MUMIA ABU-JAMAL : MATERIALI DELLA CAMPAGNA INTERNAZIONALE (1995)

SOLIDARIETÀ INTERNAZIONALISTA A MUMIA ABU JAMAL E A TUTTI I PRIGIONIERI COMUNISTI E RIVOLUZIONARI

COMITATO INTERNAZIONALISTA OTTOBRE - Milano

Come comitato internazionalista Ottobre intendiamo partecipare alla campagna internazionale in difesa della vita di Mumia Abu Jamal che è stata avviata da qualche mese in diversi paesi del centro imperialista, su esplicita richiesta e dietro la spinta degli stessi prigionieri politici detenuti nelle carceri statunitensi.

La nostra adesione muove dal presupposto basilare che è dovere di tutti i comunisti e rivoluzionari difendere la vita e l'integrità psico-fisica dei prigionieri politici, ricorrendo, a seconda della fase e del momento politico nei quali le campagne vengono condotte, a tutti i mezzi che si ritengono opportuni nel contesto generale del mantenimento dei principi propri alla militanza rivoluzionaria. Alcuni di noi non sono nuovi a tale lavoro di sostegno e di solidarietà - politica innanzittutto ma anche materiale, concreta - che nel corso degli anni ci ha condotto, per le caratteristiche che lo scontro di classe ha assunto in Italia e più in generale nei paesi dell'Europa occidentale, a sostenere i prigionieri delle organizzazioni comuniste combattenti. Quei prigionieri cioè italiani e non che, pur in un contesto politico, sociale, sia nazionale che internazionale, in profonda mutazione e nella specificità della loro condizione carceraria, non hanno rinnegato la propria storia e che hanno conservato, tuttora conservano, un'identità rivoluzionaria.

È all'interno di questo spirito e con tale determinazione che offriamo tutta la nostra solidarietà a Mumia Abu Jamal, militante rivoluzionario prima nel Black Panther Party del quale è stato giovanissimo Ministro della Cultura a Philadelphia, successivamente "voce dei senza voce" nelle comunità radicali degli USA e, negli ultimi 13 anni, prigioniero politico sempre pronto a lottare per la difesa dei diritti delle classi subalterne in una ben chiara collocazione di classe che la lunga carcerazione lungi dall'attenuare ha, al contrario, rafforzato!

Un'identità di classe che è prodotto di una conflittualità che, a partire dagli anni '60 e recuperando una tradizione di lotta presente nel movimento operaio USA degli inizi del secolo, ha portato alla radicalizzazione dello scontro e dei movimenti di classe statunitensi, nel contesto della fase di sviluppo dell'imperialismo USA e delle sue politiche di dominio a tutto campo. Di tale processo il Partito delle Pantere nere rappresenta senza dubbio un momento avanzato per la capacità che ha avuto dare voce agli interessi delle classi oppresse negli Stati Uniti e di operare il salto della rottura rivoluzionaria, unica in grado di ribaltare i rapporti di forza negli stati imperialisti.

La memoria viva di tale scontro è rappresentata negli Stati Uniti da circa 200 prigionieri rivoluzionari, un dato questo che smentisce definitivamente, semmai ce ne fosse bisogno, l'immagine falsata e retorica della società statunitense come area pacificata o immune al germe della lotta di classe e alla costruzione di percorsi rivoluzionari. Ne ribadisce invece la natura di società estremamente polarizzata nella quale il conflitto di classe borghesia/proletariato si intreccia da sempre con la linea di demarcazione bianchi/neri, minoranze nazionali oppresse che ha condotto allo sviluppo al suo interno anche di processi di liberazione nazionale. Questo aspetto si evidenzia ulteriormente nell'attuale fase in cui la crisi economica del sistema capitalista, l'accentuarsi delle contraddizioni interimperialiste, l'irreversibile declino economico degli USA e le dinamiche di riorganizzazione connesse a tali fenomeni stanno peggiorando sempre di più le condizioni di vita e di riproduzione della classe operaia e del proletariato negli Stati Uniti, aumentando la polarizzazione di classe in quel paese.

Tale mobilitazione ci sembra inoltre acquistare un significato profondo e denso di sviluppi se contestualizzata nel più ampio processo di costruzione di una rete di solidarietà internazionalista a sostegno di tutti i prigionieri comunisti e rivoluzionari (e delle organizzazioni di appartenenza) in primo luogo del centro imperialista, per i caratteri di maggiore omogeneità fra le loro lotte e le nostre, ma anche dei paesi della periferia dove sono in corso processi anti-imperialisti e rivoluzionari. Tale solidarietà internazionalista se da un lato è da sempre una componente significativa del patrimonio del movimento comunista internazionale nelle sue espressioni più avanzate, trova peraltro nuovo slancio nell'accentuazione della dimensione internazionale dello scontro fra borghesia e proletariato che caratterizza l'attuale fase di sviluppo dell'imperialismo. Lo sviluppo raggiunto infatti, pur non annullando le differenze e le contraddizione fra i diversi poli e le diverse frazioni di capitale, fa emergere in maniera sempre più netta il nesso oggettivo che unisce le lotte dei movimenti rivoluzionari nei paesi del centro a quelle dei paesi della periferia per il loro carattere di lotte certo diverse, ma indirizzate contro un nemico comune.

Gli elementi di omogeneità, in uno sviluppo che rimane diseguale, sono maggiormente evidenti nell'ambito delle politiche imperialiste di trattamento carcerario riconducibili a un modello, la reclusione cellulare, che si è affermato proprio nei grandi penitenziari degli USA e che è stato poi affinato sulla pelle dei prigionieri della guerriglia in Germania, in Italia, in Europa in generale. Questo modello - nelle unità di controllo americane, nelle unità per la vita dello stato imperialista francese o nelle carceri speciali del nostro paese - è finalizzato essenzialmente, attraverso l'uso calibrato e in stretta relazione alle vicende dello scontro di classe di politiche di reinserimento o di brutale repressione, all'annientamento dell'identità politica e del senso di appartenenza dei prigionieri e implica concretamente isolamento, negazione dei rapporti con l'esterno, differenziazione, condizioni ambientali alienanti ecc.

Esso viene applicato anche in Italia a un consistente numero di prigionieri comunisti che si tende da più parti a dimenticare avallando in tal modo l'obiettivo di fondo della borghesia che li vorrebbe sepolti vivi nel loro isolamento, figure residuali di una fase politica che si sta cercando con tutti i mezzi di cancellare dalla memoria stessa del proletariato, o reinseriti, compatibilizzati al nuovo stato di cose. E allora, pur nella specificità di tale mobilitazione, è anche ad essi che devono andare il nostro sostegno, la nostra solidarietà e il nostro amore così come a Mumia Abu Jamal e ai suoi compagni di lotta nelle carceri e nelle trincee di tutto il mondo.

Cip - Milano 16-5-95

COMITATO INTERNAZIONALISTA OTTOBRE - Milano