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Censura n. 7/2002
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Alle masse
del nostro popolo palestinese in patria e disperso all’estero
Comunicato della Direzione Politica del Fronte
Popolare per la Liberazione della Palestina
L’Ufficio Politico del Fronte Popolare di Liberazione della Palestina
ha organizzato un incontro per affrontare gli sviluppi arabi, regionali
e internazionali riguardo alla nostra causa.
Dopo aver salutato la costanza del nostro popolo di fronte all’escalation
dell’aggressione sionista appoggiata dall’amministrazione americana,
l’Ufficio Politico comunica che:
Il programma di guerra americano, sotto l’insegna della lotta al
terrorismo per rafforzare i mezzi per imporre l’egemonia imperialista,
sta continuando. La regione araba occupa il posto principale in questo
programma, l’aggressione contro l’Afganistan è solo un
anello in questa catena. D’accordo con questo programma, l’egemonia
USA non è necessariamente effettuata con le armi ma anche da una
serie di misure di intelligence, politiche ed economiche. Il basso livello
dell’obiezione globale dei popoli e dei governi di fronte a quanto
accaduto in Afganistan, ha incoraggiato l’amministrazione americana
a proseguire e dirigere le sue minacce con rudezza ed impudenza agli stati
che si oppongono alle politiche di egemonia (come Iraq, Iran, Nord Corea,
Hezbollah, e le organizzazioni della resistenza palestinese), indicando
che il Medio Oriente vedrà nuovi atti aggressivi.
Nel quadro dei legami tra i piani americani per questa regione ed il ruolo
regionale dell’entità sionista in questi piani, il governo
di unità sionista ha aumentato la sua aggressione contro il nostro
popolo qualitativamente (rafforzando il blocco totale, distruggendo case
a Rafah e Gerusalemme, aumentando l’intensità distruttiva
delle bombe ed attaccando gli uffici della sicurezza nazionale dell’Autorità
Palestinese, lanciando incursioni a Tulkarem, Bayt Hanoun, Tammoun, Sayda
e Halhoul, e mettendo i carri armati a pochi metri dal quartier generale
del Presidente Arafat).
Probabilmente lo stato di panico e frammentazione che affligge i circoli
arabi ufficiali, di fatto la loro complicità in questi piani, ha
aiutato a ridurre la cautela americana ritornando ad una politica di totale
sovrapposizione con la politica del governo di unità sionista,
fornendo una copertura politica per le sue aggressioni, e abbandonando
anche il sapore, solo una bustarella, di un vago appoggio alla costituzione
di uno stato palestinese, che gli USA espressero prima dell’inizio
della campagna contro l’Afganistan.
Alla luce delle circostanze arabe e internazionale sopra menzionate, era
assolutamente necessario che il più alto livello di esattezza fosse
usato per portare avanti una strategia nazionale palestinese di lotta.
Ma l’Autorità Palestinese e la sua leadership sono tornati
ad una politica di conto alla rovescia, chiedendo cessate il fuoco, dichiarando
lo stato d’emergenza, chiudendo sedi, dichiarando illegali le ali
militari di alcune organizzazioni palestinesi, tacciando la resistenza
e le sue organizzazioni come terroriste, andando oltre gli arresti politici
parziali per ritornare alla pratica degli arresti di massa ed alla caccia
ai militanti ed alle loro armi. Queste misure, portate avanti sotto lo
slogan di privare il governo Sharon delle sue scuse, ha solo prodotto
più aggressioni sioniste, più pressioni americane, ed un’attività
europea che timidamente differisce in parte dalle posizioni americane
opponendosi ai rudi modi della politica americana, urgendo che la lotta
palestinese contro i sionisti non venisse trattata esclusivamente come
problema di ordine pubblico. Il declino della politica ufficiale palestinese
è andato così in là che il ritorno alle posizioni
precedenti all’Intifada è diventato un sogno. Questo declino
si porta dietro seri segni della fede scossa ed alla frustrazione nelle
strade palestinesi. E’ determinante l’unità sul campo
che cresce forte nelle battaglie dell’Intifada e della resistenza,
facendo suonare dei campanelli d’allarme sul peggioramento delle
contraddizioni interne che appare recentemente nel sorgere di feudi di
gruppo, tribali, fazioni nei quali sfortunatamente le agenzie di sicurezza
dell’Autorità hanno giocato un ruolo, mentre dovevano essere
parte dello sforzo di prevenire ed evitare questi accadimenti.
Vista questa realtà l’Ufficio Politico del Fronte Popolare
afferma le seguenti cose:
1) La natura delle circostanze internazionali dopo l’11 settembre,
e visto cosa rappresentano nel contenuto della guerra imperialista americana,
non contiene niente che possa far avanzare la causa del nostro popolo.
La guerra americana contro ciò che chiamano terrorismo diventa,
tra le altre cose, una guerra contro la resistenza del nostro popolo che
è basata sulle risoluzioni delle Nazioni Unite e sulle leggi internazionali.
Quindi i Palestinesi non possono proteggersi e difendere gli obiettivi
palestinesi cercando di uscire dalla strada del toro impazzito americano,
la cui rabbia è studiata e intenzionale e non reazione emotiva.
Piuttosto va confrontata con la politica di autodifesa e di difesa dei
nostri diritti, focalizzando la legittimità della difesa della
resistenza del nostro popolo.
L’appoggio internazionale deve essere assicurato sviluppando all’estero
campagne di informazione e diplomatiche per dimostrare il fatto che il
nostro popolo è vittima del terrorismo e dei crimini commessi dall’occupazione
con una tale copertura politica americana per cui Gorge Tenet, direttore
della CIA, ha inserito Hamas, la Jihad islamica ed il Fronte popolare
di Liberazione della Palestina, come obiettivi dell’aggressione americana.
Tenet ha ignorato il fatto che le organizzazioni della resistenza e dell’attività
nazionale palestinese in generale sono emerse come risultato dell’occupazione,
e con la legittimazione dei documenti internazionali e le risoluzioni
delle Nazioni Unite.
Queste organizzazioni non spariranno fino alla fine dell’occupazione
e fino a che i diritti nazionali del nostro popolo al ritorno, alla libertà,
all’indipendenza siano soddisfatti.
2) Sviluppare una lotta popolare e democratica all’estero, rafforzando
la costanza e l’unità sul campo, domandando che l’Autorità
Palestinese si fermi dall’accontentare le domande israelo-americane;
queste sono le condizioni necessarie per portare vantaggi alla lotta palestinese
per sostenere il confronto con l’aggressione sionista che dipende
dalla copertura politica americana e dalla divisione ed impotenza dei
regimi arabi ufficiali.
3) La necessità di essere risoluti nel fermare il collasso di alcuni
strati di classe nei circoli decisionali palestinesi che si stanno opponendo
all’Intifada ed alla ripresa della lotta di resistenza sin dall’inizio.
Questi fanno pressioni per accettare le proposte di Camp David, e stanno
premendo per accettare il cosiddetto Accordo Pers-Abu Ala e un documento
sulla possibilità di superare e sopprimere i principi nazionali
stabiliti, primo fra tutti il ritorno dei rifugiati palestinesi alle loro
case in accordo con la risoluzione ONU 194.
4) L’impotenza dei regimi arabi ufficiali non fa diminuire l’importanza
di iniziative che attivino meccanismi per la lotta popolare nazionale
araba, e partecipare attivamente su questo livello.
5) Riaffermare l’importanza della natura popolare e democratica dell’Intifada
è una questione della massima importanza. La resistenza armata
è una riserva per questo, non un sostituto. La mobilitazione delle
organizzazioni di massa, le federazioni ed associazioni popolari, non
deve essere limitata a rafforzare il loro ruolo nelle battaglie combattute
sul campo, ma deve estendere la loro partecipazione nello sforzo di costruire
ponti con organizzazioni simili nel mondo arabo, in questa regione, ed
internazionalmente per allargare la sfera di appoggio e assistenza per
la nostra causa nazionale e per il diritto del nostro popolo a resistere
all’occupazione.
Alle masse del nostro popolo:
concludendo questa analisi, l’Ufficio Politico ha esaminato l’offensiva
portata dall’Autorità Palestinese che ha portato ad una campagna
di arresti politici culminati con l’arresto del compagno Segretario
Generale Ahmad Saadat.
Dopo aver espresso ringraziamenti e grande stima per coloro che hanno
partecipato alla campagna di massa informativa e politica, in Palestina
e nella regione araba, per assicurare il rilascio del segretario Generale
e condannare l’arresto per le serie implicazioni politiche connesse
ad esso, ed il danno reale posto per l’unità nazionale, l’Ufficio
Politico ha espresso la sua condanna e lo stupore per il comunicato dell’Autorità
Palestinese e della sua leadership che lega l’arresto del nostro
compagno, Segretario Generale, allo sforzo di arrestare gli eroici compagni
accusati da Israele di aver liquidato il simbolo dell’estremismo
sionista, Ze’evi. Questo comunicato si avvia ad assoggettare gli
affari interni palestinesi ai dettami israelo-americano, arrivando a nutrire
illusioni, domandando che la leadership del Fronte Popolare consegni questi
eroici compagni all’Autorità Palestinese. Questa questione
non è stata né sarà mai soggetta a discussione e
deliberazione. Il Fronte Popolare e la sua leadership non è mai
stata né sarà mai per gli arresti politici a causa delle
loro opinioni o per resistere all’occupazione. Non è comprensibile
l’illusione che i leaders dell’Autorità Palestinese nutrono,
che più osservanza e compiacenza con i dettami e le richieste israeliane
sia una via per rompere il blocco del nostro popolo e del Presidente Arafat.
Le richieste israeliane sono senza fine. Vogliono imporre le condizioni
per la resa del nostro popolo.
Quindi l’Ufficio Politico del Fronte Popolare, come condanna l’arresto
del compagno Segretario Generale e domanda il suo immediato rilascio insieme
con tutti coloro detenuti dall’Autorità Palestinese, rigetta
la persecuzione degli eroici compagni accusati di aver eliminato Ze’evi.
L’Ufficio Politico ripete che rigetta da principio ogni discussione
che riguardi il loro arresto.
Ufficio Politico
Fronte Popolare per la Liberazione della Palestina
18 febbraio 2002
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