SENZA CENSURA N.4 - NOVEMBRE 1997

EUSKAL HERRIA: UN CONFLITTO POLITICO

INTERVENTO DI IGNAKI ANTIGUEDAD

IGNAKI ANTIGUEDAD (parlamentare di Herri Batasuna al parlamento Basco e portavoce di H.B. al vertice europeo di Venezia del settembre 97) interviene sulla situazione in Euskadi.

L'opinione pubblica internazionale ha notizie sulla situazione nel paese Basco solo attraverso quello che legge sulle azioni di E.T.A.; in realtà il conflitto in Euskadi è un conflitto che va avanti da secoli, come quello in Irlanda del Nord, ma quando si parla di violenza si parla solo della violenza in risposta a quella dello stato, di cui invece non si dice praticamente nulla.

In Italia e in tutto il mondo si è saputo della morte violenta ad opera di E.T.A. del consigliere comunale di Ermua, un paesino nel Paese Basco, membro del partito popolare, il partito di destra al governo in Spagna.
Sulla sua morte tutto il mondo ha avuto anche i minimi particolari.

Quello che invece non sa è che anche quest'anno ci sono state diverse morti nelle carceri spagnole di detenuti politici baschi e che molti familiari di detenuti politici baschi che si devono spostare quotidianamente in viaggi lunghissimi, centinaia, anche migliaia di Km. (ci sono alcuni detenuti nelle isole Gran Canarie),per andare a visitare i loro familiari in carcere, sono morti in incidenti stradali.
Di queste morti non ha parlato nessuno.

La violenza, indipendentemente dall'opinione che se ne può avere, è la conseguenza di un problema politico, è l'effetto, non la causa.

Il problema di fondo è che lo stato spagnolo attraverso i suoi governi, prima del cosiddetto partito socialista, ora del cosiddetto partito popolare, ha sempre negato al popolo basco il diritto all'autodeterminazione, e cioè la possibilità di decidere che tipo di rapporto avere con lo stato spagnolo.

La costituzione spagnola, la legge fondamentale dello stato spagnolo, non è stata accettata dal popolo basco nel referendum del 78 e questa costituzione definisce la Spagna come una grande e libera, riproponendo lo slogan che era proprio del regime franchista.

Il diritto all'autodeterminazione è un diritto naturale, non dovrebbe essere scritto in nessuna costituzione.
Significa la possibilità, per un collettivo, di decidere che tipo di rapporto avere con gli altri popoli.

Noi vogliamo costruire, insieme agli altri popoli un'Europa giusta e solidale, nell'ambito di un nuovo rapporto tra nord e sud del mondo.

Vogliamo creare una proposta politica che parta dalla nostra esistenza come popolo basco.

Noi crediamo che il diritto del popolo basco all'autodeterminazione sia un elemento fondamentale anche nel contesto internazionale della globalizzazione, noi crediamo che questa globalizzazione, che non è sociale ma finanziaria, voluta dai grandi centri del potere finanziario, possa avere, anche attraverso il diritto all'autodeterminazione del popolo basco, la presenza di una realtà che propone un rapporto diverso, partendo da altri presupposti come il rapporto di solidarietà, il rapporto di compartecipazione nelle decisioni, partendo anche dalla nostra esistenza specifica come popolo basco.

Quindi è un contributo in un'ottica di diversità in uno stesso mondo.

Si parla di biodiversità, ma quale biodiversità è più forte di quella di vari collettivi che hanno costruito la società nel corso della storia.

Il problema basco è un problema politico, e la sua soluzione non può che essere politica.
Nel mondo tutti parlano di pace e di sviluppo sostenibile, ma il modello europeo non è di sviluppo sostenibile e in Euskadi non c'è pace.
Il problema basco, se non si troverà una soluzione politica, continuerà ad esistere nel 2000, nel 2100, nel 2200...., perché è un problema politico.

Attualmente, sul tavolo del negoziato, esiste una proposta politica, che è quella dell'organizzazione armata basca E.T.A.: "Alternativa Democratica".
E' una proposta con cui si può essere o non essere d'accordo, quello che non è possibile è affermare, come ha fatto poco tempo fa il ministro dell'interno, Mayor Oreja, che lui non ha mai letto "Alternativa Democratica."

Questo non è ammissibile.
E' un testo scritto, quindi non è "violenza", è una proposta politica, l'unica proposta politica esistente.

Herri Batasuna ha assunto politicamente la proposta politica "Alternativa Democratica" e per il fatto di averla divulgata il governo spagnolo ha deciso di processare la direzione politica di Herri Batasuna al completo.

Solo per aver presentato una proposta politica, un testo, che per sua natura non può essere violento, che indica una soluzione politica ad un conflitto che è politico e che non finirà finché non troverà una risposta politica, visto che noi non ci rassegneremo mai ad andare in giro per il mondo con un passaporto spagnolo dicendo "viva la Spagna": noi siamo Baschi.

Vorrei concludere parlando della questione dei prigionieri politici: nei Paesi Baschi ci sono circa 2.200.000 abitanti, la maggior parte nelle 4 province del sud, in questo contesto ci sono 520 prigionieri politici baschi nello stato spagnolo e 80 in quello francese.

Sono prigionieri politici perché sono accusati di collaborazione con l'organizzazione E.T.A. ed hanno fatto una scelta politica (anche i prigionieri comuni sono in ultima analisi prigionieri politici, ma per ora limitiamoci a questo aspetto). Una comunità di poco più di 2.000.000 di abitanti ha 600 prigionieri politici e diverse migliaia di rifugiati, non solo in Europa ma anche in America Latina.

Nessuno può affermare che questa realtà sociale è quella di un'organizzazione terrorista.

La legge spagnola prevede che i detenuti scontino la loro pena nell'ambiente sociale e culturale più vicino al loro luogo di origine.

Il governo spagnolo non ha mai riconosciuto, né al tempo di Franco, né al tempo di Gonzales, né ora con Aznar, l'esistenza di prigionieri politici.

E' comunque evidente che i baschi sono considerati prigionieri politici visto che la regola per loro è essere rinchiusi nelle carceri più lontane dal Paese Basco.

Il parlamento Basco, nell'ottobre del 95, approvò una mozione che stabiliva che i prigionieri baschi scontassero la pena in carceri vicine al proprio luogo di origine, il governo spagnolo non ha accettato questa mozione, anche se la stessa costituzione spagnola dà al parlamento basco la potestà su 3 delle province del Paese Basco del sud.

Quando lo scorso luglio E.T.A. sequestrò il consigliere comunale del partito popolare si è verificata la paradossale situazione che un gruppo cosiddetto "terrorista" chiese al governo "democratico" spagnolo di rispettare le sue leggi.

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DICHIARAZIONE DI GORKA MARTINEZ (Mesa Nacional di Herri Batasuna)

Bilbao 15 luglio 97

In relazione all'ultimo avvenimento accaduto in Euskal Herria, il sequestro e la morte di M. A. Blanco, HB vuole esprimere alcune considerazioni.
Le e gli appartenenti di HB, non si rallegrano né per questa né per nessuna morte, e comprendono molto bene e meglio di tutti il dolore della famiglia.

Durante gli anni, il Popolo Basco e la sinistra patriottica hanno sofferto direttamente la repressione e quindi conosciamo le sue dolorose conseguenze.
In HB, a prescindere dalle aggressioni che stiamo subendo e che sono state incitate dai partiti e dalle istituzioni ma soprattutto dai media, manteniamo ferma la nostra posizione di dialogo, dialogo con chi sarà disposto a farlo.

Gli ultimi fatti, non si possono comprendere se prima non si tengono in considerazione le circostanze che lo hanno preceduto.

A questo proposito non possiamo dimenticare l'intransigenza e la chiusura del governo spagnolo presieduto da Aznar, prima delle sollecitazioni della società basca che esigeva il rimpatrio dei prigionieri politici in territorio basco.
Richieste che riuscirono a portar dalla propria parte partiti ed organizzazioni che hanno fatto propria questa rivendicazione.

Nonostante tutto, il governo rifiuta ostinatamente di rispettare i diritti dei prigionieri e la volontà popolare.
La strategia del linciaggio e la caccia al militante o simpatizzante di HB, non risolverà la crisi ma anzi causerà un peggioramento.

HB, ripete il suo appello perché si cerchino delle soluzioni reali ed effettive.
Superando la strategia dello scontro portata avanti da Aznar , partendo dal rispetto dei diritti democratici del popolo basco e specialmente dei suoi 600 prigionieri.

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