EUSKADIUna denuncia di Herri Batasuna
Questo appello-denuncia, inviato all'inizio di febbraio dal Comitato per le Relazioni Internazionali di Herri Batasuna, assume una connotazione di maggiore urgenza alla luce dei gravissimi fatti avvenuti solo alcuni giorni dopo. I membri della Direzione Nazionale di H.B., convocati dalla "Audiencia Nacional" nei termini sopra descritti, sono in gran parte stati arrestati a partire dal 10 febbraio, data in cui sono avvenuti 5 arresti ed è stato spiccato un sesto mandato di cattura. Queste provocazioni hanno dato il via ad un'ondata di proteste in tutta Euskadi, che si è saldata con le proteste seguite al "suicidio" avvenuto il 7 febbraio, di José Maria Aranzamendi Arburu, in carcere per presunta appartenenza a E.T.A., e si è rafforzata dopo il ritrovamento, lo stesso 10 febbraio, di Eugenio Aramburo, detto "Txo", impiccato in una casa di campagna a Mallabia, in Euskadi. Eugenio Aramburo, ex dirigente del "Lab", era uno dei membri della Direzione di H.B. che avrebbero dovuto presentarsi all'Alta Corte Nazionale. José Maria Aranzamendi Arburu, detenuto nel carcere di Alcala-Meco vicino a Madrid con l'accusa di appartenere a E.T.A., secondo la versione ufficiale si sarebbe impiccato nella sua cella perché soffriva di crisi depressive, in realtà l'autorità carceraria non è stata in grado di smentire la denuncia del quotidiano "Egin" che ha rivelato che il corpo è stato ritrovato con le mani e i piedi legati. [torna all'inizio della pagina]
Se ci venisse detto che le opinioni politiche
sono oggetto di persecuzione nell'Europa Occidentale di oggi -nel cuore
della U.E.- non ci crederemmo. Di più, se un partito di sinistra
- un partito con migliaia di elettori e centinaia di rappresentanti istituzionali
nelle Amministrazioni cittadine e nel parlamento autonomo, come in quello
dello stato - venisse dichiarato illegale per un reato di opinione, saremmo
assolutamente sconcertati. Questo è quanto sta avvenendo nel Paese Basco. Tra il 3 e il 18 Febbraio tutti i 24 membri
della direzione nazionale di Herri Batasuna sono stati convocati davanti
all'Alta Corte Nazionale "Audiencia Nacional", il tribunale
spagnolo che giudica i casi connessi al "terrorismo", in relazione
a presunti crimini di "collaborazione con banda armata". Prima di tutto ciò, nell'Aprile
del 95, E.T.A. aveva presentato una proposta di pace nota come "Alternativa
Democratica". Il presidente Felipe Gonzalez e la sua
Segreteria fecero la scelta di spingere il potere giudiziario a sequestrare
il video e a dichiararlo illegale. La Direzione Nazionale decise di non sottostare
a questa imposizione in nome del principio di salvaguardia della libertà
di parola e assunse collettivamente la responsabilità delle azioni
di cui era accusato Jon Idigoras. Il 1 aprile la cauzione fu abbassata a
15 milioni di pesetas ma il 10 maggio l'Alta Corte Nazionale rifiutò
ugualmente di rilasciare Jon Idigoras sulla base di un supposto "rischio
di fuga". Da questi eventi possono essere tratte
varie conclusioni: prima di tutto quella che la decisione dell'Alta Corte
Nazionale è stata una decisione politica. Le azioni dello stato spagnolo, tra cui
troviamo la minaccia di mettere fuori legge H.B., sono un attacco alle
libertà politiche e al diritto di assemblea ed associazione, oltre
che uno specifico attacco alla sinistra Basca. Il governo spagnolo e i partiti che lo
sostengono stanno dimostrando la loro mancanza di volontà di arrivare
alla risoluzione del conflitto tra lo stato spagnolo e il Paese Basco
attraverso il dialogo, e fanno emergere tutta la loro propensione a cercare
di risolvere questo conflitto inasprendo la repressione. Allo stesso tempo è necessario risolvere
il conflitto violento nel Paese Basco attraverso un processo negoziale
che tutta la popolazione vuole e di cui tutta la società basca
deve essere protagonista. 3 febbraio 1997 Comitato per le Relazioni Internazionali di HERRI BATASUNA [torna all'inizio della pagina]
Come già abbiamo dichiarato nei precedenti comunicati, è già da tempo che il collettivo dei prigionieri politici baschi, i loro familiari e la società basca nel suo complesso non sono più disposti a sopportare né la continua e sistematica violazione dei diritti fondamentali derivata dall'attuale politica penitenziaria spagnola di "dispersione" dei prigionieri, né la sua applicazione senza scrupoli attuata dai funzionari delle carceri. Tutto ciò senza dimenticare che anche lo Stato francese conduce una politica punitiva contro i prigionieri baschi che vengono egualmente dispersi. Ricordiamoci oltre tutto, che la suddetta
pratica penitenziaria è in contraddizione con i principi e le norme
della stessa legislazione spagnola. Lo stato sta continuamente violando
la propria legalità nonché gli accordi presi nelle istanze
internazionali. Per rivendicare i propri diritti alcuni gruppi di prigionieri politici baschi hanno iniziato, nelle carceri francesi e spagnole, in settembre, uno sciopero della fame di durata indefinita. I gruppi si sono alternati per 25 giorni. Questi continui digiuni stanno causando gravi complicazioni fisiche e psichiche ai molti prigionieri che hanno utilizzato questa forma di protesta in più di dieci occasioni. Il collettivo dei prigionieri politici
ha reso pubbliche le seguenti rivendicazioni: Contemporaneamente all'aggravarsi della
situazione sta crescendo la risposta popolare nelle strade di Euskal Herria. SCIOPERO DELLA FAME IN EUROPA Nel contesto politico più volte definito dobbiamo inserire lo sciopero della fame che parenti ed amici del Collettivo dei Prigionieri Politici (450, uno per ogni detenuto) hanno tenuto per una settimana in 7 capitali europee ( Lisbona, Bruxelles, Parigi, Berlino, Ginevra, Roma, Copenaghen). Gli obiettivi di questa iniziativa sono stati, da una parte, fare conoscere all'opinione pubblica europea, alle rappresentanze politiche, alle organizzazioni sociali ed istituzionali, la vera situazioni delle carceri spagnole e francesi e la violazione dei diritti fondamentali dei detenuti politici. Dall'altro lato, si è voluto ricercare mezzi di appoggio alle legittime rivendicazioni del collettivo e fare pressione sui governi spagnoli e francesi perché applichino le proprie leggi statali, le convenzioni internazionali e perché rispettino i diritti umani. Il risultato di questa protesta è
stato obiettivamente positivo ed è riuscito a rompere il muro di
silenzio imposto dagli Stati. Gli scioperanti hanno ottenuto incontri
con rappresentanti politici, sindacali, ecclesiastici, governativi e con
membri delle organizzazioni per i diritti umani. Senza dubbio è necessario continuare su questa linea di denuncia e pressione internazionale, sia perché il rispetto dei diritti umani è una questione che non conosce frontiere, sia perché è giusto che gli Stati si vedano obbligati ad applicarli. RIUNIONE CON I SINDACATI Come Herri Batasuna, a metà settembre, lanciammo una nuova iniziativa politica diretta ai sindacati più rappresentativi nel collettivo dei funzionari carcerari, per cercare di analizzare con essi la realtà che si sta vivendo all'interno delle prigioni in relazione alla detenzione politica. La proposta di HB è chiara: i funzionari delle prigioni devono rispettare la legalità ed i diritti che spettano ai prigionieri se si vuole sbloccare una situazione che il passare degli anni ha convertito in tragica. Non dimentichiamo inoltre che il funzionario di carcere Ortega Lara è ancora oggi nelle mani dell'ETA. L'organizzazione armata esige, per il suo rilascio, che il governo applichi la legislazione spagnola. Herri Batasuna ha voluto realizzare una
proposta basata su tre punti che potrebbero servire a sbloccare la situazione: Le riunioni con i sindacati CISF, USIAPI (sindacato a cui appartiene Ortega Lara), e CCOO si sono tenute in un clima di tensione ed il sindacato UGT ha addirittura declinato l'invito. Questi sindacati, evitando qualsiasi analisi della situazione carceraria e negando l'esistenza di violazioni dei diritti umani all'interno delle prigioni, hanno preteso, senza condizioni, che l'ETA liberasse Ortega Lara, pur sapendo che tale organizzazione armata abbia più volte ripetuto, direttamente ed indirettamente che il futuro di Ortega è nelle mani del governo, al quale basterebbe rispettare la propria stessa legislazione per ottenerne la libertà. Si è così persa un'opportunità per la risoluzione di una questione fondamentale quale quella dei diritti umani da cui dipende la liberazione di Lara. Dall'altra parte, la riunione con il sindacato ELA-STV è stata diversa, si è indirizzata sull'analisi della realtà delle carceri e sulle preoccupazioni, degli appartenenti a questo sindacato, per le sistematiche violazioni dei diritti che vengono compiute nelle prigioni. Novembre 96 Herri Batasuna [torna all'inizio della pagina] |