QUADERNI
DI CONTROINFORMAZIONE N.9 - FEBBRAIO 1995 |
U.S.A. E COMUNITÀ
NERA
INTERVISTA A DHORUBA
(a cura di Bill Weinberg)
Intervista a Dhoruba Bin Wahad, ex militante
della direzione del Black Panther Party, rimesso in libertà nel
1990 dopo 19 anni di carcere e che ha rinnovato il proprio impegno politico
all'interno della comunità afroamericana.
(versione
inglese)
Ex membro del BPP (Partito delle Pantere
nere) Dhoruba Bin Wahad (il cui nome all'anagrafe è Richard Moore),
dopo aver passato 19 anni in prigione, è stato liberato nel 1990.
Un giudice dello stato di New York ha infatti riscontrato la soppressione,
per mano dell'FBI, di prove che gli avrebbero consentito di essere scagionato
dall'accusa di tentato omicidio ai danni di due poliziotti, un'accusa
mossagli nel 1971.
Dopo il suo rilascio è tornato a
fare politica militante, impegnandosi in particolare contro la "Guerra
alla droga". Insieme all'organizzazione "Black Coalition on
Drugs" (Coalizione nera sulle droghe) da lui fondata si batte per
la depenalizzazione e per l'affermazione di strategie di "riduzione
del danno". Dopo 19 anni di carcere (sette dei quali in isolamento)
Dhoruba non ha scuse né rimpianti. Lo abbiamo intervistato dopo
che aveva parlato all'assemblea "Cures not Wars" tenutasi a
New York il 6 maggio di quest'anno. All'intervista ha assistito anche
il fotografo John Penley.
Hai visto il film Panther? (Un film
sulla storia del BPP non ancora uscito in Italia, NdT) Che cosa ne pensi?
Sì, l'ho visto. È chiaro
che tutti quelli che hanno una coscienza politica odiano il film. Personalmente
l'ho collocato nel contesto della mia esperienza piuttosto che in quello
attuale in cui viviamo, e quindi connesso alla coscienza degli afro-americani
e del popolo in generale sulle alternative rivoluzionarie. Una delle cose
che oggi si fa fatica a capire è come nei fatti l'analisi rivoluzionaria
sia stata eliminata dal dibattito sui problemi che influenzano la vita
delle persone. Sono molto poche le alternative rivoluzionarie presenti
nel dibattito sui problemi. Naturalmente questa è una conseguenza
diretta del COINTELPRO (programma di controrivoluzione preventiva attuato
dalle forze repressive USA nei primi anni '70 ai danni delle organizzazioni
rivoluzionarie e in particolare del BPP, NdT). Questo programma dell'FBI
ha effettivamente mutato lo scenario politico di questo paese delegittimando
la militanza, la coscienza rivoluzionaria. E lo ha fatto criminalizzando
i rivoluzionari e il movimento, un processo di criminalizzazione tuttora
in corso nella comunità afroamericana.
Parliamo, per esempio, della "Guerra
alla droga". Il volto di questa guerra è quello degli afroamericani,
dei latini. È il volto della gente di colore, dei cosiddetti "criminali",
che sono l'obiettivo di questa guerra. E questa immagine, questa illusione,
viene perpetrata dai mass media che giocano sulle emozioni della gente
per ottenere sostegno alla guerra stessa. C'è, per esempio, il
nuovo termine di "narcoterrorista" che combina la paura di un'America
libera dalla droga con l'immagine di persone che odiano l'America e che
vogliono uccidere gli americani. E il volto del "terrorismo"
è generalmente quello dei fondamentalisti islamici o dei rivoluzionari
stranieri. Naturalmente la capacità dello stato di controllare
la democratizzazione della tecnologia discende direttamente dalla sua
capacità di ottenere dalle masse l'appoggio alla loro stessa repressione
attraverso la creazione di nemici stranieri o interni.
Cosa intendi per "democratizzazione
della tecnologia"?
A causa dei grossi progressi tecnologici,
realizzati soprattutto nel campo dell'organizzazione dell'informazione
attraverso computer e media elettronici, questa tecnologia è facilmente
accessibile a tutti. Ognuno può comprarsi un PC e un CD ROM e accedere
ai livelli di informazione più sofisticati del mondo. Si può
avere accesso alle banche-dati degli elaboratori, una cosa impensabile
fino a 20 anni fa. I giovani, che crescono in una società sempre
più dipendente dall'informazione, se hanno questo tipo di accesso,
potrebbero cominciare a pensare in maniera autonoma e cercare altre persone
che la pensino allo stesso modo.
Tutto ciò appare chiaro nell'uso
che che la destra fa di Internet. Fabbricavano ordigni esplosivi su Internet!
Questa tecnologia significa anche che tutte le persone del mondo possono
scambiarsi informazioni e avere accesso allo stesso tipo di informazioni.
Informazione vuol dire intelligenza, capacità di prendere decisioni
intelligenti.
D'accordo, ma come viene controllato
questo processo di "democratizzazione della tecnologia"?
Il controllo viene esercitato in molti
modi. Hai sentito quanto si è blaterato del Clipper chip? Sappiamo
che la tecnologia è lo strumento moderno con cui i ricchi utilizzano
la forza-lavoro dei poveri per estorcere ricchezza. La tecnologia è
molto importante in campo repressivo. È molto importante per la
capacità, da parte dello stato, di controllare il suo ampio apparato
burocratico. Lo stato quindi è completamente dipendente dalla tecnologia
e, naturalmente, è un'emanazione dei ricchi. Perciò stanno
cercando di controllare chi ha accesso ad informazioni di un certo tipo.
Vogliono varare nuove leggi sulla libertà di parola nell'era elettronica.
È evidente che quando si può accedere ai conti correnti
o ai files delle aziende nascono problemi di sicurezza. Stanno passando
dai soldi alla plastica per avere sistemi di identificazione più
efficienti. Vogliono un numero universale, quello della Previdenza sociale
probabilmente: stanno condizionando l'accesso della gente ad alcune risorse
di base all'imposizione di un determinato processo elettronico.
Non vorrei sembrare una persona terrorizzata
dalla tecnologia, perché non lo sono. Sto semplicemente dicendo
che la gente non si rende conto che l'organizzazione dell'informazione
è un fenomeno rivoluzionario che è in corso proprio adesso,
mentre noi stiamo parlando e che finché l'informazione viene gestita
da un sistema che, storicamente, ha utilizzato le sue forze militari e
di polizia, e ogni altro strumento a sua disposizione, per controllare
la gente, per usurparne i diritti, la terra, la vita, dovremmo essere,
quanto meno, molto diffidenti verso questo processo, metterlo in discussione.
E questo sta accadendo a più livelli e in forme molteplici.
Non sarebbero stati in grado, per esempio,
di creare Robocop se non ci fosse stata una giustificazione per farlo.
La "Guerra alla droga", la guerra al cosiddetto "terrorismo"
è riuscita a stornare milioni di dollari che sono andati a finire
nell'industria di difesa degli USA e di altri stati-nazione europei, negli
apparati repressivi e di sicurezza. Basti ricordare i miliardi di dollari
spesi durante la Guerra fredda per fabbricare la bomba atomica e gli apparati
di sicurezza ad essa connessi. Nel frattempo, in tutte le nazioni del
Terzo mondo, governano regimi reazionari legati a stati-nazione europei
(come gli USA, la Francia, la Gran Bretagna), che stanno applicando politiche
di genocidio contro il loro stesso popolo ed esaurendo le loro risorse
naturali per mantenere un certo livello economico nelle nazioni sviluppate.
Questo accade fra Nord e Sud, fra ricchi e poveri, questo è il
punto. Una parte sempre maggiore di politica nazionale viene trasferita
nella politica estera statunitense in termini di cultura, di addestramento
militare e di polizia, nello sviluppo di infrastrutture e istituzioni;
stanno tutti cominciando a imitare il modello di stato-nazione europeo.
E, naturalmente, a tutto ciò si associa l'idea che potenzialmente
tutti i cittadini sono dei sovversivi.
Cosa c'entra questo con il film?
Il film Panther, senza fare una ricostruzione
accurata del BPP, mostra però la brutalità e il razzismo
della polizia e come questa agiva, al di fuori della legalità,
perché aveva il mandato di terrorizzare la comunità afroamericana.
E mostra che noi abbiamo affrontato tutto ciò organizzando le nostre
comunità sui problemi quotidiani della gente. Noi abbiamo dimostrato
che eravamo pronti a tener duro contro questo tipo di repressione e, se
necessario, anche a uccidere per difendere i nostri ideali. E, terzo,
che le droghe pesanti, l'eroina, sono state introdotte nella comunità
afroamericana per motivi politici, per controllare, deviare e, infine,
bloccare lo sviluppo della coscienza rivoluzionaria. Questi tre messaggi
vengono fuori in maniera chiara nel film. E sono queste le ragioni per
cui l'ho apprezzato.
Quello che il film non mostra è
che lo sviluppo della coscienza rivoluzionaria avrebbe inevitabilmente
significato diventare oggetto della politica repressiva dello stato. E,
una volta avviato questo meccanismo, tutto diventa lecito. Per farlo hanno
in primo luogo criminalizzato il BPP nell'opinione pubblica bianca in
modo che si pensasse che, al meglio, la polizia era in difficoltà
e che, quindi, non si criticasse troppo il suo operato. E questo, naturalmente,
sfrutta la mentalità razzista che è alla base di questa
società, soprattutto fra i maschi bianchi in relazione ai neri
e ai maschi neri.
Quando, per esempio, si verifica un episodio
come quello di Rodney King la giuria può assolvere quegli individui
perché fa questo ragionamento: "Cosa volete: era un nero bello
grosso, e non ne voleva sapere di mettersi giù, la polizia era
in difficoltà e ha dovuto fare quello che ha fatto altrimenti come
sarebbero sopravvissuti nel loro ghetto, e allora?". Se ci si rende
conto che loro combatteranno contro queste condizioni con ogni mezzo necessario,
questo vuol dire che alcuni di voi saranno accusati ingiustamente, assassinati
e costretti all'esilio.
Quello che è successo a te.
A me, a Mumia Abu Jamal. È per questo
che Mumia si trova ora nel braccio della morte. Così siamo arrivati
a parlare di un'altra questione: quella della pena di morte in questo
paese. E se affrontiamo seriamente questo problema - perché viene
comminata e a cosa serve - possiamo solo giungere alla conclusione che
la pena di morte non protegge i cittadini, al contrario, legalizza l'assassinio
di cittadini sotto la maschera della protezione e del rispetto della legalità.
Negli stati in cui esiste la pena di morte il tasso di omicidi non è
diminuito in maniera sostanziale; ciò nonostante il nuovo "Omnibus
Criminal Statute" aumenta in maniera significativa i reati punibili
con la pena di morte. Il potere punisce con la morte la lotta degli oppressi
- quando questa viene definita "terrorismo" - per intimidire
coloro che si battono contro l'oppressione. Questo è quello che
succede: ti mettono sulla sedia elettrica o ti praticano un'iniezione
letale.
La gente sta iniziando a partecipare a
questa follia. Con le nuove elezioni del Congresso c'è stata negli
USA un'avanzata della destra, con la banda di Newt Gringich. Questo evidenzia
come la gente di questo paese, e soprattutto i bianchi, sia completamente
in balia delle macchinazioni dello stato di sicurezza nazionale. Stanno
creando una società che ha perso ogni rapporto con la democrazia,
se mai ne ha avuto. Proprio ieri, sul giornale, Giuliani tesseva le lodi
di Mussolini!!
Sì, certo, l'ho letto. Ha incontrato
un politico italiano neofascista apertamente nostalgico di Mussolini e
lo ha difeso di fronte alla stampa.
Ti immagini cosa sarebbe successo se il
sindaco Dinkins avesse parlato bene di Idi Amin? Se avesse detto che,
se non altro, sotto il suo regime, gli africani gestivano le proprie risorse
perché aveva cacciato tutti i non africani... Te lo immagini? Quello
che voglio dire è che nessuno percepisce più queste cose
come contraddittorie.
Hai scontato 19 anni di carcere per
il tentato omicidio di due poliziotti a New York. Nel frattempo, però,
sono emerse nuove prove che hanno chiarito che si trattava di una montatura.
Quale è adesso la tua situazione a livello giudiziario?
Queste prove sono venute alla luce dopo
che abbiamo lottato a lungo per dimostrare la mia innocenza. Quattro anni
dopo la mia cattura, nel 1975, ho presentato appello a un Tribunale federale
nel Distretto sud di New York City. Allora erano in corso le udienze del
Church Committee in relazione agli eccessi commessi dal governo dopo il
Watergate e cose simili e si venne a sapere che esisteva un grosso progetto
dell'FBI (il COINTELPRO) contro la comunità negro-africana, e in
particolare contro il BPP. Quando lo scoprii - e sapendo naturalmente
che ero innocente - pensai che l'FBI doveva avere anche il mio caso e
presentai perciò la mia istanza. Hanno menato il can per l'aia
per 5 anni e poi nell'80 il giudice federale ha ordinato all'FBI di consegnare
tutti i documenti relativi alla mia persona e al BPP di New York. Consegnarono
300.000 pagine e, dopo attenta lettura, scoprimmo materiale che mostrava
che avevano lavorato con il Dipartimento di polizia di New York passo
dopo passo e che, nei momenti cruciali dell'indagine sulla sparatoria,
erano stati presenti e che avevano ricevuto le stesse informazioni. Ma,
a differenza della polizia di New York, non fecero finta di aver perso
le loro informazioni poiché avevano bisogno che fossero accurate.
E così entrai in possesso di alcuni di questi documenti che erano
pesantemente espunti e cancellati. Dopo aver lottato per ogni omissione,
ottenemmo prove sufficienti a riaprire il caso e a rovesciare la mia condanna.
Il processo durò 3 anni alla fine dei quali, nel 1990, fui liberato.
Sono l'unico membro della direzione del BPP che è riuscito a ribaltare
una condanna basata su prove ricevute dal COINTELPRO.
Ci sarà un nuovo processo?
No, si sono arresi.
Come sta andando la tua richiesta di
risarcimento? Sei sempre in causa contro l'FBI e la direzione penitenziaria
dello stato di New York?
Sì, anche loro stanno cominciando
a cedere.
Pensi che pagheranno?
Penso di sì.
Come sei sopravvissuto a 19 anni di
carcere?
Shawshank redemption (ride).
Non ho visto quel film.
E' un buon film. Come sono sopravvissuto?
Facendomi coraggio, amico mio. "Bevendo molta acqua e camminando
piano" è così che si dice là dentro. Sono sopravvissuto
concentrandomi sulla lotta, su quello che accadeva fuori.
In una scena del film Panther, le pantere
compiono un raid in un laboratorio per la raffinazione di eroina. Hai
partecipato a episodi di questo genere?
Sì, c'era un posto ad Harlem dove
l'eroina veniva raffinata con il consenso della polizia e con i loro soldi.
Noi, il BLA (Esercito di liberazione nero) - la comunità nera clandestina
- portavamo avanti una campagna contro l'eroina. Molti miei amici d'infanzia
del Bronx erano spacciatori di eroina e sapevano che quello che facevano
indeboliva la comunità nera, sapevano che era sbagliato, ma erano
interessati solo ai soldi. E perciò l'unico modo con cui potevi
parlare con quella gente era usando il solo linguaggio che capivano: e
quelli capivano la violenza, l'intimidazione, il controllo del territorio.
Con loro portammo avanti una lotta di quel tipo; naturalmente, erano spalleggiati
dalla polizia.
Cercammo quindi di identificare i posti
dove facevano i loro movimenti, dove raffinavano l'eroina e li facemmo
fuori. Evidentemente si trattava degli spacciatori più odiosi:
era un'azione che doveva servire da esempio. Non posso entrare nei dettagli.
La polizia usava gli spacciatori contro i militanti neri clandestini.
Dicevano a quella gente: senti, se non ci dai quello che vogliamo puoi
scordarti di spacciare roba da queste parti. È così che
usavano la loro rete di spacciatori e informatori per ottenere informazioni
sul BLA.
Questo atteggiamento non è in contraddizione
con il rapporto che il governo ha storicamente tenuto verso l'eroina e
le droghe pesanti. Basta ricordare la guerra in Vietnam, le guerre segrete
in Laos e Cambogia dove gli USA foraggiavano i "signori della guerra"
del nord, molti dei quali erano rinnegati del Kuomintang fuggiti dalla
Cina popolare. Questi portavano l'oppio ai laboratori di raffinazione
di Hong Kong e poi inviavano quell'eroina negli USA e nella comunità
nera. E questo fu successivo ai contatti iniziali con Lucky Luciano e
con la mafia italiana intessuti durante la Seconda Guerra mondiale. Luciano,
in cambio della propria libertà e di carta bianca nella riorganizzazione
della mafia siciliana, promise agli Stati uniti che non avrebbero avuto
vertenze sindacali con i portuali e che avrebbero creato una loro rete
clandestina nell'eventualità di un'invasione statunitense dell'Italia
dalla Sicilia. E nel dopoguerra, naturalmente, sappiamo tutti che il racket
ha ottenuto una grande quantità di beni di guerra in eccesso, che
si sono ingrassati con il Piano Marshall in Italia, così come fecero
in Germania gli industriali che avevano collaborato col nazismo, gente
come i Krupp, i Farben. È quindi logico che la polizia lavorasse
fianco a fianco con gli spacciatori di eroina nella comunità nera.
Queste azioni contro gli spacciatori
di eroina sono state quindi eseguite dal BLA nel 1971. A New York il BLA
è stato fondato da elementi che avevano militato nel BPP?
Sì. Il BLA è sorto a seguito
di una scissione nel BPP, una scissione politica alla quale, tuttavia,
hanno contribuito anche il COINTELPRO e, per altri versi, la tossicodipendenza
da cocaina di militanti come Huey Newton e David Hilliard. Il COINTELPRO
riuscì a mettere a fuoco i punti deboli della direzione, e che
poi condussero alla scissione. In assenza del coinvolgimento del governo
e di una notevole dose di paranoia da parte della direzione del partito,
forse la spaccatura avrebbe potuto risolversi. Ma per la presenza di queste
forze, le contraddizioni non vennero risolte e il partito si scisse. A
quel punto il governo si diede a perseguire la frazione più militante,
quella che faceva capo a Eldrige Cleaver, attiva prevalentemente nella
parte orientale degli USA. Questo segnò l'inizio del BLA.
La frazione del partito che operava invece
nella West Coast si impegnò sempre più sul terreno elettorale
e, non sto scherzando, nel gangsterismo. Quando entrarono in politica
elettorale senza la prospettiva rivoluzionaria che avevamo noi della costa
orientale, fecero ricorso al gangsterismo. Bobby Seale e Elaine Brown
si misero in lizza alle elezioni e questo realmente costituì lo
sfondo per la prima elezione di un sindaco nero a Oakland. Non sto dicendo
che il loro coinvolgimento nella politica elettorale nell'area della baia
(di San Francisco) non abbia avuto un significativo impatto di rafforzamento
per la comunità nera della zona. Non penso sia mai stata mossa
questa critica. Ma non è un caso che, mentre facevano quella cosa,
erano coinvolti nel racket. Il partito perse ogni rapporto con l'organizzazione
alla quale avevo aderito, politicamente, ideologicamente, moralmente.
Parlaci del lavoro che stai portando
avanti in Africa.
Sto cercando di fondare un Istituto di
raccolta dati per lo sviluppo di una politica panafricana che, sinteticamente,
spera di mettere in pratica il principio di Kwame Nkrumah secondo cui
l'Africa, prima di realizzare l'unità economica, deve raggiungere
quella politica. Credo che una delle chiavi per organizzare la comunità
afroamericana qui sia organizzare gli africani dappertutto, in tutto il
mondo, intorno a una visione comune e a una percezione comune della loro
condizione. Sto quindi cercando di dar vita a un Istituto che sviluppi
politica, programmi e idee per riunire gli uomini della diaspora africana
di tutto il mondo.
In Africa abbiamo lo statuto di ONG. Stiamo
cercando di educare gli africani della diaspora e quelli del continente
a una lingua comune e a un'unica rete organizzativa, organizzando l'informazione
attraverso Internet. Sarà un istituto di raccolta-dati molto simile
all'Istituto RAND e a qualsiasi altra istituzione che studia i problemi
e offre soluzioni e analisi ai capi di governo e alle persone che, per
la loro posizione, sono in grado di trasformare queste politiche in programmi
concreti. Abbiamo, per esempio, un centro che studia i problemi politici,
sociali e geografici dell'Africa contemporanea e presenta le proprie conclusioni
ai diversi governi dell'OUA (Organizzazione per l'unità africana).
Dicci qualcosa di quello che stai facendo
qui, negli Stati uniti.
Collaboro alla "Campagna per la liberazione
dei prigionieri politici neri e di New Africa". Adesso stiamo raccogliendo
firme a favore di Mumia; finora ne abbiamo raccolto 2.000. Le invieremo
non solo al Governatore della Pennysilvania, ma anche al Presidente del
Sudafrica, Nelson Mandela, con cui siamo in rapporto, sperando di indurlo
a prendere posizione contro la pena di morte in generale e contro l'esecuzione
di Mumia in particolare.
Abbiamo anche iniziato a lavorare per mobilitare
i giovani di questa città all'interno di un movimento politico
indipendente. Al momento siamo ancora nella fase embrionale, ma ci sono
grosse potenzialità Pensiamo che sia arrivato il momento di costruire
un partito politico nero indipendente, ma anche una coalizione che trascenda
razza, classe e genere. La gente di questa città, che si tratti
di bianchi, neri, maschi, femmine, gay o eterosessuali, è pesantemente
oppressa. Siamo tutti soggetti al programma economico di Giuliani e Pataki,
che significa sussidi ai ricchi e soggezione delle classi subalterne.
Penso perciò che questa città sia pronta per un movimento
politico di massa, pronta per una sollevazione della base proletaria organizzata.
Credo che ci siano tutte queste potenzialità anche se molti di
noi, che si dichiarano militanti, non vogliono mettersi insieme e affrontano
la situazione in modi diversi.
Quale sarebbe l'atteggiamento di questo
partito verso l'ala sinistra del partito democratico, Dennis Ravera, Ruth
Messinger ecc.?
È evidente che un movimento politico
indipendente in questa città dovrebbe considerare il Partito democratico
e quello repubblicano come parte integrante dello stesso meccanismo. Sappiamo,
naturalmente, che nel Partito democratico ci sono dei progressisti bianchi,
neri e latini. E forse ci sono progressisti anche all'interno del Partito
repubblicano che hanno aderito a quella formazione politica pensando di
poterla modificare dall'interno. È possibile. Pensiamo anche, però,
che se sono davvero dei progressisti appoggeranno nel loro partito lo
stesso genere di programma che sosteniamo noi. E perciò l'esistenza
di un partito politico indipendente può solo rafforzare la loro
posizione nel Partito democratico o in quello repubblicano. Non li consideriamo
dunque come elementi che si escludono a vicenda.
Penso che i poveri e i neri vogliano dei
risultati. E non possono ottenerli dentro un'istituzione che, in definitiva,
è controllata da gente come Stanley Hill e altri opportunisti che
strappano stipendi da 100.000 dollari, che non hanno nessun rapporto con
le masse popolari. Credo che le comunità non vogliano più
essere rappresentate da quelle persone.
Hai parlato della militarizzazione che
viene imposta in nome della "Guerra alla droga". Quale tipo
di soluzione prospetti per il problema droga? Sei a favore della legalizzazione?
Sostengo la depenalizzazione perché
penso che sia nell'interesse del popolo nelle comunità afroamericane.
Mi sembra molto importante che la gente capisca come la "Lotta alla
droga" costituisca un pretesto politico alla repressione e come essa
si sia trasformata in una guerra all'America di colore. È importante
per noi capire che la militarizzazione condotta dal Dipartimento di polizia
nella nostra comunità negli ultimi 10 anni è stata gestita
in nome della "Guerra alla droga". E, in conseguenza di tale
guerra, c'è stata una significativa erosione dei diritti civili.
Dobbiamo capire che l'80-85 % dei detenuti nelle carceri del paese, soprattutto
in quelle federali, sono dentro per i cosiddetti reati connessi alla droga.
E dobbiamo quindi separare la giustizia penale dal problema droga. Abbiamo
bisogno di vedere il problema droga per quello che è.
Dobbiamo considerare i tossicodipendenti
come persone che hanno bisogno di aiuto. Essi non esistono nel vuoto sociale.
La maggioranza dei tossicodipendenti è assuefatta a droghe legali.
Sono le mogli di Stepford, l'impiegato che viene sottoposto a pressioni
quotidiane. Quindi il ricorso alle droghe per alleviare le pressioni sociali
e per affrontare la quotidianeità nelle società avanzate
è stata considerata una conseguenza del processo di alienazione
che dobbiamo cominciare ad affrontare.
Penso che la depenalizzazione abbia dimostrato
di funzionare in paesi come l'Olanda. È vero che quei posti presentano
una maggiore omogeneità, ma è vero anche questa omogeneità
si va perdendo e che anche l'Olanda è un paese abbastanza cosmopolita,
soprattutto nelle città. A mio avviso l'abbattimento dei confini
tradizionali in Europa e la creazione di un nuovo superstato stanno radicando
la consapevolezza che è impossibile risolvere il problema droga
solo con misure repressive. Si tratta di una questione molto più
complessa. Penso che gli Stati uniti abbiano bisogno di portare a termine
quel programma e che nella comunità afroamericana ci sia un consenso
sempre maggiore alla depenalizzazione. Il governo USA rimane coinvolto
nell'importazione di eroina e cocaina, ma la depenalizzazione diminuirebbe
i profitti.
Cosa ne pensi di Ibogaine, la pianta
africana psicoattiva che, a quanto pare, è in grado di bloccare
la tossicodipendenza?
Sono stato uno dei primi sostenitori nella
comunità afroamericana di una politica coerente per la diffusione
di Ibogaine. Credo che questa pianta possa fare quello che dice la gente,
e che appare in alcuni studi preliminari, e che quindi potrebbe essere
di grande utilità in un approccio olistico alla tossicodipendenza.
Parliamo di nuovo di depenalizzazione, stiamo parlando dell'uso di Ibogaine
in un contesto comunitario in cui è la comunità a definire
le cose da fare e il programma.
I costi attuali per disintossicare un tossicodipendente
ammontano a circa 7-10 mila dollari: questo solo per la disintossicazione
prima che si possa intraprendere un programma di recupero. Se Ibogaine
è in grado di bloccare la tossicodipendenza in uno o due trattamenti
e abbassare notevolmente il costo in denaro e tempo, questo significa
che potremmo togliere i tossicodipendenti dalla strada e sottoporli a
un programma di disintossicazione di una settimana - un programma sicuro,
basato su un approccio collettivo - e poi iniziare un programma di recupero
e reintegrazione.
Penso che l'idea della terapia su richiesta
sia una componente essenziale della depenalizzazione, come anche l'uso
di siringhe sterili. Tutte queste cose fanno parte di una mentalità
che ragiona in questi termini: "Bene, qui c'è un tossico di
lunga data e questo è quello che la comunità può
fare per lui; se vuoi liberarti dalla dipendenza fisica, possiamo farlo
e non devi diventare un tossico di stato mantenuto a metadone per il resto
della tua vita, d'accordo? Se però in questo momento non sei pronto
a fare questo passo, non te la senti di operare questo cambiamento, non
sarai arrestato solo perché sei un consumatore di droghe pesanti.
L'accesso a questo tipo di trattamento, l'uso di siringhe sterili, sono
tutte cose importanti.
Cosa ne pensi di gruppi come "Associazione
per un'America libera dalla droga" che, di fronte all'impennata nel
consumo di eroina, stanno portando avanti nel paese una campagna contro
la marjuana?
Si tratta di una campagna politica che
ha a che fare con il consolidamento della destra in questo paese. Poiché
la marjuana è una delle droghe più socializzanti, essa viene
usata in un ambito molto sociale. È anche la droga scelta da intere
generazioni di giovani che non sono interessati all'alcool né alle
droghe pesanti.
Bisogna capire che le droghe pesanti sono
state introdotte nella comunità nera in molti modi. C'è
stata prima di tutto l'eroina, poi la "polvere degli angeli"
che semplicemente faceva impazzire la gente e infine la cocaina, che nella
sua forma originale, esercitava un certo fascino e dell'attrattiva poiché
veniva associata al mondo delle stelle del cinema, della musica rock e
perché, per sniffarla, ci volevano molti soldi.
Fino al 1986 quando è arrivato
il momento del crack...
Sì, sono riusciti a ottenere un
derivato a poco prezzo, accessibile ai poveri, così come avevano
fatto con l'eroina. A differenza dell'eroina, però, il crack è
una droga che non crea uno stato stuporoso. L'eroina ti allontana dalla
realtà politica e ti mette in uno stato di stupore, ma l'eroinomane
non costituisce una minaccia tale da giustificare un esercito di polizia.
I consumatori di crack invece possono anche avere esplosioni di violenza
e questo fatto ha giustificato la militarizzazione della polizia.
E quindi criminalizzare l'erba corrisponde
alla criminalizazione di una certa fascia della società che ha
più coscienza, manifesta più ribellione e tende ad essere
più partecipativa e sociale. È evidente però che
ogni abuso di sostanze stupefacenti può creare dei problemi. Quando
parlo di depenalizzazione, parlo della necessità di affrontare
la tossicodipendenza come una malattia, una malattia che ha radici sociali
e familiari. Bisogna affrontarla esattamente così e non come un
fenomeno di criminalità. Ci sono aspetti terapeutici della marjiuana
e di altre droghe che sono validi, se si affronta la questione in questi
termini. Ma questo non accade oggi. Penso che debba cambiare l'atteggiamento
della gente. Se il fumatore di marijuana viene considerato un reietto,
egli non la userà dal punto di vista terapeutico né con
criterio. È un atteggiamento diverso.
Ci puoi parlare del tuo recente incontro
con la "Drug Policy Foundation"?
Penso che la DPF cominci a capire che questa
lotta deve avere una forte leadership e i suoi portavoce della comunità
afroamericana, in quelle comunità che sono colpite dalla "Guerra
alla droga". E credo che nella lotta che conducono questa componente
sia assente perché non hanno nessun rapporto con la comunità
afroamericana. Per questa ragione credo che la "Black coalition on
drugs" sia un elemento importante nell'intero contesto politico.
La "Black coalition on drugs"
lotta ancora per affermarsi. Siamo ancora alla ricerca di fondi, ma la
nostra idea di base è di mettere in pratica alcune delle cose di
cui abbiamo discusso, organizzando dibattiti e assemblee nelle nostre
comunità per capire meglio i problemi connessi alla droga, alla
criminalizzazione e a Ibogaine. La prima missione della Coalizione è
quella di educare il popolo nero. Conseguito questo risultato, dobbiamo
trovare degli strumenti che traducano questa educazione in pratica politica
e mobilitazione. E tutto questo deve essere contestualizzato all'interno
della realtà della comunità afroamericana e delle classi
meno abbienti di questa città. Dobbiamo unire militanti e personale
tecnico della comunità che cercano un veicolo per esprimere queste
idee. L'adesione alla depenalizzazione si rafforza mentre si chiarisce
sempre di più che la "Guerra alla droga" è un
imbroglio e che di fatto non funziona.
Mentre l'edilizia carceraria è
diventata una delle più grosse industrie americane...
E la gente, soprattutto i giovani, capisce
che c'è una guerra contro di loro... Credo che i neri siano confusi
dalla leadership politica attuale che sta ancora affrontando la transizione
da una leadership nera di vecchio stampo a una di tipo nuovo. In passato
il rapporto con i bianchi era molto importante; oggi invece non si può
più avere quel rapporto. Adesso l'unico rapporto che la nostra
Coalizione intrattiene con i bianchi è un rapporto ugualitario
con i bianchi progressisti. Non nascondiamo i nostri rapporti con "Cures
not Wars" né con i militanti bianchi che lottano contro l'esecuzione
di Mumia Abu Jamal.
Molti nazionalisti neri non vogliono
avere nulla a che fare con le organizzazioni bianche.
Lo capisco, ma dipende dal vecchio stile
di leadership. Prendiamo come esempio Jesse Jakson: è per questo
motivo che non ha credibilità. È chiaro che la sua capacità
di essere considerato un leader nazionale dipende dai rapporti che ha
con i bianchi. Il BPP fu però il primo a suggerire l'idea di una
"Coalizione arcobaleno" che originariamente era composta da
Chicanos, rivoluzionari bianchi, militanti portoricani e rivoluzionari
asiatici. Ci è sempre stato chiaro che i nostri alleati naturali
erano le comunità che avevano con lo stato i nostri stessi problemi,
comunità che non sono molto diverse dalle nostre in quanto a servizi,
infrastrutture economiche, trattamento da parte della polizia. E quindi
abbiamo sempre sostenuto che bisogna avere un rapporto sincero con i nostri
alleati e formare con essi delle coalizioni. Non crediamo nella politica
delle stanze segrete, la politica nella quale si fanno affari segreti
dietro porte chiuse. Siamo convinti che la leadership debba scaturire
dalla base, che il popolo debba essere capace di mobilitarsi, di acquisire
coscienza di sé. Contropotere, è di questo che stiamo parlando
e non di organizzare la gente dal vertice alla base. La borghesia nera
ha sempre agito così, organizzando dal vertice alla base. Un tempo
il clero nero organizzava dalla base verso il vertice perché era
esterno alle tendenze dominanti delle istituzioni bianche. Ma le cose
sono cambiate e il clero nero ha progressivamente acquisito una mentalità
verticistica. Le masse perciò sono rimaste sole e sono alla deriva
nell'era dell'informazione, prive di modem ecc.
Nel 1995 il movimento statunitense meglio
armato, più radicale e intransigente è di destra. Cosa ne
pensi del movimento delle milizie (bande paramilitari)?
Chi c'era sulla copertina di Soldier of
Fortune due settimane prima dell'attentato di Oklahoma? La milizia del
Michigan, con la didascalia "essi difendono l'America". D'accordo
Soldier of Fortune non è la vostra corrente principale, ma se si
analizza il sistema delle milizie, si scopre che, in gran parte, il movimento
è stato istigato e organizzato sotto la direzione della Federal
Emergency Management Agency (Agenzia federale per la gestione delle emergenze).
Queste bande sono una creatura del governo americano. Hai notato che Clinton,
persino dopo l'attentato di Oklahoma, era riluttante a condannare la milizia?
Ha detto: "Certo, hanno il diritto di marciare in uniforme il fine-settimana
e di portare armi e non dobbiamo dipingere nessuno alla stregua di quei
due criminali. Vi immaginate il Presidente degli USA che dice una cosa
del genere a proposito del BPP?
E tu pensi che la milizia abbia il diritto
di fare esercitazioni, di portare armi durante il fine settimana?
Non penso che sia questo il problema. Il
problema è che il clima creato dalla destra tradizionale, dai cosiddetti
conservatori al governo, dal grande capitale abbia accentuato questi comportamenti
dei maschi bianchi. Si definiscono "bianchi maschi incazzati con
visioni apocalittiche". Stanno semplicemente scusandosi per quella
merda.
La loro visione del governo USA, per esempio,
non è così folle. Solo che loro estremizzano e parlano di
truppe russe ai confini e di cose del genere. Ma la loro visione del governo,
dell'atteggiamento del governo verso le classi subalterne e il popolo,
non è tanto diversa dalla nostra e questo ci riporta alla mia idea
del passaggio dello stato-nazione europeo a modello di sicurezza nazionale
che considera tutti i cittadini potenziali sovversivi.
E cosa c'entra la milizia in tutto ciò?
C'entra esattamente come c'entrava il KKK
(Ku Klux Klan) durante la ricostruzione. Se ricordi in questo paese, durante
la ricostruzione, usarono i veterani che avevano perso la guerra dalla
parte dei Confederati, con la complicità di alcuni elementi dell'Unione,
per organizzare il KKK al fine di allontanare, con il terrore, il popolo
nero dalle urne, di riportare gli schiavi recentemente liberati in una
situazione di sottomissione ricacciandoli nelle piantagioni
Questo è il ruolo che svolsero e
marciarono in centinaia di migliaia su Washington.
In che cosa vedi l'analogia con il 1995?
L'apparato repressivo esattamente come
era coinvolto nel KKK, ora è coinvolto in queste milizie. I militari
appartenevano al KKK e ne addestravano i membri e sono coinvolti in queste
milizie - molti dei corpi speciali, come i SEALS, dei commandos speciali
che vengono indottrinati con la teologia statale di lotta al terrorismo.
Il rapporto dunque consiste nel fatto che, storicamente, quando hanno
dovuto terrorizzare la comunità afroamericana o le classi subalterne,
hanno lasciato mano libera alla destra e ne hanno usato le azioni per
giustificare la repressione della sinistra, dei poveri ecc., ecc. È
esattamente quello che stanno facendo ora.
Ci sono figure pubbliche che facevano
parte del KKK e che ora sono coinvolte nelle milizie.
Esatto; ed è un fenomeno che si
sta verificando in tutti gli stati-nazione europei; sta accadendo in Francia,
in Italia...
Con LePen e con la nostalgia del fascismo...
Certo. Avete visto cosa è successo
in Francia? LePen ha ottenuto il 20 % dei voti! E qual è il suo
programma? Una politica contro l'immigrazione. E qual è il programma
della milizia di destra qui negli USA? Che la gente di colore e la feccia
del Terzo Mondo stanno infiacchendo l'America. Qual è la posizione
di LePen sulla Francia? Che la Francia deve riaffermarsi come nazione
all'interno di una grande missione, che è la stessa visione fascista
che Hitler aveva della Germania. Di che cosa parla la destra negli Stati
uniti? Di riaffermazione dei valori tradizionali che hanno fatto grande
l'America. Non si tratta di coincidenze. Queste sono cose che stanno accadendo
in una logica che va a tutto vantaggio di una ben precisa elite sociale.
Perché i lavoratori bianchi, la cosiddetta "feccia bianca",
sono attratti dall'estrema destra? Qual era la componente maggiore che
appoggiava la schiavitù nel Sud prima della guerra di secessione?
La "feccia bianca" che nemmeno possedeva schiavi. Tuttavia l'esistenza
della schiavitù era l'unica cosa che li rendeva speciali. Diversamente
sarebbero stati schiavi.
Una delle cose di cui blatera la destra
è di come il governo stia facendo tutto il possibile per occuparsi
dei poveri, della gente di colore, per dare ai lavoratori neri e latini
escludendo i maschi bianchi. È lo stesso ragionamento che facevano
i bianchi poveri nel sud sulla schiavitù: "se si liberano
gli schiavi, cosa ne sarà dei bianchi di "rispetto"?
Il KKK fu necessario per questa ragione: per riportare i neri, con il
terrore, a uno stato di sottomissione.
Possiamo guardare all'attentato di Oakland
da più punti di vista. Se crediamo nelle teorie del complotto,
possiamo dire che si tratta davvero di uno spettacolare tonfo dei servizi
segreti americani. O possiamo forse dire che si è messo in moto
un meccanismo che poi è sfuggito al controllo, oppure che il governo
non c'entrava assolutamente niente perché non ha mai pensato che
gli serviva una giustificazione da parte della destra per fare quello
che farà al popolo americano. Penso che possano essere le tre cose
insieme.
Guarda ora come viene accettata la nuova
legislazione, quello che si sente dire è: se non si fanno passare
queste nuove leggi, saremo esposti al terrorismo. Ma prendiamo come esempio
Israele, uno stato completamente militarizzato dove non sono comunque
riusciti a impedire attacchi contro i loro civili. E allora cosa pensano
di fare gli Stati uniti?
Opporsi contemporaneamente alla milizia
e alle misure antiterrorismo, che ufficialmente vengono adottate per reprimere
la milizia, sembra metterci in una posizione difficile...
Non credo che ci metta in una posizione
difficile se si capisce il ruolo svolto dall'estrema destra nel processo
di ridimensionamento dei diritti dei movimenti progressisti in questo
paese. Sappiamo che gli Stati uniti possono fare quello che fanno all'estero
usando strumentalmente la retorica dei movimenti di liberazione: definivano
i Contras "combattenti per la libertà". Si nasconderanno
dietro la retorica della liberazione, useranno la cultura degli oppressi
e la presenteranno come cultura americana. Perché dunque dovrei
farmi dei problemi nel definire la destra una parte integrante dell'apparato
maschile di sostegno dello stato di sicurezza nazionale?
Questi maschi bianchi delle aree rurali
vedono il governo USA come la personificazione della frustrazione della
loro vita. E la realtà è che il governo USA è nella
loro vita, nella nostra vita, contro i nostri interessi. Questa è
la realtà.
Cosa ne pensi dell'EZLN (Esercito zapatista
di liberazione nazionale) messicano?
Guarda il rapporto del Messico con gli
Stati uniti. C'è un movimento contadino dispiegato che sembra spuntato
dal nulla, di cui nessuno sapeva niente. Questo ci fa capire quanto fossero
stretti i rapporti con gli indios delle zone rurali.
Sempre di più nel Terzo mondo, e
in particolare in America Latina, assistiamo all'aumento della popolazione
di colore. Dopo la prima ondata di conquistadores europei la maggioranza
della popolazione è di nuovo di colore. Ogni stato dell'America
Latina è stato creato da coloni europei. Ogni stato, proprio come
il Sudafrica o lo stato di Israele. E in quasi tutta la storia dell'America
Latina solo chi assomigliava ai conquistadores di pelle chiara aveva posizioni
di potere, a tal punto che alcuni di essi avevano persino nomi tedeschi.
Adesso i discendenti di pelle chiara dei conquistatori stanno diventando
sempre più isolati. Stanno esaurendo le loro risorse con una intensità
straordinaria per conservare la loro posizione mentre i discendenti degli
schiavi africani o degli indios si stanno riaffermando, e riaffermano
i loro diritti e il loro status di maggioranza.
Gli Stati uniti parlano di democrazia,
ma che democrazia c'è per i bambini neri nelle bidonvilles brasiliane?
Che democrazia c'era per i desaparecidos del Cile e dell'Argentina? Lo
vediamo anche qui. Gli immigrati dall'America Latina sembrano sempre più
indiani.
E negli USA i bianchi diventeranno una
minoranza nell'arco di circa 25 anni se si mantengono questi livelli demografici...
Esattamente. E perciò l'unico modo
per i maschi bianchi per continuare a controllare tutto è attraverso
l'intero apparato dello stato-nazione europeo inteso come meccanismo per
trasferire ricchezza e potere a se stessi, anche se viene sovvenzionato
dalle masse popolari perché loro credono che serve a proteggerli
da un qualche nemico.
Cosa ne pensi del cosiddetto "gangsta
rap" e di gente come Tupac Shakur, figlio di una Pantera, ma che
ha evidentemente abbracciato una sorta di nichilismo?
Bisogna capire che il motivo per cui il
rap è tanto controverso è perché riflette la realtà
dei giovani proletari, una realtà che è arrivata a confliggere
con la borghesia nera, con i professionisti neri appartenenti alla classe
media che vogliono dipingersi come la parte dell'America nera che ha avuto
successo. La cultura è un terreno legittimo della lotta di liberazione.
Come il rock, agli inizi, era una musica di ribellione, una musica che
esprimeva il nichilismo dei giovani bianchi che ne avevano piene le palle
della tranquillità familiare borghese che non rifletteva l'orrore
che c'era al di fuori di quello steccato, capisci? Violenze e brutalità
verso i giovani oltre lo steccato.
Dove è nato il rap? La musica rap
è nata nel South Bronx, a Brownsville, a Harlem. C'erano dei ragazzi
che non sapevano dove andare, che non avevano un movimento a cui fare
riferimento dal momento che il BPP era stato distrutto e per i quali un
eroe non contava più di un panino al formaggio. Così hanno
cominciato a ritrovarsi nei giardinetti di quartiere o negli scantinati
di edifici vuoti e a registrare e a suonare quella musica oppure prendevano
i vecchi dischi dei loro genitori e li riarrangiavano creando un genere
musicale che fu prima attaccato perché transitorio, astruso. Ma
sono stati i maschi bianchi che controllavano l'industria discografica
a fare il gangsta rap (il tipo di rap dei 2 Live Crew, il rap misogino,
omofobico) il tipo di rap che era popolare. Non erano interessati al rap
positivo perché questo, per la maggior parte, esprimeva un sentimento
di identità nazionalista nera, rifletteva l'ideologia di organizzazioni
come il BPP, capisci? Questo genere di rap fu completamente ignorato.
Allo stesso tempo, però, godeva
di una grande credibilità nella comunità afromaericana,
fra i giovani. Molti DJ sono usciti da questo ambiente. Presi dalla strada,
dai club, gente come Red Alert e Dr. Dre. Alcuni di essi provenivano dalla
borghesia nera, ma molti venivano proprio dall'ambiente che ho descritto.
Ed erano i militanti - come me e altri - che avevano problemi con il rap
misogino, omofobico, con il rap reazionario e che hanno criticato i rappers
per questo. E fu solo dopo che i rappers hanno iniziato a rispondere in
maniera positiva, tirando fuori ritratti di Malcom X e del BPP, che la
borghesia nera ha iniziato a dire che non lo avrebbero sopportato più.
Il clero nero ha fatto manifestazioni contro il rap e alcune delle maggiori
stazioni radiofoniche nere come WBLS 107.5 - di proprietà di Percy
Sutton che fu avvocato di Malcom X ed è uno dei maggiori uomini
affari di questa città - hanno cominciato a trasmettere quello
che chiamano "soul classico", che era, capisci, la musica della
mia generazione. Una musica che non ha un messaggio politico, canzoni
d'amore, ballate e roba del genere.
Quale messaggio vuoi dare oggi ai ragazzi
di Bed Stuy e del Bronx?
Lo stesso messaggio lanciato dal BPP: che
si organizzino per difendere a tutti i livelli l'integrità della
comunità afroamericana e che comprendano che la violenza fa parte
dell'America come la torta di mele... Che devono organizzare la capacità
della comunità di condurre nel proprio interesse la violenza rivoluzionaria.
Dico che finché non riusciamo a controllare i corpi repressivi
che ci brutalizzano e ci assassinano, dobbiamo affrontare a quel livello
l'attacco razzista.
E qual è il tuo messaggio ai
bianchi che leggeranno questa intervista?
Devono capire che lo stato-nazione europeo
in cui vivono considera tutti i cittadini come suoi nemici e che, se non
bloccano il processo di consolidamento di queste forze dei ricchi che
controllano lo stato, che stanno decidendo le coordinate del dibattito,
che stanno sempre di più ledendo i nostri diritti, se non si svegliano
e affrontano questi problemi saremo tutti sottoposti allo stesso tipo
di repressione e di controllo. Fascismo non è solo una parola,
è l'organizzazione del potere dello stato e del capitale finanziario
in un sistema che controlla ognuno di noi.
(Il testo di questa intervista è
stato ricevuto tramite la mailing list (ats-l@burn.ucsd.edu) del collettivo
canadese 'Arm the Spirit'. La fonte: "The Shadow" via Mediafilter's
WWW pages: http://Mediafilter.escape.com)
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