Senza Censura n. 3/2000

[ ] Quello che si dovrebbe dire
sugli avvenimenti in Jugoslavia



Intervento dell'International Action Center di New York dell'11 ottobre
pubblicato sul Workers World (www.workers.org) del 19 ottobre 2000

Sono tutti d'accordo: l'incendio del Parlamento jugoslavo e la sconfitta di Slobodan Milosevic sono un "trionfo per la democrazia".
L'ha detto Bill Clinton. Così come George Bush, Dick Cheney, Madeleine Albright, Al Gore e i Capi di Stato Maggiore del Pentagono. Cnn, Nbc, Cbs e "Time Magazine" hanno fatto lo stesso.

Cosa c'è che non va in questa immagine idilliaca?
Vediamo con ordine.
A Seattle, Washington, Philadelphia, Los Angeles e Praga i manifestanti sono stati gasati, bastonati, mitragliati con proiettili di gomma e detenuti per giorni in celle stracolme. I media li hanno chiamati "rivoltosi" e "vandali".
Ma in Jugoslavia la Cia e il Dipartimento di Stato hanno esortato "l'opposizione" a boicottare il secondo turno delle elezioni, a marciare sulle città e ad attaccare gli uffici governativi.
Negli Stati Uniti, se un candidato accetta donazioni dall'estero commette un reato. Ma Washington ha dato centinaia di milioni di dollari alla " Opposizione Democratica Serba" di Vojislav Kostunica prima delle elezioni del 24 settembre.

Da "bombers" a "democratici"
L'anno scorso gli Stati Uniti e altri paesi Nato tempestarono la Jugoslavia di bombe e missili per 78 giorni. Distrussero case, scuole e ospedali.
Uccisero e mutilarono migliaia di persone, fra cui centinaia di bambini. I media e i politici statunitensi ed europei giustificarono questi crimini di guerra con una campagna di menzogne che demonizzò tutti i serbi, applicando con estrema perizia le metodologie che già i nazisti tedeschi avevano usato con gli ebrei.
Ora i politici e i generali che ordinarono i bombardamenti e i media che li giustificarono, rivendicano a sé il ruolo di "Campioni dei diritti del popolo serbo".

Milosevic ha detto no al FMI
Slobodan Milosevic non è certo un rivoluzionario come Fidel Castro o Che Guevara. Anzi, probabilmente è un ladro, un mafioso e un intrallazzatore; comunque niente a che vedere con l'immagine di "dittatore fascista" costruita ad arte dai mass media del pensiero unico.
Bene, pur non essendo un comunista, agli occhi di Washington ha la stessa colpa dei manifestanti di Seattle e Praga: ha detto di no al Nuovo Ordine Mondiale e al Fondo Monetario Internazionale.
Sotto la guida del Partito Socialista Serbo, della Sinistra Unita e del Partito Socialista Popolare Montenegrino, la Jugoslavia ha rifiutato di entrare nella Nato o di accettare i dictat dell'Fmi. Ha resistito alle privatizzazioni e alla "libera circolazione dei capitali" richiesta da Wall Street.
Per queste ragioni - e solo per queste- la Jugoslavia è stata colpita da otto anni di guerra e sanzioni economiche dagli Stati Uniti e dalla Nato.
Contemporaneamente i media hanno dato vita alla più grande campagna disinformativa e menzognera della storia.

Kostunica ha detto sì!
Il 27 settembre, all'insaputa della gran parte dei loro stessi sostenitori, i leaders della "Opposizione Democratica" made-in-Usa si sono incontrati con i rappresentanti del Fmi e della Banca Mondiale a Sofia, in Bulgaria. In quell'occasione si sono accordati sul punto che, se avessero preso il potere, avrebbero privatizzato l'industria, licenziato i lavoratori "in esubero" e smantellato il sistema sanitario gratuito. Questa è una verità: in Jugoslavia c'è un sistema di assistenza sanitaria gratuito. E l'Fmi vuole che venga smantellato.
Sono le stesse misure che hanno devastato Bulgaria, Romania, le repubbliche ex sovietiche, paesi dell'Africa, dell'Asia e dell'America Latina. Sono il prezzo per il sostegno di Washington.

Una classica operazione della CIA
Kostunica e i suoi consiglieri della CIA hanno rifiutato con arroganza il secondo turno elettorale. Temevano che se avesse vinto con un grande "se"- la maggioranza parlamentare socialista avrebbe bloccato i programmi dell'Fmi. Kostunica e la Cia hanno voluto prendere il potere con la forza per intimidire e scompaginare il parlamento, il Partito Socialista Serbo e i suoi alleati. Hanno voluto mandare un chiaro messaggio a tutti coloro che nell'Europa dell'est vogliono resistere a Washington e a Wall Street, e l'hanno fatto per mezzo di una classica operazione della Cia.
Nel 1993 la Casa Bianca appoggiò Boris Yeltsin nella decisione di mandare i carri armati a bombardare il Parlamento russo quando questo rifiutò di accettare la "terapia" del Fondo Monetario. Furono massacrati in centinaia, e Clinton e le "democrazie" occidentali parlarono anche in quel caso di un "trionfo della democrazia".
Il Pentagono, il Dipartimento di Stato e la Cia hanno decenni di esperienza nell'abbattere governi indipendenti. L'hanno fatto in Iran (1953), Guatemala (1954), Congo (1961), Guyana (1962), Indonesia (1965), Ghana (1966), Cile (1973), Argentina (1976), Romania (1989), Bulgaria (1990) e Albania (1991).
In Indonesia la giunta militare insediata dalla Cia massacrò quasi un milione di persone (quasi tutti militanti comunisti) nel nome della "democrazia". Il "New York Times" chiamò quella carneficina "un barlume di luce in Asia".
Lo schema è sempre lo stesso: con embarghi e blocchi commerciali si causano pesanti privazioni alla popolazione del paese bersaglio. Si crea una "opposizione" filo-statunitense e la si imbottisce di dollari. Si promette che se vincerà, la gente potrà fare una vita "normale".
Sappiamo che tutto ciò è una grande menzogna. Il Fmi e la Banca Mondiale sono agenzie della distruzione. Mirano a distruggere tutti i sistemi economici che non sono controllati da Wall Street. Quando prendono il controllo di una nazione, la vita peggiora sempre. Ad esempio, i lavoratori bulgari adesso devono vivere con 56 cents al giorno.

Fight the power!
I media hanno stabilito che in Jugoslavia i giochi sono finiti. Ma il governo filo-Usa che si è insediato a Belgrado non potrà adempiere al suo mandato neoliberista senza usare la forza.
Il nuovo movimento contro la globalizzazione ha il dovere di stare con tutti coloro che nel mondo combattono l'ingiustizia, dalla Colombia allo Zimbabwe e alla Palestina. E con quelli che in Jugoslavia e nell'Europa dell'est stanno resistendo alla tirannia della Nato e del Fondo Monetario.


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