LETTERA APERTA DA UN CARCERE ITALIANOCari Compagni e Compagne. I tempi per l'esecuzione Mumia Abu Jamal, militante rivoluzionario nero condannato alla sedia elettrica e da 13 anni in un braccio della morte in Pennsylvania, si sono accorciati e la pressione per la sua esecuzione si sta trasformando in una mobilitazione reazionaria direttamente gestita dalle forze di polizia e dalle lobbies politiche più forcaiole. Dunque, anche sul piano della politica repressiva interna, gli Usa, ancora una volta mantengono una posizione d'avanguardia nell'iniziativa antiproletaria e controrivoluzionaria: l'altra faccia del cosiddetto "nuovo ordine mondiale"!, la cui direttrice di marcia internazionale, in questi anni, è stata segnata da un ridispiegamento generale e generalizzato del dominio imperialista, in tutti i suoi aspetti e forme con cui viene confermato e imposto. L'aggressione all'Iraq costituisce lo spartiacque che ha materializzato nella sua realtà di guerra il "nuovo ordine mondiale" (in tutta la sua provvisorietà, beninteso), affermando nella pratica quel "diritto di ingerenza" che ha sviluppato e definito meglio il suo significato con l'invasione della Somalia, di Haiti, con l'iniziativa stabile nel Medio Oriente, nei Balcani, nelle due Coree. E questo è, più o meno completo, il quadro della mobilitazione imperialista che vede direttamente coinvolti gli Usa con un ruolo di punta. "Dietro le linee" dell'imperialismo, ovvero ciò che concerne lo scontro entro le sue frontiere interne, il dispiegamento politico-militare ha riguardato lo scontro tra stato Usa e proletariato delle nazionalità oppresse, la storica spina nel fianco del bastione della controrivoluzione internazionale. Ciò che negli anni '50 passava attraverso la "caccia alle streghe" della commissione anticomunista McCarty; ciò che negli anni '60 e '70 passava attraverso i piani federali Cointelpro (che sotto la direzione del mastino Hoover pianificarono e misero in atto infiltrazioni, guerra psicologica e l'eliminazione fisica dei principali dirigenti del Black Panther Party e delle organizzazioni del movimento nero, nativo-americane, etc., dando così inizio alla "guerra sporca" clandestina dello Stato nella metropoli imperialista); oggi passa attraverso un modello massificato che concentra e rilancia, non a caso sotto presidenza democratica, gli anni dei repubblicani Reagan e Bush. Negli anni '60 un vecchio slogan diceva: "I democratici finiscono sempre ciò che i repubblicani hanno cominciato", e Clinton non è da meno. Infatti, il "programma" attuale è basato sulla criminalizzazione di massa con l'allargamento dei reati passibili di ergastolo, la legge che assegna automaticamente l'ergastolo quando si cumulano tre reati, la proliferazione delle "unità di massimo controllo" (la prossima, di "nuovo modello", sarà inaugurata a breve in un carcere del Colorado), e con l'incremento della pena di morte tramite l'allargamento dei reati per cui è applicabile, e tramite l'accorciamento dei tempi e procedure di esecuzione. In questo contesto, si sta predisponendo una mobilitazione di destra "dall'alto" che dovrebbe consentire all'amministrazione Usa l'esecuzione della prima condanna a morte di un militante rivoluzionario da almeno 50 anni a questa parte, dopo quella dei comunisti Ethel e Julius Rosenberg. Come prigioniero politico da 13 anni nel Braccio della morte, Mumia Abu Jamal (ex membro del Black Panther Party, attualmente militante dei Move, organizzazione di base del movimento nero, da tempo nel mirino del FBI - ricordiamo il bombardamento delle loro case-comunità nel 1978 e 1985 -, giornalista di punta conosciuto come "la voce di chi non ha voce"), cristallizza nella sua lunga esperienza militante e nella sua instancabile attività attuale un filo rosso di lotta contro l'imperialismo "interno" Usa, un precipitato di esperienze di antagonismo organizzato e di coscienza rivoluzionaria. Lui come tutti gli altri prigionieri rivoluzionari: militanti neri, portoricani, nativi-americani, combattenti dello scontro interno tra impero Usa e nazionalità oppresse, che la borghesia imperialista Usa non è mai riuscita a vincere e che si è ulteriormente acuito con la nascita dei movimenti combattenti neri e portoricani, con la nascita della guerriglia antimperialista anche nella metropoli Usa. E' nello scontro aperto da questa realtà combattente che va collocata la contraddizione rappresentata dai prigionieri rivoluzionari per l'imperialismo Usa. E dunque, è nel significato politico di questo scontro, ora più che mai aperto, che va compresa la politica di annientamento nei loro confronti. In questo può essere identificata la "minaccia" che Mumia costituisce - in quanto militante e in quanto condensato di esperienze di rottura con lo status quo amerikkano - per lo stato Usa, collocata nella pressione sempre meno controllabile degli antagonismi sociali (dai fuochi di Los Angeles in poi...) e nell'orientamento sempre più destroso e autoritario che va assumendo l'amministrazione e l'estabilshment Usa. L'assunzione di una eventuale esecuzione di un militante rivoluzionario costituirebbe un salto di qualità (reazionario) nella gestione delle contraddizioni di classe, che sancirebbe la volontà di tagliare ogni margine di mediazione, approfondendo uno scontro già di per se inconciliabile nella società Usa. Società multietnica per antonomasia, per cui non è casuale che i militanti rivoluzionari negli Usa abbiano coniato il termine di imperialismo "interno" per connotare quello specifico modello di dominio e di oppressione. L'imperialismo "interno" Usa è parte integrante del dominio di classe che la borghesia imperialista nord-americana esercita a livello nazionale e internazionale. A partire dal processo di integrazione del sistema imperialista, secondo le direttrici dell'ordine internazionale costituitosi dopo la seconda guerra mondiale con la divisione del mondo in blocchi, gli Usa hanno sempre avuto un ruolo di punta nello sviluppo delle strategie controrivoluzionarie, preventive e repressive, sia contro i movimenti di liberazione nei paesi del Tricontinente, sia contro la lotta di classe e delle minoranze oppresse nel Centro imperialista. La storia delle "democrazie occidentali" è legata a doppio filo allo sviluppo dell'imperialismo americano e alle sue strategie antiproletarie e anticomuniste. Un "codice genetico" clonato, modellato e intrecciato fin dal dopoguerra con la ricostruzione economica tramite i "piani di aiuto" Marshall e l'estensione del modello fordista, e completato con l' "asservimento"-integrazione politica degli Stati europei occidentali tramite strutture palesi come la Nato o strutture occulte come la Gladio (e le sue omologhe in ogni paese), pensate in esplicita funzione anticomunista con "rappresentanti" in tutti gli apparati dello stato e l'uso di personaggi e organizzazioni del riciclato sottobosco fascista e stragista. Questo processo di integrazione ha compiuto un salto di qualità dagli anni '60 quando, con il manifestarsi della prima fase di egemonia USA, si evidenzia soprattutto l'elemento politico fondamentale di questa crisi. Esso è costituito dal succedersi, per quanto contraddittorio e non lineare, di numerosi processi rivoluzionari e di liberazione nazionale in ogni parte del mondo, che hanno rotto l'equilibrio dell'assetto mondiale del dopoguerra. Una per tutti la vittoria del piccolissimo Vietnam contro il molosso americano. Allo stesso tempo, questo dato politico veniva ulteriormente approfondito dall'apertura di uno scontro di carattere rivoluzionario all'interno delle "democrazie occidentali" che ha reso visibile la maturazione storica del proletariato come soggetto rivoluzionario mondiale, in grado di aprire un scontro anche all'interno delle roccaforti stesse del capitalismo. E questo scontro è partito proprio dal ventre della bestia, gli USA, per allargarsi agli altri paesi occidentali, Germania e in Italia in particolare. Da allora, il processo di integrazione delle strategie controrivoluzionarie a livello internazionale è andato man mano ad assumere una qualità nuova per la dimensione assunta dallo scontro rivoluzionario e soprattutto per la qualità e quantità delle contraddizioni sociali che incrementano la lotta tra le classi. L'elaborazione delle politiche repressive, delle strategie di prevenzione e contenimento della lotta di classe, della manipolazione del consenso, ha trovato un valido e pervasivo modello nella "scuola americana": dalla "guerra al terrorismo internazionale alla "guerra a bassa intensità" attuata in Nicaragua e in altre parti del mondo, alla "guerra alla criminalità organizzata" che finisce per articolarsi a ogni espressione di antagonismo politico e di classe. Questa lunga carrellata serve, a partire da dati molto concreti e non soltanto ordine meramente "ideologico", ad evidenziare come la politica USA abbia i suoi corrispettivi e riflessi anche in Europa, riconducibili alle necessità imposte dalla crisi che attraversa l'intero sistema imperialista e che equivalgono a una ridefinizione statuale su tutti i terreni e della forma del dominio di classe in questa epoca di trasformazioni di portata storica. Dunque, non è un meccanicismo affermare che ogni eventuale forzatura verso l'esecuzione di Mumia Abu Jamal, costituirebbe una svolta molto pesante dalle ripercussioni generali: un salto di qualità nella strategia anti proletaria e controrivoluzionaria, un approfondimento di scontro che riguarda chiunque oggi si batte sul terreno della rivoluzione e della trasformazione dell' esistente. Una volta di più, parlare di solidarietà internazionale e internazionalista é un vuoto principio valido per tutte le stagioni. Ci sono scadenze concrete, ci sono ragioni concrete che richiedono attenzione e mobilitazione: per impedire con la mobilitazione internazionale e con la realizzazione di momenti dl iniziativa, che venga attuato l'infame proposito di assassinare Mumia; per costruire più forte connessione internazionale e connessioni politiche da una parte all'altra dell'Oceano Atlantico, in una mobilitazione comune al fianco dei prigionieri politici. Latina, Dicembre 1994 Susanna Berardi, Anna Cotone, Caterina
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