Spagna: COMUNICATIUN ALTRO CRIMINE DEL GOVERNO SPAGNOLO: José Manuel Sevillano, prigioniero politico dei GRAPO, muore dopo 177 giorni di sciopero della fame José Manuel Sevillano, prigioniero politico dei GRAPO, è morto il 25 maggio all'ospedale di Madrid per arresto cardiocircolatorio, dopo 177 giorni di sciopero della fame per il raggruppamento nelle Comuni e dignitose condizioni di vita in carcere. Sevillano è il secondo prigioniero politico dei GRAPO che muore in sciopero della fame: il primo fu Juan José Crespo Galende, deceduto il 19 giugno 1981, al 96° giorno di sciopero. E' un nuovo crimine del governo del PSOE che non esita a condannare a morte i prigionieri politici del PCE (r) e dei GRAPO che, dal 30 novembre 1989, sono in sciopero della fame per affermare il loro diritto al raggruppamento nelle Comuni ed a dignitose condizioni di vita in carcere. Dopo la morte di Sevillano, 40 prigionieri politici del PCE (r) e dei GRAPO continuano lo sciopero della fame: molti di loro si trovano attualmente in condizioni disperate.
APPELLO DELLE "GESTORAS PRO-AMNISTIA" PER LA MOBILITAZIONE PER L'ASSASSINIO DI JOSÉ MANUEL SEVILLANO: Chi era José Manuel Sevillano José Manuel Sevillano era nato 30 anni orsono a Marchena, una località della provincia di Sevilla. Lasciati gli studi di diritto per partecipare alle lotte dei contadini per l'occupazione delle terre dei latifondi in Andalusia, lavorò come "giornaliero" in agricoltura e, con altri compagni, fondò il "Collettivo Culturale di Marchena". Aderì successivamente ai GRAPO e, arrestato il 18 dicembre 1986 durante un'azione di autofinanziamento, fu condannato a 24 anni di carcere. Nel giorno stesso della morte di José Manuel Sevillano, le "Gestoras pro-amnistia" hanno convocato manifestazioni di protesta in Spagna e in Euskadi Sud (Paesi Baschi) per fare «della mobilitazione e della solidarietà un asse comune per la difesa dei diritti e dell'identità dei prigionieri politici baschi e spagnoli» e qualificando la morte di Sevillano come «un crimine di Stato». Sevillano, affermano nel loro comunicato le "Gestoras pro-amnistia", "è stato assassinato da una politica carceraria destinata a sterminare i prigionieri politici". Le manifestazioni di protesta 26 maggio: a Madrid i familiari dei prigionieri politici del PCE(r) e dei GRAPO hanno effettuato un concentramento e una manifestazione di protesta davanti al Ministero della Giustizia, il cui titolare, Mugica, aveva avuto la spudoratezza di dichiarare, dopo la morte di Sevillano, che «il Governo non ha alcuna responsabilità per questa morte» e che continuerà nella sua politica di annientamento dei prigionieri politici che è «buona e necessaria». Manifestazioni di protesta sono state convocate dalle "Gestoras pro-amnistia" nei capoluoghi e nei centri minori delle quattro province basche. 26 maggio: a Bilbao, capoluogo della provincia di Bizkaia, 1500 manifestanti hanno percorso le vie cittadine scontrandosi con la polizia. Due manifestanti sono stati feriti da proiettili di gomma sparati dalla polizia. Nei centri minori della provincia basca hanno avuto luogo decine di manifestazioni con migliaia di partecipanti (800 solo a Portugalete, dove i manifestanti hanno eretto barricate e si sono scontrati con la polizia). A Donostia (San Sebastiano), capoluogo della provincia di Guipuzkoa, 800 persone hanno partecipato ad una manifestazione nel corso della quale si sono ripetuti scontri con la polizia. Altre decine di manifestazioni, con migliaia di partecipanti, si sono svolte in centri minori. A Irunea (Pamplona), capoluogo della Navarra, ha avuto luogo una manifestazione più numerosa (oltre 2000 persone). Due manifestanti sono stati colpiti da proiettili di gomma sparati dalla polizia. A Gasteiz (Vitoria), capoluogo della provincia di Araba, oltre 800 persone hanno manifestato nella piazza centrale dove si sono verificati incidenti con la polizia. (tradotto da Egin del 26 maggio 1990) Spagna: LA PAURA DEL PSOELa repressione del governo Gonzales non ferma la lotta dei prigionieri politici del PCE(r), dei GRAPO e del movimento di liberazione basco Il governo spagnolo rifiuta all'Associazione per i Diritti Umani di visitare i prigionieri politici del PCE(r) e dei GRAPO Il Governo spagnolo è arrivato al punto di negare ai rappresentanti dell'Associazione spagnola per i Diritti Umani, che aveva inviato regolare richiesta al Ministero della Giustizia, di visitare i prigionieri politici in sciopero della fame. Per mascherare in qualche modo il proprio disprezzo per i più elementari diritti dei prigionieri politici, il Ministero della Giustizia del governo del PSOE ha rifiutato il permesso di visita con il pretesto che «una visita non sarebbe stata opportuna data l'attuale congiuntura con minacce di morte ai medici». (da Egin del 26 maggio 1990) Il muro del silenzio dei mezzi di informazione italiani sulla morte di José Manuel Sevillano: Un inequivocabile sostegno alla politica del muro del silenzio che il Governo spagnolo tenta di erigere intorno allo sciopero della fame dei prigionieri del PCE (r) e dei GRAPO ed alla morte di José Manuel Sevillano, viene dal Governo e da tutti i mezzi di informazione (giornali, radio, TV) italiani che (ad eccezione di Radio Popolare di Milano e del Manifesto che ha dato la notizia il 10 luglio) hanno mantenuto il più rigoroso e vergognoso silenzio sullo sciopero della fame e sulla morte di Sevillano. E' uno degli effetti delle leggi di "cooperazione antiterrorismo" approvate dai paesi imperialisti dell'Europa Occidentale nel quadro dello "spazio giuridico europeo", leggi che si traducono nella repressione coordinata di tutti i movimenti rivoluzionari e antagonisti nell'ambito delle politiche di controrivoluzione preventiva. Euskadi (Paesi Baschi) LA POLIZIA SPAGNOLA ASSASSINA DUE MILITANTI DELL'ETAMentre la "giustizia" spagnola ha concesso, alla fine di giugno, la libertà condizionale all'ex generale Jaime Milans Del Bosch, il regista del fallito colpo di stato del 23 febbraio 1981 (in tal modo, 32 dei 33 ufficiali protagonisti del tentato golpe hanno riacquistato la libertà), la polizia spagnola, lunedì 23 giugno, ha proceduto all'esecuzione "a freddo", con due colpi di pistola alla nuca, di due militanti dell'ETA, Juan Maria Lizarrade e Susanna Arregui, ed al ferimento di un terzo, dopo che i tre erano stati intercettati e circondati da ingenti forze di polizia ed elicotteri. Il governo spagnolo ha presentato quest'ultimo crimine come un "suicidio" dei due militanti baschi. In tutto il territorio di Euskadi dure manifestazioni di protesta si sono svolte nei giorni successivi all'esecuzione dei due militanti dell'ETA per protestare contro la sanguinosa "guerra sporca", condotta con tutti i mezzi - dei quali la tortura è quello più comunemente impiegato - dalle forze di repressione del Governo del PSOE per spezzare la lotta del popolo Basco. |