SENZA CENSURA N.4 - NOVEMBRE 1997

THE NIGHTMARE OF THE OGONI

Mumia Abu-Jamal

Quali che fossero le spiegazioni, le autorità carcerarie della prigione di Port Hancourt, dove si trovavano i condannati a morte, scoprirono che non c'erano boia disponibili e così Saro-Wiwa e i suoi compagni sopravvissero per qualche giorno nel braccio della morte, una tregua tanto breve quanto sinistra.

Dal nord giunse un boia nel carcere di Port Hancourt, ma il congegno di morte era forse rimasto troppo a lungo inattivo e a più riprese fece resistenza ai tentativi del carnefice, prolungando l'agonia dei condannati in uno scenario di indicibile crudeltà.

Karo Saro-Wiwa fu il primo dei nove condannati a morte a salire sulla forca e furono necessari ben cinque tentativi per assassinarlo.

Il 10 novembre, mentre aveva luogo quell'infame tragedia, Karo Saro-Wiwa lanciò al cielo il suo grido di accusa: "Perché mi state facendo tutto questo? Che razza di paese è questo?".

Wole Soyinka (La ferita aperta di un continente, 1996).

Quando il portavoce degli Ogoni Ken Saro-Wiwa e altri 8 attivisti Ogoni vennero brutalmente assassinati dal governo militare nel novembre del 1995, la stampa internazionale venne investita da un coro di proteste e di condanne per l'operato del governo della Nigeria.

Per molti attivisti dei diritti umani, ambientalisti e panafricanisti la tragedia dell'assassinio di stato dei 9 Ogoni segnò la chiusura definitiva di un orribile caso. Non era così.

Nella stessa prigione dove Karo Saro-Wiwa e gli otto attivisti vennero assassinati, si trovano altri 19 Ogoni, anch'essi condannati a morte dal governo militare in base ad accuse pretestuose dello stesso stampo.

All'inizio di quest'anno i 19 condannati a morte hanno ricevuto la visita di alti funzionari dell'Organizzazione degli Stati africani (OSA), una visita che hanno criticato sostenendo che era un'ipocrisia dettata da motivi di opportunismo politico.

Per l'occasione hanno scritto una lettera pubblica collettiva:

"Siamo delusi dalla vostra visita. Perché solo ora, dopo che siamo stati assassinati con l'avallo della legge o illegalmente, mutilati e costretti all'esilio?Nota: Geronimo ji Jaga (Pratt) è stato rilasciato sulla parola il 10 giugno 1997 dopo una lunga detenzione durata 27 anni.Nota: Geronimo ji Jaga (Pratt) è stato rilasciato sulla parola il 10 giugno 1997 dopo una lunga detenzione durata 27 anni.
Quelli fra di noi che si trovano in questo carcere sono addirittura i più fortunati, perché sono vivi. Siamo quasi tutti sposati e intere famiglie contano su di noi come unica fonte di reddito.

Abbiamo tutti perso il posto di lavoro, molti di noi hanno perso un figlio o i genitori, alcune delle nostre mogli ci hanno abbandonato a causa della prolungata carcerazione. L'unica colpa che abbiamo commesso è essere parte del popolo Ogoni, figli dell'Ogoniland.

Il governo nigeriano ha avuto l'impudenza di fronte a se stesso e all'umanità di accusarci di omicidio.
Il 21 maggio 1994 c'è stato un incidente nel corso del quale sono rimasti uccisi quattro leader del popolo Ogoni.
In meno di 24 ore dall'accaduto il governatore militare allora in carica ha dichiarato in una conferenza stampa che accusava di quell'odioso crimine i membri del Movimento per la sopravvivenza del popolo Ogoni (MOSOP).
Chi gli ha fornito informazioni tanto tempestive da fare una dichiarazione simile su un argomento così grave e che dovrebbe essere per noi tutti fonte di preoccupazione?".

I 19 Ogoni hanno chiesto agli inviati dell'OSA di recarsi in terra Ogoni per verificare personalmente la situazione (non sappiamo se l'hanno fatto) e hanno descritto le loro terribili condizioni di carcerazione in questi termini:

"Siamo tutti colpiti da qualche malattia e privi di assistenza sanitaria; nell'agosto del 1995 è morto uno dei nostri compagni, Clement Tusima. Nell'agosto di quest'anno (1997) un altro compagno è stato morso da un serpente nella propria cella.
Il nostro cibo consiste in un mestolo di fagioli precotti e nient'altro. Le nostre condizioni di salute sono allo stremo. Vi preghiamo di liberarci ora altrimenti saremo uccisi".

I 19 Ogoni

È doloroso per me come giornalista criticare una nazione come la Nigeria - che molti considerano l'astro luminoso di speranza del continente africano, ricca di risorse e di magnificenza storica - ma mi pesa ancora di più ignorare le grida innocenti dei giovani prigionieri politici Ogoni torturati!

Spero che neanche voi lo facciate.

Se volete saperne di più, scrivete o telefonate a:

Committee in Support of the People in Nigeria (CISPON)
PO Box 99076
Emeryville, CA 94662
(510) 601-0182

Libertà per i 19 Ogoni!

Mumia Abu-Jamal

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