QUADERNI DI CONTROINFORMAZIONE N.1 - FEBBRAIO 1995

MUMIA ABU JAMAL
UNA MOBILITAZIONE NECESSARIA

Raccolta di materiali contro l'esecuzione del militante rivoluzionario nero rinchiuso da 13 anni nel braccio della morte.

La spinta delle forze reazionarie americane sta accelerando i tempi dell'esecuzione del militante rivoluzionario Nero Mumia Abu Jamal, condannato alla sedia elettrica e da 13 anni detenuto in un braccio della morte in Pennsylvania. Una proposta di mobilitazione internazionale arriva dai prigionieri politici Usa. Un'occasione per riaprire il dibattito e l'iniziativa sulla controrivoluzione, sulle sue strategie contro la classe e contro le avanguardie rivoluzionarie.

LETTERA APERTA DAL CARCERE DI LATINA

Cari Compagni e Compagne.

I tempi per l'esecuzione di Mumia Abu Jamal, militante rivoluzionario nero condannato alla sedia elettrica e da 13 anni in un braccio della morte in Pennsylvania, si sono accorciati e la pressione per la sua esecuzione si sta trasformando in una mobilitazione reazionaria direttamente gestita dalle forze di polizia e dalle lobbies politiche più forcaiole.

Dunque, anche sul piano della politica repressiva interna, gli Usa ancora una volta mantengono una posizione d'avanguardia nell'iniziativa antiproletaria e controrivoluzionaria: l'altra faccia del cosiddetto "nuovo ordine mondiale", la cui direttrice di marcia internazionale, in questi anni, è stata segnata da un ridispiegamento generale e generalizzato del dominio imperialista, in tutti i suoi aspetti e forme con cui viene confermato e imposto.

L'aggressione all'Iraq costituisce lo spartiacque che ha materializzato nella sua realtà di guerra il "nuovo ordine mondiale" (in tutta la sua provvisorietà, beninteso), affermando nella pratica quel "diritto di ingerenza" che ha sviluppato e definito meglio il suo significato con l'invasione della Somalia, di Haiti, con l'iniziativa stabile nel Medio Oriente, nei Balcani, nelle due Coree. E questo è, più o meno completo, il quadro della mobilitazione imperialista che vede direttamente coinvolti gli Usa con un ruolo di punta.

"Dietro le linee" dell'imperialismo, ovvero ciò che concerne lo scontro entro le sue frontiere interne, il dispiegamento politico-militare ha riguardato lo scontro tra stato Usa e proletariato delle nazionalità oppresse, la storica spina nel fianco del bastione della controrivoluzione internazionale. Ciò che negli anni '50 passava attraverso la "caccia alle streghe" della commissione anticomunista McCarty; ciò che negli anni '60 e '70 passava attraverso i piani federali Cointelpro (che sotto la direzione del mastino Hoover pianificarono e misero in atto infiltrazioni, guerra psicologica e l'eliminazione fisica dei principali dirigenti del Black Panther Party e delle organizzazioni del movimento nero, nativo-americane, etc., dando così inizio alla "guerra sporca" clandestina dello Stato nella metropoli imperialista), oggi passa attraverso un modello massificato che concentra e rilancia, non a caso sotto presidenza democratica, gli anni dei repubblicani Reagan e Bush.

Negli anni '60 un vecchio slogan diceva: "I democratici finiscono sempre ciò che i repubblicani hanno cominciato", e Clinton non è da meno.

Infatti, il "programma" attuale è basato sulla criminalizzazione di massa con l'allargamento dei reati passibili di ergastolo, la legge che assegna automaticamente l'ergastolo quando si cumulano tre reati, la proliferazione delle "unità di massimo controllo" (la prossima, di "nuovo modello", sarà inaugurata a breve in un carcere del Colorado), e con l'incremento della pena di morte tramite l'allargamento dei reati per cui è applicabile, e tramite l'accorciamento dei tempi e delle procedure di esecuzione.

In questo contesto, si sta predisponendo una mobilitazione di destra "dall'alto" che dovrebbe consentire all'amministrazione Usa l'esecuzione della prima condanna a morte di un militante rivoluzionario da almeno 50 anni a questa parte, dopo quella dei comunisti Ethel e Julius Rosenberg.

Come prigioniero politico da 13 anni nel Braccio della morte, Mumia Abu Jamal (ex membro del Black Panther Party, attualmente militante dei Move, organizzazione di base del movimento nero, da tempo nel mirino del FBI - ricordiamo il bombardamento delle loro case-comunità nel 1978 e 1985 - giornalista di punta, conosciuto come "la voce di chi non ha voce"), cristallizza nella sua lunga esperienza militante e nella sua instancabile attività attuale un filo rosso di lotta contro l'imperialismo "interno" Usa, un precipitato di esperienze di antagonismo organizzato e di coscienza rivoluzionaria. Lui come tutti gli altri prigionieri rivoluzionari: militanti neri, portoricani, nativi-americani, combattenti dello scontro interno tra impero Usa e nazionalità oppresse, che la borghesia imperialista Usa non è mai riuscita a vincere e che si è ulteriormente acuito con la nascita dei movimenti combattenti neri e portoricani, con la nascita della guerriglia antimperialista anche nella metropoli Usa. E' nello scontro aperto con questa realtà combattente che va collocata la contraddizione rappresentata dai prigionieri rivoluzionari per l'imperialismo Usa. E dunque, è nel significato politico di questo scontro, ora più che mai aperto, che va compresa la politica di annientamento nei loro confronti.

In questo può essere identificata la "minaccia" che Mumia costituisce - in quanto militante e in quanto condensato di esperienze di rottura con lo status quo amerikkano - per lo stato Usa, collocata nella pressione sempre meno controllabile degli antagonismi sociali (dai fuochi di Los Angeles in poi...) e nell'orientamento sempre più destroso e autoritario che va assumendo l'amministrazione e l'estabilshement Usa.

L'assunzione di una eventuale esecuzione di un militante rivoluzionario costituirebbe un salto di qualità (reazionario) nella gestione delle contraddizioni di classe, che sancirebbe la volontà di tagliare ogni margine di mediazione, approfondendo uno scontro già di per se inconciliabile nella società Usa. Società multietnica per antonomasia, per cui non è casuale che i militanti rivoluzionari negli Usa abbiano coniato il termine di imperialismo "interno" per connotare quello specifico modello di dominio e di oppressione. L'imperialismo "interno" Usa è parte integrante del dominio di classe che la borghesia imperialista nord-americana esercita a livello nazionale e internazionale.

A partire dal processo di integrazione del sistema imperialista, secondo le direttrici dell'ordine internazionale costituitosi dopo la seconda guerra mondiale con la divisione del mondo in blocchi, gli Usa hanno sempre avuto un ruolo di punta nello sviluppo delle strategie controrivoluzionarie, preventive e repressive, sia contro i movimenti di liberazione nei paesi del Tricontinente, sia contro la lotta di classe e delle minoranze oppresse nel Centro imperialista.

La storia delle "democrazie occidentali" è legata a doppio filo allo sviluppo dell'imperialismo americano e alle sue strategie antiproletarie e anticomuniste. Un "codice genetico" clonato, modellato e intrecciato fin dal dopoguerra con la ricostruzione economica tramite i "piani di aiuto" Marshall e l'estensione del modello fordista, e completato con l' "asservimento"/integrazione politica degli Stati europei occidentali tramite strutture palesi come la Nato o strutture occulte come la Gladio (e le sue omologhe in ogni paese), pensate in esplicita funzione anticomunista con "rappresentanti" in tutti gli apparati dello stato e l'uso di personaggi e organizzazioni del riciclato sottobosco fascista e stragista.

Questo processo di integrazione ha compiuto un salto di qualità dagli anni '60 quando, con il manifestarsi della prima fase di egemonia USA, si evidenzia soprattutto l'elemento politico fondamentale di questa crisi. Esso è costituito dal succedersi, per quanto contraddittorio e non lineare, di numerosi processi rivoluzionari e di liberazione nazionale in ogni parte del mondo, che hanno rotto l'equilibrio dell'assetto mondiale del dopoguerra. Una per tutti la vittoria del piccolissimo Vietnam contro il molosso americano. Allo stesso tempo, questo dato politico veniva ulteriormente approfondito dall'apertura di uno scontro di carattere rivoluzionario all'interno delle "democrazie occidentali" che ha reso visibile la maturazione storica del proletariato come soggetto rivoluzionario mondiale, in grado di aprire un scontro anche all'interno delle roccaforti stesse del capitalismo. E questo scontro è partito proprio dal ventre della bestia, gli USA, per allargarsi agli altri paesi occidentali, Germania e in Italia in particolare. Da allora, il processo di integrazione delle strategie controrivoluzionarie a livello internazionale è andato man mano ad assumere una qualità nuova per la dimensione assunta dallo scontro rivoluzionario e soprattutto per la qualità e quantità delle contraddizioni sociali che incrementano la lotta tra le classi.

L'elaborazione delle politiche repressive, delle strategie di prevenzione e contenimento della lotta di classe, della manipolazione del consenso, ha trovato un valido e pervasivo modello nella "scuola americana": dalla "guerra al terrorismo internazionale" alla "guerra a bassa intensità" attuata in Nicaragua e in altre parti del mondo, alla "guerra alla criminalità organizzata" che finisce per articolarsi a ogni espressione di antagonismo politico e di classe.

Questa lunga carrellata serve, a partire da dati molto concreti e non soltanto di ordine meramente "ideologico", ad evidenziare come la politica USA abbia i suoi corrispettivi e riflessi anche in Europa, riconducibili alle necessità imposte dalla crisi che attraversa l'intero sistema imperialista e che equivalgono a una ridefinizione statuale su tutti i terreni della forma del dominio di classe in questa epoca di trasformazioni di portata storica. Dunque, non è un meccanicismo affermare che ogni eventuale forzatura verso l'esecuzione di Mumia Abu Jamal, costituirebbe una svolta molto pesante dalle ripercussioni generali: un salto di qualità nella strategia anti proletaria e controrivoluzionaria, un approfondimento di scontro che riguarda chiunque oggi si batte sul terreno della rivoluzione e della trasformazione dell' esistente.

Una volta di più, parlare di solidarietà internazionale e internazionalista é un vuoto principio valido per tutte le stagioni. Ci sono scadenze concrete, ci sono ragioni concrete che richiedono attenzione e mobilitazione: per impedire con la mobilitazione internazionale e con la realizzazione di momenti di iniziativa, che venga attuato l'infame proposito di assassinare Mumia; per costruire più forte connessione internazionale e connessioni politiche da una parte all'altra dell'Oceano Atlantico, in una mobilitazione comune al fianco dei prigionieri politici.

Latina, Dicembre 1994

Susanna Berardi, Anna Cotone, Caterina Spano
compagne del Collettivo Comunista Prigionieri "Wotta Sitta"

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I PRIGIONIERI POLITICI INTERNAZIONALI UNITI PER SALVARE MUMIA ABU JAMAL

Traduzione sintetizzata di due volantini-proposta su Mumia Abu Jamal

Proposta:

molti di noi sono rimasti colpiti dalla decisione della Radio Pubblica Nazionale di non diffondere delle interviste realizzate con il prigioniero politico Mumia Abu Jamal.

La NPR ha ceduto a seguito delle pressioni della polizia di Philadelphia e altri gruppi per leggi più severe capeggiati dal repubblicano Bob Dole del Senato Usa. Parecchie cose si cristallizzano in questo momento: la seria direzione presa dallo stato nell'accelerare la procedura di Mumia e l'accelerazione delle esecuzioni dappertutto; la vera sottomissione di uno dei pochi media che aveva una parvenza di indipendenza; la debolezza relativa delle forze progressiste e anti pena di morte negli Usa, che sono stati incapaci di imporre che il programma fosse mandato in onda. Gli sbirri e i loro sostenitori come Dole capiscono bene quale impatto potrebbe avere sul pubblico ascoltare una voce come quella di Mumia. (...)

E' anche una certezza che Dole e la sua cricca sanno che devono impedire una discussione nazionale sull'esecuzione di un prigioniero politico negli Usa - la prima esecuzione di questo tipo dopo i Rosenberg. L'assassinio di stato di un ex militante del Black Panther, giornalista del popolo, attivista in carcere contro la pena di morte e sostenitore dei Move, è qualcosa che preferiscono tenere segreto finché non è stato portato a termine.

Attualmente, la pratica per l'esecuzione di Mumia è sul tavolo del governatore della Pennsylvania, Casey, in attesa di firma. Casey è per la pena di morte ma senza entusiasmo. (...)

Lascerà il suo ufficio in gennaio; i candidati a succedergli useranno nella loro campagna la promessa di accelerare l'esecuzione. Il tempo è essenziale per Mumia.

I prigionieri politici negli Usa e in paesi come la Germania hanno lavorato insieme per costruire solidarietà per Mumia e contro la pena di morte. Stiamo proponendo l'organizzazione di una serie di iniziative per la settimana del 10 dicembre 1994 (giornata internazionale dei diritti umani). (...)

Negli ultimi 10 anni Mumia ha avuto un forte sostegno in Europa. Crediamo di poter contare sui prigionieri politici in Germania, Italia, Spagna e Irlanda a partecipare nei modi in cui possono. Raggiungeremo altri prigionieri politici in paesi caratterizzati da lotte anticolonialiste e antimperialiste: Filippine, Turchia, Cile e Messico. Raggiungeremo organizzazioni di avvocati e per i diritti umani in Asia, Africa e America Latina.

Più saremo capaci di internazionalizzare questo progetto, più sarà efficace. (...)

Gli obiettivi che abbiamo discusso per questo progetto sono i seguenti:

1) Motivare le persone fuori e in galera a fare il possibile per fermare l'esecuzione di Mumia e contro la pena di morte in generale.

2) Raccogliere soldi per la difesa legale di Mumia.

3) Coinvolgere prigionieri politici di altri paesi, in modo da internazionalizzare la richiesta di stop all'esecuzione ed allo stesso tempo far crescere la coscienza negli Usa delle lotte dei prigionieri politici in tutto il mondo.

4) Affermare l'esistenza dei prigionieri politici negli Usa e pretendere la nostra libertà.

5) Ottenere una copertura dei media nazionali e internazionali, tramite networks di radio alternative, networks di computer e TV.

6) Lavorare con Amnesty International e altre organizzazioni nazionali e internazionali per i diritti umani. (...)

Vogliamo chiarire a tutti che questo progetto è per noi e per Mumia e tutti gli altri nel braccio della morte nel resto del paese. Non intendiamo costruire una coalizione di organizzazioni, piuttosto un gruppo di lavoro di soggetti che vogliono facilitare la nostra capacità collettiva di prigionieri di farci sentire. I princìpi per questo gruppo di lavoro sono: 1) Salvare Mumia; e 2) Abolire la pena di morte.

Chiunque sia d'accordo con questi principi ed è pronto a lavorare è il benvenuto. Gli altri problemi in agenda nelle organizzazioni devono essere lasciati alla porta. (...)

Molta gente fuori ha l'illusione che lo stato di Pennsylvania non vuole per davvero eseguire la condanna di Mumia - qualcosa succederà, qualcuno interverrà. Altri, inclusi alcuni di noi dietro le mura, si sono arresi all'apparente inevitabilità del fatto che lo stato fa quello che vuole fare. Quelli di noi in questi kampi che sanno che loro spingeranno l'interruttore per un ardente minuto senza percepire che far questo non sta nei loro interessi a lungo termine.

Non ci può essere l'attesa di qualcosa o di qualcuno. Noi mettiamo a disposizione questo progetto come uno sforzo collettivo che possiamo fare. Non ci sarà successo senza il contributo dei prigionieri. Ciascuno di noi deve determinare per noi stessi ciò che è possibile e ciò che è nei nostri mezzi.

Dal secondo volantino

(...)

Mumia era un membro di rilievo del Black Panther Party a Philadelphia, in seguito si distinse anche come giornalista radio. Noto come "la voce dei senza voce", Mumia parlava a nome dei poveri e degli oppressi, in particolare per la comunità nera di Philadelphia.

Nei tardi anni 70 era il solo giornalista che osava sfidare la notoriamente razzista polizia di Philadelphia diffondendo la verità circa la loro persecuzione dell'organizzazione radicale Move. Ne è risultato che anche Mumia è diventato un obiettivo in prima persona.

Nel 1981 Mumia era presente e intervenne quando vide la polizia picchiare suo fratello per strada. Nella lotta che ne seguì, Mumia fu sparato e ferito gravemente all'addome; lo sbirro fu ucciso con una pallottola del suo stesso fucile.

Dopo che gli fu negato il difensore di sua scelta, il fondatore dei Move John Africa, Mumia si autodifese in un processo con una giuria da cui erano stati sistematicamente esclusi i neri. Fu un binario razzista. La giuria fu portata a votare per la pena di morte usando dichiarazioni fatte da Mumia quando era un blackpanther di 16 anni, per provare che aspettava solo di avere una possibilità di far fuori un poliziotto fin da allora.

Durante gli ultimi 12 anni, Mumia è stato un instancabile attivista contro la pena di morte, dal braccio della morte della Pennsylvania. Ha continuato il suo giornalismo, pubblicando regolarmente articoli sulle riviste negli Usa. E' un avvocato carcerario per molti dei giovani uomini nel braccio della morte, che sono lì perlopiù perché al processo non ebbero adeguata assistenza legale.

(...)

(La proposta per il 10 dicembre era la costruzione di una mostra di lavori artistici di vario genere fatti dai prigionieri politici; il riferimento negli Usa per contatti e invio dei lavori era: Mary Taylor - 164 Lexington Avenue - Jersey City, NJ 07304 - Tel. (201) 435.3244)

I prigionieri politici Usa che hanno promosso e sottoscritto questa proposta - che necessariamente non sarà circoscritta alla sola mostra - sono:

Alberto Rodriguez, Kojo Bomani Sababu, Jihad Abdul Mumit, Hanif Shabazz Bey, Larru Giddings, Abdush Shakur, Ricardo Jimenez, Tim Blunk, Sundiata Acoli

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MUMIA ABU JAMAL LIBERO!

(Tradotto da Breakthrough e Prison News Service - aprile 1991)

C'è un appello generale ad agire per il movimento di indipendenza africano, per tutte le organizzazioni progressiste nere e per la gente di ogni convinzione amante della libertà. Un appello a raccogliere sostegno e a mettere in moto un movimento per bloccare la prima esecuzione politica esplicitamente motivata e sancita dallo Stato dall'assassinio dei Rosenberg.

Non dobbiamo permettere che l'apatia sia la risposta a questa oltraggiosa e ripugnante sanzione emessa dalle corti della Pennsylvania. Questo appello non è tanto un coinvolgimento intellettuale quanto un appello alla mobilitazione e all'agitazione della reale base sociale, delle madri, dei padri, dell'intera comunità. Si deve parlare di questa questione in ogni bar, in ogni angolo, da ogni pulpito, in ogni Jumah! E' una questione da cui dipende la reale sopravvivenza del carattere della nostra resistenza all'ingiustizia.

Mumia Abu Jamal langue nel carcere di Huntingdon, nel braccio della morte ormai da 8 anni. Fratello Mumia è vittima di una cospirazione e da una congiura del dipartimento di polizia di Philadelphia, dal suo sistema giudiziario e dei funzionari politici di Philadelphia. Lo scenario del 9 dicembre 1981 non devia molto dai moltissimi scontri analoghi che coinvolgono la comunità nera/africana e i dipartimenti repressivi di polizia nelle comunità urbane degli USA.

La voce profonda, forte e risonante di Mumia per anni ha parlato apertamente contro l'oppressione e il razzismo in questo paese. All'età di 13 anni Mumia Abu Jamal venne picchiato ed arrestato a Philadelphia Sud mentre protestava contro un raduno a favore dell'arcirazzista George Wallace, ex governatore dell'Alabama. Nel 1968, sebbene solo quattordicenne, fu co-fondatore della sezione di Philadelphia del Black Panther Party. Svolse anche la funzione di Ministro dell'Informazione e scrisse moltissimi articoli per il giornale del Black Panther.

Famoso giornalista fin dal 1970, guadagnò consensi per i suoi servizi alla WRTI-FM, la radio della Università di Temple, alla WDAS-FM, una delle maggiori radio "popolari" di Philadelphia, e nei tework nazionali come WHHY-FM, la stazione locale del Public Broadcasting System (ndt, la TV pubblica in Usa), e per la difesa intransigente nelle masse nei suoi servizi.

L'integrità e la posizione di questo uomo furono tali che diventò noto come "la voce dei senza voce" nella comnunità nera di Philadelphia e in quelle delle minoranze perché lottava per i diritti degli oppressi. Mumia era anche Presidente della sezione di Philadelphia dell'Associazione dei Giornalisti Neri al momento dell'arresto.

Mumia diventò anche un sostenitore dell'organizzazione Move, radicata a Philadelphia, dopo l'assedio omicida alla loro sede del Powelton Village da parte di più di 600 sbirri pesantemente armati, nel 1978. Questo scontro fu il risultato del prolungato stato di belligeranza della polizia di Philadelphia nei confronti dei Move a causa della loro lotta per l'autodeterminazione e per il loro rifiuto di cedere all'oppressione del sistema e al terrorismo dell'agente di questo sistema, la polizia di Philadelphia.

La voce e gli scritti di Mumia punsero sul vivo il sistema svelando la condotta criminale dell'amministrazione comunale nel 1978, ed ebbero un ruolo importante nel far sorgere la richiesta di rilascio dei militanti Move incarcerati ingiustamente.

Ma il 9 dicembre 1981, Mumia e suo fratello furono attaccati dalla polizia di Philadelphia. Mumia venne colpito e ferito gravemente dal suo aspirante assassino. Fu portato su di un veicolo della polizia e lasciato sanguinare (quasi a morte), poi picchiato brutalmente e ripetutamente dalla polizia mentre lo terrorizzavano lungo la strada verso l'ospedale controllato (dalla polizia). Per mezzo della sua volontà e determinazione il fratello riuscì a sopravvivere a questo primo tentativo di assassinio. Lo Stato lanciò il suo secondo tentativo quando una giuria costituita da un solo nero e da undici bianchi ritenne colpevole Mumia di omicidio e lo condannò a morte mediate sedia elettrica il 3 luglio 1982. Questo accadde dopo un processo farsa, il tipo di trattamento a cui lo Stato sottopone abitualmente i prigionieri politici. Il Pubblico Ministero ha ripetuto più volte alla giuria: "Non preoccupatevi della pena di morte perché quest'uomo usufruirà di un appello dopo l'altro". E più avanti il Pubblico Ministero assicurò la pena di morte con l'argomentazione che Mumia doveva essere condannato a morte per il semplice fatto della sua storia e delle sue convinzioni politiche, sostenendo che la sua militanza politica nel Black Panther Party e l'uso di slogan come "potere al popolo" dodici anni prima provavano che era un convinto criminale, un assassino di poliziotti.

Con l'arresto e la riduzione al silenzio di Mumia, il governo tentò di completare la sua vendetta contro i Move, nel maggio 1985, quando la polizia di Philadelphia lanciò un attacco su vasta scala contro i Move. Usando mitragliatrici cal. 50, franchi tiratori con fucili silenziati e altre armi militari, inclusi i bombardamenti aerei, la polizia assassinò 11 militanti Move, compresi cinque bambini, e dette alle fiamme l'intero quartiere nero/africano.

Questa fu la seconda volta nella storia del governo Usa che furono lanciate bombe sui suoi stessi cosiddetti cittadini. Anche la prima volta a Tulsa, nell'Oklahoma, nel 1931 fu su di una comunità nera/africana.

Bisogna sottolineare che gli Usa nella loro continua ricerca di eseguire la condanna contro questo compagno violano il diritto internazionale e il diritto interno correttamente applicato. Così l'intera procedura è illegale. Il governo Usa è restio ad ammettere l'esistenza di conflitti armati all'interno dei suoi confini e dei territori che controlla. Teme che i ribelli possano acquisire uno status legale internazionale di rivoltosi o belligeranti se venisse applicato al conflitto interno il Common Article 2 degli Accordi di Ginevra, Protocollo 1 e 2, Political Offences Exception to Extradition, della Diplomatic Conference del 1977.

In merito all'illegalità in un contesto internazionale, esso riguarda in primo luogo il processare persone politiche per presunta violazione del diritto interno. Uno stato di belligeranza/conflitto tra il governo Usa e i suoi cittadini africani è esistito fin dal nostro sequestro e dalla nostra forzata introduzione nella proprietà schiavistica. I conflitti tra belligeranti riconosciuti (Neri/africani contro la nazione degli oppressori) presentano numerose questioni legali sullo status di auto-determinazione. Poiché esiste una situazione coloniale e storicamente si sono mantenuti atti di belligeranza, essi non possono più essere considerati questioni interne, ormai sono un problema di diritto internazionale. Semplicemente, sono questioni che richiedono proprio la giurisdizione dell'Onu e degli altri organismi (assembleari) internazionali, cioè di tutte le agenzie (internazionali).

In particolare l'incidente di tentato omicidio orchestrato dalla polizia Usa, che è la genesi di questo caso, non dovrebbe essere percepito ora come un atto criminale. Soprattutto in considerazione delle circostanze che riguardano Mumia Abu Jamal e il suo particolare rapporto con la comunità nera/africana di Philadelphia, e il suo coinvolgimento da lungo tempo nella lotta della comunità contro la brutalità, il razzismo, il terrorismo e l'abuso di potere usati dalla polizia di Philadelphia. Perciò il caso di Mumia non può essere considerato una semplice violazione interna del diritto.

L'esecuzione comminata è illegale e dovrebbe essere dichiarata nulla.

Mumia Abu Jamal è un prigioniero politico la cui posizione è stata sempre quella di liberare gli oppressi dal peso della repressione poliziesca. Tutti i progressisti, amanti della libertà e della vita devono sostenere Mumia in questa lotta per bloccare questo assassinio "legale", "sancito dallo stato". Sostenendo Mumia, lavorando per salvare la sua vita si lavora in definitiva per abolire la pena di morte e prendere posizione a favore degli aspetti (caratteristiche) positivi del genere uomo/donna. E' una questione morale in cui noi, come un popolo, dobbiamo essere fortemente impegnati, insieme, per garantire la liberazione di questo fratello dalla condanna a morte impostagli dalla nazione degli oppressori.

(...)

Questa lettera è stata preparata e diffusa dai seguenti membri del Black Cultural Workshop, Lompoc U.S.P. carcere, Lompoc, CA 93436 Usa:

Mutulu Shakur, Kojo Bomani Sababu s/n Grailing Brown, Tarik James Haskins
Research Committee on International Law and Black Freedom Fighters in America, New Afrikan People's Organization (Napo);

Delbert (Ort) Africa, Chuckie (Sims) Africa
Move Organization;

William Davenport
El Moorish Community of America;

Anthony x Bradshaw
Nation of Islam;

United Rastafarian Bredren

Adolfo Matos
National Committee to Free Puerto Rican Prisoners of War.

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LOTTARE INSIEME

(Il testo che segue proviene dal carcere di Latina ed è stato scritto per un numero mongrafico di una rivista catalana sugli Usa, all'indomani della rivolta di Los Angeles del 1992. Non ha diretta attinenza con la situazione di Mumia, ma può essere utile come contestualizzazione della lotta sociale e rivoluzionaria negli USA oggi. - N.d.r.)

"La nostra lotta è la più difficile lotta nel mondo perché noi stiamo combattendo nel cuore del mondo imperialista. Le contraddizioni esistenti in questo paese, basate sulla storia di questo paese, richiedono una demistificazione di ciò che gli USA rappresentano sia internamente che nel mondo. Questo paese non può essere riformato, deve essere distrutto e ricostruito, perciò il processo rivoluzionario sarà difficilissimo. Un approfondito studio della storia di questo paese offre una percezione della psicologia e mentalità del paese e della sua gente. Le nazioni oppresse (neo) colonizzate entro le frontiere USA devono conoscere la loro originale storia e capire che hanno diritto all'autodeterminazione. Alle minoranze nazionali o alle nazioni oppresse in questo paese, deve essere detto della loro delusione dell'America in quanto nazione omogenea. Devono capire che gli USA sono una nazione colonizzatrice, e che una rivoluzione vittoriosa può benissimo richiedere la balcanizzazione dell'America, o la fine della sua esistenza in quanto Stati Uniti. Certo, questo significherebbe anche la fine dell'imperialismo USA, e l'inevitabile ristrutturazione del mondo nelle sue dinamiche politiche. E' perciò che la solidarietà internazionalista è così importante, ed è questo il motivo per cui le organizzazioni rivoluzionarie delle nazioni dei G7 devono riconoscere la loro responsabilità per impegnare una lotta senza compromessi per la salvezza dei loro popoli e in sostegno delle lotte di liberazione nel mondo, incluse quelle entro i confini degli Stati Uniti".

(Da una lettera di Jalil A. Muntaqim, in carcere negli USA dal 1971 per la sua militanza e attività nel Black Panther Party e Black Liberation Army)

In quest'epoca di facili trionfalismi da parte degli Stati imperialisti sulla "fine della storia" e sullo stabilimento di un "nuovo ordine mondiale"; nell'anno in cui gli stati imperialisti e coloniali celebrano 500 anni di genocidi e imposizione forzosa della logica barbara del capitalismo come massimo trionfo della "illuminata" civiltà occidentale, la rivolta di Los Angeles ha bruscamente fatto il punto su quella che è la realtà dell'oppressione di classe negli Stati Uniti, il cuore storico della belva imperialista! I fuochi di Los Angeles hanno illuminato la realtà di un presunto nuovo ordine mondiale che, allo stesso modo degli altri che lo hanno preceduto, si nutre del sangue e della vita dei popoli e dei proletari in tutto il mondo, al centro e alla periferia del sistema. Se per gli imperialisti è stato relativamente facile vincere la guerra del Golfo, quello che si sta rivelando impossibile è "vincere la pace", in tutto il mondo e anche entro le proprie frontiere. La crisi economica e politica determina contraddizioni di classe sempre più profonde, e una polarizzazione economica e sociale che sta dividendo ormai l'intero pianeta tra i pochi infinitamente ricchi e la maggioranza in lotta per la semplice sopravvivenza.

Dalla semplice lettura dei dati statistici, si vede come questa polarizzazione tra ricchezza e miseria sia più estesa negli USA rispetto a tutte le altre potenze capitalistiche occidentali. Essa colpisce con cifre e percentuali da "Terzo Mondo" le minoranze nazionali oppresse, quella nera, portoricana, latino-americana, nativo-americana. La lotta di classe negli USA si identifica con la lotta delle minoranze nazionali oppresse, in primo luogo con quella africana-americana (perché è dal punto più alto dell'oppressione che può venire il più alto grado di coscienza e di sovvertimento dell'esistente); essa è cresciuta in tal modo e negli ultimi decenni ha segnato un patrimonio di lotta e di esperienza che ha varcato i confini degli USA. In tutto il mondo sono conosciuti Malcolm X e George Jackson, l'esperienza del Black Panther Party e dell'intero movimento Africano-americano, le lotte dell'American Indian Movement e quella del Movimento per l'Indipendenza del Puerto Rico, etc.; come anche la presenza nelle carceri USA di prigionieri politici e di guerra che stanno lottando per la loro sopravvivenza e identità politica rivoluzionaria.

Una lunga catena di lotte e avvenimenti che giunge fino a noi: le rivolte spontanee dai ghetti neri negli anni '60 e i momenti di organizzazione della ribellione delle minoranze oppresse; i processi di politicizzazione da cui nacquero movimenti politici di massa, le maggiori organizzazioni d'avanguardia e la lotta armata di popolo; la repressione feroce del governo USA che con il piano COINTELPRO (Counter Intelligence Program) pianificò e mise in atto infiltrazioni, guerra psicologica e l'eliminazione fisica dei principali dirigenti del BPP e del movimento nero. Ma questo filo rosso di memoria e di pratica rivoluzionaria non si è mai spezzato, esso è giunto fino a noi, passando per gli anni della difensiva e della resistenza in cui il movimento ha dovuto continuamente far fronte ai colpi della repressione per non essere annientato e depotenziato. Oggi la comunità nera e le altre minoranze oppresse si trovano di fronte a un enorme lavoro di ricostruzione di coscienza e di connessioni per saldare questo filo rosso con il presente e lanciarlo verso il futuro. Los Angeles e le altre rivolte negli USA hanno mostrato la punta dell'iceberg, il momento della rivolta e delle fiamme, l'enorme potenzialità della rabbia proletaria di fronte ai livelli di oppressione e di sfruttamento che lo "Stato-cuore" dell'impero impone a casa propria, nelle sue città e nei suoi quartieri. Non si è semplicemente ripetuta la storia delle rivolte di 30 anni fa, perché gli anni 90 riflettono la turbolenza degli anni 60 a un più alto grado, in cui entra in gioco la prospettiva concreta della lotta per il potere. Adesso è dunque il tempo di indirizzare questa grande potenzialità verso un processo di trasformazione dell'esistente: un processo completamente rivoluzionario, dunque.

Se è vero come è vero che negli ultimi 20 anni, in particolare, l'apparato di repressione e counterinsurgency ha attaccato tutti gli aspetti della vita e dell'organizzazione proletaria dell'antagonismo, allora diventa chiaro che il processo di ricostruzione oggi dovrà toccare tanti aspetti dell'iniziativa proletaria. Fondamentalmente, la costruzione di nuovi e più maturi livelli di coscienza e di unità, per essere in grado di lottare in maniera efficace e vittoriosa contro il potere USA ma anche contro il grado di divisione che esso tenta continuamente di provocare all'interno delle classi oppresse.

La costruzione della coscienza e dell'unità riguarda, per esempio, tanto la creazione di un movimento di giovani che sappia unire l'azione militante a una teoria e pratica rivoluzionaria; quanto l'allargamento di un lavoro di base per mettere insieme i proletari tramite il ristabilimento dei programmi sociali e politici che durante gli anni 60 e 70 furono uno dei punti di forza del movimento nero (programmi di mense, scuole, formazione, etc.). Infine, si tratta anche di rimettere insieme una avanguardia organizzata di lotta e una strategia rivoluzionaria su scala nazionale. Perché, come dice la compagna Assata Shakur in una recente intervista, "la direzione deve essere in un nuovo senso di direzione, un processo collettivo, e il concetto di avanguardia deve essere collettivizzato, deve essere collocato nel contesto degli anni 90 che si stanno avvicinando al 2000, perché il popolo viene da esperienze molto diverse e ha concetti di libertà molto diversi. Il punto per noi è sederci e trovare un tipo di accordo su delle cose fondamentali e capire che ciò che sarà libertà per me, non necessariamente sarà libertà per te. L'autodeterminazione deve essere una parte importantissima di ciò di cui stiamo discutendo quando discutiamo di organizzazione politica - attività politica - che deve essere sottolineata perché ognuno non ha lo stesso sogno. Così ci deve essere uno spazio per ciascuno per provare a muoversi verso quel sogno a condizione che esso non significhi l'oppressione o lo sfruttamento di altri".

Ma si tratta anche di costruire una più matura solidarietà internazionalista a fianco dei popoli oppressi nel Tricontinente e dentro le frontiere USA. E questo è un compito che i rivoluzionari bianchi negli USA, ma anche noi qui in Europa, dobbiamo assumerci in una lotta costante: capire cioè che le radici dell'oppressione e dello sfruttamento capitalistico hanno un'unica provenienza che è il sistema degli stati imperialisti con a capofila gli USA, e da qui sviluppare mobilitazione, connessioni internazionali, lotte comuni nella prospettiva di lavorare ad aprire brecce nel cuore dell'impero.

Chi lotta nel ventre della bestia sta combattendo oggi una lotta difficilissima; è la sfida per il futuro contro la barbarie imperialista e può essere vinta solo se l'internazionalismo proletario e la solidarietà tra i popoli diventano una coscienza-arma effettiva.

Perché, nell'epoca di massima internazionalizzazione dei capitali e del sistema di dominio imperialista, ogni lotta di liberazione può essere vittoriosa sviluppando questa coscienza e questa forza su un livello internazionale: è il solo modo in cui possiamo arrivare a vincere. Lottare insieme: con l'unità internazionale e la solidarietà delle lotte vinceremo!

Ottobre 1992

Carcere di Latina

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