SENZA CENSURA N.3 - APRILE 1997

EUSKADI

Una denuncia di Herri Batasuna

PREMESSA

Questo appello-denuncia, inviato all'inizio di febbraio dal Comitato per le Relazioni Internazionali di Herri Batasuna, assume una connotazione di maggiore urgenza alla luce dei gravissimi fatti avvenuti solo alcuni giorni dopo.

I membri della Direzione Nazionale di H.B., convocati dalla "Audiencia Nacional" nei termini sopra descritti, sono in gran parte stati arrestati a partire dal 10 febbraio, data in cui sono avvenuti 5 arresti ed è stato spiccato un sesto mandato di cattura.

Queste provocazioni hanno dato il via ad un'ondata di proteste in tutta Euskadi, che si è saldata con le proteste seguite al "suicidio" avvenuto il 7 febbraio, di José Maria Aranzamendi Arburu, in carcere per presunta appartenenza a E.T.A., e si è rafforzata dopo il ritrovamento, lo stesso 10 febbraio, di Eugenio Aramburo, detto "Txo", impiccato in una casa di campagna a Mallabia, in Euskadi.

Eugenio Aramburo, ex dirigente del "Lab", era uno dei membri della Direzione di H.B. che avrebbero dovuto presentarsi all'Alta Corte Nazionale.

José Maria Aranzamendi Arburu, detenuto nel carcere di Alcala-Meco vicino a Madrid con l'accusa di appartenere a E.T.A., secondo la versione ufficiale si sarebbe impiccato nella sua cella perché soffriva di crisi depressive, in realtà l'autorità carceraria non è stata in grado di smentire la denuncia del quotidiano "Egin" che ha rivelato che il corpo è stato ritrovato con le mani e i piedi legati.

[torna all'inizio della pagina]

L'APPELLO

Se ci venisse detto che le opinioni politiche sono oggetto di persecuzione nell'Europa Occidentale di oggi -nel cuore della U.E.- non ci crederemmo.
Se avessimo la certezza che degli esponenti politici sono stati arrestati per aver espresso un'idea o un'opinione penseremmo che questo non riguardi un governo che viene considerato democratico.

Di più, se un partito di sinistra - un partito con migliaia di elettori e centinaia di rappresentanti istituzionali nelle Amministrazioni cittadine e nel parlamento autonomo, come in quello dello stato - venisse dichiarato illegale per un reato di opinione, saremmo assolutamente sconcertati.
Ma c'è di più, se tutto ciò fosse conseguenza dell'aver diffuso una proposta di pace per la risoluzione di un conflitto violento, reagiremmo immediatamente.

Questo è quanto sta avvenendo nel Paese Basco.

Tra il 3 e il 18 Febbraio tutti i 24 membri della direzione nazionale di Herri Batasuna sono stati convocati davanti all'Alta Corte Nazionale "Audiencia Nacional", il tribunale spagnolo che giudica i casi connessi al "terrorismo", in relazione a presunti crimini di "collaborazione con banda armata".
L'accusa è quella di aver diffuso un video in cui l'organizzazione armata E.T.A. spiega la sua proposta di pace per la risoluzione del conflitto tra lo Stato Spagnolo e il Paese Basco.
Sui leaders di Herri Batasuna pesa la minaccia di arresto per il rifiuto di presentarsi a Madrid a deporre, ma per comprendere meglio il contesto in cui si sviluppano queste vicende è bene ricordare quanto è avvenuto a Jon Idigoras, portavoce di Herri Batasuna, nel febbraio del 96: il 21 Febbraio del 96 un giudice dell'Alta Corte Nazionale ha arrestato il leader di H.B., Jon Idìgoras, deputato del parlamento spagnolo dalle elezioni del 3 Marzo 96.
Il crimine che gli fu contestato è lo stesso di cui oggi è accusata l'intera Direzione Nazionale di H.B..

Prima di tutto ciò, nell'Aprile del 95, E.T.A. aveva presentato una proposta di pace nota come "Alternativa Democratica".
In questa proposta E.T.A. offriva la possibilità di una soluzione politica del conflitto nel Paese Basco.
Le basi del dialogo erano le seguenti: il Paese Basco avrebbe dovuto essere in grado di decidere sul suo futuro liberamente attraverso la presa di coscienza del suo diritto alla autodeterminazione e della sua unità territoriale.
Questa proposta di pace era stata accolta dalla società Basca con aspettative e speranza, ed anche vari partiti politici, sindacati e settori sociali l'avevano giudicata democratica, densa di novità e promettente.
Herri Batasuna, partito della sinistra basca, ha inteso dare diffusione a questa proposta affinché si sviluppasse un dibattito in tutti i settori sociali, e infatti furono organizzate molti incontri ed assemblee in cui si prese visione di un video che spiegava quali erano le proposte per una soluzione politica del conflitto che E.T.A. aveva elaborato.

Il presidente Felipe Gonzalez e la sua Segreteria fecero la scelta di spingere il potere giudiziario a sequestrare il video e a dichiararlo illegale.
Questo avvenne a Madrid dopo l'operazione di E.T.A. contro Francisco Tomàs y Valiente, membro del Consiglio di Stato ed ex presidente della Corte Costituzionale,.
Avevano già avuto luogo oltre 200 assemblee in cui era stato presentato il video e moltissima gente vi aveva partecipato senza che vi fossero problemi.
L'Alta Corte Nazionale -un tribunale speciale controllato dal potere esecutivo- decise di sequestrare il video che presentava "Alternativa Democratica" insieme ad un video elettorale di Herri Batasuna sullo stesso tema.
Sempre secondo questa logica Jon Idigoras - membro della Direzione Nazionale di Herri Batasuna- fu convocato per fare una deposizione.

La Direzione Nazionale decise di non sottostare a questa imposizione in nome del principio di salvaguardia della libertà di parola e assunse collettivamente la responsabilità delle azioni di cui era accusato Jon Idigoras.
Il 21 Febbraio del 96, il giudice dell'Alta Corte Nazionale ordinò l'arresto di Jon Idigoras dopo il suo rifiuto di fare la deposizione che gli veniva richiesta. Venne accusato di un presunto reato di "collaborazione con banda armata" e gli fu imposta una cauzione di 300 milioni di pesetas per evitare la prigione.
Inoltre fu aperto un nuovo procedimento contro gli altri membri della Direzione Nazionale di H.B.
Parallelamente il Consiglio dei Ministri spinse il ministro della giustizia a iniziare un procedimento per dichiarare illegale Herri Batasuna, ed è bene ricordare che H.B. è un partito con 2 deputati e 1 senatore nel parlamento nazionale, 16 membri del parlamento autonomo, 20 membri nei consigli regionali e 623 consiglieri comunali.
Nonostante i molti appelli contro l'arresto di Jon Idigoras la giustizia spagnola non mutò il suo atteggiamento anzi, il 28 febbraio il giudice dell'Alta Corte Costituzionale rispondendo ad un appello del Collegio di Difesa sostenne la sua linea con l'argomento che "Alternativa Democratica" è una proposta dai contenuti antidemocratici.

Il 1 aprile la cauzione fu abbassata a 15 milioni di pesetas ma il 10 maggio l'Alta Corte Nazionale rifiutò ugualmente di rilasciare Jon Idigoras sulla base di un supposto "rischio di fuga".
Alla fine, il 10 giugno 96 la cauzione fu portata a 5 milioni di pesetas e, dopo il pagamento Jon Idigoras ottenne la libertà condizionale.
Nel frattempo continuò ad andare avanti il procedimento contro il resto della direzione nazionale di H.B.

Da questi eventi possono essere tratte varie conclusioni: prima di tutto quella che la decisione dell'Alta Corte Nazionale è stata una decisione politica.
Oltre a ciò, la proibizione di mostrare il video e diffondere i suoi contenuti - dopo che era già stato visto in 200 dibattiti pubblici e anche alla televisione tedesca- è stato un gravissimo attacco alla libertà di parola ed al diritto all'informazione.

Le azioni dello stato spagnolo, tra cui troviamo la minaccia di mettere fuori legge H.B., sono un attacco alle libertà politiche e al diritto di assemblea ed associazione, oltre che uno specifico attacco alla sinistra Basca.
Lo stato spagnolo cerca di impedire alla società basca, e in generale all'opinione pubblica, di venire a conoscenza della proposta di pace di E.T.A..
Si tratta dell'unica proposta di pace presentata fino ad oggi, e la sua natura assolutamente democratica è stata riconosciuta da tutti i partiti e i sindacati baschi con cui Herri Batasuna l'ha discussa.

Il governo spagnolo e i partiti che lo sostengono stanno dimostrando la loro mancanza di volontà di arrivare alla risoluzione del conflitto tra lo stato spagnolo e il Paese Basco attraverso il dialogo, e fanno emergere tutta la loro propensione a cercare di risolvere questo conflitto inasprendo la repressione.
Questi attacchi dimostrano una volta di più la natura limitata e deficitaria della "democrazia" spagnola.
Questo dovrebbe essere conosciuto dall'opinione pubblica internazionale che dovrebbe quindi denunciare questo attacco, e gli altri prevedibili attacchi futuri, contro le libertà fondamentali e contro la base stessa di un vero sistema democratico.

Allo stesso tempo è necessario risolvere il conflitto violento nel Paese Basco attraverso un processo negoziale che tutta la popolazione vuole e di cui tutta la società basca deve essere protagonista.
Anche per questo è fondamentale che tutte le proposte in questo senso vengano alla luce e siano discusse liberamente, cosa che è stata finora impedita dallo stato spagnolo.

3 febbraio 1997

Comitato per le Relazioni Internazionali di HERRI BATASUNA

[torna all'inizio della pagina]

LA LOTTA DEI PRIGIONIERI BASCHI

Come già abbiamo dichiarato nei precedenti comunicati, è già da tempo che il collettivo dei prigionieri politici baschi, i loro familiari e la società basca nel suo complesso non sono più disposti a sopportare né la continua e sistematica violazione dei diritti fondamentali derivata dall'attuale politica penitenziaria spagnola di "dispersione" dei prigionieri, né la sua applicazione senza scrupoli attuata dai funzionari delle carceri.

Tutto ciò senza dimenticare che anche lo Stato francese conduce una politica punitiva contro i prigionieri baschi che vengono egualmente dispersi.

Ricordiamoci oltre tutto, che la suddetta pratica penitenziaria è in contraddizione con i principi e le norme della stessa legislazione spagnola. Lo stato sta continuamente violando la propria legalità nonché gli accordi presi nelle istanze internazionali.
Ricordiamo ad esempio come il parlamento europeo che nella propria risoluzione del 17 settembre 96 afferma, nel paragrafo 25: "Si invitano gli stati membri a dare il proprio consenso per la pubblicazione delle informazioni del comitato europeo per la prevenzione della tortura (CPT), a studiarne le raccomandazioni ed a porle in pratica".
A sua volta il CPT nelle informazioni pubblicate il 5 marzo 96, dopo una visita ai centri di detenzione spagnoli, ricordava che "le considerazioni umanitarie e riabilitative richiedono che i carcerati scontino la propria condanna nella regione di residenza della propria famiglia e dei propri legami sociali".

Per rivendicare i propri diritti alcuni gruppi di prigionieri politici baschi hanno iniziato, nelle carceri francesi e spagnole, in settembre, uno sciopero della fame di durata indefinita. I gruppi si sono alternati per 25 giorni. Questi continui digiuni stanno causando gravi complicazioni fisiche e psichiche ai molti prigionieri che hanno utilizzato questa forma di protesta in più di dieci occasioni.

Il collettivo dei prigionieri politici ha reso pubbliche le seguenti rivendicazioni:
* Rispetto dei diritti umani nelle carceri: fine delle aggressioni e dell'isolamento; libertà per coloro che, avendo compiuto i 3/4 della pena, dovrebbero già trovarsi in libertà condizionata; libertà per coloro che sono afflitti da malattie incurabili (mediante l'applicazione dell'articolo 92 del nuovo codice penale)
* Riconoscimento dello statuto di prigionieri politici baschi
* Raggruppamento nelle carceri di Euskal Herria

Contemporaneamente all'aggravarsi della situazione sta crescendo la risposta popolare nelle strade di Euskal Herria.
I prigionieri politici non sono soli nella loro lotta. La società basca è schierata in grande maggioranza per il loro trasferimento nei confini baschi. In queste ultime settimane si è ottenuto l'appoggio della maggioranza dei sindacati baschi (12 sindacati, tutti eccetto 2), dei vescovi di Bilbao, di San Sebastian, della conferenza episcopale spagnola, di 361 lavoratori dei mezzi di comunicazione appartenenti a 43 mezzi informativi, dei gruppi pacifisti che fanno capo al "gruppo de Maroño" e del parlamento di Gasteiz.
Inoltre, una recente inchiesta elaborata dal governo di Gasteiz, dimostra che il 73% della comunità autonoma di Vascongada è a favore dell'avvicinamento ad Euskal Herria dei prigionieri politici

SCIOPERO DELLA FAME IN EUROPA

Nel contesto politico più volte definito dobbiamo inserire lo sciopero della fame che parenti ed amici del Collettivo dei Prigionieri Politici (450, uno per ogni detenuto) hanno tenuto per una settimana in 7 capitali europee ( Lisbona, Bruxelles, Parigi, Berlino, Ginevra, Roma, Copenaghen). Gli obiettivi di questa iniziativa sono stati, da una parte, fare conoscere all'opinione pubblica europea, alle rappresentanze politiche, alle organizzazioni sociali ed istituzionali, la vera situazioni delle carceri spagnole e francesi e la violazione dei diritti fondamentali dei detenuti politici.

Dall'altro lato, si è voluto ricercare mezzi di appoggio alle legittime rivendicazioni del collettivo e fare pressione sui governi spagnoli e francesi perché applichino le proprie leggi statali, le convenzioni internazionali e perché rispettino i diritti umani.

Il risultato di questa protesta è stato obiettivamente positivo ed è riuscito a rompere il muro di silenzio imposto dagli Stati. Gli scioperanti hanno ottenuto incontri con rappresentanti politici, sindacali, ecclesiastici, governativi e con membri delle organizzazioni per i diritti umani.
Ricordiamoci inoltre che hanno ottenuto udienza al parlamento europeo e l'incontro con vari europarlamentari. Sono state inoltre proposte mozioni nel parlamento belga e nel senato italiano e si è realizzato un incontro con membri delle nazioni unite.
I governi francese e spagnolo si sono mostrati allarmati dall'importanza di tale iniziativa e non hanno tardato a rispondere manipolando il reale significato di essa.

Senza dubbio è necessario continuare su questa linea di denuncia e pressione internazionale, sia perché il rispetto dei diritti umani è una questione che non conosce frontiere, sia perché è giusto che gli Stati si vedano obbligati ad applicarli.

RIUNIONE CON I SINDACATI

Come Herri Batasuna, a metà settembre, lanciammo una nuova iniziativa politica diretta ai sindacati più rappresentativi nel collettivo dei funzionari carcerari, per cercare di analizzare con essi la realtà che si sta vivendo all'interno delle prigioni in relazione alla detenzione politica.

La proposta di HB è chiara: i funzionari delle prigioni devono rispettare la legalità ed i diritti che spettano ai prigionieri se si vuole sbloccare una situazione che il passare degli anni ha convertito in tragica. Non dimentichiamo inoltre che il funzionario di carcere Ortega Lara è ancora oggi nelle mani dell'ETA. L'organizzazione armata esige, per il suo rilascio, che il governo applichi la legislazione spagnola.

Herri Batasuna ha voluto realizzare una proposta basata su tre punti che potrebbero servire a sbloccare la situazione:
* scrupoloso rispetto dei diritti umani per i detenuti politici.
* Cambiamento dell'attuale politica carceraria.
* Accettazione, da parte del governo, del dialogo con i prigionieri politici baschi per esso designati.

Le riunioni con i sindacati CISF, USIAPI (sindacato a cui appartiene Ortega Lara), e CCOO si sono tenute in un clima di tensione ed il sindacato UGT ha addirittura declinato l'invito.

Questi sindacati, evitando qualsiasi analisi della situazione carceraria e negando l'esistenza di violazioni dei diritti umani all'interno delle prigioni, hanno preteso, senza condizioni, che l'ETA liberasse Ortega Lara, pur sapendo che tale organizzazione armata abbia più volte ripetuto, direttamente ed indirettamente che il futuro di Ortega è nelle mani del governo, al quale basterebbe rispettare la propria stessa legislazione per ottenerne la libertà.

Si è così persa un'opportunità per la risoluzione di una questione fondamentale quale quella dei diritti umani da cui dipende la liberazione di Lara.

Dall'altra parte, la riunione con il sindacato ELA-STV è stata diversa, si è indirizzata sull'analisi della realtà delle carceri e sulle preoccupazioni, degli appartenenti a questo sindacato, per le sistematiche violazioni dei diritti che vengono compiute nelle prigioni.

Novembre 96

Herri Batasuna

[torna all'inizio della pagina]