SPUNTI DI RIFLESSIONE SULA CAMPAGNA SU MUMIACentro di Documentazione Krupskaja - Bologna Innanzitutto c'è da precisare che la campagna deve considerarsi tutt'altro che finita: Mumia è ancora in carcere e rischia ancora di essere assassinato. Può essere però effettivamente utile fare un primo bilancio, provvisorio quindi, del lavoro fin qui fatto dal Coordinamento contro l'esecuzione di Mumia e più in generale dalle decine di collettivi che si sono mossi nei mesi prima dell'estate. Il bilancio a nostro avviso è molto positivo per varie ragioni. Innanzitutto, cosa che purtroppo in questi ultimi anni non è successa molto frequentemente nelle campagne politiche del movimento, è stato raggiunto il risultato più immediato che ci si era dati: Mumia non è stato ucciso il 17 agosto come volevano gli assassini Yankee. E questo risultato è senza dubbio frutto del lavoro che ogni collettivo, ogni compagno ha fatto in appoggio alla campagna internazionale sviluppatasi in tutto il mondo. Ognuno di noi può veramente sostenere di avere levato Mumia dalle mani dei suoi killer, anche se provvisoriamente. Se ci fermiamo un attimo a pensarci, è un risultato enorme! Abituati ormai da anni ad affrontare le campagne politiche con la consapevolezza che il nostro lavoro il più delle volte ha un valore politico indipendentemente dal risultato concreto che si ottiene sull'obbiettivo, che anzi spesso è minato in partenza dai rapporti di forza sfavorevoli, molti di noi disperavano nella effettiva possibilità di salvare Mumia. E invece la caparbia con cui si è sviluppata a livello internazionale, e non da ultima qui in Italia, la campagna, ha dimostrato che è giusto, è attuale, è praticabile tornare a darsi degli obiettivi di classe, non mediati, perfino su un terreno ostico come quello della prigionia politica. E vincere! E allora possiamo affermare che lo spumante che abbiamo bevuto tutti il giorno della sospensione dell'esecuzione, anche nella consapevolezza che il lavoro è tutt'altro che concluso, è stato più che meritato! Abbiamo salvato Mumia, ma abbiamo anche dimostrato il valore e l'importanza della comunicazione e della cooperazione a livello nazionale ed internazionale tra collettivi e strutture di compagni e, non dimentichiamolo mai, tra prigionieri! Si, perché la campagna è partita da loro. La lucidità con cui molti prigionieri rivoluzionari hanno capito la necessità di muoversi non solo dal punto di vista umano ma da quello più profondamente politico a fianco di Mumia, l'enorme lavoro di collegamento tra prigionieri a livello internazionale, e la dialettica produttiva che si è sviluppata tra dentro e i compagni che lavoravano fuori ha riaperto una prospettiva nuova sul terreno dei prigionieri rivoluzionari. Ognuno di noi ha avuto fisicamente al suo fianco i prigionieri in questi mesi, non solo moralmente in quanto prigionieri, ma concretamente nel lavoro comune per lo sviluppo della campagna internazionale. Anche questo secondo noi è un'esperienza fondamentale che si può trarre da questi mesi di lavoro: è possibile vincere le mura di cemento dentro a cui molti rivoluzionari, in Italia e nel mondo, sono isolati, a volte da decenni, e costruire dei terreni di lavoro che individuino nuovamente delle soglie comuni di identità rivoluzionaria su quello che è l'attualità dello scontro di classe, e non più solo sulla storia dello scontro di classe! Su questo terreno sarà fondamentale aprire una discussione profonda, anche all'interno del Coordinamento, che vada ad individuare altri passaggi, che si ponga l'obiettivo di distruggere definitivamente i muri che ci separano dai prigionieri rivoluzionari, o almeno (sig!) quelli che in questi anni, con differenziazione e desolidarizzazione, sono stati costruiti a fianco di quelli di cemento armato. Anche sul Coordinamento pensiamo vadano dette alcune cose. Anche in questo caso, abbiamo fatto un piccolo miracolo. Dopo anni di diffidenza se non di aperta ostilità, in cui le mobilitazioni sul nazionale viaggiavano rigidamente per aree (o per operazioni politiche!), si è sviluppata un'esperienza realmente unitaria; non nel senso cattolico, non frutto di appiattimento. Ognuno ha mantenuto la propria identità (e probabilmente anche molti dei propri rancori...) ma ha anteposto, a verifica della possibilità di lavorare insieme, la definizione di un obiettivo politico comune. L'unità si è raggiunta non per buona volontà, ma perché si sono effettivamente individuati dei tempi e dei modi unitari, almeno fra i collettivi che si sono impegnati nel Coordinamento nazionale. E' ovvio anche che da più parti, fuori del Coordinamento, la diffidenza è rimasta, il che ha ridotto forse la forza ma non la validità di questo esperimento. In un periodo in cui vanno forte (ri-sigh!) i 'poli', abbiamo dimostrato che una sana cooperazione tra strutture e organismi di base può funzionare, se c'è di fondo correttezza e chiarezza politica su dove si vuole andare a parare. Queste sono le considerazioni da cui è nostra intenzione ripartire con i lavoro su Mumia, consapevoli che molto ancora c'è da fare. L'invito che rivolgiamo a tutti i compagni è di continuare a dare il loro contributo alla campagna, fondamentale per salvare Mumia; ma è anche quello di aprire, al proprio interno, con i propri compagni, una riflessione più ampia che contribuisca allo sviluppo e all'approfondimento di questi spunti di dibattito. Bologna, settembre 95 Centro di Documentazione Krupskaja |