SENZA CENSURA N.3 - APRILE 1997

LA LEGA NORD ED IL PROPRIO PROGETTO DI "PADANIA"

Herri Batasuna

Quando esigiamo il diritto, che appartiene a tutto il Popolo, di poter decidere senza ingerenze per il proprio presente e futuro, per la costruzione del proprio destino e delle proprie relazioni interne ed esterne, ci riferiamo a processi in cui la partecipazione della società ed il rispetto delle decisioni popolari sono condizioni imprescindibili ed insostituibili.

L'essenza di un popolo deriva soprattutto dalle caratteristiche mille volte menzionate: l'identità di se stessi, la volontà di essere un "popolo", la coscienza e la dinamica della propria costruzione nazionale. Il valore di un progetto storico di costruzione nazionale esiste quando, in questo obbiettivo, la maggioranza della società possa vedervi riflessi i propri interessi come singole persone e come popolo.

Non è certo utile l'ambiguità né l'astrazione; non serve a niente dire "tutti i popoli hanno il diritto inalienabile all'indipendenza" e nel nome di frasi come queste presentare, come fatto consumato, un progetto per il quale non si è saputo (o voluto) creare un'identificazione sociale che lo legittimasse, soprattutto se chi presenta tale progetto non ha intenzione di sviluppare una struttura sociale diversa da quella che attualmente esiste.

Quel che è certo è che le contraddizioni esistenti si stanno acuendo e stanno divenendo "aggressive"; fra esse vi è anche quella secessionista che cavalca aspirazioni nazionali e popolari. Tali desideri sociali vengono strumentalizzati da un separatismo statalista i cui progetti corrispondono sospettosamente con quelli dei governi centrali.

La mappa dell'Europa è ancora molto lontana dall'essere una realtà stabile ed armonica, l'esistenza e l'evoluzione delle coscienze dei popoli, che mancano di mezzi propri, mettono in contraddizione l'attuale modello di costruzione europea, e ne consegue un accrescersi delle tensioni interne.

Questo è un problema reale. L'Unione Europea è un modello concepito da Stati che si auto-considerano, eccetto quando la realtà immediata non lo smentisca, inamovibili ed immutabili. Tutto ciò è in stretto accordo con gli interessi capitalistici. In tal senso il progetto dell'Europa della regioni, proposto dalla Lega, è parallelo a quello dell'unione degli Stati, poiché entrambe si contrappongono all'Europa dei popoli.

In un'ambiguità calcolata si muove la Lega Nord, appoggiando l'attuale modello di Unione Europea apportandovi delle innovazioni di facciata. L'Europa della regioni, da essa proposta, non è incompatibile, né migliore di quella degli Stati.

Essendo tale progetto puramente al servizio del capitalismo, lo sono anche le proprie premesse e le proprie conseguenze: l'autoritarismo degli stati polizieschi che minano le libertà democratiche, la crescente xenofobia ed il "protezionismo" verso i paesi poveri, l'appartenenza dei propri membri alla NATO ed all'O.N.U., la svendita delle conquiste sociali in nome della modernità e della convergenza economica ne sono la prova.

La politica neoliberista che la Lega Nord propone, come quella attualmente in voga nel così detto "mondo occidentale", non ci permette di sperare che la "Padania" abbandoni l'apparato politico militare e ricacci la politica di sicurezza europea (manovra che ha la finalità di annichilire le figure politiche dello scontro contro il sistema attuale etichettandole come terroriste), rinunci all'attuale politica estera che trasformerà la "Padania" nella nuova frontiera sud-europea (che servirà a proteggere gli stati più ricchi dalle eventuali rivendicazioni delle zone povere che abbondano nella parte d'Italia dalla quale i leghisti intendono separarsi), propugni la difesa dello stato di diritto e del benessere comune.

L'indipendenza della Padania ed il proprio desiderio di inserirsi nell'attuale Unione Europea obbedisce alle stesse ragioni sulle quali l'UE nasce: ragioni economiche di appropriazione della ricchezza, non con finalità giuste, bensì per accordo con le premesse economico-sociali del Neoliberismo.

La traduzione pratica di tutto ciò è garantire e permettere un maggiore margine di beneficio ad una classe dominante poderosa e ricca (quella nord-italiana) che vede minacciate le proprie possibilità di accordo dalla sperequazione esistente nello stato italiano e dalle distanze abissali presenti fra le regioni del nord ricco e quelle del sud povero.

E' in questa prospettiva che si deve intendere questo progetto economico-secessionista. I poderosi capitali industriali e finanziari forzano dinamiche e pressioni per favorire i propri interessi, vista l'incapacità che il centralismo ha dimostrato nella gestione di tale linea.

La separazione non è, per il grande capitale nord italiano, un obbiettivo, ma uno strumento di pressione.

L'evoluzione del consenso sarà un mezzo per soddisfare le proprie aspirazioni; la grande borghesia sarà a posteriori l'unico beneficiario di questa situazione. Per questo è giusto far prudenza nel momento in cui si allude all'attuale appoggio socio-elettorale, derivato da svariate ragioni sociologiche, poiché esso non significa un'approvazione dei progetti leghisti, ma dà soltanto un buon esempio di ciò che demagogia e populismo riescono a fare.

Un progetto dal punto di vista dello svolgimento delle condizioni popolari, per raggiungere un modello nazionale globalmente definito non esiste nella proposta della Lega Nord. Mancano le necessarie basi che definiscono una comunanza di identità e la coerenza sociale sufficientemente omogenea per quello che riguarda gli obbiettivi essenziali dell'auto affermazione nazionale, sociale, culturale, territoriale, linguistica, ecc. ecc.

La stessa modificazione dello spazio territoriale che la Lega Nord ha operato dimostrano l'assenza di caratterizzazioni naturali.

Le risorse culturali e linguistiche esistenti (presenza del francese, tedesco, dialetti gallici e naturalmente dell'italiano), la presenza di rivendicazioni diverse in Friuli e Valle d'Aosta, evidenziano ancora una volta la debolezza dei progetti sopra descritti.

E' accertato il concetto di "nazionalismo economico" applicato nel caso padano, viste le caratteristiche che lo conformano, ma in nessun caso chi lo pratica è autorizzato ad intenderlo come un progetto di liberazione nazionale e, tanto meno, tale progetto si profila differente dai nazionalismi applicati dagli stati dell'attuale Europa. Esso è un modello di organizzazione ed articolazione interna del corpo economico, di relazioni sociali di dominio, di aspirazioni espansionistiche (la Lega Nord sta già facendo passi in questo senso), di configurazioni coercitive per disputarsi aree a spese di altri popoli e soprattutto di quelli più poveri e indifesi, il tutto basato sul neo liberalismo come pilastro ideologico politico ed economico. E' il blocco capitalista che anima le aspirazioni della Lega Nord nella creazione della Repubblica della Padania e non la volontà di un autogoverno né il desiderio di autogestire i propri destini.

Noi definiamo il progetto leghista come tutto il contrario del modello di liberazione nazionale e sociale rivendicato dalla sinistra patriottica. E' per questo che non è possibile ritrovare requisiti di accesso ad un futuro, che ci parli di libertà e progresso, nella regione che s'intende seccessionare.

La nostra solidarietà va, come sempre, agli uomini e alle donne della Padania, ai lavoratori e emarginati, giovani e oppressi ma non a progetti come quelli della Lega Nord.

Herri Batasuna fu invitata al Convegno del 15 settembre, e la nostra decisione fu di non andarci.

Novembre '96

HERRI BATASUNA

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