Senza Censura n. 5/2001

[ ] A scuola di imperialismo



Scienza, conoscienza e strategie militari: i rapporti tra Università e NATO

In questo articolo tenteremo di costruire un quadro generale dei finanziamenti che la NATO stanzia agli scienziati dei vari gruppi di studio e ricerca internazionali, alle università e industrie di tutto il mondo.
Ma non solo. Infatti è utile occuparci dei rapporti di collaborazione che si stanno affermando tra le Accademie militari e Istituti militari di scuola superiore con le varie facoltà italiane.
L'incentivazione dei progetti scientifico-tecnici, assegnata a ricerche collaborative fra diversi stati, è un intervento strategico che la NATO attua da molti anni (basti pensare che dal 1957 circa 500.000 scienziati hanno usufruito dei "contributi" NATO) ed è strumento utile per lo sviluppo dell'imperialismo in quanto permette l'acquisizione di conoscenze sempre più avanzate in ogni settore e di creare infrastrutture stabili anche in quegli stati che non aderiscono alla NATO, i cosiddetti Stati associati.
Ogni nuovo prodotto tecnologico, ogni scoperta e innovazione scientifica sono diretto interesse della NATO e sappiamo come poi impiega tali risorse.
E' scontato affermare che gli Stati membri della NATO sono in stretta collaborazione fra loro nel campo della ricerca, ma è interessante evidenziare che molti degli scienziati che usano tali finanziamenti sono degli stati dell'est Europa e dei paesi del Mediterraneo. Le ricerche condotte da questi gruppi internazionali si occupano praticamente di qualunque tipo di materia e settore ed è difficile dare un quadro sintetico vista la loro ampiezza d'intervento (dall'industria bellica, chimica, ... ai problemi che riguardano l'inquinamento e l'ambiente). Sostanzialmente la NATO agisce mediante un suo programma scientifico, che ultimamente è stato ristrutturato per attuare una più efficace collaborazione tra gli scienziati provenienti dai paesi membri e dai Paesi associati. Attualmente il Programma scientifico della NATO si compone di quattro sub-programmi.
1. Borse di studio: con le borse di studio i giovani ricercatori potranno continuare a studiare in un Paese NATO o associato, in un ottica di lungo periodo.
2. Cooperazione: avviare la cooperazione nell'ambito della ricerca e di stabilire rapporti personali tra gli scienziati della NATO e dei Paesi associati.
3. Infrastrutture: supportare i Paesi associati nell'organizzazione dei loro programmi di ricerca e nel creare infrastrutture di base.
4. Scienza per la pace: implementare la ricerca nei problemi ambientali nei Paesi associati, attraverso una collaborazione di ricercatori ed industrie provenienti dalla NATO e dai Paesi associati ( fonte tratta dal Servizio Ricerca e Relazioni Internazionali). Per esempio l'Università di Sassari ha organizzato una giornata di "informazione e approfondimento" sulle fonti di finanziamento per la ricerca scientifica, riguardanti il Quinto Programma Quadro di RST dell'Unione Europea, della NATO e dell'Agenzia internazionale per l'Energia Atomica con interventi di rappresentanti del MURST e del mondo imprenditoriale. I temi presentati trattavano di qualità della vita, dell'energia, dell'ambiente e dello sviluppo sostenibile, di accrescere il potenziale umano di ricerca.
Gli obiettivi fissati nel Programma scientifico della NATO appaiono evidenti: si procede a formare e sfruttare il potenziale umano di ricerca con il fine di creare delle infrastrutture di base stabili soprattutto nei Paesi associati e ovunque i Paesi NATO abbiano un interesse (soprattutto per quanto concerne gli Stati Uniti), infiltrandosi e divenendo decisivi per le scelte degli stati colpiti dall'aggressività imperialista, costretti dal vincolati delle ingenti somme di denaro concesse per la ricerca.
Non meno importante è anche la stretta connessione con i settori produttivi in generale, i quali possono mantenere ed accrescere i loro "margini di profitto" ed è difficile quantificare quante siano le industrie che stipulano accordi per la produzione dei nuovi ritrovati scientifici e tecnologici, siano esse imprese belliche o tessili.
Un altro problema che si pone è a livello culturale. Molti collaboratori e co-direttori che partecipano ai sub-programmi citati sono anche docenti universitari, per cui in grado di interagire e trasformare in consenso o semplice accettazione l'azione della NATO ai giovani studenti, o per lo meno contribuiscono a dare un'idea del nuovo ruolo "umanitario" che tale apparato politico-militare dell'imperilismo occidentale ha oggi assunto. Mentre la realtà parla di guerre sanguinose ai danni di popolazioni, a volte utilizzate come "cavie" da esperimento dei nuovi mezzi e tecniche di distruzione, i professori organizzano convegni sull'ambiente! Anche nelle facoltà dove in passato era forte l'opposizione studentesca si è avuta una sensibile penetrazione dei militari nel contesto universitario, come vedremo meglio.
La tendenza di molti stati europei è quella di ristrutturate i propri eserciti sia in funzione del ruolo che la NATO si è data, sia all'interno del progetto di costruzione del nuovo modello di difesa europeo; in Italia il Governo di centro-sinistra e il Parlamento hanno approvato la trasformazione dell'attuale esercito in una forza composta da militari "professionisti", a partire dal 2005. I rapporti che le Accademie e gli Istituti militari hanno stretto con le strutture universitarie del paese sono negli ultimi anni aumentati, mostrando anche una debolezza nell'affrontare tale cambiamento (questione sulla quale torneremo più avanti).
Parallelamente all'aumento del controllo sociale e della repressione anche in Italia è aumentata la presenza militare nelle varie facoltà convenzionate, che ricevono fondi dalle Forze Armate per istituire corsi di laurea esclusivi per i cadetti delle varie Accademie militari. Con l'approvazione del D.L. 464, il 28 Novembre 1997, è permesso stipulare accordi tra Università e Accademie e Istituti militari di Istruzione superiore e viene regolamentato l'utilizzo dei docenti delle Accademie e Istituti militari per "specifici insegnamenti". Inoltre viene regolata la concessione di titoli universitari agli ufficiali in servizio all'entrata in vigore della legge stessa (art. 2, comma 3). Il D.L. 464 in sostanza fissa delle regole di "facciata" a quei rapporti che già prima della sua entrata in vigore si erano consolidati e garantisce l'ottenimento della laurea (per ufficio?).
Il Consiglio Universitario Nazionale (C.U.N.), organo al quale spetta la decisione sull'istituzione dei nuovi corsi di laurea, approva all'unanimità con "osservazioni e condizioni" (?) l'attuazione di un Diploma universitario in Scienze Strategiche da parte dell'Università di Modena e Reggio Emilia. Il corso di studi è esclusivamente per la formazione dei cadetti dell'Accademia Militare di Modena. Inoltre nella stessa seduta è stata autorizzata l'Università dell'Aquila a istituire un diploma in Scienze Investigative, questa volta riservato ai sottufficiali della Guardia di Finanza.
Dopo il parere favorevole del C.U.N. l'ex comandante Generale dell'Accademia Militare di Modena ha ricevuto, mentre era in carica, la laurea ad "honorem" in giurisprudenza e l'ex Rettore della citata Università è stato nominato "cadetto ad honorem" dell'Accademia di Modena. Sempre beneficiando dei privilegi concessi ai militari, si sono "laureati" in Scienze Strategiche il Capo di Stato Maggiore dell'Esercito e l'Ispettore delle Scuole dell'Esercito. Ma non è un fenomeno ristretto a Modena e l'Aquila anche a Torino, tramite la locale Facoltà di Scienze Politiche, è stata creata la laurea in Scienze Strategiche e sembra che l'Accademia Navale di Livorno stia tentando di far istituire la laurea in Scienze Politiche ad indirizzo Tecnologico, in convezione con l'Università di Firenze. Sempre a Firenze, la locale Questura ha concluso un accordo con l'Ateneo fiorentino per organizzare un corso triennale di aggiornamento su "Comunicazione e istituzione", riservato a funzionari e ispettori di polizia. In tale intesa è previsto che l'Università fiorentina metta a disposizione i propri docenti, che insegneranno gratuitamente, mentre i locali per le lezioni saranno fornite dalla Fondazione Spadolini - Nuova Antologia e la parte organizzativa spetterà alla casa editrice Le Monnier (tratto da "la Repubblica", 19.05.01).
Con i fondi dello Stato le Accademie iscrivono i cadetti ai corsi universitari "esclusivi" (= laurea garantita), con i medesimi li stipendia e li mantiene per tutta la durata dei corsi di studio ed inoltre è assicurata loro la carriera militare, secondo un avanzamento predefinito che va dal grado di Sottotenente al grado di Generale.
Molti militari di alto grado si sono espressi con "entusiasmo" nei confronti della ristrutturazione delle Forze Armate in senso "professionale", ma allora perché si ricorre ad utilizzare le Università degli Studi quando ci sono già delle Accademie e Istituti militari che si occupano della formazione dei futuri "dirigenti" dell'apparato militare? Si potrebbe ipotizzare che in realtà l'Esercito è in ritardo nell'adeguamento delle sue strutture e del suo organico in previsione del nuovo assetto delle Forze Armate e che sono richieste sempre di più una notevole preparazione e conoscenza delle nuove tecnologie. Per ora si accontentano di "regalare" delle lauree che portano nella loro intestazione la parola "Scienze", ma ciò non è detto che sia sufficiente per accelerare i tempi nella "modernizzazione" dell'Esercito. Il fatto certo è che la presenza dei militari nelle varie Facoltà del territorio nazionale e l'aumento delle Università nel fornire un supporto, che significa ottenere fondi, alle esigenze delle Forze Armate fa sorgere problemi di diversa natura. Il più volte citato D.L. apre la possibilità di parificare l'ufficiale militare a docente universitario e eleva a livello universitario svariate materie militari. Ci sono corsi in Scienze Strategiche dove i docenti sono nominati direttamente dalle Accademie Militari e tale situazione può portare all'accettazione passiva dei militari e contribuire a creare consenso attorno a quello che viene definito un esercito di "ambasciatori di pace", mentre si ha il dovere di contrastare questa "invasione" ed evitare quello che qualcuno ha dichiarato: "i cadetti assumeranno sempre più un ruolo dirigenziale della società".


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