SENZA CENSURA N.4 - NOVEMBRE 1997

PRIGIONIERI: COSTRUIRE COLLEGAMENTI

Coordinamento contro la repressione a sostegno di Mumia Abu Jamal

Questo numero di Senza Censura ha l'obiettivo di contribuire alla costruzione di collegamenti tra percorsi di dibattito e di iniziativa a sostegno dei prigionieri rivoluzionari che, pur diversi tra loro, rispondono al criterio politico di legare la liberazione dei prigionieri alla prospettiva della liberazione dall'oppressione di classe e non solo alla ricostruzione di una verità storica.

In questo numero facciamo quindi parlare l'iniziativa Libertad! che è nata dal congresso "500 anni di colonizzazione e resistenza" contro il vertice di Monaco del G7 (1992) e che negli ultimi due anni ha sostenuto in Germania le iniziative del 18 marzo come giornata di mobilitazione contro la repressione dello Stato.

La proposta di Libertad! di un convegno internazionale di lavoro nel marzo 1998 sul tema: "PACIFICAZIONE O LIBERAZIONE? Le prospettive della solidarietà internazionale, per la liberazione dei prigionieri politici" è stata fatta propria dal Coordinamento nazionale contro la repressione a sostegno di Mumia Abu Jamal.

Facciamo poi parlare i compagni delle situazioni di movimento italiane che hanno partecipato al convegno zapatista in Spagna, dando spazio alle critiche che lì si sono determinate a partire dalla gestione opportunista di questo convegno nei confronti della lotta di liberazione basca e che poi hanno avuto un loro sviluppo nell'incontro di Napoli del 19 settembre 1997 "sul lavoro politico da sviluppare all'indomani del Secondo incontro intercontinentale."

Questa linea di dibattito avrà sicuramente un momento significativo di sviluppo all'assemblea che si terrà, sempre a Napoli, il 29 novembre, in contemporanea con l'uscita di questo numero di Senza Censura.

Parliamo inoltre di Euskadi, perché sia sul piano internazionale che nello specifico italiano si è sviluppata una mobilitazione in appoggio alle rivendicazioni dei prigionieri politici baschi, contro la dispersione e per il rimpatrio nelle carceri del Paese Basco e per l'applicazione anche ai prigionieri baschi delle leggi spagnole in materia di liberazione anticipata.

Mobilitazione, questa, che ha assunto un particolare significato nel momento in cui si è dovuta misurare concretamente con l'attuale dispiegamento delle strategie della controrivoluzione preventiva da parte dello Stato spagnolo: da una parte il processo alla Direzione di Herri Batasuna, criminalizzata per aver diffuso la proposta di pace di ETA, dall'altra la campagna internazionale di disinformazione scatenata dalla stampa borghese dopo l'esecuzione da parte di ETA del membro del Partido Popular Miguel Angel Blanco.

Come Coordinamento nazionale vogliamo poi rispondere concretamente agli appelli che da anni i prigionieri palestinesi e le associazioni di solidarietà stanno lanciando perché si avvii una campagna internazionale in appoggio alle centinaia di prigionieri "amministrativi" palestinesi, prigionieri cioè senza processo, detenuti per un periodo di tempo totalmente a discrezione degli apparati militari israeliani.

Un appello, questo, che i "professionisti" dei diritti umani hanno evitato di riprendere ed amplificare per non mettere in luce la natura razzista e massacratrice dello stato sionista, nonché il disegno imperialista nordamericano.

Come allegato a questo numero di Senza Censura ci sarà inoltre un testo scritto da Jean Marc Rouillan, prigioniero di Action Directe, come intervento all'assemblea che si è tenuta a Bruxelles il 19 giugno scorso.

Infine, ma non per questo meno importante, diamo spazio agli interventi di Mumia: un articolo su Geronimo Pratt, dirigente delle Pantere Nere che dopo 30 anni di carcere è stato riconosciuto innocente del reato per cui era stato condannato, uno sul massacro degli Ogoni in Nigeria e uno sulla marcia di oltre un milione di donne nere, passata sotto silenzio dalla stampa borghese che la ha liquidata come "evento folkloristico".


Perché pensiamo che sia indispensabile costruire collegamenti tra questi percorsi di dibattito e di iniziativa a sostegno dei prigionieri rivoluzionari?

Perché solo così possiamo pensare di rimettere assieme quella forza che nel corso della campagna per la vita di Mumia si è riusciti a mettere in campo, una forza tale da costringere la superpotenza Yankee a rinunciare alle sue decisioni assassine.

Nello scorso numero di Senza Censura affermavamo la parola d'ordine della "liberazione senza condizioni dei rivoluzionari prigionieri, senza cesure di fasi o chiusure di cicli, senza pretese storicistiche o differenziazioni umanitarie" e ponevamo il problema di assumersi la responsabilità di sviluppare materialmente i rapporti di forza necessari per praticarla.

In questa situazione concreta questi dibattiti e queste iniziative che abbiamo elencato sono per noi tra i possibili punti di partenza di questo sviluppo.

L'invito è quindi a costruire i collegamenti e il confronto, a definire UNA discussione e UNA iniziativa, lì dove oggi si danno discussione e iniziative tra loro separate.

Siamo consapevoli che non è per caso che la situazione, al contrario, è oggi di massima frammentazione, e che questo processo di unificazione è tutt'altro che semplice dal momento che porta con sé la necessità di discutere e di sviluppare assieme i numerosissimi punti di vista particolari che vivono dentro tutti gli esempi di iniziativa in appoggio ai prigionieri.

Questo è quello che abbiamo anche sperimentato nel corso della campagna per Mumia, ma assieme alle difficoltà abbiamo anche verificato in prima persona la potenzialità di questo processo che ha portato noi, come buona parte di coloro che si sono mobilitati in questa campagna, a confrontarsi non solo con la necessità di impedire un assassinio, ma anche e soprattutto con Mumia come soggetto, con il punto di vista rivoluzionario che espone nei suoi articoli ed interventi; con la dimensione internazionale della mobilitazione dei prigionieri rivoluzionari per Mumia; con la controrivoluzione, come elemento strutturale dell'imperialismo, di cui il Cointelpro, il programma di sterminio delle Pantere Nere, è l'esempio più eclatante; con la concezione di periferia interna alla metropoli imperialista (di cui parla spesso Mumia) come fenomeno globale e collegato all'attuale fase di crisi del modo di produzione capitalistico...

Per concludere pensiamo che quando giustamente si afferma che la liberazione dei prigionieri è strettamente collegata con la liberazione dall'oppressione e dallo sfruttamento capitalistico, si parla di un processo dialettico, si parla appunto di questo processo di confronto.

Pensare che la questione sia riducibile ad un "prima" e un "dopo", sia che si vogliano "prima" liberi i prigionieri o "prima" la liberazione dallo sfruttamento, è in ogni caso riduttivo ed opportunista, ma soprattutto non serve a niente!

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