QUADERNI DI CONTROINFORMAZIONE N.14 - FEBBRAIO 1995

LA PRIGIONIA NERA
UN CRIMINE CHE CONTINUA
NEL TEMPO

Il testo che segue è stato redatto del Comitato per la chiusura della sezione di massima sicurezza del carcere di Marion (CEML - Committee to End the Marion Lockdown) nel marzo del '95.

IL COMMITTEE TO END MARION LOCKDOWN

Il CEML ha sede a Chicago e si è costituito nel 1985 con l'obiettivo della chiusura della sezione permanente di massima sicurezza (Lockdown) nel Penitenziario Federale di Marion, nell'Illinois meridionale. Più in generale il lavoro del CEML riguarda la natura brutale e razzista del sistema della giustizia criminale e la proliferazione nel sistema carcerario del modello dei bracci di massima sicurezza.

Per avere maggiori informazioni sul CEML l'indirizzo è:

The Committee to End the Marion Lockdown P.O. Box 578172 - Chicago, IL 60657-8172 - TEL (312) 235-0070

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INTRODUZIONE

Le conclusioni a cui si giunge nell'analizzare il sistema della giustizia criminale americana è che esso è del tutto inefficace, assurdamente costoso, quasi inumano e basato sulla discriminazione.

Il pestaggio di Rodney King ha mostrato la disumanità e il razzismo che caratterizzano molti dipartimenti di polizia delle grandi città. Ma gli altri aspetti del sistema della giustizia, specialmente i criteri su cui si basano le sentenze e le condizioni di detenzione, sono spietati ed ingiusti in ogni loro particolare (1).

Il Comitato per la chiusura della sezione di massima sicurezza del carcere di Marion (CEML) è stato fondato nel 1985 per combattere la brutalità del Penitenziario federale di Marion. Nel 1987 abbiamo scritto che nel 2000 gli Stati Uniti avrebbero potuto avere un milione di prigionieri. Allora il numero dei detenuti nelle prigioni Americane ammontava a 561.000 e la maggior parte dei nostri amici pensò che vedere la cifra di un milione di prigionieri fosse una sciocchezza.

Alla fine del 1994, gli Stati Uniti hanno annunciato di avere imprigionato il milionesimo essere umano nel giugno di quell'anno (2), ben cinque anni prima di quanto previsto da quella proiezione che nel 1987 era stata considerata sciocca.

Con questo scritto vogliamo esaminare la crescita del tasso di prigionia negli Stati Uniti e quindi analizzare la natura dei reati, la relazione tra reati e prigionia e, dal momento che questa relazione non esiste, concluderemo l'articolo con alcuni spunti di discussione sulle ragioni per cui gli Stati Uniti incarcerano così tanta gente.

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PRIGIONIA

Al milione di persone detenute in prigione, vanno aggiunte quelle nelle case di sorveglianza [jail] (500.000), quelle in libertà sulla parola (600.000), quelle in libertà condizionata (3.000.000) e quelle nelle carceri minorili (100.000) (3). E' difficile afferrare l'enormità di questi numeri. Per esempio le prigioni potrebbero contenere la popolazione della nona città in grandezza degli Stati Uniti. Il numero di chi è incarcerato nelle prigioni e nelle case di sorveglianza è più grande della popolazione di 13 Stati federali (4). Il numero di chi è sotto il controllo del sistema della "giustizia criminale" è quasi due volte più grande del numero degli abitanti del Nicaragua, o di Chicago. Il numero di di quanti sono stati arrestati l'anno scorso negli Stati Uniti (14.000.000) è molto più grande della popolazione di Cuba.

Mettere un milione di esseri umani in prigione è un fatto di portata straordinaria: attualmente il numero dei prigionieri è cinque volte maggiore di quanto era 20 anni fa ed è cresciuto molto di più di quanto sia aumentata la popolazione. Tra il 1925 (anno in cui cominciano ad essere tenute statistiche ufficiali del numero dei prigionieri) e il 1971, la percentuale dei detenuti rispetto alla popolazione è cresciuta dell'ordine del 100.000 per cento. Da allora, nel 1972, il tasso di prigionia ha continuato a crescere, e cresce ancora, fino ad arrivare, oggi, a 373 detenuti su 100.000 abitanti: quasi quattro volte più che nel 1972. (5)

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CONFRONTI INTERNAZIONALI

Nel 1991 la "Sentencing Project", un'organizzazione indipendente con sede a Washington D.C., ha edito un rapporto firmato da Marc Mauer, il suo vice-direttore, intitolato "Americani dietro le sbarre: un confronto dei tassi internazionali di carcerazione" (6). Il rapporto, che utilizza dati del 1989 e del 1990, prova che gli Stati Uniti avevano allora il più alto tasso di carcerazione del mondo (426), il secondo paese, a una certa distanza, era il Sud africa (333) e il terzo l'Unione Sovietica (268) (7).

Incredibilmente, quando il rapporto è stato rivisto con i dati di un anno più tardi, la forbice si era allargata (8) ed era più larga ancora un altro anno più tardi (9). Nel 1992 gli Stati Uniti avevano un tasso di carcerazione di 519 in confronto al 368 del Sud africa. Inoltre, nel 1990 il tasso di carcerazione dei Neri negli Stati Uniti era di 3.109 in confronto al 729 dei Neri in Sud Africa. Nel 1992 questo differenziale era aumentato: il tassi erano, rispettivamente, 3.822 e 851. Così, nel 1990, il tasso di carcerazione dei Neri negli Stati Uniti era 4,3 volte più grande di quello del Sud africa. Due anni più tardi questo rapporto era aumentato al 4,5.

La Tabella 1 riporta alcuni tassi di carcerazione forniti da Mauer. E' interessante osservare il confronto tra Washington e Mosca che mostra come lo Stato russo di recente formazione abbia superato gli Stati Uniti in quanto paese con il tasso di prigionia più alto nel mondo.

Tabella 1. Tasso di carcerazione (Numero di Persone in Prigioni e Case di sorveglianza, per 100.000 abitanti), 1992-1993 (10)


         Paese             Tasso  di carcerazione 
                     Australia              91
                     Belgio                 71
                     Brasile                84
                     Canada                116
                     Danimarca              66
                     Inghilterra/Galles     93
                     Francia                84
                     Germania               80
                     Italia                 80
                     Messico                97
                     Olanda                 49
                     Portogallo             93
                     Russia                558
                     Sudafrica             368
                     Svezia                 69
                     Svizzera               85
                     Stati Uniti           519
                     Thailandia            159

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PRIGIONI USA: IL BIANCO E IL NERO

Prendiamo in esame la natura razziale della prigionia negli Stati Uniti: utilizzando il Censimento degli Stati Uniti ed altre stime ufficiali del Bureau of Justice Statistics [Ufficio di statistica giudiziaria], abbiamo calcolato il tasso di prigionia (usiamo ora, per questi calcoli, solo i detenuti nelle prigioni) al giugno 1994.

I dati sono riportati nella Tabella 2.

Tabella 2. Tasso di prigionia negli Stati Uniti, 1994 per gruppo razziale e percentuale dei gruppi confrontata con la percentuale dei Bianchi


















           Totale      373      2,1%           Bianchi       176       1,0%
           Ispanici      686       3,9%
           Neri         1489       8,5%

Possiamo vedere dalla Tabella come i Neri abbiano la probabilità di finire in prigione 8,5 volte più dei Bianchi e gli Ispanici 3,9 volte più dei Bianchi.

Un esame più approfondito di questa statistica rivela il suo reale significato. Per esempio se invece di calcolare la percentuale su 100.000 persone, la calcoliamo su 100, vediamo che il 1,489% di tutti i Neri (e lo 0,176% di tutti i Bianchi) finirà prima o poi in prigione. Confrontando questi dati con quelli del censimento possiamo calcolare queste relazioni: il 3% dei maschi Neri sarà in prigione un qualsiasi giorno del 1994, così come il 6% degli uomini Neri tra i 18 e i 44 anni e il 7,6% degli uomini Neri tra i 25 e i 29 anni.

Consideriamo altri dati che emergono dalla ricerca:

  • Nel 1992 c'erano più Neri in prigione (583.000) che nei college (537.000) (11)
  • Un Nero ogni quattro andrà in prigione nella sua vita (12).
  • A Chicago, nel 1993, è stato arrestato il 30% dei Neri tra i 20 e i 29 anni(13).
  • A Washington, D.C., nel 1992, il 42% dei Neri tra i 18 e i 35 anni era in qualche modo sottoposto al controllo della giustizia criminale (14).
  • A Baltimora, nel 1992, il 56% dei Neri tra i 18 e i 35 anni era in qualche modo sottoposto al controllo della giustizia criminale (15).

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IL NUOVO PROGETTO DI LEGGE CONTRO LA CRIMINALITÀ ["CRIME BILL"]

Un nuovo progetto di legge contro la criminalità ["Crime Bill"] è stato presentato al Congresso. Questa legislazione renderà insignificanti i numeri già mostruosi riportati sopra. Oltre ad aggiungere decine di nuovi crimini punibili con la pena di morte, gli obiettivi di questa nuova "offensiva contro il crimine" sono: 100.000 poliziotti in più sulle strade; aumento percentuale delle condanne; aumento delle condanne che prevedono l'imprigionamento; portare all'85%, relativamente alla condanna, il periodo di pena da scontare effettivamente ["truth in sentencing"]; ed ergastolo per chi commette lo stesso reato tre volte ["three- time losers"].

Scienziati politici e criminologi hanno cominciato valutare l'impatto che questa legislazione avrà sulla prigionia. John Irwin e James Austin, due criminologi che collaborano alle pubblicazioni del prestigioso National Council on Crime and Delinquency [Consiglio Nazionale sul Crimine e la Delinquenza], nel loro nuovo libro intitolato "It's About Time" (16), hanno valutato che un pacchetto di leggi come quello del nuovo "crime bill" avrà come conseguenza un numero di prigionieri 9 volte maggiore. Così, se moltiplichiamo per 9 il 6,0% che abbiamo visto sopra, vediamo che oltre metà di tutti i Neri tra i 18 e i 44 anni finiranno prima o poi in prigione nel caso che venga approvata in toto la nuova "offensiva contro il crimine". Irwin ed Austin affermano inoltre: "Questa progetto di legge contro la criminalità comporterà che la maggior parte dei 5,5 milioni di maschi Neri tra i 18 e i 39 anni verrà incarcerato" (17). Altre stime dell'impatto potenziale del "crime bill" suggeriscono un impatto minore, ma altrettanto devastante (18).

Queste stime sono basate su ipotesi e molto dipende dai dettagli ancora da approfondire della nuova legislazione criminale. Inoltre altre considerazioni devono essere fatte per affinare le stime di cui sopra, come ad esempio la valutazione dell'impatto dell'anzianità della popolazione carceraria, così come molto dipende da quanto di questa nuova legislazione carceraria verrà davvero approvato dal Congresso, etc. Ma indipendentemente da queste considerazioni, i numeri rimarranno sbalorditivi. Mai prima d'oggi una società ha usato la prigionia in una simile maniera. L'impatto che tutto questo avrà sulla comunità Nera è difficile da approfondire.

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FINANZIAMENTO

Molto è stato scritto sul finanziamento del "sistema della giustizia criminale" [criminal justice system - CJS]. Qui basterà riportare alcuni esempi: i finanziamenti al CJS sono aumentati di sette volte negli ultimi 20 anni, da 10 a 74 miliardi di dollari all'anno, con 25 miliardi di dollari spesi in specifico per il sistema carcerario (19). Questo finanziamento può essere molto poco in confronto a quello a cui si sarà costretti nel futuro, a seconda di quali provvedimenti del nuovo "crime bill" verranno approvati. Per esempio si è valutato che la legislazione relativa al "three-time loser" costerà annualmente 5,7 miliardi di dollari e richiederà altri 21 miliardi di dollari per la costruzione di nuove prigioni (20). Si è anche valutato che il nuovo "crime bill" potrebbe comportare un costo aggiuntivo di 351 miliardi nei prossimi dieci anni (21).

Dal momento che non abbiamo dimestichezza con simili cifre, cerchiamo di capire meglio. Costa molto più incarcerare qualcuno per un anno che mandarlo ad Harvard. Costa di più incarcerare una persona che mantenere una famiglia di quattro persone. 300.000 famiglie di quattro persone, cioè un milione e 200.000 persone, potrebbero vivere con quello che costerà l'approvazione dell'articolo sul "three-time loser". Il "Bread for the World Institute" ha valutato che 10 miliardi di dollari sarebbero sufficienti per potenziare il "Women, Infants and Children (WIC) food program" fino ad assicurare che non ci sia più nessuna donna e nessun bambino che soffra la fame nei ricchi Stati Uniti (22). Questa cifra è minore di quanto richiedono due anni di "three-time loser". Secondo un rapporto dell' "American Bar Association" [Ordine degli avvocati] (23) per incarcerare qualcuno per un anno è necessario l'importo complessivo delle tasse pagate da 18 contribuenti medi del Delaware; ed il soldi spesi per costruire una prigione in Wisconsin sarebbero sufficienti per pagare l'istruzione primaria a 11.000 bambini.

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COS'E' IL CRIMINE?

Questa non è una domanda così banale come potrebbe sembrare. Per esempio c'è il crimine in senso stretto, quello che viola la legge e che qualche volta ha come conseguenza l'imprigionamento. Ma la maggior parte dei crimini non ha come conseguenza l'imprigionamento e non è neppure considerato tale.

Per esempio la violenza nelle famiglie, contro le donne, non è quasi mai considerata come un crimine - anche se si valuta che dai tre ai quattro milioni di donne ogni anno negli USA subiscano percosse dai loro mariti (24).

Anche la guerra non è considerata criminale, sebbene la guerra contro l'Irak abbia ucciso 500.000 irakeni. Come pure non è un crimine negare la salute, il cibo o la casa. E non è un crimine fabbricare e vendere sigarette, che si calcola uccidano 20 volte di più che le armi da fuoco. Facciamo questi esempi per enfatizzare che qualunque sia la relazione tra crimine ed imprigionamento, essa non coinvolge nessuno di questi problemi.

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COME E' MISURATO IL CRIMINE?

Negli USA ci sono principalmente due metodi di misurazione del crimine in senso stretto: il primo è quello dell'Uniform Crime Report [UCR - Rapporto Unificato sul Crimine] che si basa sulle denunce alla polizia e al F.B.I.; il secondo è quello del National Crime Victimization Survey [NCVS - Osservatorio Nazionale sulle Vittime della Criminalità]. Da 20 anni a questa parte è risaputo che solo una percentuale di crimini è denunciata alla polizia e che, se si vogliono dati accurati, occorre un'osservazione scientifica della popolazione; questo è quanto fa il NCVS, sondando la popolazione alla ricerca di vittime di atti criminosi.

Dal momento che UCR e NCVS misurano il crimine in modi diversi, presentano visuali diverse: infatti l'UCR conteggia solamente i crimini denunciati alla polizia, che sono valutati essere solo il 40% del totale; nel 1992 il NCVS ha conteggiato 34.000.000 episodi criminosi mentre l'UCR 13.000.000 (25). D'altra parte, il NCVS non comprende gli omicidi (le cui vittime non possono rispondere ai sondaggi) e neppure i crimini non denunciati dalle vittime, come la maggior parte di quelli connessi con la droga. Non vengono riportati neanche i crimini dei colletti bianchi, come le frodi sui risparmi e sui prestiti.

Terremo in conto entrambe le statistiche. Ma innanzitutto prendiamo in considerazione gli omicidi che sono più facili da conteggiare in quanto sono gli episodi criminosi di cui si conosce di più. L'anno scorso ci sono stati negli USA 25.000 omicidi. La percentuale di omicidi negli Stati Uniti era di 10 su 100.000 abitanti nel 1930 così come nel 1990 -quasi niente è cambiato in 60 anni (26). Similmente, la percentuale degli omicidi nel 1993 (9,3) era esattamente la stessa che nel 1973 (9,4). (27)

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E' AUMENTATO IL CRIMINE?

Dal 1973, quando sono iniziate la statistiche del NCVS (28), l'indice di generale dei crimini è decresciuto piuttosto decisamente, mentre l'indice dei crimini violenti è rimasto costante. Per quanto riguarda i dati dell'UCR, anch'essi dal 1973, vi sono aumenti e decrescenze per tutti i crimini mentre i crimini violenti sono aumentati in modo drammatico. (29, 30)

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LA RELAZIONE TRA CRIMINE E PRIGIONIA

Poche risposte possono essere altrettanto chiare come quella alla domanda: "c'è una relazione tra crimine ed prigionia?" Virtualmente tutti, dai criminologhi, alle guardie carcerarie, ai sociologhi e specialmente chi fa parte di appositi gruppi di lavoro, risponde alla domanda nello stesso modo: "No." Ci piacerebbe riportare alcune delle contraddizioni che illustrano questa mancanza di relazione.

1) consideriamo i dati presentati sopra. Possiamo vedere che negli ultimi 20 anni una misura del tasso di criminalità (quella del NCVS) è decresciuta del 26% e l'altra misura (quella dell'UCR) è aumentata del 47%, mentre il tasso di prigionia è aumentato del 200%. Insomma, considerando il fatto che l'UCR è decresciuto dal 1980 al 1985 e poi è aumentato della stessa percentuale tra il 1985 e il 1990, queste inversioni di tendenza hanno avuto luogo mentre il tasso di carcerazione saliva durante ambedue questi intervalli. Se consideriamo questi dati nel loro complesso risulta evidente come imprigionare una quantità enorme di persone non abbia ridotto il tasso della criminalità. Un rapporto recente del National Council on Crime and Delinquency (31) presenta una sintesi di questi dati che è riprodotta nella Tabella 3.

Tabella 3. Aumento della popolazione detenuta tra il 1980 e il 1990.


















					    Popolazione               1980       1990   Diff.%     Libertà condizionale      1.118.097    2.670.234   139
     Case di sorveglianza        163.994      403.019   146
     Prigioni                    329.821      771.243   134
     Libertà sulla parola        220.438      531.403   141
     Totale                    1.832.350    4.375.903   139
     Indice di criminal.UCR   13.400.000   14.500.000     8

2) Consideriamo il fatto che la maggior parte crimini non vengono neppure in contatto col sistema della giustizia criminale: Joan Petersilia, ex presidente della Società americana di Criminologia, ed impiegato della Rand Corporation, in un articolo intitolato "Costruire più celle non renderà la società più sicura", afferma: "Dei circa 34 milioni di delitti gravi del 1990, 31 milioni non mai sono entrati nel sistema della giustizia criminale perché non sono stati segnalati o sono rimasti insoluti. Così - continua - solo il 10% di tutti i crimini è entrato nelle aule di tribunale, la metà di questi ha avuto come conseguenza condanne, e un terzo di queste condanne ha avuto come conseguenza la carcerazione -meno che il 2% sul totale dei crimini. (32)

3) Oltre metà di tutti gli omicidi è commessa da conoscenti della vittima. Inoltre quasi tutti gli omicidi sono commessi per motivi passionali che sono immuni da considerazioni razionali sulla conseguenze. Non diciamo che gli assassini non dovrebbero essere incarcerati. Diciamo che la loro carcerazione non previene altri omicidi. Inoltre è stato dimostrato infinite volte che la pena di morte non è un deterrente efficacie. Infatti la percentuale degli omicidi commessi è rimasta più o meno stabile negli ultimi 60 anni, tanto nei periodi di scarsa carcerazione quanto nei periodi di carcerazione massiccia; tanto nei periodi in cui è stata utilizzata la pena morte quanto nei periodi in cui non è stata utilizzata.

4) Consideriamo la questione dello spaccio di droga. Il numero di chi commetterà crimini legati alla droga è virtualmente illimitato: per ogni persona a cui viene impedito di spacciare se ne troverà un'altra che la sostituisca. Le prigioni non potranno mai smantellare lo spaccio.

5) Praticamente tutti gli esperti concordano che le stesse prigioni sono causa di un aumento della criminalità: in tre anni il tasso di recidività è aumentato del 50% nella maggior parte degli stati federali. (33, 34)

6) I commenti che seguono provengono da persone che ci si aspetterebbe essere a favore della prigionia. Il loro negare una relazione tra tasso di imprigionamento e tasso di criminalità merita attenzione:

Un criminologo: "Malgrado che la popolazione delle prigioni americane sia quasi raddoppiata in meno di dieci anni, sembra che negli anni '80 (in confronto al decennio precedente) vi sia stato solo un leggero aumento dell'effetto di deterrenza della prigionia nei confronti della criminalità" (35)

Correctional Association of New York: "La nuova politica dello stato è stata incredibilmente costosa, ha minacciato una pericolosa crisi di gestibilità nel sistema carcerario, ma non è servita a ridurre il tasso di criminalità o ad arrestarne l'aumento. Oggi, dopo quasi dieci anni, i cittadini di New York rischiano essere vittime del crimine più che nel 1971. Inoltre, alla fine del decennio abbiamo verificato un aumento dei reati connessi alla criminalità organizzata, proprio dopo l'introduzione di sentenze più severe contro la grande criminalità." (36)

Il Direttore del sistema correzionale dell'Alabama definisce così questa situazione: "siamo su un treno la cui direzione deve essere invertita. Non ha nessun senso pompare miliardi e miliardi nel sistema carcerario senza alcun effetto sul tasso di criminalità". (37)

Infine Robert Gangi, attuale Direttore della Correctional Association of New York: "Costruire più prigioni contro il crimine è come costruire più cimiteri contro una malattia mortale". (38)

Prima di passare oltre, deve essere citato un ultimo studio su questo argomento. Justice Fellowship, l'organizzazione fondata da Chuck Colson (quello del Watergate), ha autorizzato un rapporto speciale per determinare quanto le prigioni abbiano un valore di deterrenza nei confronti del crimine. Ciò che questo rapporto ha dimostrato era così poco favorevole alla carcerazione che è stato ridotto a queste sarcastiche considerazioni: il tasso di carcerazione è un indicatore talmente inaffidabile rispetto al tasso di criminalità che ai ricercatori risulterebbe più affidabile considerare come indicatore la vicinanza degli Stati federali con il Canada: infatti 8 dei 12 stati che confinano con il Canada si trovano anche negli ultimi 20 per quanto riguarda il tasso di criminalità. Anche l'ordine alfabetico è più affidabile del tasso di carcerazione: tre stati federali fra i primi 15 dell'ordine alfabetico sono tra quelli con il più basso indice di criminalità. (39)

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A COSA SERVE TUTTO QUESTO?

Abbiamo esaminato la carcerazione, il crimine, e la relazione tra i due. Cosa si può ragionevolmente concludere?

Elliot Currie ha scritto un libro molto interessante su crimine e carcerazione (40). In questo libro, Currie si domanda perché gli Stati Uniti pompino miliardi di dollari in un sistema di giustizia criminale che non serve: "Se conosciamo molto del crimine come in effetti conosciamo, perché queste conoscenze non vengono utilizzate in modo costruttivo?." (41) In altre parole, Currie si domanda perché gli Stati Uniti continuino a seguire strategie di carcerazione che non servono a nulla. La sola risposta che Currie può trovare per la sua domanda è che gli Stati Uniti non considerano i risultati della ricerca. Questa è una risposta stupefacente che mostra solo come i "liberals" siano capaci di aggirare le implicazioni di una tale domanda. Qui si tratta di un sistema che sperpera 74 miliardi di dollari in un anno e Currie pensa che questo accade semplicemente perché non si trova nessuno che riesca a spiegare al governo le conclusioni a cui è arrivata la ricerca.

E' necessaria una risposta più realistica.

Currie e molti altri si fermano e non vanno oltre perché non mettono in discussione che lo scopo del sistema di giustizia criminale sia quello di prevenire il crimine. Citiamo allora un altro "liberal" esperto di riforme della "giustizia criminale", Norval Morris, professore di legge all'Università di Chicago che ha scritto critiche eccellenti e libri per il CJS: "L'intero movimento "law and order" è nei fatti contro i neri e contro le classi subalterne. Non si tratta di una cosa intenzionalmente progettata, ma nei fatti è così." (42) Così, anche secondo a Morris, la direzione del CJS è un puramente casuale.

Se le critiche liberal al CJS invece che girare attorno al problema e domandarsi perché il CJS fallisca nei suoi scopi, si domandassero quali scopi può avere un sistema come questo, allora potrebbero trovare una risposta. Nella Tavola 4 abbiamo riassunto le caratteristiche del CJS così come le abbiamo evidenziate sopra:

Tavola 4. Caratteristiche del sistema della "giustizia criminale"

  1. Il processo di incarceramento di massa è cominciato nel 1972.
  2. Il CJS spende molti miliardi di dollari ogni anno per imprigionare milioni di persone.
  3. Le prigioni sono piene di gente di colore, di cui la maggior parte è Nera.
  4. Il sistema non previene il crimine.
  5. Il sistema non riabilita nessuno.
  6. Ci sono molte altre misure di prevenzione del crimine.

E' evidente che un sistema con queste caratteristiche non serve alla prevenzione del crimine, ma ha invece come scopo principale quello di controllare la gente di colore. Occorre ricordare gli eventi che hanno preceduto la crescita del tasso di carcerazione, cominciata nel 1972: lo sviluppo del programma COINTELPRO del F.B.I.; l'assassinio di decine di leader del Movimento Nero di liberazione e l'imprigionamento di altre centinaia; l'assassinio di George Jackson il 21 agosto 1971; la ribellione di Attica dal 9 al 13 settembre 1971. Proprio alcuni mesi più tardi, il tasso di carcerazione ha cominciato a muoversi rapidamente verso l'alto e non si è ancora arrestato. Inoltre il 1972 è stato anche l'anno in cui è stata aperta la prima Unità di Controllo nel Penitenziario di Marion.

Se prendiamo in considerazione questo contesto storico assieme alle statistiche su crimine e carcerazione e consideriamo il crescente razzismo che permea la società Americana, diventa chiaro che l'ipotesi che le prigioni siano istituzioni finalizzate al controllo della gente di colore è molto più verosimile di quella che le prigioni siano finalizzate alla prevenzione del crimine. Infatti a difesa di questa seconda ipotesi ci sono solo le asserzioni dei politici e di chi dirige il sistema carcerario.

E' importante elaborare questo concetto. Non c'è nessuna prova che le prigioni prevengano il crimine. Ci sono al contrario molte prove, molte di più di quelle che sono state scritte sopra, che le prigioni non prevengono e non possono prevenire il crimine. Insomma ogni seria analisi della storia della prigionia ne evidenzia la stessa necessità storica: le prigioni, così come ogni altro sistema di punizione, sono funzionali al controllo sociale e non al controllo del crimine. Per esempio nel 1939 Rusche e Kirchheimer hanno scritto un libro molto importante in cui dimostrano che storicamente i sistemi di carcerazione non sono che semplici riflessi dei sistemi economici. La prigionia non ha nulla a che vedere con le prevenzione del crimine ed invece è strettamente connessa con i rapporti di produzione (43). Foucault, nel suo libro "Sorvegliare e Punire", ha dimostrato che l'evoluzione dei sistemi statali di punizione ha poco a che fare con il crimine e molto invece con la difesa del potere dello stato:" si potrebbe supporre che la prigione, e in generale ogni forma di punizione, non è diretta eliminare i reati, ma piuttosto a distinguerli, distribuirli, usarli" (44) o: "siamo consapevoli di tutti gli inconvenienti della prigione, e di quanto essa sia pericolosa, se non inutile. E ancora non si riesce a 'vedere' un'alternativa. La prigione è una soluzione detestabile, di cui non sembra possibile fare a meno" (45).

Il CEML crede che una delle funzioni principali della lotta per il progresso è quella di opporsi all'ideologia dominante. Se questo è vero, allora è significativo lottare per stabilire lo scopo reale del sistema della "giustizia criminale". Non è una lotta semplice. Molte pubblicazioni progressiste non mostrano nessuna comprensione del problema. Noi del CEML abbiamo spesso avuto contrasti con altri gruppi progressisti sulla parola d'ordine "Neppure una cella in più". Quando abbiamo domandato perché discordassero, ci hanno risposto che quello della criminalità è un problema serio che necessita di soluzioni. Noi non possiamo non essere d'accordo che quello della criminalità è un problema serio e che necessita di soluzioni. Ma le prigioni non hanno nulla a che fare con la prevenzione del crimine. E mai avranno a che farci. Fino a quando non si comprenderà e non si avrà il coraggio di sostenere il concetto che c'è bisogno di soluzioni reali e non di diversivi che non sono null'altro che attacchi razzisti alla gente di colore, la società non farà un passo in avanti.

Questo ci dà una ragione in più per combattere contro l'isteria della "law and order" e contro l'uso razzista della prigionia nella nostra società. Piuttosto che sprecare le risorse e le energie sociali per sostenere la strategia fallimentare dell'imprigionamento massiccio dovremmo seguire, invece, quelle strategie che permettono di costruire una società veramente umana e in questo modo prevenire il crimine. Queste strategie includono la lotta contro la supremazia bianca e contro la povertà per edificare un sistema economico funzionale alle necessità umane e non alle esigenze degli sfruttatori. Ad una nazione di prigionieri dobbiamo contrapporre una nazione di esseri umani.

Comitato per la chiusura della sezione di massima sicurezza
del carcere di Marion

P.O. Box 578172 - Chicago, IL 60657-8172 - (312) 235-0070

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NOTE BIBLIOGRAFICHE

1 David J. Rothman. The Crime of Punishment. New York Review of Books, 17 febbraio 1994, p 34-38.

2 New York Times, 28 ottobre 1994, p 1.

3 Proiezioni basate sul "Sourcebook of Criminal Justice Statistics", 1993, Washington, D.C.: Bureau of Justice Statistics, Section 6, 1994.

4 Statistical Abstract of the United States, 1992, Washington, D.C.: Bureau of the Census, 1993.

5 New York Times, 1994; Sourcebook, p 600.

6 Marc Mauer, Americans Behind Bars: A Comparison of International Rates of Incarceration, The Sentencing Project, Washington, D.C. 1991.

7 Al fine di permettere un confronto internazionale Mauer ha usato la percentuale dei reclusi nella case di correzione sommata a quella dei reclusi in prigione, dal momento che in molti paesi non si fa distinzione tra questi due gruppi. In questo caso parliamo di "tasso di carcerazione". Negli Stati Uniti ci sono distinzioni importanti tra case di correzione e prigioni e nelle statistiche di solito si utilizza solo il numero di chi è in prigione. In questo saggio adottiamo questa convenzione e chiamiamo le percentuali così costruite "tasso di imprigionamento".

8 Marc Mauer, Americans Behind Bars: One Year Later, The Sentencing Project, Washington, D,C. 1992.

9 Marc Mauer, Americans Behind Bars: The International Use of Incarceration, 1992-93, The Sentencing Project, Washington, D,C. 1994.

10 [ibid]

11 Mauer, 1994

12 Patrick Langan and Lawrence Greenfield. Prevalence of Imprisonment. Washington D.C.: US Department of Justice, 1985.

13 Chicago Tribune, September 23, 1990, p 1.

14 Jerome G. Miller, Search and Destroy: The Plight of African American Males in the Criminal Justice System, Alexandria, VA: National Center on Institutions and Alternatives, 1992.

15 Jerome G. Miller, Hobbling a Generation, Alexandria, VA: National Center on Institutions and Alternatives, 1992.

16 Belmont, CA: Wadsworth Publishing Company, 1993.

17 Ibid, p 161

18 James Austin and Barry Krisberg, Press Release, NCCD, San Francisco, CA, 1994

19 Sourcebook, p 2-3.

20 Mauer, 1994

21 Austin e Krisberg, 1994. E' interessante notare come tutti questi costi siano sottostimati dal momento che non viene considerata la diffusione di AIDS e TBC nelle prigioni USA.

22 Chicago Tribune,14 ottobre 1994, p 7.

23 Lynn S. Branham, The Use of Incarceration in the United States, American Bar Association, 1992, p 21-22.

24 Heather Bruce. "Clinton disburses domestic violence grants". The Boston Globe, 22 marzo 1995, page 21.

25 Sourcebook, p 247, 352.

26 Morbidity and Mortality Weekly Reports, Vol 41, maggio 1992

27 James Austin and Marc Mauer, "Crime Explosion" is a Myth. USA Today, 27 gennaio 1994.

28 Sourcebook, p 247.

29 Sourcebook, p 352.

30 L'UCR riporta il numero di crimini per 100.000 abitanti. Il NCVS il numero di crimini per 1.000 abitanti oltre i 12 anni. I dati, quindi, non sono comparabili.

31 James Austin and John Irwin. Does Imprisonment Reduce Crime? San Francisco: National Council on Crime and Delinquency, 1993, p 5.

32 Petersilia Joan. Building More Prison Cells Won't Make a Safer Society. Corrections Today, 1992, p 170-171.

33 Edna McConnell Clark Foundation. Americans Behind Bars, New York, 1992.

34 Elliott Currie. Confronting Crime. New York: Pantheon Press, 1985, p 76-81.

35 Cristy Visher. Incapacitation and Crime Control: Does a Lock 'Em Up Strategy Reduce Crime? Justice Quarterly, 4, 513 - 543, 1987, p 519.

36 Currie, Confronting Crime, p 349-350.

37 Morris Thigpen. The Atlanta Constitution, June 26, 1989.

38 Jill Smolow. Lock 'Em Up and Throw Away the Key. Time, February, 7, 1984 p 55.

39 The 1993 Criminal Justice Crisis Index, Washington, D.C., Justice Fellowship, 1993, p 10.

40 Currie, Confronting Crime

41 ibid, p 18

42 Los Angeles Times, 22 aprile 1990.

43 G. Rusche and Otto Kirchheimer. Punishment and Social Structures. New York: Columbia University Press,1939.

44 Michel Foucault. Discipline & Punish. New York: Vintage Books, 1979, p 272.

45 ibid, p 232.

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