MA LA LOTTA CONTINUACentro Popolare Autogestito Fi-SudTURCHIA, LUGLIO 1996: SI CONCLUDE DOPO PIU' DI 60 GIORNI E CON 12 MORTI LO SCIOPERO DELLA FAME DEI DETENUTI... MA LA LOTTA CONTINUA Migliaia di prigionieri/e politici turchi e kurdi, detenuti in 40 prigioni, hanno condotto per oltre 60 giorni uno sciopero della fame, unico mezzo a loro disposizione, per protestare contro le condizioni disumane a cui sono sottoposti nei carceri della Turchia. Il governo turco ha continuato per giorni ad ignorare le richieste degli scioperanti, quando ha cominciato a considerarle, ha minacciato l'intervento dell'esercito per porre fine alla protesta. Però il numero delle morti è arrivato a 12, con la certezza che sarebbe ulteriormente aumentato, oltre 4000 prigionieri/e kurdi (già in sciopero anche se non totale) hanno affiancato nella protesta le centinaia di prigionieri/e turchi; la mobilitazione della popolazione a sostegno della protesta si è andata estendendo, divenendo in alcune città vera e propria protesta popolare antigovernativa; l'unione di questi elementi ha cominciato a creare serie difficoltà per la stabilità del governo turco che ha quindi dovuto prendere in considerazione ed accettare quasi completamente le richieste degli scioperanti. I detenuti hanno quindi deciso di porre termine allo sciopero, ma sono determinati a riprenderlo nel caso, molto probabile, che il governo turco non rispetti gli impegni presi. Governo turco che, al di là di quale forma assuma (islamico o conservatore), conduce da sempre un avera e propria guerra contro le organizzazioni rivoluzionarie e dell'opposizione in genere e un vero e proprio sterminio nei confronti del popolo Kurdo. Non dobbiamo dimenticarci che questa politica viene portata avanti dalla Turchia grazie all'appoggio dei governi occidentali che la riforniscono di: assistenza e mezzi militari (il nostro paese è il terzo in questa non edificante classifica), prestiti finanziari, sostegno politico (la Turchia oltre a far parte della Nato è anche associata all'unione europea). Il comportamento, di quasi totale silenzio, tenuto dai governi occidentali nei confronti dello sciopero dimostra ancora una volta l'uso strumentale della cosiddetta "violazione dei diritti umani". I diritti possono valere o meno a seconda quali interessi, soprattutto economici, debbano essere tutelati. La lotta dei prigionieri/e turchi è riuscita a rompere questa impostazione, facendo conoscere a tutto il mondo il vero volto del regime turco, che solo gli interessi economici dell'europa possono considerare democratico, e cosa significhi realmente lottare contro la violazione dei diritti umani. Altrettanto strumentale è l'uso dei governi occidentali della questione Kurda. Ci ricordiamo il sostegno promesso durante la guerra del Golfo, dagli usa in particolare, nei confronti delle rivendicazioni kurde affinchè potessero servire contro il regime di Saddam Hussein. Oggi i governi occidentali si sono dimenticati del popolo Kurdo. Anzi qualcuno si comporta in modo a dir poco ignobile, per es. il governo italiano, che non ha concesso una sede ufficiale per lo svolgimento dell'assemblea del parlamento Kurdo in esilio. La strenua lotta del popolo Kurdo, in questo momento portata avanti in particolar modo dal Pkk in Turchia, per difendere la propria esistenza contro i tentativi di criminalizzazione, pone a livello internazionale la propria questione senza che questa sia usata per gli interessi di questo o quello. Riteniamo importante esprimere la nostra solidarietà alla lotta he si è espressa nelle prigioni turche (per l'unità e la determinazione dimostrata, per i risultati ottenuti). Nelle nostre possibilità ci impegneremo per far sentire il nostro appoggio a quanti lottano contro il governo Turco. Il presidio di oggi, convocato con il PC del Kurdistan Iracheno vuol essere un primo momento della necessaria mobilitazione che intendiamo costruire a partire dalla campagna di boicottaggio del turismo in turchia (turismo i cui introiti servono al regime turco per reprimere il proprio popolo e quello kurdo) e dalla costruzione del Comitato cittadino di Solidarietà con il Popolo Kurdo.
Autodeterminazione per il Kurdistan 31 luglio 1996 Centro Popolare Autogestito Fi-Sud [torna all'inizio della pagina] |