Senza Censura n. 1/2000

[ ] Editoriale


Dopo un po' di tempo, siamo tornati. In primo luogo, non possiamo - sia per la gravità della situazione attuale, sia per la nostra storia all'interno del Coordinamento Nazionale contro l'esecuzione di Mumia Abu Jamal - non spendere due parole (e alcune pagine all'interno) sul riaccendersi della campagna di solidarietà.

Ancora una volta, la difesa della vita di Mumia offre lo spunto per riflettere sull'esperienza di un prigioniero rivoluzionario che sta pagando per la sua instancabile volontà di collocarsi oggi dalla parte della rivoluzione, dalla parte degli sfruttati e degli oppressi di tutto il mondo.

Crediamo di avere contribuito, nel nostro piccolo, a far conoscere il volto e la storia di Mumia e ci sembra doveroso, oggi, metterci nuovamente al suo fianco per strapparlo alla volontà omicida degli assassini USA ed urlare con forza che Mumia è un nostro compagno, è parte della nostra storia e, soprattutto, parte del nostro futuro! Ma sia chiaro: non è la rinnovata minaccia di esecuzione nè il rinnovato interesse per la campagna di solidarietà a Mumia, tema su cui siamo comunque fortemente impegnati, ad averci convinto a ripartire.
Noi stessi (nel riattivare una redazione) ne stiamo parlando come se fossimo all'inizio di una nuova esperienza editoriale. Pur partendo da quanto è stato fatto in passato, ci è chiara la necessità di dare a questa esperienza editoriale degli obiettivi propri e più avanzati in grado di radunare le espressioni della critica allo stato di cose presenti e di dar voce ad un loro spazio politico autonomo.
Per questo cercheremo di esporre qui di seguito alcune "riflessioni editoriali" per fissare le basi della nostra proposta di lavoro e su cui riaprire un dibattito e una collaborazione con l'esterno della redazione stessa. Ossia con tutti coloro che in questi anni hanno contribuito all'esperienza di Senza Censura e tutti coloro che ritengono il terreno ristrutturazione-lotte-repressione come rilevante per comprendere la qualità dello scontro e le dinamiche politiche che lo sottendono, per costruire strategie e possibilità di sostenerlo efficacemente.

Il piano internazionale: le strategie della controrivoluzione

Va da sè che il nostro lavoro non ha nè vuole avere confini. Anzi, è nostra convinzione che più questo sforzo saprà arricchirsi dei contributi provenienti da tutto il mondo, più efficaci saranno i risultati del nostro lavoro.
In particolare pensiamo che assumere come chiave di lettura l'analisi dell'interazione e della compenetrazione delle strategie della controrivoluzione a livello globale permetta di superare la falsa contrapposizione tra "eurocentrismo" e "terzomondismo".
L'obiettivo (ambizioso ma ineludibile) è di far emergere non solamente i nessi tra repressione/controllo del proletariato - in via di precarizzazione, o già precarizzato - e processi di ristrutturazione economica/politica nelle metropoli imperialiste, ma anche quelli tra i processi di ristrutturazione nel centro e nella periferia (il cui sfruttamento è sempre più scientifico), il loro collegamento con la ridefinizione degli assetti economici, politici, militari e di intelligence su scala globale (oscillazioni della bilancia di potenza e delle istituzioni del cd. governo mondiale, allargamento della NATO ad est e, cosa meno nota, a sud; protocolli internazionali di cooperazione "antiterrorismo", ecc.).

Per noi la necessità di far emergere questi nessi non è legata alla tensione a produrre analisi "interessanti": non ci interessano le analisi pure, o meglio le pure analisi.
La prospettiva in cui vogliamo collocare il nostro lavoro nasce dalla consapevolezza che ogni elemento di conoscenza che chiarisca le strategie del nemico è un'arma che può e deve essere utilizzata contro di esso. E' chiaro che anche su questo piano c'è molto da sperimentare... L'esperienza di molti di noi nell'organizzazione del Convegno Internazionale "Pacificazione o Liberazione" tenutosi a Berlino l'aprile scorso, ci ha dimostrato il grande interesse di collettivi e organizzazioni di tutto il mondo sulle questioni legate alla repressione e alla prigionia rivoluzionaria e, nel contempo, le grandi difficoltà nell'individuare gli strumenti adeguati per consolidare rapporti e cooperazioni a livello internazionale.

Anche in quell'occasione il lavoro sulla comunicazione era stato individuato come centrale per consentire, almeno in forma embrionale, uno scambio non occasionale di informazioni e di riflessioni sulla situazione attuale. Per quanto ci riguarda faremo il possibile per seguire questa indicazione.
Ristrutturazione e controllo.

Innanzitutto cercheremo di non essere una semplice "bacheca delle "sfighe": un notiziario degli attacchi repressivi in Italia o nel mondo. Una volta, forse, poteva bastare anche questo. Ma ora crediamo che non sia sufficiente ad innescare riflessione e azione collettiva.

Non è più concepibile la resistenza alle azioni repressive come un terreno centrale del lavoro di ricomposizione politica: le stesse vicende che hanno seguito gli attacchi di cui da un po' di tempo sono oggetto, in Italia e negli altri Paesi, le espressioni politiche e sindacali della classe dimostrano chiaramente che non si da in automatico e immediatamente un "movimento contro la repressione" capace di riaprire realmente spiragli di luce all'orizzonte. Evidentemente altri saranno i percorsi, le forme e gli obiettivi immediati su cui si darà questa ricomposizione anche in risposta agli attacchi giudiziari e politico-militari.

Tuttavia sappiamo che le strategie repressive sono il cuore della controrivoluzione, il timone che segna la rotta delle diverse forme del controllo sociale ed un terreno comune non solo alle espressioni sindacali e politiche della classe, ma alla classe stessa (ristrutturazione/militarizzazione del territorio urbano, nuove forme di controllo della forza-lavoro locale ed immigrata, programmi di carcerazione di massa ecc.).
Tutte le forze del capitale sono impegnate a livello planetario nel continuo tentativo di prevenire, controllare, disinnescare e, se necessario, stroncare ogni forma di resistenza, sociale o politica, che metta in discussione la logica del profitto o gli equilibri di volta in volta necessari per la sua riproduzione e sviluppo. E queste strategie si dispiegano sempre piùsu scala internazionale coinvolgendo, anche se in forme diverse, milioni di uomini e donne in tutto il mondo.

Per intenderci, crediamo che le bombe Nato sulla Yugoslavia, i progetti repressivi europei, la volontà omicida nei confronti del rivoluzionario Mumia Abu Jamal, i massacri nelle carceri turche, le tendenze neocorporativiste dei sindacati di regime europei (tanto per fare alcuni esempi attuali), siano avvenimenti non solo da condannare, ma da interpretare e collocare in questa chiave di lettura per essere combattuti efficacemente.

Repressione e lotte

Insomma, cercheremo di parlare ancora del rapporto repressione/lotte con lo strumento di Senza Censura perchè riteniamo che il piano della comunicazione, almeno per adesso, sia il più adatto allo scopo di riaprire nella classe uno spazio politico autonomo di dibattito e di critica.

Pensiamo infatti che partendo unicamente dall'interno dei propri parziali percorsi di lotta non sia nemmeno possibile agire compiutamente e correttamente il terreno della repressione non riuscendo, il più delle volte, ad andare oltre la semplice "difesa" della propria specificità (quando e se viene attaccata).
Sia ben chiaro: questo lavoro va fatto. Ma da qui ad avanzare la pretesa di una riflessione risolutoria sul terreno della repressione, del controllo e delle lotte ce ne passa ....

E d'altra parte esiste un ceto politico, almeno in Italia, impegnato in gran parte a definire delle progettualità, dei percorsi più o meno formali che (almeno in questa fase) più che riaprire un dibattito comune e di carattere generale sulla prospettiva, tendono a riprodurre anche su tematiche quali repressione o imperialismo logiche settarie di auto-rappresentazione politica, più o meno opportunista o gruppista.
Ecco perchè per il nostro lavoro abbiamo scelto di creare un nucleo redazionale, un collettivo composto da compagne e compagni che hanno il compito di avviare con serietà e con metodo il lavoro di Senza Censura nel tentativo di riannodare i mille fili della resistenza degli oppressi alla barbarie del mostro imperialista.

Se informazione va fatta (e su questo non ci sono dubbi) il nostro obiettivo sarà quello di farla evidenziando il più possibile il nesso tra repressione e lotte sociali nella convinzione che l'analisi dei processi repressivi può servire all'avanzamento della capacità di individuare percorsi e strategie efficaci di lotta e di liberazione.
La Redazione


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