SENZA
CENSURA N.3 - APRILE 1997 |
CARCERI PERUVIANE: TOMBE
PER ESSERI VIVENTI
Curato e tradotto da: Comitato di Solidarietà
con i popoli del Latino America "Carlos Fonseca"
CARCERE DI MASSIMA SICUREZZA DELLA BASE
NAVALE DEL CALLAO
In questo carcere di massima sicurezza
sono rinchiusi come ostaggi del governo il compagno Victor Polay Campos,
membro della direzione del MRTA e comandante generale dell'Esercito Popolare
Tupacamarista (EPT) Maria Lucero Cumpa Miranda, della Direzione Nazionale
e Comandante Guerrigliera e Peter Cardenas Schulte, membro della Direzione
Nazionale.
Tutti loro sono stati condannati all'ergastolo,
dopo un processo sommario in tribunali militari incappucciati, accusati
di delitti di terrorismo e tradimento alla patria, che il regime fujimorista
ha creato con l'obiettivo di legalizzare le sue continue violazioni dei
patti e convenzioni internazionali, firmati dal Perù e dal Congresso
della Repubblica, come la Dichiarazione Universale dei Diritti Umani,
la Dichiarazione Americana dei Diritti e Doveri dell'Uomo, il Patto Internazionale
dei Diritti Civili e Politici e la Convenzione Contro la Tortura, per
non parlare della stessa Costituzione peruviana.
Condizioni di incarceramento nella base
navale
Terminata di costruire nel marzo 1993,
è la maggiore dimostrazione di irrazionalità e mancanza
di rispetto alla dignità umana.
E' situata all'interno delle installazioni militari della Marina Militare
del Perù, nella base navale del porto del Callao, a Lima.
Per le sue caratteristiche - è stata denominata 'tomba per esseri
viventi' - ha come obiettivo la distruzione fisica, psichica e morale
dei nostri prigionieri, e soprattutto quella di terrorizzare chiunque,
uomini e donne, che abbia intenzione di ribellarsi al regime di Fujimori.
Obbedisce ad un programma ideato dalla parte più reazionaria dell'Esercito
e dei suoi Servizi Segreti, destinato a impedire - con l'uso del terrore
- la possibilità di un indirizzo rivoluzionario del popolo peruviano,
ed è accompagnata da un insieme di misure di controllo, coercizione
e repressione che vengono denominate 'campagna psicosociale'.
Questo ignominioso carcere - tomba, è
composto da 8 celle di cemento armato e barre di ferro rinforzato costruite
otto metri sotto terra, per garantire la riuscita del suo obiettivo di
annichilimento: isolamento fisico, auditivo, visuale; ristrettezza di
spazio, oscurità e massimo controllo permanente.
E' dotata di detector acustici di movimento, sistemi di allarme, mine
in diversi livelli del sottosuolo e telecamere in permanente funzionamento,
monitorate da un centro di vigilanza elettronica, e torrette di vigilanza
controllate dal personale della marina, armato con fucili a lungo raggio.
Le celle
Le celle, fatte come casse di base rettangolare,
misurano tre metri per due.
In uno dei lati c'è una pesante porta metallica blindata, assicurata
con chiavistelli chiusi da lucchetti le cui chiavi sono in possesso di
persone diverse, tutti ufficiali di marina dei corpi di sicurezza.
Nella parte media inferiore di queste porte, c'è una piccola finestra
di forma rettangolare, che serve per passare gli alimenti; è stata
fatta in modo da evitare qualsiasi contatto fisico tra i nostri compagni
e i loro custodi.
Dentro ogni cella, vicino alla porta metallica, c'è un piccolo
lavabo e una tazza, ma l'acqua è dispensata dall'esterno con periodicità
determinata e tempo limitato.
Non c'è luce artificiale, nella
totale oscurità è solo possibile distinguere le ombre.
Sopra la porta di ogni cella, approssimativamente a due metri di altezza,
c'è una fessura di 15 centimetri che permette, alcuni minuti al
giorno, l'entrata della luce naturale diretta.
Le celle, addossate l'una all'altra, sono
disposte una di fronte all'altra, quattro in ogni lato, con in mezzo un
piccolo cortile.
Tutto ciò è stato costruito, come dicevamo prima, in un
buco scavato nella terra a 8 metri di profondità.
Quando i nostri compagni sono stati trasferiti in questo carcere - tomba,
sono stati addormentati con sedativi, per far loro perdere la nozione
del tempo e non farli rendere conto dell'ubicazione esatta.
Ognuno di loro ha subito l'isolamento totale, la proibizione delle visite
e dell'aria per tutto il primo anno.
Trenta minuti di aria
Dopo questo periodo di isolamento totale,
gli è stato permesso di uscire nel cortile - uno a uno, per evitare
contatti tra loro - solo per mezz'ora al giorno.
Questo brevissimo tempo possono impiegarlo per fare una passeggiata nel
piccolo cortile, per leggere la Bibbia (fornitagli dalle guardie) o per
vedere, in una stanza, video preparati e controllati direttamente dal
centro elettronico di sorveglianza.
Corrispondenza e accesso all'informazione: tutta la corrispondenza, tanto
quella diretta ai nostri compagni, quanto quella scritta da loro, è
minuziosamente studiata da esperti in sicurezza, che determinano quali
lettere possono entrare e uscire e quando devono essere consegnate.
Non c'è nessun diritto all'intimità nemmeno nelle comunicazioni
personali.
Non hanno neanche il diritto di accedere a libri, giornali o riviste e
non possono ascoltare la radio e la televisione.
Le visite
Hanno una durata di 30 minuti e si realizzano
una volta al mese, solo per i familiari diretti (genitori, figli o coniuge).
Durante queste visite i familiari non possono avere nessun contatto fisico
con i nostri compagni, le conversazioni si realizzano attraverso un vetro
blindato e con il citofono, il che tra l'altro permette agli apparati
di sicurezza di registrare tutte le conversazioni che si producono nelle
visite e di poterle analizzare.
In queste visite, i familiari possono portare ai prigionieri solo cose
di uso personale e alimenti inscatolati.
Queste poche cose passeranno al controllo del personale del carcere, che
determinerà cosa e quando si dovrà consegnare ai detenuti.
I familiari sono portati al parlatorio in veicoli ermeticamente chiusi
che impediscono loro di vedere o sentire fino a quando arrivano.
Tentativo di obbligare ad un "accordo
di pace"
Dopo aver mantenuto i prigionieri in totale
isolamento, il governo, mediante il suo assessore alla 'campagna psicosociale'
Vladimiro Montesinos, offrì ai nostri compagni di migliorare le
proprie condizioni carcerarie firmando un 'accordo di pace' che includeva
il dialogo con il governo e la rinuncia alla lotta armata.
Questa proposta di 'accordo di pace' non era seria, perché rispondeva
all'esigenza di una resa incondizionata e vergognosa, e includeva una
firma di un documento di 'pentimento' per essersi sollevati in armi.
Questa offerta, fatta personalmente da Montesinos al compagno Victor Polay
Campos, è stata subito respinta.
Questa decisione ha scatenato le ire dell'emissario del governo, che ha
minacciato di fucilazione il compagno.
Più tardi il rifiuto della proposta del governo è stata
condivisa da tutti i nostri compagni carcerati lì.
Come rappresaglia le condizioni carcerarie sono state peggiorate, diventando
ancora più restrittive.
Al contrario, coloro che si sono prestati alla campagna del governo, Abimael
Guzman e la dirigenza del PCP Sendero Luminoso, hanno ottenuto benefici
personali.
CARCERE DI MASSIMA SICUREZZA DI YANAMAYO
Destinata a carcere di massima sicurezza
nel 1990, sta nel Dipartimento di Puno, nell'estremo sud del Perù
in pieno altipiano andino, a 3800 metri sopra il livello del mare.
Il clima è freddo con temperature che oscillano tra i 15 gradi
nei due mesi d'estate e i 10 gradi sotto zero in inverno, cioè
tutto il resto dell'anno.
Questo carcere è stato costruito al centro di una valle delle alte
Ande, in modo da costituire una specie di isola nel mezzo della solitudine
dell'altipiano.
Occupa approssimativamente un'area di 10000 metri quadrati.
All'esterno è custodito da un centinaio di 'baschi neri' dell'esercito
e da un dispiego di truppe in trincee, veicoli blindati, camion, camionette,
due elicotteri e un campo di mine.
La sicurezza interna è affidata a 300 militari dei corpi speciali
della Polizia Nazionale.
Il carcere è costruito in cemento armato, consta di vari bracci,
ognuno con il suo cortile indipendente.
I compagni del MRTA occupano due sezioni,
una maschile e una femminile.
Tra loro ci sono Jaime Castillo Peruzzi, Lautaro Mellado e Maria Concepcion
Pincheira di nazionalità cilena, e la giornalista nordamericana
Lorie Berenson, condannati all'ergastolo per 'tradimento alla patria',
commettendo l'aberrazione giuridica di condannare per tradimento alla
patria dei cittadini stranieri.
Nelle stesse condizioni stanno i compagni peruviani Nancy Gilvonio, Jaime
Ramirez, e Americo Gilvonio Conde e Miguel Rincon della Direzione Nazionale.
Le celle di tre metri per tre alloggiano
due persone ciascuna.
C'è il bagno, però non è permesso l'uso di elettrodomestici
(come radio o tv) e nemmeno di cucinare.
Le finestre non hanno vetri e la porta è una pesante rete metallica,
il che espone permanentemente i prigionieri al forte vento e al freddo.
Come conseguenza sono frequentissime le affezioni broncopolmonari.
Per disposizione del governo, tutti i compagni che entrano in carcere
devono stare un anno in competo isolamento.
Dopo questo periodo di tempo, la permanenza obbligata all'interno delle
celle è di 23 ore e mezzo al giorno, e si può uscire solo
per mezz'ora al giorno per fare esercizio fisico e prendere un po' di
sole nel piccolo cortile, dove non possono accedere più di 14 prigionieri
alla volta.
Non è permesso l'ingresso nella
prigione di giornali e riviste ma solo di libri previamente censurati
che, se vengono portati dai familiari, non rimangono a disposizione dei
compagni ma devono stare nella biblioteca del carcere.
In queste celle si possono realizzare solo attività manuali che
non richiedano l'uso di utensili di ferro, che sono proibiti.
Le punizioni, decise a discrezione dei secondini, vanno dalla reclusione
in celle oscure di un metro per due per un tempo che può arrivare
fino a 48 giorni, alla proibizione delle visite o della mezz'ora d'aria.
In quanto all'alimentazione, il penitenziario stanzia 60 centesimi di
dollaro per persona al giorno, e la qualità del cibo è molto
scadente.
Siamo a conoscenza di casi di compagni che hanno subito una drastica riduzione
di peso e presentano complicazioni gastrointestinali e tubercolosi.
Non ci sono restrizioni ai familiari per
la consegna di alimenti ai propri parenti durante la loro visita mensile
di 30 minuti, però le difficoltà di trasporto verso il centro
penitenziario rendono impossibile questa attenzione e molte famiglie,
a causa dell'alto costo del trasporto per una visita, possono farla solo
due volte l'anno.
Durante le visite, autorizzate solo per i familiari diretti previamente
identificati e muniti di permesso, non è consentito alcun contatto
fisico.
I compagni si trovano dietro due reti metalliche distanziate da un corridoio
e durante tutto il tempo della conversazione le guardie passeggiano permanentemente
nel parlatorio.
CARCERE MIGUEL CASTRO CASTRO
Ubicato alla periferia di Lima fu costruito
a suo tempo come carcere modello di massima sicurezza fino a quando un
plotone Tupacamarista riuscì, mediante un tunnel lungo più
315 metri, a liberare i nostri compagni nel 1990.
Con il governo Fujimorista si è incrementata la vigilanza con la
presenza di truppe militari che si incaricano di custodirlo all'esterno.
All'interno è incaricata del controllo la polizia nazionale, e
molti di loro usano cappucci per non essere identificati.
In questo penale si presentano i maggiori
problemi di sovrappopolazione, giacché in uno spazio di sei metri
quadrati che misura una cella devono convivere durante 23 ore e mezza
dalle tre alle cinque persone, situazione accentuata dall'ubicazione in
questo stesso spazio del servizio sanitario di uso collettivo.
Per queste condizioni la quantità di casi denunciati di affezioni
broncopolmonari e gastrointestinali così come la presenza di tubercolosi
sono maggiori.
I compagni non possono contare sulla dovuta
e immediata attenzione medica e le restrizioni ai familiari ad assisterli
con la loro alimentazione sono totali.
Gli alimenti che portano i familiari ai loro congiunti devono essere previamente
cucinati e da consumarsi immediatamente.
All'interno di questo carcere, come in tutti gli altri, c'è un
recinto dove vengono celebrati i giudizi sommari dei tribunali senza volto;
i prigionieri vengono trasportati in questo recinto incappucciati e tra
maltrattamenti e torture.
CARCERE DI MASSIMA SICUREZZA DI CHORRILLOS
Ubicata a Chorrillos (Lima) è una
prigione destinata a donne accusate di 'delitti di terrorismo'.
Sebbene parte del personale di custodia interna è femminile, l'apparato
di sicurezza della polizia che è in servizio all'interno di questo
centro è formato da maschi.
Questa è la caratteristica che differenzia maggiormente questo
carcere dagli altri, giacché tutte le restrizioni che ci sono nelle
altre carceri ci sono anche in questa.
E' costituita da tre padiglioni con tre
piani ciascuno.
Ad ogni piano ad uno dei suoi lati si trovano, una contigua all'altra,
una fila di celle che danno su stretto corridoio dal quale attraverso
piccole finestre si può vedere il cortile interno del penale.
Le celle di due per tre metri ciascuna hanno al loro interno ad uno dei
lati due pagliericci; proprio di fronte un piccolo lavabo e una latrina.
"E' proibito avere un pettine, uno specchio, una foto, una lettera,
ascoltare della musica, vedere la televisione, ascoltare la radio; è
proibito parlare di politica ed di attualità; è proibito
leggere, scrivere, fumare....''denuncia una compagna alla delegazione
della Croce Rossa Internazionale in visita al centro.
Questi casi sono solo la dimostrazione
di quello che succede in altre carceri del Perù come Cajamarca,
Ica, Arequipa, Huancayo, Huancavelica...
Per queste condizioni, per queste trasgressioni dei diritti di base della
persona umana, sollecitiamo le organizzazioni di solidarietà, Organizzazioni
non Governative, le Organizzazioni politiche...a pronunciarsi contro il
mantenimento di questo stato di cose che ledono la dignità umana.
da "M.R.T.A. homepage di TM Crew"
all'indirizzo http://vivaldi.nexus.it/commerce/tmcrew/news/mrta.html
e-mail tmcrew@mail.nexus.it
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