Senza
Censura n. 2/2000 [ ] Editoriale Questo secondo numero, uscito seguendo la tabella di marcia che prevede Senza Censura in distribuzione ogni quattro mesi, lo presentiamo ai lettori con particolare soddisfazione. Come tutte le scommesse (editoriali e non) la seconda uscita è un po' la cartina di tornasole dell'intero progetto: dopo gli sforzi del primo numero è qui infatti che si comincia a verificare se effettivamente il lavoro fatto ha dei riscontri, se riesce cioè a 'girare' al di là dello sforzo volontaristico della redazione. E a giudicare dai materiali raccolti (siamo stati costretti ad aumentare il numero di pagine previste) e dal lavoro di distribuzione fatto in questi mesi, il bilancio può dirsi senz'altro positivo. Molte sono state le serate di presentazione organizzate in varie città italiane, ancora di più sono stati i momenti di confronto 'informali' tra compagni e compagne che hanno avuto come centro di discussione la rivista e più in generale la problematica della repressione con essa trattata. Molte, naturalmente, le critiche, i suggerimenti, i contributi. La difficoltà maggiore è senz'altro quella di rendere organico il lavoro, di fare intravedere nella successione degli articoli e degli argomenti quella traccia, quel filo rosso che vorremmo evidenziare tra aspetti anche così diversi della questione 'repressione'. Soprattutto nel primo numero, il rischio 'collage' era forte. Ancora più forte, forse, il rischio di non riuscire a collocare questo lavoro all'interno di una chiara lettura di classe che vede la repressione non come un 'fenomeno', oggetto di studi quasi sociologici a sé stanti, ma come uno strumento strategico del capitale a livello internazionale per governare la propria crisi, per affiancare e sostenere i tentativi di ristrutturazione che a livello globale vengono messi in campo per mantenere intatto il proprio dominio sulle classi sfruttate di tutto il mondo. E infine, ma non meno importante, per mettere una costante ipoteca sulla possibilità di sviluppo di qualsiasi forma di organizzazione che all'interno di questa crisi tenta di riaffermare prospettive di trasformazione/liberazione al di fuori delle compatibilità stabilite dai vari potentati in ogni angolo del pianeta. Del resto, in questo anno 'post-bellico', proprio su questo terreno l'Italia ha visto una progressione repressiva degna degli anni '80, con decine di arresti e centinaia di perquisizioni che hanno 'scandagliato' le più diverse esperienze dell'organizzazione di classe, nel costante tentativo di ostacolare o comunque condizionare pesantemente lo sviluppo di qualsiasi anche minimo livello di critica politica dell'esistente. Ci sembra comunque che un po' alla volta, anche dal lavoro della redazione, comincino a delinearsi alcuni terreni di approfondimento che puntano con decisione nella direzione prefissata, trovando numerosi riscontri e raccogliendo diversi contributi non fini a sé stessi, ma che pian piano evidenziano filoni di dibattito ben precisi da sviluppare in avanti. In questa direzione si conferma ancora efficace la divisione della rivista nelle quattro sezioni individuate nel numero scorso: Strategie della Controrivoluzione, Ristrutturazione e Controllo, Repressione delle Lotte, oltre alla immancabile sezione di aggiornamento sulla campagna contro l'assassinio di Mumia Abu-Jamal, che cerca ancora una volta di fare il punto su una vicenda che ci vede impegnati da anni, insieme a milioni di persone in tutto il mondo determinate a strappare questo rivoluzionario dalle mani del boia. E così l'analisi dei processi di ristrutturazione della Nato, con le sue pesanti implicazioni su tutta l'area Sud-Orientale che fanno dell'Europa uno scacchiere fondamentale per le strategie di controllo imperialiste a livello globale, ci sembra consolidarsi come un terreno importante di confronto e di approfondimento politico della rivista. Come pure, sulle questioni del lavoro, ci sembra senza dubbio interessante la circolazione di riflessioni e contributi tesi non solo a smascherare una chiara tendenza antiproletaria delle 'nuove' legislazioni e delle 'nuove' forme di organizzazione della produzione, ma che cominciano a riaffrontare, un po' alla volta, anche la questione dell'organizzazione di classe in un settore dove da anni lo scoramento e la mancanza di prospettive dominavano la scena. Un'altra questione su cui si sta sviluppando un importante lavoro di approfondimento, che proseguirà nei prossimi numeri, è l'analisi del complesso carcerario negli USA, un sentiero 'dannato' che ci porta nei meandri della 'bestia' aiutandoci a comprendere meglio una realtà spesso solo intravista tra le veline dei giornali ma, nostro malgrado, specchio premonitore di molte trasformazioni già riconoscibili nelle strategie politiche dei padroni nostrani. E in ultimo, un tentativo di rendere un po' più immediato e fruibile il frammentato resoconto di notizie, buone e cattive, che per forza di cose si accavallano tra un numero e l'altro, proposto ora nella forma di un 'calendario' che alterna, in ordine cronologico, flash a piccoli articoli più approfonditi. Non ci stancheremo mai di ripetere, prima di lasciarvi alla lettura della rivista, come per noi sia assolutamente fondamentale che al lavoro della redazione si affianchi la collaborazione e il contributo di quanti, singoli individui o esperienze collettive, pensano di avere qualcosa da dire sulle molte tematiche proposte, nella convinzione che questo possa fornire un piccolo ma importante strumento nelle mani di chi ha scelto di opporsi alle brutalità e alle aberrazioni della società del capitale. [ ] Close |