Senza Censura n. 7/2002

[ ] Monaco, il vertice della nato e la nuova faccia della repressione

Cosa significa praticamente il trattato di Schengen.
All’inizio di febbraio si è svolto a Monaco l’incontro annuale degli strateghi della Nato: in questa sede vengono elaborate le decisioni più importanti della politica militare dell’alleanza occidentale.

Durante gli anni passati non si è mosso praticamente niente contro questa conferenza, ma quest’anno un ampio schieramento di forze della sinistra tedesca (anti-global, internazionalisti, antifascisti, gruppi per la pace, studenti e tanti altri) hanno organizzato un fine settimana pieno di attività ed iniziative di protesta adottando uno slogan comune: “da Genova a Monaco”.

Partendo dall’analisi della funzione della NATO quale braccio armato del capitale internazionale si è cercato di costruire a Monaco una mobilitazione internazionale per boicottare ed opporsi ai guerrafondai e alla loro conferenza. La mobilitazione ha trovato un ampio sostengo in tutta Europa e molte situazioni hanno comunicato la loro adesione e partecipazione.
Il riferimento alle proteste del movimento contro la globalizzazione (in particolare a quelle di Genova) è stato utilizzato dal comune di Monaco come pretesto per impedire qualunque attività ad ogni costo e con ogni mezzo, “per evitare una seconda Genova”.

La Baviera, e in particolare la città di Monaco, è sempre stato un luogo dove i nuovi metodi di repressione sono stati sperimentati per verificarne l’efficacia e l’utilizzabilità prima di essere imposti in tutta la Germania. Per esempio l’arresto preventivo é una “invenzione bavarese” che, poco dopo, è stata estesa all’intero paese. Da questo punto di vista le esperienze di Monaco sono di esempio per la gestione delle mobilitazioni in futuro.

Queste sono le condizioni con cui si devono e si dovranno confrontare tutte le situazioni che in Europa osano opporre resistenza ai progetti del potere, come si era visto anche a Sevilla, dove sei mesi prima della conferenza dei ministri dell’interno e della giustizia diverse situazioni erano state colpite duramente dalla repressione. Anche a Monaco la repressione è iniziata mesi prima del convegno.
I gruppi promotori delle iniziative a Monaco avevano organizzato diverse assemblee di preparazione alla conferenza per far avanzare ed approfondire il dibattito sulla Nato, le sue strategie, i legami tra il militare e il capitale e la necessità di opporgli resistenza . Si voleva creare uno spazio di discussione per impedire che questi giorni di iniziative si risolvessero solo con una semplice manifestazione contro il vertice.
Il comune di Monaco ha cercato di boicottare (o meglio di impedire) queste assemblee ad ogni costo. La prima di queste assemblee pubbliche ha potuto aver luogo solo “accettando” l’imposizione che non si sarebbe messa in ballo l’idea di costruire un controvertice … conseguenza: le assemblee successive sono state vietate. Questo divieto non riguardava solo le assemblee della sinistra antagonista, ma anche le assemblee del movimento pacifista. Sono stati vietati persino i concerti e le attività culturali in solidarietà al contro-vertice. Praticamente il comune di Monaco ha imposto un divieto di discussione pubblica prima ancora che fossero state vietate le manifestazioni di piazza.

Tutti i centri che hanno rifiutato di sottostare alle imposizioni del comune ora vengono presi di mira: il Tröpferlbad (un centro giovanile) ora deve fare i conti con il tentativo di chiuderlo.
Due giorni prima che il contro-vertice iniziasse il comune ha vietato tutte le manifestazioni, spettacoli, cortei e/o assemblee all’aperto previste durante tutto il fine settimana. Questo divieto è stato confermato dai tribunali bavaresi e le motivazioni delle loro pronunce sono state depositate troppo tardi per avviare utilmente un ricorso ai gradi superiori.
Il divieto totale di manifestare è il mezzo con cui le autorità sono state in grado di fermare la maggioranza dei manifestanti fuori dalla città. Questi sono stati rimandati indietro oppure sono stati trattenuti in detenzione preventiva. In molte cittá tedesche la polizia ha impedito alla gente di uscire dalle cittá.
Le autorità hanno rinunciato alla formale sospensione di Schengen essendo coscienti che la sua applicazione avrebbe reso possibili le perquisizioni ed ogni altra misura di prevenzione in modo molto più efficiente. I manifestanti provenienti dall’estero sono stati fermati vicino al confine e sono stati individuati come agitatori e probabili disturbatori grazie alle banche dati europee e su questa base stati rimandati indietro oppure sono stati arrestati.

Nonostante il divieto migliaia di persone si sono riunite a Marienplatz per manifestare contro la NATO e contro il divieto di manifestare. Già il venerdì sera centinaia di compagni erano stati arrestati. Anche il sabato la gente è scesa in piazza per manifestare la propria resistenza in diverse forme. Un corteo di almeno 7000 persone si è messo in moto e nonostante i tentativi della polizia di fermarlo si è cercato di seguire le strade previste per la manifestazione. Il corteo è stato accerchiato diverse volte ma senza successo.
Durante la giornata hanno avuto luogo diversi cortei, composti principalmente da giovani non organizzati che sono scesi in piazza per opporsi alla guerra e per reclamare il loro diritto di manifestare. Questi cortei sono stati bloccati dalla polizia: la gente é stata fermata, accerchiata per ore e poi portata nelle caserme.

Il divieto é stato rotto anche se non si è potuto realizzare in nessun momento lo scopo di disturbare la conferenza.
Il sabato sera doveva aver luogo l’unico evento “legale” di tutto il fine settimana: un’assemblea con podio internazionale. L’obiettivo di questa assemblea era creare un luogo di dibattito per tutte le situazioni venute a Monaco: un momento per discutere le esperienze e le valutazioni nei diversi paesi europei. Ma nelle condizioni date (i compagni fermati alle frontiere, una manifestazione accerchiata davanti alla Gewerkschaftshaus - la sede del sindacato - dove si doveva svolgere l’assemblea e l’accerchiamento della stessa Gewerkschaftshaus - la prima volta dopo il 1933 ) ha cambiato il carattere previsto dell’assemblea.

Il tentativo della Polizia di lasciar uscire la gente uno alla volta per controllarne i documenti è fallito per l’atteggiamento deciso dei partecipanti. Invece di uscire con le mani in alto si cantava l’Internazionale, probabilmente anche questo per la prima volta nella Gerwerkschaftshaus dopo il 1933. In una discussione si è deciso di rimanere nella Gewerkschaftshaus finchè la polizia non si fosse ritirata.
Alla fine la polizia ha dovuto andarsene e ora il comune sta negando il fatto che ci fosse stato un accerchiamento della Gewerkschaftshaus, nonostante le foto siano circolate su tutti i giornali.

Nonostante questi successi il bilancio di Monaco é allarmante. Ci sono stati più di 800 arresti, perfino due portavoce del coordinamento contro la conferenza sono stati tratti in arresto preventivo (uno di loro durante una conferenza stampa). La città di Monaco é stata fedele alla sua reputazione di essere battistrada per nuove strategie preventive “controinsurrezionali”. Per garantire l’attuazione della conferenza in sicurezza e senza disturbi ogni diritto fondamentale é stato sospeso, la discussione politica in preparazione al controvertice è stata ostacolata, la mobilitazione é stata criminalizzata e i tentativi di dividere il movimento sono stati tanti. La collaborazione tra le autorità e gli apparati di intelligence europei é stata intensificata: Schengen non é stato sospeso, è stato applicato.

Infatti il sindaco di Monaco Ude festeggia la sua imposizione del divieto totale di manifestazione come un gran successo perché é stato il primo vertice senza “eccessi” da Seattle in poi, la spirale di “violenza” è stata interrotta e Monaco ha fatto vedere come si organizzano eventi del genere: l’abolizione di tutti i diritti fondamentali é un effetto non bello ma necessario.
L’aspetto significativo della repressione esercitata a Monaco è che non si è trattato di una repressione brutale e insanguinata come a Genova: lo scopo di questo tipo di repressione é di impedire ogni protesta mantenendo una facciata democratica. Sarà un compito del prossimo futuro non permettere a questo tipo di stato d’emergenza di diventare uno condizione normale.

Un gruppo di compagne e compagni fra i promotori
della mobilitazione a Monaco




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