Spagna: si è concluso lo sciopero della fame dei prigionieri politici del PCE(r) e dei GRAPO SOLIDARIETA' E SOSTEGNO AI PRIGIONIERI POLITICI SPAGNOLI!Dopo 14 mesi di lotta, i prigionieri politici del PCE(r) e dei GRAPO hanno interrotto, lo scorso mese di marzo, lo sciopero della fame, con una decisione presa dal Comitato Centrale del PCE(r) dopo una consultazione dei prigionieri. Com'è noto, gli obiettivi dello sciopero della fame erano sostanzialmente due : imporre al governo Gonzales il ripristino del raggruppamento dei prigionieri nelle Comuni ed ottenere dignitose condizioni di vita in carcere. Nel 1981, i prigionieri politici spagnoli, dopo un duro sciopero della fame che era costato la vita a Juan José Crespo Gallende, prigioniero del PCE(r), avevano imposto al Governo della UCD (Unione Cristiano-Democratica), con un accordo firmato con la garanzia della Croce Rossa, il raggruppamento nelle Comuni ed il diritto ad una vita collettiva e dignitosa. Ma, nel 1987, il governo del PSOE non esitò a calpestare l'accordo del 1981 ed a scatenare una furiosa politica repressiva nelle carceri, che avrebbe portato alla dispersione dei prigionieri ed alla restaurazione delle precedenti condizioni carcerarie. Per queste ragioni, il 30 novembre 1989, 58 prigionieri politici del PCE(r) e dei GRAPO ed un anarchico, decisero di scendere nuovamente in sciopero della fame fino al momento in cui il Governo Gonzales non avesse completamente revocato le disposizioni relative alla politica di dispersione dei prigionieri ed accolto la rivendicazione del raggruppamento nelle Comuni. Nel comunicato che annuncia la fine dello sciopero della fame - che pubblichiamo di seguito - il Comitato Centrale del PCE(r) afferma: "Consideriamo che non si può chiedere di più di quanto hanno dato questi uomini e donne riguardo alla causa operaia e popolare... Ma c'è un limite che non bisogna superare : non si può convertire il sacrificio in qualcosa di inutile e perfino contrario ai fini che si perseguivano dal principio dello sciopero ; non si può condurre ad una morte sicura a priori". Il comunicato sottolinea più avanti che "malgrado il riconoscimento e l'appoggio di gran parte dei lavoratori... dobbiamo riconoscere che questo appoggio non è ancora sufficiente, poiché non si traduce in lotta politica cosciente ed organizzata per imporre allo Stato le rivendicazioni dei prigionieri, l'amnistia e molte altre rivendicazioni e diritti". Lo stesso Comitato Centrale del PCE(r) riconosce inoltre che, malgrado la lunga ed eroica lotta dei prigionieri: "Non si è riusciti a strappare niente al Governo, abbiamo perso il compagno Sevillano e la salute del resto dei compagni è abbastanza toccata". Mentre, per parte nostra, ribadiamo l'importanza dell'eroico esempio di questa lotta - che Il Bollettino ha costantemente sostenuto pubblicando i documenti dei prigionieri del PCE(r) e dei GRAPO e i molti comunicati di appoggio pervenuti dai prigionieri politici italiani, francesi, tedeschi, belgi, turchi - crediamo anche che la riflessione collettiva sugli esiti di questa battaglia sia fondamentale per tutto il movimento dei prigionieri politici dell'Europa Occidentale e, più in generale, per l'intero movimento rivoluzionario e proletario europeo. Una riflessione collettiva che ponga al suo centro la capacità di questa forma di lotta - in concreto, lo sciopero della fame così come è stato condotto per 14 mesi dai prigionieri politici spagnoli - di bloccare, in questa fase dello scontro di classe, le scelte criminali del governo Gonzales e dello Stato spagnolo. È infatti evidente come le scelte del governo Gonzales siano strettamente legate all'acutizzarsi del conflitto di classe in Spagna - per effetto della politica antipopolare imposta dalla borghesia imperialista spagnola (ristrutturazione produttiva selvaggia, licenziamenti, disoccupazione, peggioramento crescente delle condizioni di vita della classe operaia e delle masse popolari), allo scopo di creare le condizioni economiche e politiche per il suo ingresso, a pieno titolo, nel novero dei paesi imperialisti dell'Europa Occidentale. È un processo analogo a quello verificatosi, nel corso degli anni '80, in tutti i paesi imperialisti dell'Europa Occidentale (il caso italiano ne è solo uno degli esempi più chiari), un processo che ha oggettivamente spinto le borghesie imperialiste euro-occidentali a cercare un'intesa accantonando, nei limiti del possibile, le mai sopite contraddizioni fra i diversi gruppi capitalistici europei, per la creazione di una sorta di "fronte" antiproletario e controrivoluzionario in grado di bloccare lo sviluppo del movimento rivoluzionario e di classe. Nel quadro di questa ennesima "santa alleanza" reazionaria ed antipopolare (che cova sempre sotto le ceneri le braci mai spente delle insanabili contraddizioni intercapitalistiche), l'aspetto che riguarda gli accordi sulle politiche repressive costituisce indubbiamente il fatto più significativo. La globalizzazione della politica repressiva delle borghesie imperialiste europee ha avuto, come logica conseguenza, l'omogeneizzazione delle politiche carcerarie, un'omogeneizzazione che si esprime di fatto in pratiche comuni nel trattamento dei prigionieri politici, in Spagna come in Germania, in Italia come in Francia o in Belgio. Anche da ciò, oltre che da ragioni interne al conflitto di classe in Spagna discendono le scelte del governo Gonzales nei confronti dei prigionieri politici del PCE(r) e dei GRAPO. Quali siano poi le conseguenze di tali scelte per i prigionieri politici spagnoli (così come per tutti i prigionieri politici europei, ed i casi della Germania, della Francia, dell'Italia, del Belgio ne rappresentano prove inoppugnabili) è chiaro a tutti. I prigionieri politici non devono esistere in quanto soggetti politici e vengono quindi posti, in Spagna come in tutti i paesi imperialisti, di fronte al criminale ricatto: o la dissociazione dalle posizioni di classe ed il pentimento, o l'annientamento e la completa perdita della loro identità politica di classe, fino al limite della distruzione fisica. Ciò perché i prigionieri politici rappresentano uno dei più chiari esempi della reale natura del potere oppressivo e criminale della borghesia imperialista, addirittura una prova vivente del carattere reazionario e fascista di tale potere. È a questo ricatto che i prigionieri del PCE(r) e dei GRAPO hanno risposto con la loro eroica lotta e se, malgrado gli esiti dello sciopero della fame ed i pesanti sacrifici personali di questi uomini e di queste donne, fino al massimo sacrificio della vita di Sevillano, non si può parlare di vittoria dello Stato spagnolo, è perché i prigionieri politici spagnoli hanno saputo chiudere questa battaglia mantenendo inalterata la loro identità politica di classe e la loro fermezza rivoluzionaria, contribuendo così a smascherare la reale natura dello Stato spagnolo. Crediamo quindi, in definitiva, che l'esempio dello sciopero della fame dei prigionieri politici del PCE(r) e dei GRAPO, oltre a sollecitare l'estensione ed il consolidamento della solidarietà militante da parte dei prigionieri politici, del movimento rivoluzionario e del proletariato dell'Europa Occidentale, offra più di uno spunto per un approfondimento dei problemi legati alle lotte dei prigionieri politici nei paesi imperialisti, nell'ambito della più generale strategia rivoluzionaria ed antimperialista. Ribadiamo ancora una volta il nostro pieno appoggio ai prigionieri spagnoli ed a tutti i prigionieri comunisti e rivoluzionari che combattono contro le politiche di annientamento nelle carceri imperialiste ! La Redazione |