Senza
Censura n. 1/2000
[ ] Allargamento
della NATO a Sud
Brevi spunti di riflessione
La NATO è stata onnipresente nel dibattito che si è sviluppato
soprattutto a partire dall'aggressione USA-NATO contro la Jugoslavia.
Tra le altre cose sono emerse le motivazioni e la necessità per
l'imperialismo di un allargamento della NATO ad est e le conseguenze di
questo processo. E' importante, però, sforzarsi di cogliere la
globalità della strategia imperialista di allargamento della NATO.
Fornisce alcuni elementi per questa lettura un articolo pubblicato su
Al-Ahram weekly lo scorso agosto, dopo una visita in Egitto dell'ammiraglio
statunitense David Stone, una visita in cui Stone ha annunciato pubblicamente
che stanno proseguendo i colloqui tra diversi paesi del sud del mediterraneo,
compreso l'Egitto, e il comando generale della NATO, e secondo molti analisti
egiziani ed arabi ci sarebbero vari indicatori del fatto che l'assetto
finale che deriverà dai vari negoziati arabo-israeliani avrà
luogo sotto il controllo NATO.
Un importante commentatore politico egiziano, Mohamed Sid-Ahmed, in vari
articoli pubblicati la scorsa estate dal quotidiano Al-Hayat si occupava
dell'allargamento della NATO a sud partendo dalla visita del presidente
egiziano Mubarak a Whashington. Questa parte dei colloqui di Mubarak naturalmente
era segreta, ma come spesso avviene varie informazioni sono filtrate attraverso
la stampa statunitense: al centro dei colloqui stavano le strategie per
rimuovere gli ostacoli ad un allargamento della NATO a sud, che dovrebbe
avanzare simultaneamente ai progressi nei processi di pacificazione in
atto o in fieri nella regione.
Va detto, comunque, che nel contesto delle cosiddette iniziative atlantiche
per il mediterraneo, i colloqui per l'allargamento della NATO a sud sono
iniziati già 5 anni fa e hanno interessato Egitto, Mauritania,
Tunisia e stato sionista.
Al-Ahram weekly ha intervistato l'ammiraglio Stone durante la sua visita
in Egitto, la terza nell'arco di pochi mesi, che ha confermato che la
NATO ha avviato già da diversi anni colloqui strategici con 6 paesi
dell'area: i quattro che avevamo citato come referenti delle iniziative
atlantiche per il mediterraneo più il Marocco e la Giordania. Stone
ha affermato anche che rappresentanti di questi paesi sono stati invitati
come osservatori alle esercitazioni NATO e a frequentare corsi di addestramento
in Germania e al NATO Defence College.
A partire dai primi anni 90 la NATO ha compiuto diverse operazioni nel
mediterraneo, soprattutto nell'area balcanica. La guerra contro la Jugoslavia
in Bosnia e in Serbia ha sancito la nuova definizione della strategia
e degli obiettivi della NATO che è stata celebrata con il 50¡
anniversario dell'alleanza.
L'influenza della NATO all'interno di questa nuova visione va ben oltre
l'area euro-asiatica, e i suoi interventi possono essere decisi ovunque
unilateralmente. Questo naturalmente significa la necessità di
una rete molto vasta di basi e una crescente attenzione all'innovazione
tecnologica nel campo degli armamenti.
La NATO ha quindi il compito di determinare sia i conflitti, sia i livelli
di cooperazione, scegliendo opportunamente i nuovi membri.
La lista di cui l'Egitto fa parte è stata discussa fin dal 95,
e ora rappresenta un tassello molto importante nella nuova strategia.
Una strategia che comunque, oltre ai colloqui, ha già avuto da
tempo dei passaggi concreti. L'Egitto, ad esempio, ha partecipato alle
operazioni in Bosnia, e anche in passato, nelle operazioni di peace-keeping
dell'ONU usava i codici di riconoscimento NATO, così come nelle
esercitazioni congiunte con diversi paesi NATO, come gli USA, l'Italia,
la Germania e la Francia. Inoltre lo scorso novembre, questi paesi insieme
all'Egitto hanno partecipato alle esercitazioni denominate "Bright
Star".
Queste esercitazioni sono considerate le più importanti nel loro
genere, per numero di partecipanti e livello. Per molti aspetti, anche
se non formalmente, possono essere paragonate a esercitazioni NATO.
In passato la NATO interveniva nel mediterraneo del sud, e in particolare
in Medio Oriente, solo attraverso lo stato sionista, con l'obiettivo di
bloccare l'influenza dell'Unione Sovietica. Ma dopo la crisi dell'Unione
Sovietica il mondo arabo, inteso naturalmente come regimi arabi, condivide
con l'alleanza atlantica molti interessi economici e politici, rispetto
al petrolio e alla sicurezza, a partire dal controllo delle organizzazioni
islamiste, dalla prevenzione e repressione del cosiddetto terrorismo,
fino al controllo dei flussi migratori verso l'Europa.
Secondo Abdel-Rahman Rushdie al-Hawari, professore all'accademia militare
superiore egiziana"Nasser", la NATO ha già individuato
il mondo arabo come il teatro di possibili interventi armati per bloccare
quelle che vengono percepite come minacce per gli interessi occidentali,
e cioè il cosiddetto "terrorismo", possibili azioni di
sabotaggio o problemi nel flusso del petrolio.
Inoltre la NATO ha ormai anche formalmente allargato il concetto di "obiettivi
di sicurezza" fino a contemplare apertamente la possibilità
di intervenire nelle questioni interne ai singoli stati.
L'abbiamo visto e continuiamo a vederlo ai nostri confini, in Jugoslavia,
ma questo riguarda da tempo anche il mondo arabo, basti pensare a Iraq,
Iran e Libia.
Oltre a questo, tra gli scenari di intervento della NATO vanno compresi:
l'intervento negli affari interni dei paesi del Golfo e dei loro vicini,
con il pretesto di consolidare la sicurezza nel Golfo, assicurare la salvaguardia
di un'importante rotta marittima e assicurare un flusso costante di petrolio
all'Europa e al Giappone.
Tra gli altri obiettivi vi sono anche la prevenzione della produzione
e dello stoccaggio di armi chimiche e biologiche e la deterrenza dei paesi
che cercano di raggiungere la parità nucleare con lo stato sionista.
Altri pretesti per un intervento diretto e dichiarato della NATO saranno
la repressione dei movimenti islamisti radicali e naturalmente quello
che è il cavallo di battaglia della penetrazione imperialista in
tutte le aree di interesse strategico, la difesa dei diritti umani.
In tempi brevi la NATO , comunque, ha già un obiettivo molto chiaro
che ha fatto sollevare quella parte di intellettuali e scrittori arabi
che vedono nella NATO la riedizione della vecchia alleanza tra le potenze
colonialiste: l'obiettivo di supervisionare e garantire il successo dei
processi di pacificazione che si stanno sviluppando in Medio Oriente e
che inevitabilmente incontreranno grosse resistenze da parte delle popolazioni,
degli intellettuali, ma anche di alcuni settori di borghesia araba e di
alcuni settori degli apparati al potere in alcuni importanti paesi della
regione.
Lo schema jugoslavo sembra destinato ad essere riprodotto ovunque.
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