QUADERNI DI CONTROINFORMAZIONE N.15 - FEBBRAIO 1995

IRLANDA
L'ISOLA DEI SOGNI INFRANTI

Dalla decisione del "cessate il fuoco" dell'agosto 1994 all'attacco a Canary Warf a Londra nel febbraio 1996: materiali, articoli e interviste che illustrano il punto di vista del Sinn Féin, dell'Ira e del movimento di liberazione irlandese.

ALCUNE DATE

Gennaio 1967

Fondazione della Northern Ireland Civil Rights Associations (NICRA) per promuovere una campagna di massa per i diritti civili dei cattolici dell'Irlanda del Nord.

Agosto 1968

Prima marcia per i diritti civili da Coalisland a Dungannon.

Ottobre 1968

Una marcia per i diritti civili a Derry viene attaccata dal Ruc, la polizia nordirlandese.

12/14 Agosto 1969

Battaglia di Bogside: per tre giorni la Ruc viene respinta fuori dall'enclave nazionalista di Bogside, a Derry.

13/15 Agosto 1969

Invasione di interi quartieri nazionalisti a Belfast ed in altri centri. Incendi di case e millecinquecento persone costrette a lasciare le proprie abitazioni.

15 Agosto 1969

L'esercito inglese viene inviato in Irlanda del Nord.

Dicembre 1969

Scissione all'interno dell'Ira. Nascono l'Ira Provisional, favorevole al proseguimento della lotta armata, e l'Ira Official, che assumerà posizioni sempre più moderate.

30 Gennaio 1972

Bloody Sunday a Derry. Tredici civili vengono uccisi dalle truppe inglesi.

Marzo 1972

Edward Heath scioglie il parlamento nordirlandese Stormont e introduce il governo diretto dell'Irlanda del Nord da Westminster.

Novembre 1974

Prevention of terrorism act (Pta) in vigore in tutto il Regno unito. Viene legalizzato il fermo di polizia di sette giorni e l'esilio interno.

Dicembre 1974

Scissione del gruppo di Seamus Costello dell'Ira Official. Nascita dell'Irish national liberation army (Inla). Fondazione dell'Irish republican socialist party (Irsp), nato dalla scissione dell'Official Sinn Féin.

1 Marzo 1976

Abolito lo status di prigioniero politico delle carceri dell'Irlanda del nord.

Ottobre 1980

Primo sciopero della fame di Long Kesh per il riconoscimento dello status di prigioniero politico.

1 Marzo 1981

Bobby Sands inizia un secondo sciopero della fame a Long Kesh.

9 Aprile 1981

Bobby Sands viene eletto deputato al parlamento di Westminster per la contea nord-irlandese di Fermanagh-South Tyrone.

5 Maggio 1981

Bobby Sands muore dopo 66 giorni di sciopero della fame. Centomila persone partecipano al suo funerale.

Maggio-Agosto 1981

Morte per fame di altri nove detenuti politici nel carcere di Long Kesh. Massicce le manifestazioni per le strade in solidarietà con i prigionieri.

Settembre 1986

Amnesty International reitera la sua richiesta per nuove indagini riguardo alla politica dello shoot-to-kill (sparare per uccidere) praticata dalle forze di sicurezza in Irlanda del nord.

Gennaio 1992

Durante il suo processo, Brian Nelson, un agente dei servizi segreti militari inglesi infiltratosi nell'Uda, dichiara di aver passato per oltre dieci anni al gruppo paramilitare protestante centinaia di informazioni su cattolici da assassinare.

29 Novembre 1993

Gerry Adams rende pubblico un documento in cui sono provati contatti segreti tra lo Sinn Féin e il governo inglese.

29 Agosto 1994

Gerry Adams dichiara di aver comunicato ai capi dell'Ira che sono state raggiunte le condizioni per far progredire il processo di pace senza la lotta armata.

31 Agosto 1994

Dopo 25 anni di conflitto, l'Ira dichiara la sospensione "completa" ed "incondizionata" delle sue azioni militari.

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IRLANDA E REPUBBLICA D'IRLANDA

L'Irlanda ha una superficie di 84.421 chilometri quadrati ed una popolazione di cinque milioni di abitanti. E' divisa in trentadue contee, delle quali ventisei appartengono alla Repubblica d'Irlanda e sei all'Irlanda del Nord. La popolazione della Repubblica è di tre milioni e mezzo di abitanti, quella nordirlandese di un milione e mezzo, di cui circa un milione di protestanti e mezzo milione di cattolici.

Le Repubblica d'Irlanda è indicata con i termini "Republic of Ireland", "Irish Republic" o semplicemente "the Republic". Si incontrano spesso anche i nomi "the Twenty-Six Counties" ed "Eire". Quest'ultima parola significa in irlandese "Irlanda", ma nell'uso corrente designa soltanto la Repubblica. Un termine usato in passato, dal 1922 al 1937, è "Irish Free State" o "Saorstat Eireann" (Stato libero di Irlanda), primo nome assunto dopo l'indipendenza.

Si può anche sentir chiamare la Repubblica "the South" o "Southern Ireland", termini comodi ma piuttosto inesatti, perché anche se la maggior parte delle sue contee sono a sud, essa comprende anche zone settentrionali, anzi le più settentrionali d'Irlanda.

L'Irlanda del Nord (Northern Ireland) è definita spesso, specie dai Repubblicani, "the Six Counties". Chiamarla "Ulster" è invece gravemente inesatto, perché l'Ulster, una delle quattro province storiche d'Irlanda, comprende nove contee, e di queste solo sei compongono l'Irlanda del Nord; le altre tre, Cavan, Monaghan e Donegal si trovano nella Repubblica.

Le altre tre province d'Irlanda oltre all'Ulster sono situate tutte nella Repubblica e sono Leinster, Munster e Connacht.

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BLOODY SUNDAY

Domenica 30 gennaio 1972: questa data segna un avvenimento cruciale della recente storia di Derry. In quel giorno tredici persone, disarmate, morirono sotto i colpi del 1° Reggimento Paracadutisti.

Sette vittime avevano meno di 19 anni, mentre altri 14 civili furono gravemente feriti (uno di loro morirà in seguito alle ferite riportate). Nessun membro dell'esercito o del governo britannico (che aveva ordinato l'impiego della forza) è stato portato in giudizio, anzi, in seguito al Bloody Sunday l'ufficiale in capo dei parà, il tenente colonnello Derek Wilford, fu decorato dalla regina d'Inghilterra.

Le vittime del Bloody Sunday stavano partecipando ad un corteo organizzato in favore dei diritti civili a Derry. Uno dei punti culminanti della campagna sui diritti civili era la richiesta di abrogazione dell'internamento senza processo, misura cui erano sottoposti tutti i prigionieri politici irlandesi.

Il governo unionista, desideroso di eliminare ogni forma di opposizione politica, aveva imposto il divieto di manifestazione per un anno consecutivo. All'approvazione delle legge sull'internamento (1971), nonostante il divieto, quel 30 gennaio scesero in piazza ventimila persone. La risposta dell'esercito fu violentissima: le truppe paracadutiste spararono ben 108 colpi.

Un'inchiesta condotta dal governo britannico sotto l'autorità del giudice capo lord Widgery, ex ufficiale dell'esercito britannico, concluse logicamente che gli unici responsabili erano i manifestanti. "Non vi sarebbero stati morti - disse in sostanza il lord - se i manifestanti quel 30 gennaio se ne fossero rimasti nelle loro case".

Il suo giudizio sull'operato dell'esercito fu invece leggermente critico: "Alcuni soldati mostrarono un grande senso di responsabilità, altri difettarono nella mira". Egli comunque aggiunse che non c'era stata una rottura generale del senso di disciplina.

Deve tuttavia essere chiaro che il Bloody Sunday fu ordinato ad alto livello dal governo britannico e costituisce ancora, dopo oltre vent'anni, il più grande atto terroristico condotto dal 1971 ai nostri giorni.

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AD UN ANNO DAL CESSATE IL FUOCO

intervista al presidente dello "Sinn Féin" Gerry Adams

Il popolare tabloid inglese "The Sun" poco più di un anno fa scriveva che "Gerry Adams" sono le due parole più odiate nelle isole di Gran Bretagna ed Irlanda, ed effettivamente molti, non solo a destra, vedevano il leader del loSinn Féin come la reincarnazione del diavolo.

Quarantacinque anni, sposato, un figlio diciassettenne, Gerry Adams è da quasi trent'anni uno degli esponenti di spicco del movimento repubblicano. Vive perennemente sotto scorta, costretto a cambiare casa quasi ogni notte: nel 1984 è stato gravemente ferito, mentre usciva dal tribunale, da un commando protestante.

Adams è presidente dello Sinn Féin dal 1983 ed ha occupato per nove anni un seggio a Westminster come parlamentare per West Belfast (il quartiere simbolo dell'irredentismo irlandese).

La sua casa è stata più volte oggetto di violenti attacchi lealisti: suo figlio Geraoid è uscito miracolosamente illeso dall'ultima pioggia di bombe molotov e raffiche di fucile. Ma questo è successo quasi due anni fa. Poi ci sono state la cosiddetta "iniziativa Adams-Hume" (un piano di pace elaborato assieme al leader del partito socialdemocratico e laburista, John Hume); la dichiarazione di Downing Street nella quale per la prima volta il governo inglese riconosceva l'unicità dell'Irlanda come isola che, se la maggioranza dei suoi abitanti lo vorrà, potrà vedere uniti Repubblica e stato del nord. E poi c'è stato lo storico annuncio del cessate il fuoco proclamato dall'Ira il 31 agosto 1994

Oggi, poco più di un anno dopo quell'annuncio, il processo di pace sembra caduto in stato di coma. Irreversibile? Lo abbiamo chiesto ad un Gerry Adams visibilmente preoccupato.

Lo Sinn Féin, ma soprattutto l'Ira, ha fatto ciò che doveva fare per cercare di mantenere sui giusti binari questo esile processo di pace. Anzi, l'Ira ha fatto anche di più: con la dichiarazione di cessate il fuoco ha offerto al governo inglese la più ghiotta opportunità per riportare la pace nelle 6 contee nordirlandesi. La palla è stata nella metà campo inglese per oltre un anno: non c'è stato alcun tentativo di rilancio. Niente, per continuare nella parafrasi calcistica John Major sembra aver scelto la tattica della "melina" continua.

Ma i 90 minuti sono quasi terminati.

La tua è una previsione piuttosto pessimista.

Non sono una persona pessimista, ma - insisto - occorre essere molto realisti in questa fase del processo di pace. La consegna delle armi da parte dell'Ira non avverrà mai. L'esercito repubblicano irlandese l'ha detto un mese fa e lo ha ripetuto qualche settimana fa. Allora, credo che dovremo partire da questo punto fermo.

Continuare a porre questa precondizione, come fa il primo ministro John Major, significa continuare a porre ostacoli di fronte al processo di pace. Significa affossare lentamente quello che è stato costruito in questi ultimi 14 mesi. I negoziati multilaterali sono l'unica via d'uscita da questo impasse. Rifiutarli comporta l'assunzione di grandi responsabilità per il futuro dell'Irlanda.

Non mi sembra, per altro, che il primo ministro irlandese John Bruton e il suo governo siano intenzionati a seguire l'ostinata posizione di Major.

Che cosa è cambiato per la comunità indipendentista in questo anno di pace?

Molto poco, purtroppo, e questo crea nervosismo all'interno della comunità.

Dal punto di vista della repressione la nostra gente continua a soffrire i soprusi e gli assalti della Ruc (la polizia nordirlandese), come abbiamo avuto modo di constatare durante le manifestazioni pacifiche di quest'estate.

Un solo esempio: un ragazzo è stato ferito al volto da una delle letali pallottole di plastica e gli sono stati applicati 35 punti. Le perquisizioni delle nostre case continuano con la stessa intensità di prima, così come i fermi e gli arresti.

Le leggi speciali e d'emergenza sono state prorogate. I tribunali senza giuria sono rimasti in vigore. La popolazione civile continua ad essere utilizzata dall'esercito inglese come ostaggio.

E poi c'è la questione dei prigionieri: il governo inglese si ostina a negare che nelle sue carceri siano rinchiusi prigionieri politici. Le condizioni dei prigionieri politici irlandesi detenuti in Inghilterra sono peggiorate.

Il governo inglese si rifiuta di trasferirli dalle carceri inglesi a quelle irlandesi.

La nostra comunità è ancora discriminata per quanto riguarda i posti di lavoro: un cattolico ha due volte e mezza più probabilità di rimanere disoccupato di un protestante. E la lista potrebbe essere ancora molto lunga.

Credo comunque che i prigionieri politici e le loro famiglie siano di fatto quelli che meno hanno beneficiato da questo processo di pace.

I prigionieri l'hanno detto chiaramente: non accetteranno di essere trattati come merce di scambio.

E lo Sinn Féin ha detto chiaramente che le precondizioni servono solo a rallentare il processo di pace.

A questo punto il problema è più serio: il pericolo non è che il processo di pace rallenti.

Il pericolo è che il processo di pace crolli.

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PADDY MAYHEW: DIFENDERE LA POSIZIONE

"Se il Signor Adams (presidente del Sinn Féin, 12.5% alle ultime elezioni ndt.) vuole intavolare una discussione, sa come farlo. Può decidere di rinunciare alla violenza e dopo tre mesi può cominciare il vero e proprio processo esplorativo di dialogo. Questo è il cammino futuro. Ma l'unica domanda da porsi riguarda... il Signor Adams. Interromperà la violenza per entrare nel processo democratico oppure no?"

John Major, Camera dei Comuni, 13/1/1993.

Recentemente, senza neppure un'ombra di ironia, David Trimble (leader del partito unionista, OUP (30% dei voti), ndt.) ha suggerito che Paddy Mayhew (Segretario di Stato in carica nell'Irlanda del Nord, governata direttamente da Londra, ndt.) debba "difendere la posizione" per quanto riguarda la consegna delle armi.

L'Irlanda del Nord è una delle società più militarizzate al mondo. Ci sono circa 10.000 soldati britannici, 5.500 Royal Irish Rangers arruolati sul luogo, 1.200 militari della RAF, 250 della marina britannica ed un numero ignoto di ufficiali dell'MI 5 (i servizi segreti britannici, ndt.).

Ci sono circa 13.000 ufficiali della RUC (la polizia nord-irlandese, di cui il 93% è protestante ed il 100% unionista, ndt.).

Ci sono 250.000 armi, incluse 130.000 pistole in mano a privati con regolare licenza. Ci sono 135 installazioni militari fisse e 161 installazioni di polizia, oltre ad un notevole numero di posti di blocco stradali permanenti e di torrette di sorveglianza. Ci sono anche gli esplosivi nelle mani dell'IRA e del UVF/UFF (organizzazioni paramilitari unioniste, ndt.).

E' assolutamente necessario demilitarizzare la società e consegnare tutte le armi.

Sfortunatamente l'impasse nel processo di pace non riguarda la consegna di tutte le armi, ma solo di quelle ritenute "illegali" dal governo britannico. Secondo loro, quelle "legali" sono O.K.

La consegna delle armi non era in discussione prima della tregua. Non era stata nominata nelle dichiarazioni pubbliche o nei contatti segreti tra l'IRA ed il governo britannico.

Albert Reynolds (ex primo ministro irlandese, ndt.) afferma che lo Sinn Féin non lo ha mai considerato un requisito fondamentale per le discussioni preliminari. John Hume (leader del partito socialdemocratico nord-irlandese, SDLP (22% dei voti), ndt.) conferma.

La questione non è citata né nella Dichiarazione di Downing Street né nel Framework Document né nella chiarificazione tra il governo britannico e lo Sinn Féin. Eppure il governo britannico accusa Albert Reynolds, John Hume e Gerry Adams di mentire. Si può cercare un'attenuante nel fatto che il governo britannico vede ancora in un'ipotesi di vittoria militare, mentre tutti gli altri stanno disperatamente cercando una soluzione di pace.

Ma il governo britannico, pur avendo promesso, in caso di tregua, elasticità e generosità, nonché trattative entro tre mesi, non ha dato segni di risposta positiva neppure a distanza di ben quattordici mesi.

I RUC sono ancora sulle strade, i soldati, tranne pochi, sono ancora nelle baracche, le fortificazioni militari sono ancora al loro posto. Si stanno persino costruendo baracche nuove in Springfield Road, West Belfast.

La legislazione d'emergenza è stata prorogata ancora. Tutti i prigionieri sono ancora in prigione, con l'unica eccezione di Lee Clegg (soldato britannico che ha scontato due anni della pena comminatagli per avere ucciso una ragazza cattolica: l'unico prigioniero politico liberato durante il processo di pace, ndt.). In realtà, le condizioni di alcuni prigionieri irlandesi in Inghilterra sono degenerate, portando alla protesta.

La storia giudicherà il Partito Laburista britannico molto duramente. Infatti non è riuscito a contrastare in maniera efficace le politiche del Partito Conservatore nell'Irlanda del Nord; non è riuscito a dimostrare alcuna determinazione ed autorità quando più erano necessarie.

Ciò che il processo di pace ha dimostrato maggiormente è la necessità degli Irlandesi in Gran Bretagna di mobilitarsi e organizzarsi come hanno fatto negli Stati Uniti.

La lobby irlandese americana ha utilizzato il proprio potere e la propria influenza molto efficacemente, facendo dell'Irlanda un argomento importante della campagna elettorale di Clinton.

Sfortunatamente il governo di coalizione capeggiato da John Bruton si è mostrato indeciso sulla posizione di Albert Reynolds, allineandosi con le richieste inglesi sulla consegna delle armi, con l'eccezione di Dick Springs (leader del partito Partito Laburista irlandese che fa parte della coalizione al governo della Repubblica d'Irlanda, ndt.) e del Partito Laburista britannico. John Bruton dovrebbe leggere un libro di storia e vedere "le somiglianze inquietanti tra il passato e la stagnazione attuale: si può notare una pericolosa replica dell'insistenza britannica per ottenere la resa repubblicana prima che il dialogo abbia inizio" (Tim Pat Coogan, scrittore, esperto del conflitto nord-irlandese).

Dovrebbe chiedersi cosa farebbe oggi Michael Collins (rivoluzionario irlandese che condusse le trattative con l'Inghilterra per l'indipendenza della Repubblica d'Irlanda nel 1921, ndt.).

Proinsias de Rossa (leader del partito socialdemocratico - Democratic Left, che fa parte della coalizione al governo della Repubblica d'Irlanda, ndt.) non ha neppure bisogno di consultare i libri di storia, è sufficiente che pensi alle armi che arrugginiscono nei quartieri generali dell'Official IRA (ex braccio armato del Democratic Left che si è separato dell'IRA a causa di divergenze sulla linea politica e sulla strategia della resistenza, ndt.).

Abbiamo assistito a negoziati internazionali nel Medio Oriente, in Sud Africa e nel Salvador. I vari ANC, OLP o FMLN non hanno rinunciato alle armi, non si sono arresi e non hanno fatto alcun gesto simbolico prima dei negoziati. La demilitarizzazione è stata parte importante dei negoziati che hanno coinvolto allo stesso modo forze statali e non. Nel Salvador sono stati smantellati il ferocissimo battaglione statunitense Atlacatl e la polizia salvadoregna e l'FMLN ha consegnato le proprie armi solo in seguito a intensi negoziati.

L'ipocrisia del governo britannico è stupefacente. Nel tentativo di accaparrarsi una posizione di rilievo in campo morale, si mette la mano sul cuore e parla delle famiglie delle vittime e della loro sofferenza. Parla della necessità di fiducia reciproca ed ignora le famiglie che hanno sofferto per mano della sua polizia e delle sue forze militari. Insiste sulla consegna delle armi in Irlanda, ma allo stesso tempo autorizza l'esportazione e la vendita di camere di tortura elettroniche, soprannominate "la casa del divertimento" negli Emirati Arabi Uniti e di patiboli alti quattro metri destinati ad Abu Dhabi. Fornisce addestramento ed armi a 110 eserciti nel mondo. 99 paesi visitano le strutture militari in Gran Bretagna.

L'industria aerospaziale britannica fornisce gli aerei militari e 80 carri armati veloci al governo indonesiano. Più di 200.000 persone sono state uccise da quando l'Indonesia ha invaso Timor orientale nel 1975.

Il governo britannico è uno dei cinque membri permanenti del Consiglio di Sicurezza dell'ONU insieme alla Russia, agli Stati Uniti, alla Cina ed alla Francia: questi stati complessivamente controllano l'86% della vendita complessiva di armi ai paesi in via di sviluppo. Chi crede di essere il governo britannico, sentendosi in diritto di difendere la morale quando invece ha colonizzato e conquistato mezzo mondo? Fornisce le armi ai tiranni di tutto il mondo e poi si lava le mani del risultato delle proprie vendite.

Alan Clark (ex-ministro del governo Thatcher responsabile della vendita dell'ultimo stock di aerei Hawk all'Indonesia) ha fornito una descrizione eloquente dei criteri usati dal governo britannico per decidere a chi vendere le armi quando ha detto "Io sono responsabile verso il mio popolo. Non mi soffermo realmente su ciò che un gruppo di stranieri fa ad un altro."

Noi abbiamo l'opportunità di terminare questo conflitto che dura da generazioni e iniziare una nuova fase dei rapporti aglo-irlandesi.

I fucili dell'IRA e del UVF/UFF sono momentaneamente silenziosi. Se vogliamo assicurarci che tacciano per sempre, dobbiamo eliminare tutti i fucili nell'Irlanda del Nord. Indipendentisti e Repubblicani non fanno distinzione tra consegnare fucili "legali" od "illegali" come invece fa il governo britannico. Loro ricordano i pogrom, lo "spara e uccidi" e Paisley e la sua Terza Forza che sventolavano i loro permessi "legali" di porto d'armi.

Ascoltano con sospetto e disprezzo John Bruton che supplica di comprendere la posizione degli unionisti e la necessità di consegnare le armi per incoraggiare la fiducia.

Il rifiuto di John Bruton ad incontrare John Hume e Gerry Adams rivela la sua scarsa preparazione a dimostrare pari comprensione alla comunità indipendentista.

La gente che ha sofferto a causa della guerra comprende chiaramente che la resa dell'IRA o la divisione all'interno del movimento repubblicano o unionista non porterà pace in Irlanda.

Recentemente, un'indagine condotta tra la gente di Shankill (comunità operaia protestante di Belfast, ndt.) ha riportato che il 47% ha chiesto dialogo immediato senza condizioni preventive. La gente in tutto il Nord Irlanda sa che i tempi sono pronti per un negoziato ed una nuova sistemazione in cui tutti dovranno scendere a compromessi. Speriamo che l'impasse attuale nel processo di pace venga risolta e che tutti i partiti si siedano a parlare prima possibile.

E' ovvio che è necessario costruire la fiducia, ma la fiducia è a doppio senso. Il governo britannico e gli unionisti insistono che devono essere in grado di fidarsi dei repubblicani. Entrambe queste parti devono dimostrare agli indipendentisti di essere degne di fiducia.

Ottocento anni di governo coloniale e 75 anni di stato nord-irlandese hanno fornito agli indipendentisti notevoli ragioni per non fidarsi né del governo britannico né del Partito Unionista.

novembre 1995

Centro di Ricerca e Documentazione di West Belfast

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SULL'ORLO DELLA CATASTROFE

di Mitchel Mc Laughlin
(An Phoblacht/Republican News, 4 gennaio '96)

Questo articolo è una sintesi del discorso pronunciato da Mitchel Mc Laughlin, dirigente nazionale dello Sinn Fein, ad una iniziativa per la Giornata del Prigioniero a Roslea, Contea di Fermanagh il 27 dicembre scorso.

Diventa ogni giorno più chiaro che il Governo britannico non ha nessuna intenzione di far avanzare o anche, semplicemente, di stabilizzare il processo di pace in Irlanda.

Malgrado la richiesta di una pace reale e duratura da parte del popolo irlandese, malgrado gli straordinari sforzi dei partiti politici che partecipano al Forum per la Pace e la Riconciliazione, malgrado la pressione dell'Amministrazione USA, della EU e di tanti altri paesi, malgrado tutta la speranza e l'ottimismo, è chiaro che, in verità, i Britannici non hanno mai considerato seriamente il processo di pace.

Loro sono sicuri di aver ridotto l'IRA ad una condizione di estrema vulnerabilità, ad un punto in cui ogni ripresa delle ostilità sarebbe un tentativo disperato, deludente e di breve respiro, esposto ad una crescente opinione di condanna, rifiuto e disapprovazione.

In questo scenario, i britannici sono convinti di poter rapidamente porre fine ad ogni resistenza in un arco di tempo abbastanza breve e che se anche i loro metodi risultassero più repressivi e ingiusti di prima, ciò sarebbe tacitamente accettato per questa necessità sia qui che all'estero.

Le diffidenze e gli antagonismi storici tra i repubblicani irlandesi e il Governo britannico sono tali che Jonh Major sembra essere preparato ad abbandonare la possibilità di pace nel vano tentativo di distruggere per sempre il Movimento Repubblicano.

Noi siamo, tutti quanti, sull'orlo di una catastrofe causata da un altro micidiale errore di calcolo dei britannici ed è vitale che tutti coloro che hanno a cuore gli interessi dei popoli irlandese e britannico si fermino e riflettano su ciò che è accaduto in questi ultimi 16 mesi.

Dato che i servizi segreti britannici stanno ancora reclutando informatori e agenti provocatori, dato che la vasta macchina militare britannica in Irlanda è in perfetta capacità operativa, dato che non c'è stata alcuna iniziativa per il rilascio o per un trattamento più umano dei prigionieri, dato che i britannici hanno posto un ostacolo dopo l'altro per frenare ogni spinta che potesse sviluppare il processo di pace, non c'é il minimo dubbio che essi sono pronti, ed ansiosi, di riprendere di nuovo la guerra.

Ma persino un esame estremamente superficiale della storia irlandese ci dimostra che i fraintendimenti e le mistificazioni britanniche non hanno mai risolto nulla, ma hanno portato ad una intensificazione della lotta e della resistenza.

Tutte le guerre lasciano un sapore amaro nella bocca dei loro protagonisti e l'esperienza è sempre stata un grande generale!

Questo non dovevano farlo, non dovevano provarci.

Ma le guerre non possono essere combattute sempre allo stesso modo.

Le condizioni cambiano, la strategia e la tattica cambiano.

Ciò che è stato fatto l'anno precedente non può mai essere tentato di nuovo.

E questo è il punto dove le analisi militari britanniche falliscono perché i sentieri della storia irlandese hanno confermato raramente i progetti dell'imperialismo britannico.

Non solo i popoli dell'Irlanda e dell'Inghilterra, ma anche la comunità internazionale sa che i britannici desiderano ardentemente la guerra.

La pace era ed è ancora alla nostra portata, ma questa opportunità sta rapidamente svanendo.

L'intransigenza, insieme ad una completa incomprensione della storia e ad una assoluta mancanza di inventiva politica, ci sta riportando tutti alla guerra. Se i britannici, tragicamente, ci costringessero a riprendere le ostilità in Irlanda e in Inghilterra, non sarebbe la prima volta che il Governo britannico ha sovrastimato la propria posizione.

VANTERIE E BRAVATE

Noi abbiamo sentito le loro vanterie e bravate già centinaia di volte.

Da Heat alla Thatcher e Major (Premiers inglesi, ndt.), da Whitelaw a Mason e Mayhew (Segretari di Stato dell'Irlanda del nord, ndt.), tutti erano convinti di aver sconfitto l'IRA.

Nel corso degli anni, secondo ogni Primo Ministro britannico e ogni Segretario di Stato, l'IRA aveva la spina dorsale spezzata, era stata distrutta la sua capacità di combattimento, era stata spremuta come un tubetto di dentifricio, aveva giocato la sua ultima carta, aveva gettato i suoi ultimi dadi e perso ogni sostegno.

L'IRA è stata continuamente criminalizzata, dipinta come una banda di gangsters e mafiosi, Cubanizzata, sottoposta ad ostracismo e demonizzata.

E però, quando è stato dichiarato il cessate il fuoco, il 1° settembre 1994, l'IRA era più forte, meglio armata, meglio addestrata e più organizzata di come mai era stata prima.

Questo è un fatto storico ed innegabile.

Non è una minaccia, né una posizione di belligeranza.

Se, come ora è generalmente riconosciuto, non può esserci una completa vittoria militare in guerre di questo tipo qual è la razionalità della strategia britannica?

Perché pongono condizioni irrealizzabili che sono destinate a distruggere un processo che è già fragile?

L'IRA non ha mai posto condizioni assurde. Ha corso un rischio senza precedenti per una pace duratura in Irlanda.

Data la natura vendicativa dell'establishment politico britannico, perché l'IRA dovrebbe abbandonarsi alla mercé di un Governo che è noto soprattutto per il suo cinismo, falsità e ipocrisia?

Se l'IRA avesse richiesto ai britannici di disarmare tutti i loro reggimenti e milizie nelle Sei Contee e a Jhon Major di annunciare pubblicamente, in un comunicato formale con effetti vincolanti sul piano internazionale, che la Gran Bretagna intende rinunciare in perpetuo l'uso della forza per risolvere le controversie, la sua pretesa avrebbe ricevuto per risposta una risata di scherno e di incredulità.

Allora perché i britannici trattano i repubblicani irlandesi con così disprezzo?

LORO VOGLIONO LA GUERRA

Può esserci solo una spiegazione per questa irrazionalità. I britannici vogliono la guerra e vogliono costringere l'IRA a porre fine alla tregua unilaterale sperando che allora l'IRA sia biasimata da tutti quanti.

E naturalmente i britannici sono molto ansiosi di apparire come gli innocenti, come la parte offesa in questo insuccesso.

Ma il popolo non è stupido. A parte che per una spregevole alleanza di Ministri Tory, per un establishment neanderthaliano e per l'autocensurata informazione britannica, non c'é motivo, né qui né all'estero, per un disarmo dell'IRA prima di negoziati globali e multilaterali.

Tutti sanno che i britannici non hanno compiuto alcun gesto serio per la pace e tutta la propaganda di questo mondo non può cambiare questa realtà evidente. Se Major e Mayhew, e i consiglieri senza volto che stanno dietro di loro, credessero per un solo istante di poter preparare e provocare la guerra e contemporaneamente di affermare di credere nella pace, interpreterebbero un'altra volta in maniera fondamentalmente errata la situazione e la determinazione dei repubblicani irlandesi.

I britannici non hanno vinto la guerra.

E l'IRA non si è arresa.

Le condizioni per la pace esistono ancora, ma ci sono anche le condizioni per riprendere la guerra. Se l'Inghilterra è determinata a dare prova della propria supremazia, allora tutto il processo di pace esploderà: metaforicamente e letteralmente.

Purtroppo, la recente storia irlandese ha provveduto a darci una prova convincente della incapacità britannica di venire a patti con i repubblicani irlandesi.

Per raggiungere la pace in Irlanda gli Inglesi devono smettere di perseguire la vittoria militare e la distruzione del Movimento Repubblicano.

Esaminate ogni esempio dell'intransigenza e dell'ignoranza politica dei britannici e vedrete che invece di distruggere la resistenza repubblicana hanno accresciuto ed approfondito la lotta in Irlanda.

Nell'ottobre 1980, dopo quasi quattro anni di lotte nelle carceri, dalla protesta delle coperte allo sciopero dell'igiene, i prigionieri repubblicani irlandesi iniziarono lo sciopero della fame.

Quello sciopero della fame è finito circa tre mesi dopo, il 18 dicembre, quando ai prigionieri fu promesso, segretamente, che le loro condizioni sarebbero state essenzialmente accettate dal Governo britannico.

Quella era una vertenza carceraria negoziabile e risolubile, una vertenza che avrebbe potuto e si sarebbe dovuto risolvere ad un tavolo di trattative.

I prigionieri repubblicani hanno dimostrato la loro buona volontà interrompendo lo sciopero quando hanno ricevuto l'assicurazione verbale che i britannici intendevano onorare realmente le loro richieste principali.

Però, nel giro di una settimana è risultato chiaro che i britannici stavano di nuovo mettendo in gioco la ragion di stato con i prigionieri che stavano morendo, i loro familiari e intermediari.

Inoltre, credevano di aver assestato un duro colpo all'IRA e all'estesa popolazione indipendentista che aveva generalmente sostenuto le richieste dei prigionieri repubblicani.

Rinnegando l'accordo che avevano raggiunto con i prigionieri irlandesi, la vera motivazione dei britannici era smascherata. La loro tanto ostentata ricerca della "giustizia" era semplicemente una farsa.

Credendo di aver effettivamente demoralizzato la resistenza repubblicana, i britannici erano di nuovo sicuri di aver sconfitto la lotta per la giustizia in Irlanda e questa, purtroppo, sembra essere la radice anche del loro attuale comportamento.

Tragicamente i britannici avevano completamente malcompreso lo stato d'animo dei prigionieri.

Entro tre mesi i prigionieri dell'IRA, sotto la guida di Bobby Sands, iniziarono nuovamente un secondo sciopero della fame che mise all'ordine del giorno in tutto il mondo la questione del vero ruolo degli inglesi in Irlanda.

Lo sciopero della fame iniziò il 1° marzo: ironicamente la stessa data proposta oggi per l'inizio dei colloqui bilaterali.

Gli inglesi pensavano di aver sconfitto il Movimento Repubblicano dopo lo sciopero della fame del 1980 e loro sanno cosa è successo allora.

Si sono convinti ancora una volta di aver creato una situazione in cui i repubblicani possono essere distrutti.

Quante tragedie occorreranno ora prima che i britannici si rendano conto che la vittoria non è a loro portata, che la pace significa pace e non può essere interpretata né attuata come un surrogato per ottenere l'irrealizzabile?

La pace è ancora accessibile, la pace è ancora possibile.

Anche a questo punto della situazione Jhon Major ha il potere di salvare i nostri due popoli dal disastro all'orizzonte.

Una breve dichiarazione di serietà d'intenti, una semplice telefonata, può salvarci tutti dal baratro.

E comunque vada, l'impegno dello Sinn Fein per una strategia di pace rimarrà fermo.

Questo Governo britannico o, per quanto riguarda ciò, ogni futuro Governo britannico scoprirà che gli indipendentisti dell'Irlanda non hanno alcuna intenzione di arrendersi. Ciò che vogliamo è la liberazione dei prigionieri repubblicani irlandesi dalle carceri inglesi, la soppressione dell'ineguaglianza e dell'ingiustizia britannica tra noi e la ricerca di un accordo tra tutto il popolo dell'Irlanda su come ci governeremo nei giorni, mesi ed anni futuri.

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INTERVISTA CON UN PORTAVOCE DELL'IRA CHE ACCUSA MAJOR PER LA FINE DELLA TREGUA

Il testo che segue è l'intervista integrale con un portavoce del General Headquarters Staff of Oglaigh na hEireann apparsa giovedì 15 febbraio 1996 sul giornale nordirlandese An Phoblacht/ Republican News.

An Phoblacht: Lo shock per l'attacco dell'IRA a East London venerdì scorso è ancora molto forte. Molta gente si chiede: "Perché dopo 18 mesi l'Ira ha posto fine alla tregua?"

Portavoce IRA: E' chiaro ed evidente che la fine della tregua è stata causata dai cinici abusi di John Major e dal suo tradimento dell'opportunità storica che gli era stata offerta con la l'iniziativa di pace in Irlanda.

AP: Puoi spiegare questa risposta?

IRA: La leadership dell'IRA aveva offerto una cessazione delle azioni militari basata su una proposta molto chiara e non equivocabile che comprendeva negoziati che avrebbero dovuto portare rapidamente ad un accordo politico e ad una risoluzione di pace. Il Governo britannico si era impegnato pubblicamente su questa proposta. Così come il Governo di Dublino.

Dobbiamo essere molto chiari su questo. John Major non ha onorato gli impegni assunti pubblicamente. Egli ha agito in mala fede durante tutto il periodo della tregua dell'IRA avanzando una condizione dopo l'altra. Ha tradito il processo di pace in Irlanda ed ha deliberatamente affossato questa opportunità di risolvere le cause dell'antico conflitto tra la Gran Bretagna e il popolo irlandese. Ha fatto questo per restare al potere. Al posto dei negoziati promessi noi abbiamo subito per un anno e mezzo una situazione di stallo, prevaricazioni e provocazioni attraverso diversi strumenti politici messi insieme per ritardare il negoziato sullo scenario delle relazioni future. Da tutto questo noi abbiamo potuto concludere che, in ultima analisi, la resa e la sconfitta politica dei repubblicani irlandesi era il vero obiettivo di questo impegno tattico del Governo inglese nella iniziativa di pace irlandese. Per 18 mesi i britannici hanno scelto di ignorare l'opportunità che esisteva ed hanno anteposto gli interessi politici di partito al progresso sottoscrivendo e rafforzando il veto unionista che loro stessi ci avevano regalato.

AP: Non era ingenuo aspettarsi che il Governo britannico avrebbe rispettato i propri impegni?

IRA: Al contrario. La fiducia nel Governo britannico non ha giocato alcun ruolo nella nostra decisione del 31 agosto 1994.

Venticinque anni di strategie militari e politiche contro l'Inghilterra ci mettevano sufficientemente in guardia contro questo.

Infatti, il Governo britannico non era stato consultato. Il nostro approccio era basato saldamente su condizioni politiche reali e sulla nostra responsabilità di ricercare un accordo di pace giusto e duraturo: un'iniziativa di pace irlandese, sostenuta dai partiti indipendentisti irlandesi, a cui abbiamo risposto.

Quando ciò è emerso noi abbiamo risposto, il 3 ottobre 1993, dichiarando: "Oglaigh na hEireann (l'IRA,ndt.) saluta questa iniziativa.... se esiste o può essere creata una volontà politica, questa potrebbe costituire la base per la pace."

Infatti, sono stati i partiti indipendentisti che ci hanno persuaso che esisteva la potenzialità, all'interno dell'area di consenso indipendentista, per una effettiva dinamica alternativa di cambiamento. Così, il 31 agosto 1994 abbiamo annunciato la cessazione completa delle operazioni militari dichiarando che era nostro desiderio: "Far avanzare il processo democratico di pace" ed anche di "contribuire significativamente a creare il clima" che avrebbe permesso "i negoziati globali necessari per raggiungere una risoluzione del conflitto".

La volontà politica di fare la pace e l'avvio di negoziati globali come meccanismo essenziale per raggiungerla erano così le prove critiche che erano state imposte al Governo britannico. Infatti, costituivano la prova definitiva di una loro seria considerazione del processo di pace.

Loro hanno dimostrato chiaramente l'assenza di una volontà in questo senso. Hanno chiaramente rifiutato i mezzi per raggiungere la pace.

AP: Allora dove si andrà adesso? Siete ottimisti sulla prospettiva futura?

IRA: Non è un problema di ottimismo o pessimismo. E' un problema di realismo. Le questioni fondamentali che costituiscono il cuore del conflitto non sono cambiate. C'è solo un luogo dove i rappresentanti politici del popolo irlandese possono andare: il tavolo dei negoziati.

L'attuale politica britannica impedisce a tutti coloro che hanno un mandato democratico di sedersi intorno a un tavolo. La loro negazione dei diritti degli Irlandesi è proprio il nocciolo del conflitto. Dove i diritti nazionali sono negati, dove la giustizia è negata, dove i diritti di una comunità sono negati è inevitabile il conflitto.

AP: Pensi che il processo di pace sia chiuso definitivamente?

IRA: Nella dichiarazione che annunciava la fine della nostra tregua unilaterale abbiamo detto: "La risoluzione del conflitto nel nostro paese richiede giustizia. Richiede una decisione negoziata. Ciò non è possibile finché il Governo britannico si sottrae alle proprie responsabilità."

Il processo di pace, fin'ora, è stato impedito dall'intransigenza unionista e britannica, ma la ricerca di una pace giusta e duratura deve continuare. E' necessaria una iniziativa significativa che sia capace di portarci a una decisione negoziata.

Un processo di pace che è sovvertito dall'Inghilterra, che viene usato nel vano tentativo di ottenere una resa dell'IRA non è nient'altro che una farsa. Oglaigh na hEireann (l'IRA, ndt.) si è fermamente convinta, prima della nostra dichiarazione del 9 febbraio, che a questo punto non c'era più la minima speranza che gli Inglesi, e di conseguenza i capi unionisti, si sarebbero remotamente impegnati in una soluzione positiva. Perciò Oglaigh na hEireann non avrebbe potuto continuare ad assistere ad una farsa il cui unico scopo era ottenere la sua resa.

AP: Quale era il ruolo degli altri nel processo di pace? Hanno fatto abbastanza per farlo progredire?

IRA: Faccio di nuovo riferimento alla nostra dichiarazione del 9 febbraio. Noi abbiamo sottolineato che la nostra tregua dell'agosto 1994 aveva: "rappresentato una sfida storica che coinvolgeva tutti. Noi abbiamo lodato i leaders indipendentisti irlandesi perché, sia all'interno che all'estero, hanno raccolto la sfida. Il Primo Ministro britannico no."

Comunque, noi dobbiamo contestare John Bruton (il Premier irlandese, ndt.) per la sua dichiarazione di martedì 13 febbraio 1996 alla Leister House (il Parlamento di Dublino, ndt.), quando ha affermato di essere stato tradito dall'IRA.

John Bruton conosceva bene le basi su cui avevamo deciso la tregua unilaterale nell'agosto 1994. Era inteso che tutte le parti avrebbero iniziato rapidamente il dialogo.

Un'intesa chiara e non ambigua di cui era a conoscenza il suo predecessore Taoiseach e di cui John Bruton era stato informato quando ha assunto la carica di Primo Ministro.

Perciò non può gridare al nostro tradimento 15 mesi dopo. Quando noi abbiamo valutato una possibile prospettiva alternativa abbiamo agito in buona fede sebbene fossimo scettici. Noi siamo aperti al dialogo.

Il sabotatore del processo di pace in Irlanda, chi ha agito in mala fede fin dall'inizio, è il Primo Ministro britannico. Infatti, egli ha iniziato il suo discorso (televisivo, ndt.) al popolo britannico, lunedì 12 febbraio, con una menzogna spudorata ripresa da una versione falsificata di un comunicato diramato nel novembre 1993 dallo Sinn Fein e chiamato "Setting the Record Straight". (La versione del Governo britannico di questo comunicato si apre con un messaggio attribuito al Vice-presidente dello Sinn Fein Martin Mc Guinness. Il messaggio inizia: "Il conflitto è finito, ma noi abbiamo bisogno di un vostro parere su come chiuderlo." Non era stato inviato alcun messaggio di questo genere - nota del redattore di AP).

AP: Passiamo alle conseguenze più immediate dell'esplosione a Canary Wharf. Due civili innocenti sono morti e un'altra ventina sono stati feriti. Qual è la tua reazione a questo?

IRA: La nostra rivendicazione ha sottolineato che "i deplorevoli danni ai civili si sarebbero potuti evitare se le forze britanniche avessero risposto prontamente agli avvertimenti molto specifici e dettagliati che avevano ricevuto."

Ciò detto, permettimi di dire che noi deploriamo la perdita di vite innocenti e il ferimento di non-combattenti e pur capendo che questo non sarà di alcun conforto per quelli che hanno sofferto noi ci assumiamo la piena responsabilità a questo riguardo.

Comunque, bisogna considerare questi fatti: alle 17.30 noi abbiamo annunciato la fine della nostra tregua. Dalle 17.35 numerosi avvertimenti sono stati comunicati a diverse agenzie sia in Inghilterra che in Irlanda. Avvertimenti sono stati anche comunicati direttamente a South Quay, Canary Wharf.

Noi abbiamo segnalato che un ordigno ad alto potenziale sarebbe esploso alle 19.00 a South Quay ed abbiamo chiesto che la zona fosse completamente evacuata.

Abbiamo ripetuto le chiamate proprio fino alle 19.00. Alle 19.01 la bomba è esplosa. Due persone, in un negozio distante non più di 200 yards dal luogo dove noi avevamo detto di aver collocato l'ordigno, sono morte.

Noi deploriamo profondamente questo. Noi abbiamo dato la nostra versione che può essere verificata obiettivamente.

Le forze britanniche devono spiegare perché, dopo ben 91 minuti, hanno permesso che dei civili restassero in prossimità di una bomba ad alto potenziale della cui presenza non solo erano stati avvertiti, ma che avevano addirittura localizzato. Bisognerebbe reagire ad avvertimenti adeguati e verificabili.

Naturalmente noi potremmo speculare sul perché le forze britanniche si sono comportate così. Ma spetta a loro rispondere a questo. Noi desideriamo soltanto porgere le nostre condoglianze ai parenti delle vittime e ai feriti. Noi abbiamo fatto tutto ciò che era in nostro potere per evitare questi danni.

AP: Molti si chiedono se Canary Wharf è un'azione isolata o una frecciata al Governo inglese. Tu cosa dici?

IRA: Posso citare la nostra dichiarazione del 9 febbraio: "E' con grande riluttanza che la leadership di Oglaigh na hEireann annuncia la fine della sua tregua unilaterale per le 18.00 di venerdì 9 febbraio."

Noi di Oglaigh na hEireann continueremo a rivendicare i diritti nazionali dell'Irlanda nei confronti dell'Inghilterra per tutto il tempo che sarà necessario.

AP: Come è possibile che reagiscano i lealisti? ti aspetti la fine del loro cessate il fuoco?

IRA: Dobbiamo essere molto chiari su questo. L'IRA non intende affrontare i lealisti su ogni piano militare. Noi sappiamo che loro, negli ultimi 18 mesi, hanno continuato molto attivamente a prendere di mira i militanti repubblicani. D'altra parte, loro si sono dimostrati capaci, a volte, di pensare in maniera radicale e innovativa.

Se la loro leadership è abbastanza forte da prevenire un loro coinvolgimento in attacchi selettivi e mortali contro repubblicani e cattolici - che è stato il loro modo di agire per oltre 75 anni - naturalmente questo sarebbe ben accolto da parte nostra.

Come repubblicani noi siamo assolutamente contrari alla segregazione, ma la storia ha dimostrato che il Governo britannico e il suo dipartimento "dirty tricks" (i servizi segreti, ndt.) hanno armato e sguinzagliato il lealismo ogni volta che il dominio britannico sull'Irlanda subiva una forte pressione.

Noi possiamo solo sperare che i lealisti non si lascino usare come gonzi e merce di scambio dagli Inglesi o dai capi unionisti.

L'errore fondamentale nell'ideologia della workig-class lealista è che loro si sono posti come unico obiettivo conservare una élite britannica e una classe dirigente unionista.

Tutti i loro omicidi si basano sulla volontà di non cambiare. Questa è una forte contraddizione per delle organizzazioni della working-class. Speriamo che simili contraddizioni siano state risolte.

AP: Potresti dirci la vostra opinione sull'ampiezza dell'area di consenso indipendentista e, a partire da questa, dove si dirige lo Sinn Fein ?

IRA: Dal nostro punto di vista pensiamo che l'indipendentismo in Irlanda ha un consenso generale su alcuni punti fondamentali:

1) C'è una larga intesa sul fatto che sono necessari negoziati reali e significativi su come possiamo raggiungere un accordo;

2) C'è accordo sul fatto che i meccanismi politici attuali sono completamente falliti e devono essere cambiati;

3) C'è accordo sul fatto che non può darsi una soluzione interna alle sole Sei Contee;

4) C'è intesa sul fatto che l'Inghilterra svolge un ruolo centrale nel permettere e persuadere i partiti ad impegnarsi per arrivare ad un accordo in Irlanda, ma che loro non possono fare la pace se l'Inghilterra non lo vuole;

5) C'è un ampio accordo sul fatto che, fino ad ora, l'Inghilterra non si è assunta le proprie responsabilità;

6) C'è anche accordo sul fatto che il compito più urgente che ci troviamo tutti di fronte è la fine del conflitto in Irlanda sulla base di una pace giusta e duratura.

Rispetto a cosa lo Sinn Fein farà ora, questa naturalmente è una faccenda interamente dello Sinn Fein. Loro, come noi, seguiranno le proprie decisioni. Lo Sinn Fein ha affermato anche pubblicamente che loro sono assolutamente impegnati in una loro strategia di pace. Noi, naturalmente, gli auguriamo di avere successo.

AP: Dalla fine della vostra tregua ci sono state notevoli speculazioni da parte di giornalisti, commentatori e alcuni uomini politici su una possibile spaccatura interna all'IRA e sulle vostre relazioni con lo Sinn Fein. Hai qualche commento?

IRA: Tenuto conto che c'é un prevedibile grado di provocazione da parte di alcuni, veniamo alla questione delle spaccature dell'IRA. Vale la pena di puntualizzare gli alti livelli di disciplina dimostrati dai Volontari dell'IRA nel corso dei 18 mesi di tregua nonostante le continue provocazioni.

Non bisogna dimenticare che le forze britanniche non hanno cessato alcuna attività: irruzioni nelle case, arresti, aggressioni continue, uso di pallottole di gomma, uso di informatori e rafforzamento delle strutture militari sono continuati a pieno ritmo.

Noi cogliamo l'occasione per lodare la pazienza, il coraggio e la disciplina di tutti i nostri Volontari.

Essi reggono più che favorevolmente il confronto con i militanti di ogni altro movimento di liberazione al mondo ed anche della storia dell'Irlanda. Non ci sono spaccature, noi siamo uniti in tutte le nostre azioni. Il nostro impegno e la nostra determinazione restano solidi.

Per quanto riguarda l'altro punto. Lo Sinn Fein porta avanti una strategia di pace attraverso un accordo negoziato già da alcuni anni. Ha affermato pubblicamente in numerose occasioni che, in ogni caso, continuerà a perseguire questa strategia e questo obiettivo. Noi non abbiamo problemi per questo e possiamo solo lodare i loro sinceri sforzi di introdurre la democrazia in un'Irlanda indipendente.

Ma lo Sinn Fein non è l'IRA. E l'IRA non è lo Sinn Fein. Noi ascolteremo attentamente ogni partito ed ogni persona che ci offrirà un'opinione o un consiglio, ma in ultima analisi noi prenderemo le nostre decisioni e le attueremo.

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