 a 60 giorni. La norma chiave di questo disegno di legge, tuttavia, è quella che trasforma l'accompagnamento coatto alla frontiera - istituto purtroppo già previsto dalla legge Napoletano-Turco e largamente applicato in questi anni - nella forma ordinaria di esecuzione dell'espulsione, senza che sia contemplato alcun intervento dell'A.G.
Immaginarsi che l'unica possibilità di ricorso giurisdizionale previsto è quello presentato all'estero tramite le ambasciate italiane, ricorso che, di fatto, è inesistente.
Se approvato, così come elaborato nell'ultima versione, il disegno di legge Bossi-Fini sicuramente non ridurrà l'area della cd."clandestinità", come sbandierato dal governo nella sua campagna mediatica, destinata anzi ad allargarsi a causa del drastico ridimensionamento dei canali di ingresso legale.
Allo stesso tempo, l'accentuazione dei processi di precarizzazione/amministrativizzazione della condizione giuridica dei migranti indotta dalle nuove norme in tema di soggiorno e di allontanamento spingerà gli immigrati in possesso di permesso di soggiorno, per il rischio di ritornare nell'incubo della clandestinità, verso una dimensione sempre più marcatamente servile.



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