CONTROINFORMAZIONE INTERNAZIONALE INEDITI

LA RAF SALUTA IL CONTROVERTICE DI MONACO

Salutiamo tutti i partecipanti della manifestazione e del congresso internazionale contro il vertice mondiale di Monaco

Ci rallegriamo che siate venuti a questa manifestazione e al congresso, nonostante i massicci tentativi delle truppe di sbirri e dei media di reprimere violentemente e di frantumare la vostra organizzazione e la vostra preparazione.

Viviamo oggi in un'epoca nella quale ci troviamo tutti di fronte alle conseguenze catastrofiche della globalizzazione del dominio del mercato capitalistico. Per questo troviamo giusto che tutti coloro che nel mondo sono alla ricerca di strade per conquistare una vita umana portino avanti la discussione a livello internazionale e si organizzino oltre i confini e i continenti.

Nonostante i diversi sviluppi delle lotte e delle condizioni esiste una ricerca comune di come possiamo imporre soluzioni urgenti per la vita degli esseri umani contro la politica di dominio mondiale dei G7, che vogliono cementare definitivamente la forza del sistema capitalistico sugli esseri umani e sulla natura.

Troviamo giusto che ai festeggiamenti dei 500 anni di dominio imperialistico di questo congresso voi contrapponiate con questa manifestazione e con le giornate di azione l'altra parte. Appunto il fatto che da parte nostra - da parte degli oppressi - sia viva la storia e la consapevolezza delle lotte. Continuerà ad esserci la lotta per una vita senza dominio [padroni], fino a quando esisterà questo sistema imperialista, che misura il valore della vita umana e della natura a seconda della loro sfruttabilità per il capitale. La lotta di liberazione dal valore interiorizzato del sistema, contro il razzismo e l'oppressione sessista continuerà ad esserci fino a quando ovunque non esisteranno valori e strutture che si basano sulla dignità di tutti.

Con questo congresso avete creato una possibilità per scambiarvi esperienze e per imparare gli uni dagli altri, per arrivare a valutazioni comuni ed iniziare da queste ad elaborare strategie comuni.

Nella situazione attuale consideriamo indispensabile, sia per quanto riguarda le lotte qui che internazionalmente, che ci deve essere un comune consenso su obiettivi e richieste concrete. Dobbiamo trovare delle idee sui modi con i quali noi possiamo strappare ai dominatori [padroni] la determinazione sugli esseri umani e sulla natura e - che sia a Monaco, Rio, Los Angeles o Maputo - cambiare lo sviluppo catastrofico globale.

Un processo di appropriazione dal basso passerà attraverso lotte concrete e richieste concrete con le quali toglieremo ai dominatori quello che gli esseri umani hanno bisogno per vivere. Questo andrà ad esempio dalle lotte per la casa e per gli spazi, contro il lavoro distruttivo e svuotato di ogni senso, contro l'annientamento ambientale, le lotte dei prigionieri, l'organizzazione della difesa dei profughi e la mobilitazione antifascista, fino alla richiesta della cancellazione dei debiti oppure il pagamento delle riparazioni degli Stati imperialisti ai popoli colonizzati.

Noi, qui nella RFT, abbiamo una grande responsabilità per questo processo, perché noi abbiamo a che fare con uno Stato, il cui potenziale distruttivo è enorme. All'interno hanno creato un clima reazionario che ha portato ad esempio ogni giorno alla mobilitazione razzista, alla guerra quotidiano contro i profughi.

Loro hanno bisogno dell'atmosfera reazionaria, il rafforzamento della consapevolezza tedesca dell'essere superiore come paravento per l'inasprimento della miseria delle condizioni di vita per milioni di esseri umani qui, perché loro vogliono mano libera per la loro politica di grande potenza: oggi il marco tedesco si estende all'Est e se noi non lo impediamo domani la valuta federale invaderà tutto il mondo. Oggi la RFT ha, accanto al Giappone, l'economia più forte al mondo. La bramosia di potere del capitale tedesco non ha limiti.

Con questa lettera vogliamo sfruttare l'occasione per rendere chiaro il nostro passo dell'aprile '92 - di trattenerci dall'escalation - soprattutto ai compagni/e che vengono da altri paesi.

E' un passo dato dalla nostra specifica situazione nella RFT. Con questo non mettiamo in dubbio la lotta di liberazione armata in altri paesi: la nostra profonda solidarietà va a tutti quelli che in tutto il mondo combattono per la liberazione.

Dappertutto è una questione dei militanti decidere, a partire dai loro processi e dalle loro condizioni specifiche, quali mezzi e forme di lotta e in quale momento sono necessari e devono essere utilizzati.

Per tutti voi diciamo brevemente qualcosa della nostra storia.

Noi, la RAF, siamo nati agli inizi degli anni '70 in una fase di inizi di liberazione in tutto il mondo e della mobilitazione per il Vietnam.

La nostra partenza [nascita] è stata possibile in un periodo nel quale con la rivolta del '68 anche qui da noi molti esseri umani avevano incominciato a muoversi; in questo paese nel quale dopo Auschwitz non c'erano più contrasti con il passato fascista e i nazisti venivano nuovamente impiegati in ogni settore dello Stato e dell'economia, ed invece i comunisti e gli antifascisti venivano perseguitati e veniva rimessa a punto la repressione [lett. il riarmamento] contro la resistenza dei molti che volevano l'effettiva rottura contro il passato fascista. A causa di questa cupa e soffocante realtà imperialista della Germania del dopoguerra, un'intera generazione ha cercato di sviluppare nuovi valori di emancipazione e anticapitalisti in tutti i settori, ad esempio strutture di democrazia di base nelle scuole e nelle università, vita in comunità contro la costrizione della piccola famiglia, organizzazione delle donne contro il loro ruolo tradizionale e contro la loro oppressione nella società e anche dentro la sinistra.

Durante la guerra in Vietnam il nostro paese era la più importante piattaforma per il genocidio USA del popolo vietnamita. Noi ci siamo aggregati alla rivolta mondiale contro l'imperialismo USA.

All'epoca la libertà di azione dell'imperialismo nei confronti dei movimenti di liberazione nazionale nel Sud era limitata dall'esistenza dell'Unione Sovietica.

In questo rapporto di forza globale noi abbiamo determinato la nostra lotta per il sovvertimento [rivoluzione] qui come parte del fronte di liberazione antimperialista internazionale. Per noi era una prospettiva immediata creare nella lotta internazionale contemporanea [che veniva portata avanti da tutti nello stesso momento] una breccia per la liberazione.

Anche se il procedere delle lotte di liberazione poteva essere fermato dalla fine degli anni '70 dagli imperialisti, la nostra politica fino oltre alla metà degli anni '80 era centrata all'interno di queste coordinate. Negli anni '80 abbiamo impiegato la nostra forza per fermare la controffensiva imperialista, che tendeva a girare la ruota della storia indietro a prima della rivoluzione d'Ottobre. Volevamo ricostruire il rapporto di forza per noi.

Nelle diverse fasi dei nostri 22 anni di lotta siamo intervenuti come guerriglia metropolitana contro i piani di dominio mondiale degli imperialisti, contro la politica USA, contro la NATO, contro la formazione del blocco dell'Europa occidentale e contro lo sviluppo della Grande Germania a potenza mondiale e contro il "nuovo ordine mondiale".

Al più tardi nell'89 con l'annessione della RDT da parte della RFT era chiaro che una fase storica che era iniziata con la rivoluzione d'Ottobre, si avviava a grandi passi verso la sua fine. Eppure noi non siamo riusciti ad avviare una discussione che si confrontasse con questa situazione e contemporaneamente sviluppasse dalla storia delle lotte - dei deboli e dei forti - nuove determinazioni.

Con le nostre azioni volevamo - in questa situazione nella quale qui nella società si erano inasprite sempre più le contraddizioni e c'erano lotte su varie questioni, e alle quali noi ci siamo riferiti - contribuire ad un processo di discussione per l'orientamento e la costruzione di un contropotere dal basso.

Con le nostre azioni ci siamo scontrati con un limite. Non potevamo in questo modo mettere in moto i processi che consideravamo necessari, né potevamo spezzare l'impotenza di molti e la rassegnazione davanti alla potenza mondiale del capitale.

Proprio la nostra ultima azione, quella contro il capo della Treuhand Rohwedder ce lo ha reso evidente. Con questa azione siamo intervenuti in una situazione sociale completamente nuova in questo paese, dopo l'annessione della RDT. La sua determinazione immediata era opporre anche la nostra forza al rullo capitalistico che da qui schiacciava gli esseri umani nell'ex RDT, e creare un collegamento con le lotte là.

Oggi sappiamo che questo processo per giungere ad una lotta comune a partire da due esperienze e realtà totalmente diverse, richiede il confronto intensivo e la comprensione, imparare gli uni dagli altri da queste storie diverse. Questa è la condizione indispensabile per la costruzione di un contropotere comune.

Naturalmente ci sono stati molti esseri umani che si sono rallegrati delle nostre azioni, però i nostri attacchi non hanno quasi affatto innescato discussioni e processi organizzativi, e da soli [attacchi] non possono opporre una barriera efficace ai crimini dei dominatori.

Da tutto questo adesso abbiamo bisogno del taglio [censura] per un nuovo inizio.

Abbiamo bisogno di una discussione aperta su nuove basi e orientamento nel quale diventi possibile sviluppare nuovi pensieri ed idee per il processo di sovvertimento [processo rivoluzionario]. Censura significa anche appropriazione della storia delle lotte, lo sforzo di comprendere gli errori per non ripeterli e per afferrare le esperienze positive.

Sappiamo che ci sono dei compagni/e che trovano contraddittoria la nostra decisione di aprile rispetto alla situazione inasprita in generale e dell'escalation della guerra in questo momento contro il popolo Curdo che lo Stato turco conduce con armi tedesche e con soldi tedeschi.

E' fuori questione che consideriamo importante la resistenza contro la politica di potere della Grande Germania all'interno e all'esterno e che il processo adesso necessario non può essere sicuramente solo un processo di discussione. Ma per noi è un punto fermo che oggi non portiamo avanti questo processo con le azioni armate.

Per un nuovo inizio abbiamo bisogno di una discussione comune, approfondita e basilare.

Di fronte ai capovolgimenti globali che in tutto il mondo hanno come conseguenza che continua a crescere il numero degli esseri umani dei quali il capitale non ha più bisogno e che non hanno più alcuna legittimazione a vivere nella sua logica, oppure che non riescono più a sopportare la realtà oppressiva della vita, è chiaro che noi rispetto a tutto questo dobbiamo mettere in piedi nuove riflessioni per il processo di sovvertimento [processo rivoluzionario].

Per noi adesso si pone la domanda di come possa formarsi un contropotere dal basso che abbia forza attrattiva per sempre più esseri umani, che qui nella Grande Germania vengono emarginati, e per tutti coloro che rifiutano i valori del capitalismo e della sua ideologia e che cercano una nuova realtà sociale con criteri umani.

La storia della decennale preparazione degli esseri umani al capitale li ha alienati dal senso sociale delle loro vite e delle loro azioni. Da questo e dalla mancanza di alternative realmente tangibili ci spieghiamo perché negli ultimi anni la violenza gli uni contro gli altri, l'intorpidimento rispetto alla brutale realtà qui, la violenza razzista e sessista siano aumentati notevolmente. Senza la costruzione di nessi tra i diversi esseri umani che prendono insieme mano ai problemi con i quali sono confrontati ogni giorno e che lottano per soluzioni concrete, la premessa in questa società è molto più vicina al rafforzamento di sviluppi distruttivi, ovvero autodistruttivi, e all'allargamento della mobilitazione fascista.

Sviluppare il nuovo, conquistare tra gli esseri umani il sociale, è una questione a tutti coloro che non si vogliono sottomettere al potere del denaro. In questo vediamo la premessa di come poter creare qui la costruzione di un contropotere sociale rilevante.

Creare questo è però anche una nostra responsabilità specifica rispetto a tutti quelli che in tutto il mondo combattono per dei cambiamenti e rispetto a tutti i popoli oppressi, perché è una questione decisiva se la Grande Germania qui all'interno avrà strada libera per la sua politica di potenza mondiale, oppure se in questa società di sviluppa una consapevolezza che parte dalla solidarietà dei popoli gli uni verso gli altri e che pone dei limiti alla politica del dominio.

Dobbiamo riuscire a mettere in moto un altro sviluppo della società, nel quale si trovino degli esseri umani, che possano nuovamente vedere quale prospettiva reale che il sistema capitalistico e i suoi valori che disprezzano gli esseri umani possono essere superati. Quindi un movimento che crei già oggi nuovi contenuti, valori e cambiamenti concreti, perché questi non sono obiettivi che possono essere spostati ad un tempo "dopo la rivoluzione".

Con la lettera del 10.4 abbiamo chiuso una fase molto lunga della nostra storia. Questa è la nostra decisione, che noi adesso vogliamo da parte nostra questo processo di riflessione e di rideterminazione per lo sviluppo non ha niente a che fare con lo Stato.

Questo Stato ha tentato con tutti i mezzi per 22 anni di annientare la RAF e i prigionieri della RAF e delle lotte di resistenza.

Non ci sono riusciti e questa è la nostra posizione di partenza con la quale passiamo ad un'altra fase.

Se lo Stato vuole reprimere questo processo è un problema di tutti di come opporvi le nostre idee e noi non ci ritireremo dalle nostre responsabilità.

Abbiamo detto che per noi è una componente fondamentale nel processo di costruzione adesso necessario, conquistare la libertà dei nostri compagni/e prigionieri/e.

Se noi adesso diciamo che è possibile imporre una soluzione politica nello scontro per la loro libertà, questo è il risultato di anni di lotte.

La libertà di tutti i prigionieri politici in uno spazio di tempo prossimo può essere imposta solo in un processo di lotta.

Deve essere un problema di tutti coloro che vogliono la fine della tortura, la libertà dei prigionieri, prendere delle responsabilità e delle iniziative in questa lotta.

Vogliamo una reale prospettiva di vita per i nostri compagni/e prigionieri/e e per tutti i prigionieri di tutte le lotte di liberazione; la vogliamo per tutti e con tutti coloro che vogliono conquistare una determinazione umana della vita per sè e per tutti gli oppressi e i diseredati del mondo.

29.6.92

R.A.F.

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