SENZA CENSURA N.2 - NOVEMBRE 1996

LIBERTAD!:
UN MESSAGGIO NELLA SELVA

Libertad !

LIBERTAD!: UN MESSAGGIO NELLA SELVA

Alle ed ai partecipanti all'incontro internazionale per una società umana e contro il neoliberismo.

Chiapas - Messico - dal 27/7 al 3/8/96

Care compagne e compagni che venite da vicino e da lontano, dalle montagne o dalle città, dai paesi poveri o da quelli ricchi, noi siamo dell'iniziativa "Libertad!" . Salutiamo tutti quelli che hanno potuto partecipare a questo incontro così come quelli che non hanno potuto venire perché privi di mezzi o di opportunità o perché i potenti glielo hanno impedito con la violenza. Tra questi ultimi ci riferiamo in particolare alle compagne e ai compagni che sono nelle mani del nemico - le prigioniere e i prigionieri politici di tutto il mondo!

Perché siamo venuti qui, nella Selva Lacandona? Per annusare l'aria di insurrezione o per acquistare una qualche spilletta originale zapatista di Marcos? Non abbiamo abbastanza da fare nel nostro paese d'origine - qualunque esso sia - nella lotta e nello scontro contro il potere delle sanguisughe imperialiste?

Giustamente, noi che veniamo dalla Germania possiamo dire che raramente negli ultimi anni c'è stata una lotta che sia riuscita ad entrare così rapidamente e diffusamente nei diversi mezzi di comunicazione della sinistra del nostro paese come quella degli zapatisti. E così anche standosene in Germania si può leggere e discutere quasi immediatamente di ogni più piccola notizia e di ogni nuovo comunicato dell'EZLN.

E allora, perché siamo venuti? La ragione è allo stesso tempo semplice e complicata. Abbiamo bisogno di un accordo internazionale riguardo a come si possa combattere nel modo migliore possibile contro il nemico: le imprese multinazionali, gli apparati statali, i burocrati e gli sfruttatori. Che dobbiamo raggiungere questo accordo è una constatazione semplice, però come lo si possa fare concretamente è molto complicato. E questo è vero soprattutto per noi che veniamo dalla metropoli imperialista. Però senza dubbio abbiamo bisogno di una internazionale dei ribelli delle montagne e delle città, delle partigiane e dei partigiani che lavorano nelle diverse organizzazioni e comitati, nei movimenti politici di base e nelle organizzazioni di guerriglia.

Così diventa fruttuoso il tempo che passiamo qui. Ci sono troppo poche opportunità come questa per una discussione internazionale, ancor meno opportunità di svolgerla nel luogo stesso di un'insurrezione e di una rivolta. Per questo non vogliamo sciuparlo con lunghe introduzioni.

Noi viviamo e lavoriamo in Germania: dopo 50 anni nuovamente lo Stato più potente d'Europa. Noi lottiamo e ridiamo in faccia a questo potere imperialista. Non sempre riusciamo a tenere alto il livello della lotta, ma lo facciamo comunque con continuità. La nostra iniziativa "Libertad!" è stata costruita per andare oltre i confini del nostro paese, per creare relazioni internazionali e organizzare la solidarietà con le prigioniere e i prigionieri politici.

"Libertad!" è un'associazione di forze della sinistra in Germania, anche se oggi è più un comitato che un'organizzazione vera e propria. Per noi è assolutamente necessaria una collaborazione sempre più ampia per combattere lo sfruttamento capitalista e l'oppressione imperialista.

Uno dei nostri obiettivi concreti è quello di organizzare una giornata di lotta internazionale per la libertà di tutte le prigioniere e i prigionieri politici.

Questa idea nacque in un incontro internazionale del 1992: il convegno contro il summit economico internazionale (G7) che si tenne nella città tedesca di Monaco.

In quella occasione si incontrarono i rappresentanti di diversi movimenti di liberazione e di base di tutto il mondo. Un punto di partenza fu la constatazione che in tutti i luoghi in cui si lotta contro l'oppressione si viene attaccati con la repressione. Un altro punto fu che la solidarietà, l'appoggio e la lotta comune con le nostre compegne e compagni prigionieri non può essere limitata ad un livello locale o nazionale.

Così come il governo messicano tenta di indebolire l'insurrezione con l'arresto di oppositori, in tutto il mondo ci sono militanti dei movimenti di base e di liberazione che sono prigioniere e prigionieri politici e che sono parte della lotta internazionale "per una società umana e contro il neoliberismo".

Per evitare una confusione di concetti, vogliamo definirne brevemente alcuni, ma senza un'analisi esaustiva. Per noi il neoliberismo è una forma di capitalismo e in gran parte del mondo è la sua forma attuale. La "libertà di mercato" determina/domina tutto questo, significa la sottomissione totale dell'uomo e della natura al processo di sfruttamento capitalista. Da qui deriva l'annientamento e l'esclusione di parti del popolo. A questo primato del profitto si oppongono naturalmente tutte le relazioni sociali che hanno differenti scale di valori. L'offensiva neoliberale in Germania rapina chi è già povero e intacca lo stato sociale. E' il percorso dallo stato sociale allo stato di polizia: il potere dei manganelli della polizia e di leggi che sono sempre esistite e senza le quali non funzionerebbe la richiesta brutale di "stringere la cinghia". Ci pongono in evidenza la crisi dell'economia capitalista. Ma era differente 10 o 20 anni fa?

L'attacco neoliberista all'esistenza deve garantire lo stesso risultato di altre strategie di accumulazione capitalistica: assicurare il dominio di pochi sopra la maggioranza dell'umanità. Alla stessa maniera, in questo senso, di quanti anni ha ormai la coscienza che questo dominio si può combattere solo insieme, cioè a livello internazionale.

E' chiaro che il progetto di liberazione in cui siamo tutti impegnati deve svilupparsi nuovamente. Almeno nel nostro paese, esso oggi non esiste concretamente e non ha prospettive visibili. Però sarebbero venuti in così tanti in Chiapas se la situazione fosse molto differente negli altri paesi? O forse qualcuno di voi ha in tasca un programma che dobbiamo soltanto portare a termine in un quadro chiaramente determinato?

Se sì, confessiamo che siamo scettici come in genere lo siamo verso le "soluzioni facili". In un mondo il cui volto cambia quotidianamente dobbiamo esaminare ogni giorno nuovamente la nostra tattica, gli obiettivi strategici e le loro relazioni, imparare dalle nostre esperienze e da quelle degli altri.

Nemmeno l'insurrezione zapatista incominciò all'improvviso il 1o gennaio 1994, ma si basò tanto sulle lotte delle guerriglie latinoamericane come sulla lotta d'indipendenza di Emiliano Zapata e contiene le esperienze di lotta di tutto il mondo, di ogni epoca.

Compagne e compagni, come abbiamo già detto uno degli obiettivi di Libertad! è principalmente quello di lavorare per la solidarietà e la lotta comune con le prigioniere e i prigionieri delle nostre lotte. Per questo motivo in questo incontro vogliamo discutere con voi quali possibilità vediamo e che passi che possiamo fare.

Primo: la lotta per la libertà delle nostre prigioniere e prigionieri deve essere una lotta internazionale. Il fatto che essi hanno fatto parte delle nostre lotte e continuano a farne parte li rende prigioniere e prigionieri politici. La lotta per la loro salvezza e libertà è una lotta per i diritti umani fondamentali. E' urgente perchè con essa si tratta di dare protezione e sostegno immediato. Questa lotta è rivoluzionaria quando va al di là di semplici richieste al potere, ma invece lo attacca.

Solidarietà e mutuo appoggio superando tutte le differenze: questa è un importante pietra angolare. Per le prigioniere ed i prigionieri politici nella Germania capitalista questa è sempre stata un'esperienza significativa.

La storia recente delle lotte rivoluzionarie nel nostro paese ha quasi 30 anni ed è legata alla questione della vita e della libertà delle prigioniere e dei prigionieri. Questa storia è segnata da troppo poche evasioni, troppo poche azioni di forza per la liberazione e campagne vittoriose. E' però segnata dalla lotta decennale delle prigioniere e dei prigionieri dietro le mura di acciaio e cemento, da numerosi scioperi della fame e mobilitazioni contro la tortura dell'isolamento e le condizioni di detenzione disumane.

Il "modello tedesco", instaurato dopo la seconda guerra mondiale e riformato socialdemocraticamente a partire dagli anni 60, non è mai stato un paradiso democratico, come è stato spacciato tranquillamente all'estero, ma è, invece, di più un apparato repressivo super-armato che naturalmente - come impareggiabile stato costituzionale - si è attrezzato con numerose leggi speciali. Per prima cosa diede la caccia ai comunisti che erano sopravvissuti al fascismo per combattere poi, a partire dagli anni 60, il nuovo movimento di opposizione radicale. Continuando la vecchia tradizione, sta eliminando tutti gli ostacoli nel cammino verso una nuova ascesa al potere imperialista mondiale. Contro di esso devono opporsi anche le prigioniere e i prigionieri politici. Sono state adottate nuove forme di tortura, la cd. "tortura bianca": la detenzione in isolamento per parecchi anni. Ed è stato creato uno stato di polizia extra-legale.

Nella linea di questo sviluppo è necessario definire nuovamente la nozione di fascismo. Il fascismo in Europa proviene dagli apparati statali e da qui conquista la società, non il contrario. E' stato creato un sistema di "controrivoluzione preventiva" per evitare che una scintilla incendi la prateria. Questo miscuglio di riforme e repressione continua deciso anche durante l'attuale smantellamento dello stato sociale. Ancor più, senza l'esperienza della reazione ad ogni tentativo di resistenza, introiettata nella coscienza collettiva della società, questo smantellamento sociale non funzionerebbe tanto facilmente come funziona adesso.

Si è dichiarato e si continua a dichiarare, prendendo come esempio le prigioniere ed i prigionieri politici, che è inutile ribellarsi contro ilpotere esistente in un paese come la RFT e lottare - come si dice - nel cuore della bestia. Però la lunga resistenza delle prigioniere e prigionieri della Frazione dell'Armata Rossa (RAF), come di altri gruppi di resistenza, ha dimostrato che anche loro fanno parte di un processo rivoluzionario più che per se stessi come prigioniere e prigionieri. Con la loro resistenza dal carcere hanno potuto iniziare campagne politiche. In queste lotte le prigioniere e i prigionieri hanno sperimentato una forte solidarietà. Però manca molto al raggiungimento dell'obiettivo: la loro liberazione incondizionata.

Fino ad oggi il prezzo è stato molto alto: molte compagne e compagni prigionieri non sono sopravvisuti agli scioperi della fame prolungati per mesi e all'isolamento. Alcuni di loro erano incarcerati da più di 20 anni. Secondo la volontà del potere, chi ha lottato in un gruppo di guerriglia urbana non può uscire prima di questo limite.

Noi partecipammo alla fine di maggio all'incontro europeo a Berlino in preparazione di questo incontro intercontinentale. La nostra iniziativa Libertad! organizzò lì un gruppo di lavoro sul tema: Prigioniere e prigionieri politici, diritti umani, internazionalismo.

In questo gruppo di lavoro erano presenti compagne e compagni di diversi paesi europei, latinoamericani, asiatici e statunitensi.

Lì ascoltammo relazioni sulla situazione delle prigioniere e prigionieri politici di alcuni di questi paesi e potemmo constatare molte coincidenze con la situazione tedesca.

Discutemmo diverse questioni rispetto al tema proposto; come per esempio: chi intendiamo come prigionieri politici? la necessità di agire contro ogni intento di amnistiare i torturatori. Inoltre elaborammo una risoluzione che riassumeva i nostri risultati e proposte per questo incontro in Chiapas.

Le proposte andiamo a presentarle ora; però prima alcune frasi per riassumere il nostro dibattito:

in Germania era e continua ad essere in vigore la direttiva governativa : "non ci sono prigioniere e prigionieri politici". Lo stato tedesco si sforza di negare il carattere sociale e politico delle lotte rivoluzionarie iniziate dagli anni 60. Però anche dalla nostra parte della barricata questa nozione non è indiscussa. Alcuni escludono le prigioniere e i prigionieri che finiscono in carcere a causa della miseria sociale, altri includono i nazi e altri ancora esercitano tra loro una divisione poichè accettano solo le prigioniere e prigionieri che non hanno agito con la violenza.

Noi diciamo questo: la solidarietà non si lascia dividere e condizionare dai mezzi e le forme con cui le compagne e i compagni prigionieri si sono incorporati alla lotta contro l'oppressione e lo sfruttamento. Solidarietà con tutti i prigionieri dei movimenti di resistenza, di liberazione e di base! Loro sono le prigioniere e i prigionieri delle lotte di classe per l'abolizione della società classista.

La solidarietà deve orientarsi secondo l'obiettivo di ogni combattente, a favore della liberazione del popolo o contro il popolo, a favore o contro l'obiettivo di abolire il sitema di oppressione e del carcere in generale. La repressione statale non riguarda solo le prigioniere e i prigionieri e i loro familiari. Si dirige contro la società nel suo insieme. Il sistema di tortura, il far sparire persone o le lunghe pene detentive creano un clima di paura, di terrore. Nessuno dovrebbe arrischiarsi a mettere in questione la forma fondamentale delle relazioni di potere esistenti e ribellarsi radicalmente contro esse.

La lotta per uno sviluppo umano e giusto esige pertanto l'appoggio a coloro che vengono colpiti dalla repressione.

Nella linea di un passaggio dalle dittature alle democrazie formali, come si è data in america latina o in sud-africa, si è posta una rivendicazione centrale: no all'amnistia per i torturatori e nemmeno per i mandanti.

Non è solo una rivendicazione di giustizia e nemmeno deve intendersi in maniera moralistica. Si tratta di combatte l'ulcera che la tortura significa per una società ed evitare in tal modo che si ripeta. E' per questo che tale rivendicazione provoca tanta resistenza, perchè i potenti non vogliono lasciare niente del loro potere.

Sappiamo cosa significa porre in pratica questa rivendicazione per l'esperienza stessa della storia del nostro paese: se ci fosse stato un dibattito sociale su tale questione dopo il nazifascismo, se il popolo avesse discusso con più cognizione, animato da una propria responsabilità, forse ci sarebbe stata una possibilità di un reale cambiamento.

Invece fu attivato un meccanismo collettivo di repressione psichica. Quando ci sono molti colpevoli diventano alla fine tutti innocenti e gli aguzzini si convertono in vittime. Alcuni dei più grandi porci fascisti furono giudicati dai paesi alleati, ma la maggioranza rimase al potere nei vecchi o in nuovi posti. Le vittime reali, che ritornarono in Germania dopo anni di sofferenze nei campi di concentramento o nell'esilio, invece di rispetto e umanità sperimentarono proprio il contrario. Turbavano la cantilena dell'oblio. Tuttavia ancora oggi, 50 anni dopo, ci sono molti che devono lottare per le indennità, se sono vivi, alcuni si sono stancati e inoltre devono giustificarsi per il fatto che hanno resistito. Così si trasforma una vittima in carnefice. La Germania è un'altra volta una potenza mondiale.

Ora, vogliamo proporre a questo incontro ciò che segue.

1. Le organizzazioni, i gruppi e i comitati creino una rete internazionale di solidarietà con le prigioniere e i prigionierei politici. Questa rete deve servire per informarsi nel modo più rapido ed esteso sulla situazione delle prigioniere e dei prigionieri politici e agevolare l'aiuto e l'appoggio mutuo. Si potrebbero iniziare campagne internazionali comuni.

2. Si convoca un giornata internazionale di lotta per la libertà delle prigionere e prigionieri politici di tutto il mondo come espressione della nostra vicinanza alle nostre prigioniere e prigionieri. Per questo si dovrebbe elaborare e pubblicare una dichiarazione diretta a tutti gli uomini e donne rivoluzionari, radicali e democratici per portare a termine in forma collettiva atti di solidarietà nella giornata internazionale.

Compagne e compagni, noi siamo venuti qui con la speranza e l'intenzione di stabilire contatti internazionali e rafforzare la mutua collaborazione. Sicuramente questa riunione serve anche per questo. Però ci farebbe molto piacere anche se riuscissimo ad esprimere in forma avanzata la vicinanza e solidarietà alle nostre sorelle e fratelli prigionieri in tutto il mondo. Dovrebbe uscire un segnale da questa riunione: convochiamo insieme una giornata di lotta internazionale di solidarietà! fissiamola per l'anno che viene, l'anno 1997. La celebreremo per la prima volta nel 1997, logicamente considerando le diverse situazioni locali, con diverse attività, ma con una rivendicazione comune: PER UNA SOCIETA' UMANA! LIBERTA' PER TUTTE LE PRIGIONIERE E PRIGIONIERI POLITICI IN TUTTO IL MONDO!

Vogliamo rivolgere un saluto a coloro che sono detenuti in celle della morte, di tortura e in carcere.

Non si perdona niente! Non si dimentica niente!

Vogliamo segnalare urgentemente la situazione di Mumia Abu Jamal: un ex pantera nera detenuto in un braccio della morte negli USA. Nonostante una raccolta di firme internazionale e molte attività contro la sua esecuzione e per l'abolizione della pena di morte, fino ad ora si è riuscito solo a rinviare l'esecuzione della sua condanna a morte. La sua situazione è esemplare di quella di molte altre prigoniere e prigionieri nei democratici USA. Appoggiamo la lotta contro l'esecuzione di Mumia con azioni ed attività diverse.

Libertad !

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LIBERTAD!: UN'INIZIATIVA COMUNE PER LA COSTRUZIONE DI UNA RETE INTERNAZIONALE DI SOLIDARIETA'

Libertad ! è un'iniziativa che ha l'obiettivo di organizzare una giornata di lotta mondiale per la libertà di tutti i prigionieri politici. Per prigionieri politici intendiamo i prigionieri che provengono dai movimenti progressisti, dai movimenti rivoluzionari e da quelli di resistenza, dai movimenti sociali e dai movimenti di liberazione nazionale.

Libertad ! è stata costituita nel 1992 durante il congresso contro il Vertice dei Paesi industrializzati a Monaco. In quella occasione organizzazioni di diversi Paesi hanno approvato una dichiarazione comune. Il punto centrale di Libertad ! è quello di costruire un 'iniziativa comune e una rete internazionale per definire assieme le caratteristiche di questa giornata di lotta. Affianchiamo questo scritto alla dichiarazione che è stata diffusa a livello internazionale nel 1993, per favorire una migliore comprensione della riflessione originaria.

A partire dalla decisione iniziale di dare vita a Libertad ! sono trascorsi tre anni.

Cosa è successo in questo periodo e come si è sviluppata l'iniziativa? Abbiamo ricevuto poche risposte alla dichiarazione e alla lettera che la accompagnava, per quanto queste siano state spedite in diversi Paesi. Fina dall'inizio abbiamo concepito Libertad ! come un progetto a lungo termine, però oggi pensiamo che per andare avanti siano necessari passi concreti.

Infatti in ogni occasione in cui ci sono stati contatti diretti, i vari gruppi politici si sono dimostrati senz'altro interessati. Quindi ipotizziamo, ma ne siamo quasi convinti, che la causa di questo impasse siano i vari problemi politici, organizzativi e soggettivi dei diversi Paesi.

Senza proposte concrete, dunque, difficilmente l'iniziativa potrà essere ripresa e trovare concretizzazione. Di questo abbiamo avuto diverse conferme. Una critica che ci è stata posta da due compagne/i del MLN portoricano riguardava il fatto che ci si aspettava che si decidesse un giorno di lotta e si facesse una proposta pubblica. La critica di altri gruppi si incentrava sul fatto che ritenevano che Libertad ! era una proposta per niente concreta.

Nell'estate di quest'anno abbiamo tirato le somme: noi siamo sempre dell'idea che lo stabilire un giorno di lotta comune può essere solo il risultato della discussione internazionale. Ma come passaggio intermedio finalizzato ad organizzare questa discussione abbiamo deciso anche i punti che seguono:

1. Organizzeremo una conferenza internazionale (e nazionale) a cui inviteremo i diversi gruppi e organizzazioni che hanno militanti prigionieri o che si impegnano in solidarietà con i prigionieri.

2. Fissiamo una giornata provvisoria di lotta per la Germania per dare maggiore concretezza all'iniziativa e per rafforzare la mobilitazione a livello tedesco.

La necessità di impegnarsi a livello internazionale per la liberazione di tutti i prigionieri politici non è venuta meno. L'efficacia del lavoro comune e della solidarietà a livello mondiale si è mostrata ad esempio nella campagna per Mumia Abu Jamal (la cui esecuzione è stata rinviata, anche se permane la minaccia della pena di morte e si tratta più che altro di una pausa). La libertà di Mumia deve essere conquistata con la lotta, esattamente come quella di tutti gli altri prigionieri a livello mondiale. Libertad ! rappresenta una possibilità di dare continuità al lavoro comune con questo obiettivo.

La situazione dei prigionieri politici è sempre legata allo sviluppo dei rapporti di forza nei singoli Paesi. Ma che si tratta di dittature militari, di "zone di crisi" o di cosiddette democrazie, i prigionieri sono sempre e comunque ostaggi degli Stati e anche se sono differenti le loro condizioni politiche e materiali, Libertad ! vuole sostenerli nelle loro lotte e nelle loro rivendicazioni. Indipendentemente dal fatto che le forze rivoluzionarie siano forti o deboli, noi continuiamo a lavorare con determinazione con l'obiettivo di sostenerci reciprocamente creando una rete a livello internazionale. A maggior ragione dal momento in cui il numero dei prigionieri politici aumenta e non diminuisce.

Con Libertad ! vogliamo realizzare tutto questo.

Invitiamo chiunque sia interessato e condivida la necessità di questa campagna, di comunicarci la sua adesione il più presto possibile. Questa lettera è concepita appunto con l'obiettivo di avere una chiarificazione e sapere quali organizzazione e quali gruppi aderiscono per permetterci di preparare al meglio la conferenza.

Libertad !

Per contatti: Libertad ! - Westerbachstr. 47 - 60489 Frankfurt am Main - Germania

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