Senza Censura n. 3/2000 [ ] Alcune riflessioni su Nato & co. Il dibattito sulla NATO e le strutture di controllo militare che si era sviluppato in diversi ambiti di movimento durante l'ultima guerra imperialista contro la Jugoslavia sembra oggi avere lasciato il posto, almeno a livello diffuso, ad un intervento sulla cosiddetta globalizzazione che da Seattle in poi è stato gratificato da un'attenzione in larga misura senza precedenti da parte dei grandi media internazionali, nonché nazionali. Come redazione di Senza Censura non ci interessa esprimere giudizi su queste tendenze "antiglobalizzazione" bensì affermare la centralità, rispetto ad ogni prospettiva di liberazione, di un'analisi che si dia l'obiettivo di collocare le molte articolazioni funzionali del controllo imperialista in uno schema gerarchico che rappresenti la modalità concreta e più avanzata di risposta del capitale alla sua crisi strutturale, una risposta che il capitale determina sia ai fini del riequilibrio/controllo della competizione interimperialista (esasperata dall'approfondirsi della crisi), sia, e soprattutto, per adeguare il livello dell'aggressione contro il proletariato a quello dello sfruttamento sempre più scientifici che la borghesia imperialista cerca di estendere su scala planetaria nel tentativo di arginare quella stessa crisi. L'obiettivo estremamente ambizioso è quindi una maggiore comprensione delle modalità generali attraverso cui la borghesia imperialista si adegua allo scontro che deve sostenere con il suo antagonista, il proletariato internazionale, uno scontro il cui livello è inversamente proporzionale ai sempre più esigui margini di ricomposizione in senso riformista della conflittualità di classe. Questo è, in estrema sintesi, il motivo per cui in Senza Censura esiste una sezione "strategie della controrivoluzione". Questo è il motivo per cui, secondo noi, le dinamiche di sviluppo e di espansione della NATO vanno lette non solo nel senso di una ridefinizione delle aree di influenza (un approccio "geopolitico" che sembra affascinare molto anche la sinistra antimperialista) ma sono utili in primo luogo per comprendere lo schema complessivo dell'attacco che la B.I. sta sferrando contro il proletariato. Intendiamo quindi dare seguito ad una linea di lavoro che consideriamo prioritaria e speriamo che le realtà che continuano a sviluppare un intervento contro la NATO vedano Senza Censura come un ambito di possibile dibattito e interazione. La NATO del 21° secolo Avevamo cercato di individuare nello scorso numero (Senza Censura 2- "L'UE grande potenza") alcuni degli elementi attorno a cui si sta sviluppando una NATO adeguata a quelle che il nemico definisce "le sfide del 21° secolo". Si tratta di aspetti che meritano tutti un approfondimento che sarà l'oggetto di riflessioni della redazione e, speriamo, di altri nei prossimi numeri, con l'obiettivo di tracciare un quadro generale al cui interno collocare e leggere eventi che scollegati apparirebbero contraddittori, avvalorando la tesi (in larga misura sponsorizzata dall'imperialismo) dell'esistenza strutturale di una molteplicità di differenze conflittuali, religiose, etniche, ecc, che al di fuori di un governo sovranazionale produrrebbero catastrofi umanitarie di immani proporzioni, come testimonierebbero gli eventi legati ai conflitti dell'ultimo decennio. La NATO si candida, anche ufficialmente, al governo militare e politico di queste conflittualità enunciando la sua strategia in un documento dal titolo "Strategic Concept", consegnato agli onori delle cronache con tutta la retorica del caso nel summit di Washington per il 50° anniversario, ma che trova la propria origine nei mutamenti strutturali che hanno definito questa fase del rapporto tra borghesia imperialista e proletariato internazionale. Il "Concetto Strategico" Il programma per la NATO del 21° secolo riafferma che la principale ragione dell'esistenza della NATO è la difesa collettiva dei suoi membri ma afferma anche che la potenza militare della NATO deve essere diretta dove la stabilità, la sicurezza e i valori della comunità euroatlantica sono minacciati, anche se non c'è una minaccia per il territorio NATO. Questo definisce la gestione delle crisi (anche al di fuori dell'area NATO) come secondo compito fondamentale. Condizione per questo adeguamento lo sviluppo dell'ESDI - European Security and Defence Identity (Senza Censura2 - art. citato)all'interno della NATO, sulla base dell'idea di Forza Europea "separabile ma non separata", un'idea che aveva già visto la luce in passato e una prima definizione al summit dei ministri NATO a Berlino nel 96, ma che è stata perfezionata successivamente (anche sulla base dell'esperienza concreta delle aggressioni NATO in Jugoslavia) e per cui il summit di Washington del 99 è stato un passaggio fondamentale. Va sottolineato che il "concetto strategico" valorizzando la gestione delle crisi fuori dei confini della NATO introduce anche formalmente la necessità di una forza militare più "mobile, flessibile e sostenibile". Per raggiungere questi obiettivi al summit del 50° anniversario è stata sottoscritta la Defence Capabilities Initiative (DCI) che impegna i paesi membri a provvedere a questa esigenza. Conseguenza del "Strategic Concept" è la cooperazione militare con stati "democratici" che non fanno parte della NATO. Il "Concetto Strategico" enfatizza il fatto che paesi non NATO possono e vogliono partecipare ad operazioni NATO (il che è già avvenuto in molte circostanze) e sotto il capitolo "Parternship for peace" delinea le modalità di una ridefinizione delle aeree di influenza. Il summit di Washington adotta molte iniziative per rendere più profondo il coinvolgimento dei paesi "Parterns" a fianco dei paesi NATO nelle future operazioni, evidenziando sempre di più come la NATO sia il nucleo centrale di un network di paesi politicamente affini pronti ad unirsi quando e dove le circostanze lo richiedano senza alcuna limitazione dettata da altri organismi internazionali (come le N.U.) o dai confini territoriali della NATO, essendo la difesa degli interessi politici ed economici dei paesi NATO e dei loro alleati il fattore determinante. Alcune riflessioni Questa schematizzazione estremamente sintetica e semplificata si limita a citare quei passaggi fondamentali che dovranno essere ben più attentamente analizzati per individuare, insieme alle linee di sviluppo dell'egemonia politico-militare NATO in questa fase, i terreni su cui concentrare le proprie energie per impostare uno scontro che non si limiti ad una dimensione puramente simbolica. Tutti i passaggi che abbiamo richiamato sono densi di implicazioni. In questo numero cerchiamo di fornire alcuni elementi utili rispetto al piano di lavoro che prende le mosse dallo sviluppo della Defence Capability Initiative (DCI), su cui, dal summit di Washington ad oggi sono stati fatti dalla NATO significativi passi avanti, ed i cui contorni sono stati precisati dal segretario di stato americano, Madeleine Albright al summit dei ministri degli esteri dei paesi NATO che si è svolto a Firenze il 24 maggio 2000. In quel meeting Albright ha specificato che la DCI è la strada per adeguare la NATO (ed in particolare la difesa europea) al tipo di situazioni che sempre più frequentemente la NATO si troverà ad affrontare nel nuovo contesto internazionale. Come spiega Albright "la DCI può avere successo solo se è sostenuta da investimenti nel settore difesa che siano sufficienti ed efficaci." E coglie l'occasione per presentare "un'importante iniziativa americana per migliorare la cooperazione transatlantica nel campo degli scambi commerciali nel settore difesa. Quest'iniziativa consiste in un "pacchetto" di 17 misure specifiche da parte del governo USA per rendere gli scambi con i paesi NATO, il Giappone e l'Australia più rapidi ed agevoli. Queste misure renderanno la tecnologia e la competenza statunitensi più prontamente disponibili per i nostri alleati, rafforzando così la NATO, sostenendo la DCI, migliorando l'interoperatività delle nostre forze e contribuendo alla salute e alla produttività dell'industria della difesa di entrambe le sponde dell'Atlantico. Tutto questo si tradurrà in una più vigorosa base tecnologica per la NATO del 21° secolo." Questa lunga citazione dal discorso di Albright a Firenze ha come corollario le raccomandazioni fatte dal segretario generale della NATO, Robertson, a Brusselles il giorno prima, nell'introduzione al 5° forum della conferenza delle industrie della difesa europee: "Nord America ed Europa hanno molto da guadagnare lavorando insieme per rimuovere gli ostacoli ad un efficace scambio nel settore difesa. Non ho in mente solo lo sforzo di modificare l'attuale legislazione, ma anche eliminare significative, specifiche differenze da entrambi i lati dell'Atlantico in campi come le fusioni e le acquisizioni e, in modo decisivo, le regole del trasferimento di tecnologie." Come sempre i primi della classe sono stati gli inglesi con l'accordo di cooperazione sugli armamenti per la difesa, che secondo gli USA dovrà essere il modello per gli altri accordi con i paesi NATO. [ ] Close |