Senza
Censura n. 2/2000
[
] Cosa è successo in questi 4
mesi: cronologia ragionata
Questa sezione del n. 2-2000 non ha assolutamente la pretesa di essere
esaustiva sul complesso di episodi di repressione e lotte a cui stiamo
assistendo in questi ultimi mesi; non riesce a esserlo per le questioni
locali, tanto meno per quelle europee ed extraeuropee. anzi è una
scelta di notizie e materiali per forza di cose abbastanza ristretta.
Pure, già da questa limitata selezione di fatti e materiali, viene
fuori un quadro dello scontro diciamo di un certo rispetto... .
Per quanto riguarda la situazione internazionale, in molte parti del mondo
ritroviamo situazioni di conflitto di classe, e un livello di scontro
per nulla contenuto.
Dal sudamerica, dove accanto alle situazioni di lotta più consolidate
nascono rivolte di massa in stati apparentemente "tranquilli".
Agli USA, dove qualsiasi forma di contestazione viene repressa con una
violenza che non ha nulla da invidiare a qualsiasi regime dittatoriale.
All'area mediterranea e mediorientale, dove dal Libano alla Turchia ai
territori della Yugoslavija l'ONU, la NATO, e i signori del Nuovo "Ordine"
Mondiale fanno la guerra (letteralmente) a chiunque non si sottoponga
ai dettami del capitale internazionale, e le varie organizzazioni di lotta
si devono confrontare con un nemico che si organizza a livello sovranazionale
dispiegando un congenio militare che mostra quanto pericolosa viene ritenuta
la resistenza al dominio imperialista.
All'Europa, che regge assieme agli USA il livello di questo scontro, incaricandosi
oltre che di placare il conflitto nei suoi territori, anche di garantire
l'annientamento di quelle organizzazioni (vedi organizzazioni turche e
curde in nord Europa) che, riportano al mittente euroamericano il conflitto
che sono costrette a subire a casa loro. Il tutto con un occhio di particolare
riguardo rispetto alla repressione di chiunque lavori per costruire punti
di vista non omologati e un'informazione corretta su quanto succede in
giro per il mondo ( e da qui l'interesse particolare della repressione
riguardo a internet).
Arrivando fino all'italia che ben esemplifica proprio ora questo genere
di repressione: in un bollettino di azioni quasi giornaliero, questure,
carabinieri, e magistratura fanno dell'uso degli articoli come il 270bis
e della legislazione che punisce i reati d'opinione, una cosa normale
e scontata, con cui chiunque esca dai binari delle compatibilità
istituzionali si trova immediatamente a confrontarsi. Ma dove non manca
nemmeno il conflitto fra lavoratori e padronato. Qui come altrove una
repressione più capillare, affidata in primis ai sindacati di stato
e al ricatto del licenziamento, non riesce in tutti i casi a garantire
il silenzio di chi, autorganizzandosi, difende il proprio diritto a non
vivere solo in funzione del proprio lavoro e per uno stipendio di sopravvivenza.
In tutte queste aree del mondo, e in altre pure, troviamo prigionieri
politici che mettono in gioco la loro stessa vita per lottare contro le
condizioni inumane di detenzione, contro i massacri nelle carceri, la
tortura e l'isolamento, contro la negazione della propria identità
politica. Queste lotte in particolare, hanno la potenza di rompere i muri
della censura e di diventare patrimonio politico di tutte le situazioni
che nel "centro" e nella "periferia" del mondo costruiscono
la resistenza al Nuovo Ordine Mondiale
24 FEBBRAIO
MONTEVARCHI
Giovedi' 24 febbraio alle ore 7.15 la polizia di Montevarchi, su mandato
della procura di Arezzo, ha effettuato due perquisizioni nelle case di
altrettanti compagni. I reati contestati sono l'art. 110 c/p e l'art.
16 l.47/48: "stampa clandestina". Sono in pratica accusati di
essere coinvolti nella produzione e nella distribuzione di un foglio di
controinformazione che da qualche tempo circola in Valdarno. Nei confronti
di una dei due inquisiti si è proceduto al sequestro di tutto il
materiale riguardante il Collettivo Antinebbia (di cui la compagna fa
parte) compresi: contatti, numeri di telefono, vari appunti scritti a
mano, ecc...
(E-mail: antinebbia@flashmail.com)
INIZIO MARZO
TORINO
Perquisite tre case occupate a Torino. Quattro in tutto per ora gli arrestati,
due ancora liberi. Questa ennesima provocazione nasce dai fatti del 31-1-2000,
giorno del processo a Silvano Pelissero, quando in seguito al pestaggio
della polizia la gente si era rifugiata all'asilo occupato. Due cameramen
di una televisione privata "Retesette", erano stati allontanati
perche' filmavano la casa occupata e gli occupanti asserragliati sul tetto.
Durante la collutazione i due cineoperatori perdevano la telecamera, e
queste perquisizioni erano proprio dedicate alla ricerca della telecamera.
(E-mail: asilosquat@tiscalinet.it)
INIZIO MARZO
ITALIA
La Procura della Repubblica del Tribunale di Trani ha fatto notificare
22 "istanze di proroga del termine per le indagini preliminari"
ad altrettanti/e compagni/e indagati/e per art.270bis cp, alcuni di essi
anche per art. 272 cp (attentato all'unità nazionale) e per art.624
cp (furto aggravato). I destinatari sono 5 compagni di Foggia, uno di
Milano, due di Padova, i restanti sono prigionieri del carcere di Trani
. Le istanze sono firmate dal Sostituto Procuratore Giuseppe Maralfa.
Nello stesso periodo il tribunale di Torino ha emesso la condanna di 6
anni e dieci mesi per 270bis nei confronti di Silvano Pelissero. I compagni
di foggia colpiti dal provvedimento sono recentemente già stati
oggetto di provocazioni, e hanno pure osato denunciarle! E' successo per
la telecamera messa davanti alla sede del loro centro di documentazione.
(E-mail: rivoluz@libero.it)
9 MARZO
MONTEVARCHI
Giovedì 9 marzo la polizia di Montevarchi, su mandato del solerte
magistrato dalla procura di Arezzo Ledda, ha fatto irruzione nelle case
di tre compagni del Collettivo Antinebbia (per la seconda volta in quindici
giorni). Anche in questo caso il procedimento è relativo al reato
di "concorso in stampa clandestina", gli articoli violati sarebbero:
il 110 c.p. e l'art. 16 L. 47/48. Due compagni sono stati trattenuti in
questura per tutta la mattinata, mentre gli agenti di P.S. procedevano
al vaglio del materiale sequestrato e ritenuto sospetto. Anche in questo
caso hanno sequestrato materiale non strettamente pertinente al foglio
contestato, impossessandosi di vari appunti, testi, ecc. Significativo
dei reali scopi dell'azione è il sequestro di 2 computer, con il
chiaro fine, non solo di acquisire informazioni ulteriori sul collettivo,
ma anche di bloccarne l'attività e i collegamenti con l'esterno.
(E-mail: antinebbia@flashmail.com)
11 MARZO
CATANIA
Per il quindicesimo anniversario dell'assassinio di Pietro Greco -Pedro-
il C.P.O. Experia di catania ha organizzato una serata di video e dibattito
sabato 11 marzo; pubblichiamo qui il comunicato. Iniziative per il 9 marzo
sono state organizzate anche a Padova, Foggia, Milano.
"I deboli non combattono, quelli più forti lottano forse per
un'ora, quelli ancora più forti lottano molti anni, ma quelli fortissimi
per tutta la vita: costoro sono indispensabili." (Bertold Brecht)
Il 9 marzo 1985 3 agenti della Digos (Guidi, Passanisi, Bensa) e un menbro
del Sisde (Nunzio Romano) appostati in via Giulia a Trieste aspettano
e uccidono con fredda premeditazione il compagno Pedro.
Oggi a 15 anni di distanza da quell'omicidio ci sembra più che
mai attuale ricordare la figura del compagno Pedro e il contesto in cui
è stata eseguita quella sentanza.
Ieri come oggi, questo Stato difende il suo potere, il potere della borghesia
imperialista che da sempre continua a sfruttare e opprime il proletariato.
Uccisioni a freddo, carceri, torture, arresti, criminalizzazione delle
lotte, inchieste associative, guerre umanitarie, ecc.
Se ieri l'emergenza interna della borghesia era l'antagonismo politico
sviluppato in Italia dal '68 al '80 e oggi l'emergenza è legata
a nuove contraddizioni derivate da un nuovo ciclo d'espansione del capitalismo
"globalizzato" (vedi le ultime manifestazione contro i lager
di detenzione per gli immigrati), a noi resta chiaro che il presente è
legato alla lotta e che siamo sempre pronti a difendere i nostri diritti
e il nostro futuro di comunisti.
E' questo quello che Pedro ci ha insegnato! Pedro, militante comunista,
Pedro proletario che ha sempre lottato contra la precarizzazione della
nostra qualità della vita, a distanza di 15 anni le sue idee e
la sua lotta non sono assolutamente morte.
"La nostra rabbia è grande quanto il nostro dolore davanti
a questo omicidio compiuto in nome delle leggi speciali di emergenza e
del terrorismo di Stato".
"Grazie Compagno Pedro per quello che ci hai saputo dare, grazie
Compagno per la forza che ancora ci tiene vivi, incazzati e mai arresi,
insieme a te e adesso anche per te".
Compagno Pedro continuiamo la tua corsa verso la libertà!
SABATO 11 MARZO 2000 ORE 19 - VIDEO E DIBATTITO
C.P.O. EXPERIA
via plebiscito 782 - catania
(E-mail: experia.ct@wabi.com)
16 MARZO
CAGLIARI
Si è svolta a Cagliari una manifestazione, davanti al viceconsolato
spagnolo, in appoggio alla lotta dei detenuti spagnoli per la chiusura
dei F.I.E.S., regime carcerario speciale spagnolo
17 MARZO
LIBANO: deportazione in Giappone
La deportazione in Giappone, attraverso la Giordania, di 4 dei 5 militanti
del Japanese Red Army che avevano da poco concluso un periodo di 3 anni
di detenzione in Libano, e avanzato richiesta di asilo politico in questo
stesso paese, non dovrebbe costituire motivo di sorpresa essendo null'altro
che uno degli ultimi esempi di un "modus operandi" nelle relazioni
internazionali che ha visto nel rapimento e deportazione di Abdullah Ocalan
la sua esemplificazione di maggior impatto, ma che rappresenta la normalità
nell'ordine mondiale imperialista, come potrebbero testimoniare le decine
di militanti islamisti che quotidianamente si confrontano con questa situazione.
Il caso dei compagni del JRA va anche inserito in un contesto regionale
in via di normalizzazione in cui ogni paese, in sintonia col ruolo che
ricoprirà nel Medio Oriente pacificato, sta facendo piazza pulita
di figure e di organizzazioni che rappresentano un trascorso di conflittualità,
per adeguarsi ad un quadro globale in cui la lotta al "terrorismo"
si colloca all'apice dei doveri di ogni stato e in cui "terrorismo"
si traduce non solo in tutto ciò che mira a modificare gli assetti
di potere, ma anche a tutto quello che simboleggia, o anche semplicemente
ricorda, momenti di lotta passata.
Quotidianamente le normative sull'estradizione dei vari paesi vengono
aggirate o calpestate per ottemperare all'imperativo categorico del "nuovo
ordine mondiale": la cooperazione internazionale nella lotta al "terrorismo".
Nel caso di Kozo Okamoto, Haruo Wako, Masao Adachi, Mariko Yamamoto e
Kazuo Tohira il Libano non si è sottratto a questo schema, complici
i cospicui investimenti giapponesi del dopo guerra civile e le prospettive
di un loro aumento esponenziale quando il conflitto con lo stato israeliano
sarà normalizzato.
Ciò è avvenuto nonostante la grande popolarità di
questi militanti in tutto il mondo arabo per la loro lotta a fianco della
Resistenza Palestinese e le manifestazioni di protesta che avevano attraversato
il Libano fin dal loro arresto, nel 97, sulla base di accuse di scarsa
rilevanza come possesso di documenti falsi e presenza nel paese senza
regolare visto d'ingresso.
Questo arresto era un'anticipazione di quanto sarebbe avvenuto in questi
mesi, una trappola tesa dal governo del faccendiere Rafik al-Hariri per
conto del Giappone.
A nulla è valso che nel frattempo fossero cambiati governo e presidente
della repubblica: nonostante le posizioni meno ambiguamente antisioniste
dell'attuale establishment, che teoricamente avrebbero dovuto garantire
un occhio di riguardo per chi aveva dedicato la propria esistenza a combattere
contro gli israeliani, il Giappone è riuscito a portare a termine,
quasi completamente, un proposito di vendetta che meditava e dichiarava
da anni.
Solo Kozo Okamoto ha visto accettare la sua richiesta di asilo politico,
per gli altri si è consumata una sceneggiata nel tentativo di placare
un'opinione pubblica decisamente solidale con i militanti del JRA, come
è emerso dal racconto di Hadi Bekdash, portavoce del comitato degli
"Amici di Kozo Okamoto e dei suoi compagni", che ha spiegato
che il comitato non solo si era attivato con ogni forma di pressione fin
dal momento dell'arresto, ma che mentre si avvicinava la data del rilascio
(7 marzo), vista la volontà espressa dai 5 di rimanere in Libano,
aveva avanzato proposte concrete che pareva fossero state prese seriamente
in considerazione dal governo.
In particolare sembrava essere stata accettata questa soluzione: per rispettare
la sentenza del tribunale, che prevedeva l'espulsione dei 5 una volta
scontata la pena, i militanti del JRA sarebbero andati in Siria e da lì
ritornati in Libano usufruendo di visti temporanei finché non fosse
stata accolta la richiesta di asilo politico.
Rispetto alle voci che erano circolate su contatti tra Libano e altri
paesi perché questi accogliessero i Kozo Okamoto e i suoi compagni,
Hadi Bekdash ha confermato che questo era certamente vero per la Germania,
ma l'ipotesi era stata scartata dai 5 sia perché non ritenevano
che questo potesse garantirli rispetto alle mosse del Giappone, sia perché
la Germania aveva palesato l'intenzione di ottenere da loro alcune informazioni
sulla RAF.
E' possibile che durante il vertice dei ministri degli esteri della lega
araba a Beirut, il 10 e L'11 marzo, siano stati presi contatti con alcuni
paesi arabi, ed è molto probabile che l'accordo con la Giordania
sia avvenuto in quell'occasione.
Il governo libanese ha tentato di salvare la faccia e di arginare in parte
le proteste concedendo l'asilo politico a Kozo Okamoto (considerato un
eroe in tutto il mondo arabo per essere stato tra i protagonisti dell'operazione
all'areoporto di Lydda nel 72), uscito distrutto da 13 anni di atroci
torture nelle carceri israeliane nel 1985 nell'ambito dell'operazione
"Galili", uno scambio di prigionieri condotto dal Fronte Popolare-Comando
Generale, che aveva catturato un ufficiale dell'esercito israeliano.
I suoi compagni il 17 marzo sono state prelevati dai centri di detenzione
dove ancora erano rinchiusi, bendati e trasportati all'areoporto di Beirut
e da lì in Giordania. Di questo vero e proprio rapimento sono stati
incaricati agenti dei servizi di sicurezza libanesi, che hanno tenuto
"in custodia" i 4 fino all'areoporto di Amman. Dall'aereo libanese
sono stati "scortati" fino ad un aereo dell'Aeroflot e "consegnati"
nelle mani di agenti dei servizi di sicurezza giapponesi. L'aereo é
immediatamente partito per il Giappone. Il tutto é avvenuto con
grande rapidità e approfittando della Festa del Sacrificio (Id
al-Adha) un'importante festività araba in cui per alcuni giorni
non vengono nemmeno pubblicati i giornali.
Gli avvocati, il comitato e anche la moglie di Masao Adachi, che ha appreso
la notizia la sera dalla televisione, erano completamente all'oscuro di
quanto era avvenuto.
Nei giorni successivi alla deportazione vi sono state varie manifestazioni
di studenti represse brutalmente dalla polizia che ha ferito seriamente
diversi dimostranti.
E' nota da tempo l'assoluta affidabilità della Giordania dal punto
di vista dell'imperialismo, evidenziata anche in diverse comunicazioni
ufficiali degli Stati Uniti, risulta quindi assolutamente ridicolo il
tentativo del governo libanese di indignarsi per l'esito degli eventi;
un tentativo in evidente contrasto anche con le modalità di questo
sequestro e deportazione.
In realtà anche il governo libanese rispetto a questa vicenda si
è guadagnato l'apprezzamento degli Stati Uniti, ancora inquieti
comunque per la forza dell'organizzazione Hezbollah, che del resto il
governo libanese non potrebbe arginare nemmeno se lo volesse.
La totale assenza siriana dallo sviluppo di questi avvenimenti è
un altro indicatore di come oggi non vi siano paesi che possono (e vogliono)
contrastare l'annientamento dei combattenti antimperialisti che gli USA
continuano a vedere come una priorità anche quando questi compagni
non rappresentino un pericolo concreto.
Uno scenario che proietta molte ombre sul futuro di quanti ancora si trovano
in questo paese, alcuni dei quali (pensiamo solo ad Ahmed Jibril) sono
tra coloro su cui con maggior determinazione l'imperialismo vuole mettere
le mani.
Su quello che è accaduto ai militanti del JRA una volta giunti
in Giappone circolano poche notizie:
Il 7 aprile Haruo Wako, Masao Adachi e Mariko Yamamoto sono stati incriminati
con accuse che vanno dalla falsificazione di documenti al tentato omicidio.
Kazuo Tohira è stato separato dai sui 3 compagni appena arrivati
all'areoporto di Tokio.
Non sarà sottoposto a processo: 25 anni fa era stato arrestato
in Giappone per aver usato un passaporto falso e in seguito liberato,
insieme ad altri compagni, con l'operazione del JRA all'ambasciata statunitense
a Kuala Lumpur, in Malesia, nel 1975.
E' stato "semplicemente" riportato in carcere.
17 MARZO
BOLOGNA
Un "avviso di garanzia" viene emesso dal p.m. Gustapane contro
16 compagni, accusati in pratica di manifestazione non autorizzata, in
riferimento a un'iniziativa organizzata in dicembre dal Comitato cittadino
per Mumia Abu-Jamal; le indagini sono delegate ai R.O.S. Dal novembre
'99 è la terza inchiesta che Gustapane apre contro i compagni a
Bologna.
(E-mail: dad0872@iperbole.bologna.it)
21 MARZO
CHAPAS - MEXICO
I prigionieri politici di la voz de Cerro Hueco iniziano uno sciopero
della fame contro il governo messicano e per la loro liberazione incondizionata.
21 MARZO
SPAGNA
L'Agenzia per la Protezione Dati decide la censura di parte del sito web
www.nodo50.org/actortura, dell'Associazione Contro la Tortura; più
precisamente di quello che menziona Poliziotti, politici, e funzionari
delle prigioni processati per torture e maltrattamenti. La minaccia in
caso di non rispetto della censura è di 100.000.000 di pesetas
di multa.
FINE MARZO
BOLOGNA
Alla CEAM, ditta metalmeccanica di Lippo di Calderara, la direzione ha
licenziato diversi operai con l'accusa di essere dei comunisti e estremisti,
sfruttando anche i contratti a tempo determinato (interinali) che questi
avevano. All'interno della CEAM alcuni operai aderenti alla Rete Operaia
(Precari Nati) avevano diffuso un giornalino di fabbrica, "ULTIMO
PIANO", dove si criticava l'organizzazione del lavoro e l'autoritariasmo
dei padroni e dei caporeparti.
(E-mail: ti14264@iperbole.bologna.it)
DAL 29 MARZO AL 15 APRILE
TURCHIA
Otto azioni con altrettanti ordigni ai danni delle sedi di varie strutture
istituzionali, giudiziarie, economiche. Devrimci Halk Kurtulus Cephesi
(DHKC) rivendica tutte otto le azioni, in risposta al massacro perpetrato
dallo stato turco nel carcere di Ulucanlar lo scorso 26 settembre 1999,
dove 10 rivoluzionari prigionieri sono stati assassinati. "Lo stato
-scrive il DHKC- ha progettato ed effettuato l'attacco fin dall' inizio.
Torturandoli selvaggemente e uccidendoli. Alla fine, tralasciando completamente
le responsabilita' delle squadre speciali, ha aperto diversi procedimenti
penali nei confronti dei prigionieri che si sono ribellati."
(www.ozgurluk.org/dhkc)
INIZIO APRILE
GERMANIA
Una corte tedesca ha decretato che i "profughi kosovari" (di
etnia albanese, cioe' schipetari) non hanno piu' diritto di asilo perche'
ormai in Kosovo si sta bene. Detto fatto: dei 14,689 (quattordicimilaseicentoottantanove)
profughi schipetari provenienti dai campi della FYROM lo scorso anno accolti
in Germania, ne risultano essere stati rispediti al mittente gia' piu'
di 25,000 (venticinquemila) negli ultimi mesi. Lo stesso dicasi per la
Svizzera, che lo scorso anno ha ufficialmente accolto 1,687 persone, per
rispedirne indietro 19,699.
3 APRILE
SASSARI
In occasione di una protesta interna al carcere di S. Sebastiano, esplosa
spontaneamente a causa delle insostenibili condizioni di vita all'interno
dello stesso, (aggravate dal fatto che sono stati sospesi per alcuni giorni
" servizi aggiuntivi" come il 'supplemento spesa' allo spaccio
-ossia la possibilità di poter comprare allo spaccio del carcere
alimenti oltre quelli passati dalla mensa-, e il ricovero ospedaliero,
oltre a essere stati chiusi i rubinetti dell'acqua) le squadre speciali
della polizia penitenziaria - G.O.M. - sono intervenute dando il via a
una impressionamte serie di pestaggi.
Bilancio (provvisorio e non ufficiale!), 70detenuti pestati a sangue perquisiti
da cima a fondo (intestino compreso), e trasferiti in altre strutture,
per alcuni nessun colloquio nessuna visita; celle devastate, armadietti
e brande rotti, oggetti e viveri gettati dalle finestre. Si sa che un
detenuto è in coma, uno ha entrambi i polsi fratturati, molti non
sono stati neppure visitati, tutti hanno preso calci e pugni alla schiena,
alle gambe e ai testicoli .
I familiari dei prigionieri del carcere di S Sebastiano riuniti in un
comitato spontaneo hanno organizzato il 14 aprile una fiaccolata di solidarietà,
la partecipazione è stata di circa 150 persone. Non sono mancati
neppure vari roghi di auto di alcune guardie e pacchi esplosivi lasciati
qua e là nelle carceri sarde. Pubblichiamo qui un comunicato in
proposito di "Sa Cunfederatzione de sos comunistas Sardos"
La situazione del carcere di S. Sebastiano di Sassari sta precipitando
nonostante (almeno in apparenza) tutte le forze istituzionali si siano
attivate per "porre rimedio" allo scandalo.
Inutile parlare ancora dei pestaggi clamorosi riportati con dovizia di
particolari su tutti i quotidiani, il problema è che dagli articoli
pare che l'evento sia un fatto isolato e che finirà con la conclusione
di questa specifica vicenda.
QUESTA E' LA PIU' INFAME DELLE MENZOGNE: nel carcere di Sassari (e in
quelli sardi in generale) infatti, non è la prima volta che eventi
simili si ripetono, ne è vero che sono cessati.
Già da giorni si parlava in città di ritorsioni e nuovi
pestaggi, ma le voci erano ancora confuse e incerte. Ora stanno pian piano
trovando riscontri sempre più agghiaccianti: ieri altri due (o
forse è meglio dire "sicuramente almeno altri due") ri-pestaggi
confermati da familiari, e numerose minacce ai familiari.
Ci sentiamo di riportare solo ciò a cui chi scrive ha assistito
personalmente:
Ieri giovedì 4 maggio davanti alle porte del carcere uno sbirro
non meglio identificato (fortuna sua!) veniva aggredito da un gruppo di
familiari e amici dei detenuti dopo aver dichiarato alla stampa: "...d'altronde
sono SOLO DEI DELINQUENTI vorrei vedere se voi al nostro posto non avreste
reagito alle LORO aggressioni..", e subito dopo essere scappato verso
l'ingresso del posto di guardia ha aggiunto: "comunque sig. XXXXXX
XXXXX" (identificando i familiari di alcuni detenuti) "ne riparliamo
con chi è dentro!" e sparisce oltre la porta.
Oggi venerdì 5 maggio si è tenuta invece la vergognosa manifestazione
delle guardie nella quale i "pastores de galera" richiedevano
la scarcerazione dei loro compari "ingiustamente detenuti" e
sospesi dal servizio.
I porci servi dello stato sono accorsi in massa per sostenersi vicendevolmente,
e hanno portato parenti e amici per darsi manforte. Ovviamente oltre ai
fetenti sindacati di categoria sono accorsi gli avvoltoi schifosi dei
sindacati confederali a sostenere la lotta dei "lavoratori"......giustamente
questi sindacati non hanno dato nessun sostegno alla lotta dei familiari
delle vittime dei pestaggi......forse perché i disoccupati e i
precari (in cui rientrano la maggior parte dei familiari) non hanno diritti
da difendere...non hanno il diritto di difendersi.....
Molti gli slogan scanditi dai "cani da guardia dello stato"
(anche se "la repubblica" ritiene il termine EVERSIVO), che
ricordavano vagamente litanie di stampo fascista (sarà un caso?),
ma molte fra i passanti le voci di dissenso.
Voci che devono aver indispettito molto la sbirraglia visto che quando
è stato un poveraccio tossico dipendente a gridargli contro si
sono scatenati in una cinquantina (senza esagerare!) e lo hanno pestato.
L'intervento di alcuni "non-manifestanti" li presenti ha evitato
il massacro: quando la digos si è accorta che la situazione stava
degenerando (e solo allora!) è intervenuta rimettendo il guinzaglio
a quei bastardi.
Preoccupante anche la posizione della stampa che ha giustificato la sua
passività in un momento del genere dicendo che d'altronde era lui
ad essere andato a provocare dove già c'era tensione!
Ribadendo la nostra solidarietà a detenuti e familiari e il nostro
disprezzo per chi gestisce e amministra le carceri, vi rimandiamo a futuri
aggiornamenti.
Saluti rivoluzionari,
Cunfederatzione
de sos Comunistas Sardos
(E-mail: concomsardos@hotmail.com)
9 APRILE
BOLIVIA
Decretato lo stato d'assedio in Bolivia. Proibite le riunioni pubbliche
in tutto il paese. L'obiettivo di questa misura è mettere fine
all'ondata di proteste che stà affrontando la Bolivia negli ultimi
giorni. L'esercito e la polizia sono stati mobilitati per controllare
le proteste ed i movimenti popolari hanno
già denunciato la morte di due persone e l'arresto al momento attuale
di almeno una dozzina di manifestanti. Le proteste erano iniziate da Cochabamba,
per esigere un miglioramento nella distribuzione dell'acqua potabile.
10 APRILE
YUGOSLAVIJA
40 prigionieri yugoslavi in mano all'O.N.U. hanno iniziato uno sciopero
della fame per protestare contro dieci mesi di detenzione senza nessun
processo ne nessuna accusa specifica; chiedono la libertà provvisoria
se non possono essere sentiti rapidamente e imparzialmente.
14 APRILE
AMSTERDAM - OLANDA
L'agenzia stampa Ozgurluk, che sostiene le lotte in turchia, viene assaltata,
esplosivi alla mano, da unità speciali della polizia, mascherate
e con fucili automatici. L'unica persona presente all'interno, settantenne,
viene bistrattata e minacciata; in tre ore di perquisizione operata da
40 uomini, tutto il materiale cartaceo, computer, video, telefoni, ecc
viene portato via.
15 APRILE
U.S.A.
Arresti di massa ad una marcia contro la repressione della polizia.
678 persone sono state arrestate dopo una dimostrazione contro WTO, convocata
dal New York-Based International Action Center. Si tratta di uno dei piu
grossi arresti di massa nella storia recente degli U.S.A. I 678 sono stati
dispersi in varie carceri e stazioni della polizia, ammanettati per 12
ore e detenuti per 20 ore.
(www.iacenter.org)
15 APRILE
TURCHIA
Migliaia di prigionieri Iniziano uno sciopero della fame di dieci giorni.
In Turchia migliaia di prigionieri hanno partecipato ad uno sciopero della
fame di dieci giorni, a partire dallo scorso 15 aprile, contro l'introduzione
di nuove carceri in cui i detenuti vivono in una situazione di totale
isolamento (F-Type). Queste carceri non sono una novità e la loro
abolizione è una richiesta che è stata avanzata molte volte
dai detenuti, le associazioni di solidarietà, ecc.
Quello che i prigionieri hanno sottolineato con questo sciopero è
la tendenza a costruire e riconvertire in questo senso sempre più
carceri. Il governo turco sta investendo milioni di dollari per questo
fine. La protesta è partita dai prigionieri del DHP, PKK, PRK/Rizgari,
TDKP, TDP, TKEP e si è diretta, oltre che contro l'isolamento,
contro le condizioni dei detenuti nel loro complesso.
In un comunicato dal carcere speciale di Bursa i prigionieri hanno avanzato
le loro richieste:
"(...) - blocco dell'introduzione delle celle d'isolamento;
- abolizione della pena di morte e degli ultimi 3 protocolli;
- liberazione senza condizioni di tutti i prigionieri sociali e politici.
(...)".
META' APRILE
BOLOGNA
All'interno della Magneti Marelli di Bologna, gli operai stanno portando
avanti una lotta contro l'aumento dei ritmi e la relativa repressione
padronale (lettere, sospensioni, tempisti sempre presenti). Si è
già avuto uno sciopero autonomo a cui hanno partecipato i compagni
del GOA, Gruppo Operaio Autorganizzato della MM, che è stato osteggiato
dai sindacati, e a cui hanno comunque aderito circa 150 operai.
(E-mail: ti14264@iperbole.bologna.it)
25 APRILE
PARMA
Le compagne e compagni di parma hanno organizzato un presidio sotto al
carcere di Parma.
"Nella giornata in cui si celebra la cosidetta liberazione dal nazi-fascismo
- scrivono - abbiamo pensato di manifestare proprio di fronte ad una delle
istituzioni piu' fasciste esistenti in citta'.
'Liberiamoci da globalizzazione frontiere imperialismi carceri':
con questo striscione ci siamo presentati il 25 Aprile di fronte al carcere
di massima sicurezza di via Burla a Parma ... un carcere di rigore dove
qualche tempo fa si e' scatenata una rivolta per ottenere un trattamento
migliore, dove pochi giorni dopo la rivolta un paraplegico e' stato trovato
impiccato alle sbarre della sua cella..."
(E-mail: cdapr@tin.it)
FINE APRILE
GRAN BRETAGNA
Dopo la Russia, anche la Gran Bretagna costruisce un centro (da 75 miliardi)
per intercettare la posta elettronica. Le intercettazioni telematiche
dovrebbero teoricamente essere autorizzate nell'ambito di "specifiche
indagini". Il governo chiederà ai provider di attivare un
canale di collegamento con il centro, in modo che i messaggi possano essere
rintracciati nella Rete. Il centro di intercettazione decodiferà
anche messaggi elettronici criptati visto che, secondo una nuova norma
che il governo intende varare entro l'estate, la polizia potrà
chiedere a individui e società di consegnarne i codici.
INIZIO MAGGIO
ITALIA
Ancora perquisizioni sul nulla a quattro compagni anarchici; gli articoli
contestati sono sempre i soliti: 270 bis e 272
inizio maggio
Palestina
Centinaia di prigionieri palestinesi sono entrati in sciopero della fame
ai primi di maggio chiedendo il rilascio di TUTTI i 1600 prigionieri che
a 7 anni dall'avvio degli accordi di Oslo si trovano ancora nelle carceri
israeliane.
Nell'ambito di questa mobilitazione si è registrato un attacco
pesantissimo ai 650 detenuti della prigione di Mejiddo che stata stretta
in un vero e proprio assedio dalle forze sioniste che hanno sparato centinaia
di candelotti lacrimogeni e bombe carta contro i prigionieri e le loro
tende (Majiddo è un campo di detenzione - n.d.r.).
Oltre 100 prigionieri sono rimasti feriti e molte tende ed effetti personali
sono andati distrutti.
I prigionieri sono stati sostenuti dalla solidarietà di migliaia
di palestinesi che hanno manifestato quotidianamente in tutta la West
Bank e Gaza confrontandosi in scontri durissimi con l'esercito israeliano
che come di consueto ha sparato sui dimostranti provocando centinaia di
feriti e assassinando almeno 6 persone. Queste manifestazioni si sono
saldate con il ricordo della Nakhba (catastrofe), l'occupazione della
Palestina, avvenuta formalmente il 15 maggio del 1948, per cui i sionisti
avevano indetto una settimana di festeggiamenti. Gli israeliani, come
era avvenuto nel 1996, sono entrati con i carri armati in alcune aree
sotto il controllo dell'Autorità Palestinese.
Diversi attivisti ed ex detenuti palestinesi hanno iniziato uno sciopero
della fame in solidarietà con i prigionieri.
Tra loro vi è anche Etaf Alayam, ex prigioniera della Islamic Jihad,
una delle 28 donne che ottennero di essere liberate incondizionatamente
e senza differenziazioni dopo un anno di lotta durissima.
I prigionieri protestano anche contro le condizioni in carcere, in particolare
la pratica dell'isolamento (alcuni prigionieri sono in isolamento da oltre
3 anni), l'impossibilità di ricevere visite, il trasferimento in
carceri fuori dai Territori Occupati, la mancanza di cure mediche per
gli oltre 250 prigionieri in gravi condizioni di salute, il sovraffollamento
delle celle.
Intanto i negoziatori dell'Autorità Palestinese ed israeliani si
apprestano a discutere del rilascio di una parte dei prigionieri alla
luce di una raccomandazione fatta di recente dallo Shin Beth (il servizio
di sicurezza interno dello stato sionista) al governo: la liberazione
dei prigionieri dovrebbe avvenire sulla base dell'affiliazione all'organizzazione
Fatah, o ad altre organizzazioni interne all'Autorità Palestinese,
anziché sulla base del criterio prevalentemente utilizzato dai
vari governi di non rilasciare chi avesse"sangue israeliano sulle
sue mani". Corollario alla raccomandazione di rilasciare i prigionieri
di Fatah, quella di tenere comunque in carcere i simpatizzanti e militanti
di Hamas e Islamic Jihad e, in generale, delle organizzazioni contrarie
agli accordi di Oslo. I negoziatori palestinesi hanno espresso pubblicamente
il loro apprezzamento per questa linea e hanno presentato una lista di
230 prigionieri da liberare, quasi tutti di Fatah.
2 MAGGIO
VICENZA
Processo a un militante del collettivo Spartakus-Ass. Cult. Punto Rosso.
Il Collettivo Spartakus-Ass. Cult. Punto Rosso di Vicenza nel mese di
gennaio 1998 aveva trasmesso via internet un messaggio, con il quale esprimeva
solidarieta' al popolo Kurdo ed invitava a boicottare il turismo verso
la Turchia. A seguito della querela promossa dall'agenzia di viaggio Turban
Italia s.r.l il 27 giugno 1998 il server internet Isola nella rete, a
cui si appoggia il collettivo di Vicenza, fu posto sotto sequestro dalla
Polizia Postale di Bologna. Il sequestro avvenne su ordine del Pubblico
Ministero della Procura Circondariale di Vicenza, dottor Paolo Pecori,
e venne aperto un procedimento per diffamazione nei confronti del collettivo
e di un suo rappresentante.
L'udienza del 2 maggio ha portato allo spostamento del procedimento a
Bologna per competenza.
(E-mail: sparta@goldnet.it)
3 MAGGIO
EUSKADI E SPAGNA
131 prigionieri del collettivo dei prigionieri politici baschi si sono
aggiunti in questi giorni allo sciopero della fame iniziato il primo novembre
da altri otto. Richiedono di veder garantiti i loro diritti fondamentali
e la loro partecipazione nel processo politico aperto in Euskal Herria.
La lotta di questo collettivo si sviluppa dal gennaio '96.
11 MAGGIO
GAND - BELGIO
Appello PER FEHRIYE ERDAL,
Rivoluzionaria Prigioniera in Belgio
Fehriye Erdal è una rivoluzionaria prigioniera detenuta in Belgio
dal giorno del suo arresto avvenuto il 26 Settembre 1999. Seppure nellultima
apparizione presso la Corte sia stato sancito il suo rilascio, Fehriye
Erdal continua a rimanere rinchiusa nel carcere di Gent, in attesa di
una decisione rispetto alla richiesta di estradizione avanzata dalla Turchia.
Cedere Fehriye agli aguzzini dello stato di Susurluk significa legittimare
le torture, la sparizione forzata dei molti posti in stato di arresto
e le esecuzioni arbitrarie. Oggi è legittimo intraprendere la lotta
contro lo stato di Susurluk. Se concederà l'estradizione, Il Belgio
commetterà un grave crimine contro l'umanità e questa sarà
una responsabilità pesante con
cui dovrà fare i conti.
Il governo belga sta pensando di cedere ai carnefici fascisti una persona
che ama la sua gente e la sua terra. Facendo questo dimostra come non
abbia tratto nessun insegnamento dalla propria esperienza di paese sottoposto
agli orrori del Nazismo. Il governo belga non deve diventare strumento
di un crimine contro lumanità.
DHKC
DEVRIMCI HALK KURTULUS
CEPHESI
BRUSSELS INFORMATION BUREAU
Aggiornamento
L'ultimo processo sulla richiesta di estradizione di Fehriye Erdal avanzata
dalla Turchia ha avuto luogo a Gent l'11 maggio e ha visto la presenza
di un vasto pubblico, di circa 150 simpatizzanti del DHKP-C e di diversi
rappresentanti di associazioni per i diritti umani.
Il procuratore capo di Gent si è espresso contro la richiesta di
estradizione per vari motivi: che la legge turca non è indipendente,
che sono diffusi la tortura, i maltratamenti ed è prevista la pena
di morte, che si tratterebbe di un processo politico (quindi non può
esere incluso nella legge antiterrorismo belga) e che la richiesta di
estradizione proviene nei fatti dalla D.G.M. invece che dal Ministero
della Giustizia (come prevedono le leggi internazionali).
Durante l'udienza l'avvocato di Fehryie ha portato alcuni esempi della
violazione sistematica dei diritti umani in Turchia, come il massacro
a
Ulucanhar (Ankara) di 10 prigionieri politici (di cui sono anche state
prodotte le foto assolutamente agghiaccianti) che sono stati torturati
a morte.
Fehryie nel suo intervento ha parlato dei frequenti massacri in carcere
come nel gennaio del 96 a Umranyie (Istambul) dove 4 prigionieri del DHKP-C
sono stati picchiati a morte dalle guardie con sbarre di ferro.
Fehryie ha spiegato anche che l'eliminazione dell'industriale Sebanci
(di cui F. è stata accusata) era avvenuta pochi giorni dopo quel
massacro come risposta ad esso.
Si è dichiarata innocente dalle accuse che le venivano contestate.
Verso la fine di maggio la Corte Suprema di Gent deve dare un'indicazione
al Ministero della Giustizia sulla richiesta di estradizione.
Il Ministro della Giustizia di norma segue queste indicazioni, ma non
è obbligato a farlo.
13 MAGGIO
BOLOGNA
Una manifestazione contro il raduno dei fascisti di Forza Nuova viene
caricata brutalmente e a freddo dalla polizia, che lancia contro i manifestanti
anche i gipponi, e spara candelotti lacrimogeni ad altezza d'uomo. Contemporaneamente
la polizia garantisce il presidio dei fascisti, precedentemente avvallato
dalle forze politiche istituzionali.
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