RICEVIAMO & PUBBLICHIAMO
DICHIARAZIONE DEI MILITANTI DELLE BR-PCC MARIA CAPPELLO, TIZIANA CHERUBINI, FRANCO GRILLI, FLAVIO LORI, FABIO RAVALLI
E DELLA MILITANTE RIVOLUZIONARIA VINCENZA VACCARO


NOTA RIGUARDANTE QUESTA SEZIONE:

Questa sezione del sito raccoglie quei materiali pervenuti alla rivista e che la Redazione ha deciso di non pubblicare ma di mettere comunque a disposizione di chi ne fosse interessato, indipendentemente dalla condivisione dei contenuti, di cui solo gli autori indicati sono responsabili. 


Dichiarazione letta in aula. Processo “Esproprio”.
Prima corte d'Assise d'Appello di Roma, udienza del 7/10/2003

Roma 7-10-2003


Il 2 marzo del 2003 sul Treno Roma-Firenze a seguito di un controllo della Polfer si verifica un conflitto a fuoco che provoca la morte del compagno Mario Galesi che cade in combattimento e la cattura della compagna Nadia Lioce, entrambi militanti della nostra Organizzazione. Nel quadro dello scontro che lo Stato ha ingaggiato per annientare le BR-PCC in risposta al rilancio della strategia della L.A. su cui la nostra O. persegue e afferma concretamente gli interessi di classe, lo Stato dal primo momento in cui si è reso conto di avere nelle sue mani due “brigatisti”, ha cercato di traformare un episodio del tutto incidentale, sempre possibile nella militanza clandestina, in una vittoria sulle BR-PCC, dilatando a dismisura secondo i dettami della controguerriglia psicologica la portata delle perdite dell’O. per farle pesare su di essa in termini di demoralizzazione, come anche sul campo di classe e rivoluzionario, palesando così l’uso di guerra del compagno caduto e della compagna catturata.

Allo stesso tempo lo Stato ha orchestrato una prolungata campagna di mistificazione e mostrificazione tesa ad accreditare l’immagine di una Organizzazione “sanguinaria” che colpisce indiscriminatamente come suo modus operandi, che agisce perciò in modo avulso dai modi dello scontro, quindi non legata alla classe e ai suoi interessi. Lo Stato ha cercato cioè di accreditare che l’episodio del 2 Marzo rispondesse all’indirizzo politico di combattimento dell’O. mentre in realtà i compagni hanno esercitato il diritto proprio ai militanti d’O. e rivoluzionari, di impedire la cattura, combattendo se necessario, come Mario ha coerentemente fatto, pur in una situazione sfavorevole per la disparità di forze, da cui si evince, contrariamente alla ricostruzione interessata dello Stato, l’alto senso di responsabilità del compagno Mario che ha messo in gioco la propria vita a fronte di uno stato di necessità. Un valore rivoluzionario che è stato immediatamente recepito nel sentire delle avanguardie e dei proletari, e che lo Stato non ha esistato ad occultare, ricorrendo ad un uso odioso del corpo del compagno, tenuto in ostaggio nella camera ardente come monito, dato il chiaro intento di identificare chiunque si fosse avvicinato per esprimere solidarietà, e su questa deterrenza convalidare la tesi del supposto isolamento delle BR dalla classe. In sostanza lo stato ha fatto un uso terroristico del corpo di un rivoluzionario, come è tipico della pratica controrivoluzionaria degli imperialisti.

L’intera campagna è stata poi capitalizzata ai fini del compattamento delle forze politiche di maggioranza e opposizione, e del sindacato, sulle pratiche antiproletarie e di criminalizzazione a largo raggio delle più diverse forme di lotta del proletariato allo scopo di divaricarle dalla proposta rivoluzionaria dimostrando in concreto come lo Stato sia consapevole del riconoscimento delle BR-PCC nel campo di classe, quale sua avanguardia riv. e reale rappresentanza dei suoi interessi. Un compattamento antiproletario che acuisce quanto mai la divaricazione degli interessi di classe contrapposti, in una realtà di scontro in cui lo Stato non ha potuto concretizzare le mobilitazioni lealiste, sollecitate dai sindacati confederali, intento che si è sciolto come neve al sole mostrando il sostanziale fallimento delle pressioni alla desolidarizzazione.

Ma chi era il militante Mario Galesi? La ricerca da parte della stampa di particolari sulla vita del compagno per individuare quale anomalia si celasse dietro alla scelta di essere un “brigatista” ha restituito l’immagine limpida di un giovane proletario impegnato come tanti nelle situazioni di aggregazione politica della sua città, un percorso accomunabile a quello di tanti compagni e proletari a dimostrazione del suo impegno militante sul piano rivoluzionario nel momento più difficile dello scontro, quando a seguito della stasi riv. ristrette avanguardie riv. si sono assunte il compito di avviare la costruzione della capacità offensiva adeguata a rilanciare la strategia della L.A., e con essa la prospettiva di modificare le condizioni del proletariato di contro all’offensiva della BI e dello Stato. Un compito che si è qualificato come un passaggio fondamentale per la prosecuzione del processo riv. e che, per il grado di coscienza e adeguamento che ciò ha richiesto, fa dei compagni che se lo sono assunto dei militanti altamente qualificati alla direzione dello scontro. Dunque Mario è per la classe tra quei preziosi compagni protagonisti del rilancio dell’attività riv. Un militante che, con senso di responsabilità e dedizione al lavoro riv., assumendosi di ricostruire e organizzare l’attività combattente, ha affrontato quel percorso soggettivo che trasforma l’avanguardia di classe in avanguardia riv., in militante delle BR-PCC. E quindi il contributo di Mario al rilancio della strategia della L.A. fa della sua morte una perdita inestimabile per l’O. e per il proletariato, e per questo il suo percorso militante e la sua caduta in combattimento lasciano un segno profondo nelle avanguardie e nei proletari che lo riconoscono come propria espressione riv. Per questo Mario è diventato fin da subito simbolo della possibilità e necessità per ogni proletario di riscattarsi dalla condizione di subalternità politica e materiale a cui è sottoposto dalle gabbie neocorporative del sistema democratico borghese.

E dunque il compagno Mario vive nell’esempio costituito dalla sua militanza che viene e verrà raccolto dalle avanguardie di classe consapevoli che solo nello sviluppo della strategia della L.A. risiede la possibilità di ribaltare i rapporti di forza e affermare gli interessi generali e storici di classe. Un riconoscimento espresso anche negli episodi in cui avanguardie e proletari hanno reso onore in diverse forme e modi al militante combattente caduto, indicative di come sia sentita nel campo di classe la necessità dell’esistenza della sua avanguardia comunista combattente, le BR-PCC. Infatti le iniziative offensive contro M. D’Antona e M. Biagi, contrastando i passaggi principali del progetto neocorporativo, hanno effettivamente sostenuto la classe di fronte all’offensiva degli Esecutivi, iniziative che hanno rilanciato la strategia della L.A. nello scontro di classe generale, determinando una ampia dialettica col campo proletario in termini di prassi e di contenuti di autonomia politica di classe che si è tradotta nella promozione di uno schieramento rivoluz. teso a costruire un campo rivoluz. reale, ma anche caratterizzando modalità e qualità delle mobilitazioni sviluppate contro le politiche riformatrici dello Stato sul lavoro e l’interventismo guerrafondaio dell’Esecutivo Berlusconi.

E rispetto alla caratterizzazione dello scontro rivoluz. e di classe a seguito del rilancio della strategia della L.A. che si comprende come, fuori dalla compagna mass-mediata sul conflitto a fuoco del 2 marzo, le reazioni scomposte che lo Stato ha espresso siano indice di debolezza politica. E se è vero che lo Stato può contrastare la rivoluzione perché tatticamente forte, è altrettanto vero che è politicamente e strategicamente sempre debole, e questa debolezza è tanto più evidente oggi, nell’attuale quadro di crisi generale, economica, politica e sociale della BI, con i suoi sempre più ridotti margini di ricomposizione delle contraddizioni antagoniste, cosa che rende lo Stato particolarmente vulnerabile alle iniziative offensive dell’O. In questo senso il potenziamento e dispiegamento degli strumenti controrivoluzionari e repressivi per annientare la guerriglie da riversare sul campo di classe per scongiurare il suo legarsi alla proposta riv. non sono espressione di forza politica ma della difensiva dello Stato rispetto al riorganizzarsi del processo riv. sulla base di forza del patrimonio trentennale maturato dalle BR nello scontro con lo Stato e l’imperialismo e fatto avanzare alle condizioni dell’oggi.

- Onore a Mario Galesi, militante delle BR-PCC, caduto in combattimento
- Onore a tutti i compagni e combattenti antimperialisti caduti
- W la strategia della Lotta Armata
- Proletari di tutto il mondo uniamoci.

I Militanti delle BR-PCC
Maria Cappello
Tiziana Cherubini
Franco Grilli
Flavio Lori
Fabio Ravalli

La Militante Rivoluzionaria
Vincenza Vaccaro

Dichiarazione allegata agli atti e letta in aula il 7 ottobre 2003.