Senza Censura n. 5/2001

[ ] Ordinaria provocazione!



A Firenze rinviata la prima udienza del processo contro i manifestanti attaccati dalla polizia

Il 13 maggio del 1999 più di tremila persone sfilavano a Firenze in occasione dello sciopero generale contro la guerra convocato dai Sindacati di Base; un corteo ed uno sciopero riusciti che portavano in piazza lavoratori, anche della CGIL, studenti, centri sociali della regione, ecc.
Al termine del corteo i manifestanti, ormai giunti sotto al consolato americano, venivano brutalmente caricati dalla polizia, senza motivo né preavviso. Il pestaggio è stato rapidissimo e violentissimo. Per disperdere la folla, gli uomini in divisa hanno iniziato a sparare lacrimogeni ad altezza d'uomo. E' ormai famoso il filmato - mandato in onda varie volte - dove si vede quello che la censura della Rai e di tutti mezzi di informazione hanno omesso di dire: poliziotti che si accanivano su persone a terra, inermi; che manganellavano chi capitava loro davanti, e che attaccavano i dimostranti a suon di calcio di fucile in faccia. Sono state decine i feriti fra i manifestanti; fra questi una lavoratrice ha rischiato di perdere un occhio, e una consigliera regionale è stata colpita al volto da una manganellata. Il corteo si è quindi diretto verso la sede regionale dei DS, per denunciare le responsabilità del maggior partito di governo nella guerra contro la Jugoslavia. Loro la chiamavano "intervento umanitario", mentre il movimento di protesta che nacque in opposizione a questa, denunciava già quello che oggi è oramai di dominio pubblico. Cioè: l'uso di armi all'uranio impoverito e i rischi di contaminazione conseguiti dalla popolazione e dall'ambiente, le nefandezze dell'operazione Arcobaleno e gli interessi mafiosi che ci stavano dietro, la falsità delle cifre riguardo a presunti massacri e profughi fornite dalla propaganda di guerra della "democratica" Europa, gli interessi europei e statunitensi nella ricostruzione e nella creazione di oleodotti, e nello smantellamento della Federazione Jugoslava, ultimo intoppo all'allargamento dell'UE e soprattutto della NATO nella regione.
I giorni successivi al 13 maggio gli attacchi dei mezzi di (dis)informazione e dei partiti politici (di destra e di sinistra) sono stati violentissimi. Presi di mira erano i sindacati di base che avevano indetto lo sciopero generale. Si voleva a tutti i costi criminalizzare chi si opponeva con fermezza all'attacco imperialista in Jugoslavia. Si voleva colpire chi portava avanti la lotta nei posti di lavoro, chi aveva riportato l'antimperialismo sotto ai riflettori. Si capovolgevano i fatti veri. Non erano più i poliziotti ad avere commesso un vile attacco, ma si pretendeva che vi fosse stata una guerriglia urbana premeditata e organizzata appunto dai sindacati di base. Niente di più falso.
Nei giorni successivi la Digos ha compiuto perquisizioni in case di persone identificate durante gli scontri. Sono partite subito le denunce, a chi per blocco stradale, a chi per resistenza, a chi invece per travisamento. 46 manifestanti sono rimasti coinvolti nell'inchiesta. Diversi di loro hanno successivamente visto, però, la loro posizione stralciata. In tutto sono 15 i lavoratori rinviati a giudizio. Per lo più sono tutti appartenenti alla così detta "area dei centri sociali". La prima udienza del processo si è tenuta il 10 maggio nell'aula bunker di Santa Verdiana. Cosa molto grave e significativa del clima che si vorrebbe creare intorno al processo. Infatti l'aula Bunker di Santa Verdiana, viene generalmente utilizzata per i processi a mafiosi o pericolosi criminali. Non è un caso questo. In un clima pre- elettorale pesantissimo, i centri sociali e i sindacati di base sono di nuovo nell'occhio del ciclone. L'obiettivo è limpido. In un periodo di crisi profonda come quello che stiamo attraversando, l'attacco dello Stato si sta facendo sempre più duro nei confronti delle realtà e di chi continua a lottare contro le politiche antipopolari dei nostri governi, contro l'imperialismo aggressivo occidentale, e in solidarietà con i popoli oppressi in lotta, come in Jugoslavia, in Turchia, in Palestina o in Colombia, ad esempio.
Quel 13 maggio si è evidenziato chiaramente il nuovo corso della politica repressiva in Italia. Si susseguiranno da allora decine di inchieste-farsa per associazione sovversiva, criminalizzazione delle lotte sociali, sindacali e politiche, repressione dura nelle piazze, e di fatto il tentativo di chiusura degli spazi di agibilità politica. Uno stato imperialista non può sopportare al suo interno un opposizione radicale. È questo il messaggio che ci è stato lanciato dalla guerra in poi. Un importante sciopero politico attaccato duramente, nel tentativo di privarlo della sua importanza e dignità. Abbiamo detto tante volte che la repressione non ci fermerà, tanto più se saremo in grado di comprenderla per potervi reagire al meglio. Si è svolto in contemporanea alla prima udienza, poi rinviata all'8 novembre 2001 questa volta in aula "normale",un presidio di fronte alla caserma Euroforce di Firenze a testimoniare la continuità dei processi con le strutture militari, con la partecipazione di oltre 150 persone. Ci auguriamo per l'otto novembre una presenza ed una consapevolezza ancora maggiori.
Solidarietà agli imputati del 13 maggio

Centro Popolare Autogestito
Firenze sud


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