Senza Censura n. 7/2002

[ ] Quasi 500 giorni sono passati...

Quasi 500 giorni sono passati dall’inizio dello sciopero della fame dei prigionieri politici delle organizzazioni rivoluzionarie della sinistra in Turchia che protestano contro la costituzione delle celle F-Type, di isolamento quasi totale.
I prigionieri chiedono il cambiamento delle norme della legge antiterrorismo che ha trasformato le carceri turche in vere e proprie bare per vivi. In questo sciopero sono già morte 84 persone, oltre ad i morti fatti dallo stato turco negli interventi dentro le carceri e fuori verso i gruppi attivi di solidarietà, e più di 350 hanno compromesso le loro condizioni di salute irrimediabilmente.

Il 29 novembre del 2001 è stata lanciata dalle Associazioni di avvocati di Istanbul, Ankara, Izmir ed Antalya, una proposta per porre fine allo sciopero della fame, creando migliori condizioni per i detenuti. La proposta “Three doors, three locks”, ovvero l’unificazione di tre stanze, ognuna delle quali per tre detenuti.

In questo modo sarebbe possibile far incontrare 9 persone con la semplice apertura delle porte di tre stanze poste nello stesso corridoio. Questa proposta è stata accettata dai detenuti in sciopero e se approvata anche dal Ministro della Giustizia porterebbe alla fine della protesta. Sia associazioni per i diritti umani, sia associazioni studentesche e di lavoratori che partiti politici si sono associati a questa richiesta contribuendo a far uscire dall’isolamento politico e mediatico i prigionieri politici in Turchia.

Ma il ministro della giustizia Turk ha rifiutato questa proposta dichiarandola illegale rispetto all’art. 16 della Legge Antiterrorismo, articolo che era stato aggiunto alla legge dopo alcuni mesi di protesta da parte dei detenuti, per mettere fine agli scioperi della fame “creando un’atmosfera che garantisse una vita in condizioni umane in accordo con i diritti umani e le libertà. E’ possibile vedere un articolo fatto per questo come ostacolo ad una possibile risoluzione dello sciopero ?” (avvocato Ilkiz).

Di fronte al sostegno crescente alla proposta il ministro è stato costretto a formulare una sua controproposta che sarebbe stata emanata nel momento in cui fosse stato messo fine allo sciopero da parte dei detenuti, cercando quindi di comprare ancora la dignità dei prigionieri. Questa circolare, ricalcando la legislazione premiale tanto cara ad Europa ed Italia in particolare, prevede che un massimo di 10 persone, scelte da una “commissione di selezione” possano riunirsi per 5 ore alla settimana.

E’ evidente lo scopo di questo tipo di proposte: dividere i detenuti, inserire negli ordinamenti il premio per i detenuti buoni, isolando gli irriducibili di turno. Non è niente di nuovo del resto come ben si può vedere in Italia stessa.
Lo stesso Turk del resto può affermare che le F-Type incontrano gli standard internazionali di giustizia. La proposta è stata ovviamente rigettata dai prigionieri e denunciata all’esterno come nient’altro che volontà di mettere fine allo sciopero che sta sempre più facendo breccia nella società turca.

Un insieme di forze infatti hanno cominciato una campagna di informazione e sensibilizzazione sulle F-Type riunendo le Associazioni dei diritti umani, Giuristi, Artisti, la Tayad, Sindacati(il Genel-Is e il Tum-tis), il partito filo kurdo Hadep ed il TKP. Le motivazioni che spingono Turk a rifiutare la proposta sono denunciate come politiche e non certo legali ed inoltre gli si contesta il carattere di scambio che egli ha dato alla sua proposta condizionandola all’accettazione dei detenuti.
Negli stessi giorni, metà gennaio 2002, sono state dichiarate nulle tutte le cause intentate dai prigionieri e dai loro familiari per le torture e le angherie subite in questi mesi. Solo guardie e soldati sono accettati come testimoni e questo basta a spiegare il perché di tale decisioni.

Il 19 gennaio il Ministro Turk ha pubblicato questa circolare rinunciando ad aspettare la fine della protesta. Con questa circolare una commissione giudicante deciderà quali prigionieri possono accedere alle 5 ore d’aria alla settimana; e potranno partecipare solo coloro che vogliono essere inseriti in un programma di “recupero” all’interno del carcere.
Le proteste dei detenuti, arrivate anche in Parlamento, continueranno.



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