Senza Censura n. 7/2002

[ ] 12 dicembre 2001 - Roma - Riceviamo e pubblichiamo questo comunicato

Dal processo Hunt - Prati di Papa

Come militanti prigionieri delle Brigate Rosse per la costruzione del Partito Comunista Combattente ribadiamo la valenza della impostazione strategica e la linea politica della organizzazione rivendicandone tutta l’attività politico-militare messa in campo, il suo ruolo di direzione e organizzazione del processo rivoluzionario.

Vogliamo ancora rimarcare il significativo passaggio nel rilancio dell’iniziativa combattente rappresentato dall’azione contro Massimo D’Antona, formulatore e interprete della funzione politica del “Patto Sociale” portando così l’attacco al cuore dello stato, cioè al progetto politico neocorporativo, quale aspetto centrale della contraddizione classe/stato perno su cui l’equilibrio politico dominante intende procedere nella attuazione di un processo di complessiva ristrutturazione e riforma economico-sociale, di riadeguamento delle forme di dominio statuale, base politica interna del rinnovato ruolo dell’Italia nelle politiche centrali dell’imperialismo.
Un ruolo che in questi giorni si concretizza nella partecipazione alla guerra di sterminio contro il popolo Afgano operata dall’alleanza imperialista e in particolare dagli Usa.
Una guerra condotta con una ferocia anche ostentata in modo terroristico affinché tutti i popoli del mondo siano persuasi nel più breve tempo possibile della presunta invincibilità dell’imperialismo. Tanta protervia viene esercitata anche nell’illusione di poter cancellare un evento di portata storica materializzatosi con gli attacchi dell’11 settembre e cioè la dimostrazione pratica che lo stato capofila della catena imperialista può essere pesantemente colpito fin dentro ai palazzi di quella che a torto veniva ritenuta una fortezza inviolabile, il pentagono e le torri cuore e icona della loro potenza politica, militare ed economica.

La tigre di carta sfregiata mena i suoi fendenti e non solo e non tanto per volontà di vendetta ma nell’ambito di un disegno strategico in sviluppo da anni, con un orizzonte inscritto dentro l’oggettivo incedere nel nostro specifico storico della tendenza alla guerra, puntando ora alla installazione di nuove basi e complessiva influenza politico-militare in un’area a ridosso e dentro stesso territori ex-Urss e ai confini della Cina, con la velleità poi di operare forzature nell’area Mediorientale dove l’imperialismo deve fare i conti con una resistenza sempre più aggressiva da parte delle masse arabe, in particolare palestinesi.

Sulle operazioni che di volta in volta vengono messe in campo dal’imperialismo nell’area la nostra Organizzazione ha detto la sua colpendo Leamon Hunt, responsabile della forza multinazionale che nel Sinai doveva garantire la realizzazione degli accordi di Camp David.

La tempesta che gli imperialisti stanno raccogliendo è solo una parte dell’odio da loro seminato sulla pelle del proletariato e dei popoli oppressi. Tacciano gli esponenti della “dietrologia mondiale” che imputano alle azioni di guerra dell’11 settembre l’aver fatto un gioco favorevole al realizzarsi della escalation guerresca Usa.

In realtà l’attacco portato, oltre al suo peso specifico, ha semmai imposto agli Usa una reazione immediata impedendo di scegliere modalità e tempi per operazioni che avevano da tempo in cantiere.

Alle forze antimperialiste il compito di sfruttare gli eventuali squilibri conseguenti, questo tanto più dato che il tutto si svolge sotto la cappa di una crescente recessione economica che può indurre a spingere i confini della guerra fino a quelli di un autentico conflitto mondiale in tempi ravvicinati.
Chiudiamo questa nostra breve dichiarazione iniziale ribadendo che per noi e meglio di noi parla la guerriglia in attività, la nostra organizzazione, a cui ci rifacciamo integralmente.


I militanti prigionieri delle Brigate Rosse per la costruzione del Partito Comunista Combattente
Antonino Fosso, Michele Mazzei, Stefano Minguzzi


Roma 12/12/2001





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