INVITO AL PRIMO INCONTRO NAZIONALE A FIRENZE

Il Coordinamento Nazionale contro la repressione a sostegno di Mumia Abu-Jamal, convoca per domenica 24 gennaio alle ore 11 al CPA di Firenze un incontro con tutti gli organismi di solidarietà ai prigionieri e di lotta alla repressione.

Argomenti di questo incontro saranno:

  • Campagne di appoggio ai prigionieri rivoluzionari
  • Necessità di costruire una rete internazionale stabile di solidarietà e di lotta alla repressione
  • Preparazione del convegno di Berlino su "pacificazione o liberazione?" (1-5 aprile 1999)

BERLINO 1-5 APRILE 1999

CONFERENZA INTERNAZIONALE SU "PACIFICAZIONE O LIBERAZIONE? SOLIDARIETA' INTERNAZIONALE E LIBERTA' PER TUTTI I PRIGIONIERI POLITICI"

Nell'aderire a questa iniziativa come coordinamento contro la repressione a sostegno di Mumia Abu Jamal, vogliamo spiegare le ragioni di questa nostra adesione per aprire tra i compagni e le compagne del movimento rivoluzionario in italia una discussione su questa conferenza e sull'obiettivo di costruire una rete internazionale di solidarietà e di lotta alla repressione.

PER LA LIBERTA' DI MUMIA ABU JAMAL E DI TUTTI I PRIGIONIERI RIVOLUZIONARI

Il coordinamento nazionale contro la repressione a sostegno di Mumia Abu Jamal (nato nel 1995 durante la campagna internazionale di solidarietà con Mumia) ha sviluppato in questi anni di lavoro politico un processo di maturazione che lo ha portato ad intervenire concretamente sulla questione dei prigionieri e delle prigioniere rivoluzionarie e sulla questione più generale della controrivoluzione, reinvestendo il patrimonio di esperienza sedimentato nel corso della mobilitazione a sostegno di Mumia.

Nel corso del lavoro di questi anni sono stati raggiunti alcuni

punti fermi:- la necessità di affrontare con determinazione la questione dei prigionieri nella sua dimensione internazionale per uscire dalle secche delle possibilità più o meno opportuniste offerte dalle situazioni locali/nazionali, e per affrontare nella maniera migliore possibile uno scontro di classe che si estende a livello planetario e rispetto al quale si può affermare con tranquillità che una prospettiva di liberazione dei prigionieri specifica per il "caso Italia" esiste in relazione con quella della liberazione a livello globale.

- la necessità di collegare il dibattito sui prigionieri rivoluzionari con quello su controrivoluzione e lotta di classe, con l'obiettivo di collegarlo con la dimensione generale del conflitto, e di porre all'interno della classe la questione dei prigionieri come punta dell'iceberg del controllo repressivo sulle lotte, concepire quindi la questione dei prigionieri e quella della repressione delle lotte come un fronte unico, rafforzando in questo modo entrambi.

Trasformare in realtà concreta queste parole d'ordine significa misurarsi con le questioni politiche poste dai momenti di iniziativa e di dibattito sulla questione dei prigionieri e della lotta alla repressione che si sviluppano in ogni paese del mondo, assumendosi la responsabilità di costruire i collegamenti e il confronto, di definire UNA discussione e UNA iniziativa, lì dove oggi si danno discussione e iniziative tra loro separate.

PACIFICAZIONE O LIBERAZIONE?

Con la fine del mondo bipolare, la borghesia imperialista ha centrato la sua lotta politica sulla propaganda di un nuovo ordine mondiale, di una nuova pacificazione, condizione necessaria per un nuovo periodo di valorizzazione ed accumulazione davanti ad una crisi che non trova una sua risoluzione stabile nonostante le "nuove regole" dettate da F.M.I. ecc..
La necessità vitale del capitale di trovare nuovi mercati, nuove zone dove creare o intensificare lo sfruttamento di milioni di proletari sotto la bandiera dell'imperialismo non può non fare i conti con il suo antagonista naturale: la classe.
E' proprio la necessità di estendere il controllo su questa e sulle sue avanguardie che rende indispensabile, per la borghesia imperialista, un generale processo di "pacificazione" che tenta di influenzare pesantemente lo scontro di classe presente sul panorama internazionale. Ne sono un esempio i "vari accordi di pace" in Guatemala , in Palestina, in Irlanda... come le varie campagne di annullamento della memoria storica.
A fianco di queste e strettamente correlate ad esse vediamo emergere come elemento strategico la repressione delle lotte con l'uso di tutti i più raffinati meccanismi controrivoluzionari per contenere la sempre maggiore conflittualità determinata da questi processi.
Una repressione che si attua con una stretta interrelazione tra dimensione poliziesco-militare (dall'esercito che spara sui dimostranti in indonesia, al bombardamento dei villaggi curdi, alle cariche contro i disoccupati e gli studenti in italia) e la dimensione di controrivoluzione preventiva (controlli elettronici, precarizzazione del lavoro, l'attacco al diritto di sciopero, criminalizzazione di ogni forma di resistenza organizzata).

Il rafforzarsi del rapporto di produzione capitalistico e il suo estendersi all'intero pianeta dispiega a livello mondiale le sue stesse contraddizioni, la concorrenza, la contrapposizione di interessi, la guerra. Lo scontro che si genera, all'interno di questo panorama, tra le diverse frazioni della borghesia, investe ogni uomo e ogni donna e assume la caratteristica di guerra mondiale tra una borghesia imperialista sempre più ristretta e un proletariato sempre più ampio e sempre più internazionale. Il prezzo pagato dal popolo jugoslavo, ruandese, somalo, irakeno... come conseguenza dello scontro tra fazioni della borghesia da una parte, le politiche economiche e sociali imposte a livello mondiale da F.M.I., ecc.. dall'altra, rappresentano chiari esempi di ciò.

Così come la fortezza europa che erige a sua difesa le frontiere di shengen, e la polizia europea che scatena la caccia all'arabo, all'islamista.

Una guerra a cui può opporsi solo il processo di liberazione del proletariato mondiale: lottare contro la tendenza alla pacificazione e costruire un processo internazionale di liberazione sono, dunque, le espressioni strategiche attuali dell'antagonismo di classe.
L'epoca del capitalismo globalizzato produce e generalizza la contraddizione di classe a livello mondiale.

In questo quadro collochiamo la liberazione dei prigionieri e delle prigioniere rivoluzionarie come parte della lotta di emancipazione del proletariato internazionale e della lotta per la memoria collettiva.

In questo quadro vanno ricomposte tutte le esperienze e le iniziative di lotta che si scontrano con la repressione degli stati borghese.

COSTRUIRE LA RETE INTERNAZIONALE DI SOLIDARIETA' E DI LOTTA ALLA REPRESSIONE

Consideriamo il convegno proposto dalla "iniziativa Libertad!" (germania) sul tema "Pacificazione o liberazione" una occasione significativa per aprire un confronto politico su tutte queste questioni e per cominciare a costruire una rete stabile e quanto più possibile organizzata di organismi di solidarietà ai prigionieri e di lotta alla repressione.

Il lavoro di preparazione di questa conferenza si è già articolato concretamente, sviluppando una assemblea internazionale a Francoforte nel dicembre 97, un incontro a Firenze nella primavera successiva e quindi con la definizione di un comitato promotore internazionale, di cui fanno parte oltre che il coordinamento contro la repressione a sostegno di Mumia Abu-Jamal e l'iniziativa Libertad!, altri gruppi tedeschi, l'Addameer Prisoner's Support Association (palestina), l'organizzazione basca di solidarietà con i prigionieri Gestoras pro Amnistiae, l'associazione turco-kurda per i diritti umani IHD.

Si tratta di una iniziativa che mette assieme situazioni, gruppi e organizzazioni che hanno esperienze, storie e linguaggi politici diversi.
Linguaggi diversi che affiorano anche nella stessa proposta del convegno.
Ma questo non ci spaventa!
Al contrario ci convince ancora di più della necessità di avanzare nel confronto internazionale concretizzando passaggi politici che sviluppino nella pratica linguaggi, concezioni e strategie politiche adeguate allo scontro imposto a livello globale dal capitale imperialista.

le compagne i compagni del Coordinamento contro la repressione a sostegno di Mumia Abu-Jamal