Spagna: CI RIFIUTEREMO SEMPRE DI DEPORRE LE ARMI E DI ACCETTARE DI COLLOCARCI NELLA LEGALITÀ DEL SISTEMAIntervista con la direzione dei GRAPO Il Governo ed ETA militare stanno svolgendo una nuova tornata di conversazioni ad Algeri per stabilire le basi di un possibile negoziato che porrebbe fine all'attività armata di questa organizzazione. Da parte loro, i GRAPO sostengono che in questo momento non sussistono le condizioni necessarie per un vero negoziato e affermano che continueranno a praticare la lotta armata. In un'intervista concessa ad Area Critica, il Comando Centrale dei GRAPO rende noto che l'obiettivo dell'organizzazione in questo momento è soprattutto quello di rafforzarsi per poter dare impulso al processo rivoluzionario che il Movimento di Resistenza Popolare sta portando avanti. D. Le ultime azioni dei GRAPO in Galizia, nelle Asturie e a Madrid hanno posto nuovamente in primo piano, come di attualità, il problema dei GRAPO, che il Governo e il Ministero degli Interni avevano più volte presentato come cosa già risolta. Ora si ammette persino la possibilità di una sua nuova riorganizzazione, affermando che dietro a questa manovra vi è qualche oscuro personaggio che, dietro le quinte, sta muovendo tutte le fila. Che cosa c'è di vero in tutto ciò? R. Per chiunque abbia osservato quanto si sono mostrati nervosi gli imprenditori e il Governo dopo le nostre ultime azioni, risulta chiaro che non solo la riorganizzazione dei GRAPO è un fatto evidente, ma, per di più, che il Ministero degli Interni e la polizia sono impotenti a frenare la nostra attività guerrigliera. Naturalmente essi presentano le cose in un altro modo. Parlano di possibilità di riorganizzazione ogni volta che portiamo a termine un'azione. Un giorno siamo disarticolati e il giorno dopo ci stiamo riorganizzando. Come si spiega questo? La cosa è molto semplice. Il Governo cerca di sminuire il messaggio rivoluzionario della nostra lotta, dei nostri progressi sul piano organizzativo e militare. D. Non negherete però che la polizia ha ottenuto notevoli successi con l'arresto di numerosi militanti dei GRAPO. R. Certo. Ma questa non è altro che la conseguenza logica di una guerra prolungata, nel corso della quale alcuni combattenti cadono e altri prendono il loro posto. Possiamo dire che la nostra attività è continuata ininterrottamente da quando è stata creata l'organizzazione nel 1975. Il fatto è che non tutte le azioni che abbiamo compiuto in quest'ultima fase sono state rese note. D. A quali azioni vi riferite? Proprio gli ultimi attentati dei GRAPO hanno invece avuto eco sui mezzi di comunicazione. R. Non ci riferiamo a queste ultime azioni, ma ad altre, anteriori, che rispondevano alla nostra necessità di riorganizzazione, e alle quali i mezzi di comunicazione non hanno dato alcuna risonanza. Se recentemente sia alla radio che alla televisione si sono trasmessi programmi speciali sui GRAPO e le riviste ci hanno dedicato ampi reportages, non è stato per elogiarci. Al contrario hanno lanciato una campagna di disinformazione rabbiosa e pianificata allo scopo di confondere e disorientare l'opinione pubblica. Una volta di più ci hanno presentato come fanatici che fanno dell'assassinio il loro unico obiettivo politico, elementi senza ideologia che compiono azioni disperate, come un gruppuscolo isolato che deve reclutare i suoi militanti tra la delinquenza comune, e con una lunga fila di analoghe definizioni. A nostro avviso questa è solo una cortina di fumo dietro la quale cercano di nascondere gli obiettivi politici delle nostre ultime azioni. OBIETTIVI POLITICID. Potete spiegare quali sono questi obiettivi politici? R. Queste azioni vanno inquadrate nei nostri piani generali di riorganizzazione. In concreto, gli attentati contro gli imprenditori di La Coruña sono stati la risposta al rifiuto degli stessi di pagare l'imposta rivoluzionaria, e l'assalto alla Centrale di Spedizione del Documento Nazionale di Identità a Madrid rispondeva alla necessità di disporre di documenti in bianco. In questo senso, gli obiettivi dei GRAPO nella fase attuale sono quelli di dotarsi di una fonte di finanziamento sufficiente, così come di infrastruttura e armamento, che permettano loro in futuro di poter assolvere al compito loro assegnato nel processo rivoluzionario che il Movimento di Resistenza Popolare sta sviluppando. D. Tornando all'inizio, da sempre esistono sospetti sull'attività dei GRAPO. Chi dirige questa organizzazione? R. A questa domanda è stato risposto ormai in mille occasioni. La nostra organizzazione è militare, ma questo non significa che abbiamo una concezione militarista. In questo senso, vediamo chiaramente la necessità di una direzione politica. Per noi, la politica comanda il fucile. Siamo coscienti del fatto che, per sconfiggere lo Stato capitalista e creare una nuova società, insieme con l'organizzazione politica delle masse, è necessaria la presenza di un esercito popolare e di una direzione proletaria di tutto il processo rivoluzionario. Per questo, come parte del Movimento di Resistenza Popolare, accettiamo i consigli e i corretti orientamenti del partito rivoluzionario, del Partito Comunista di Spagna (ricostituito), PCE(r). Facciamo nostra la sua politica. Inoltre, una parte della nostra organizzazione è costituita da militanti del PCE(r), ed essi stanno lottando con noi come tutti gli altri. Come potremmo opporci alla direzione del Partito? Le cose starebbero diversamente se il PCE(r) rifiutasse la lotta armata o cercasse di utilizzarla per maneggi o baratti politici con i nemici del popolo. Per il resto, tutti i nostri piani sono elaborati dal Comando Centrale ed eseguiti dai militanti o dai commandos della nostra organizzazione. D. Non pensate che con la democrazia l'attività armata dei GRAPO non ha alcuna giustificazione? Non è possibile risolvere i problemi della nostra società con mezzi pacifici? R. Finora questa presunta democrazia è stata solo uno strumento delle classi dominanti spagnole per reprimere il movimento operaio e popolare. I diversi governi della monarchia hanno avuto più di un'occasione per dimostrare che c'era realmente la volontà di risolvere i problemi e avviare un sistema di autentiche libertà. Tuttavia, la prima misura del Governo dell'UCD [Unione del Centro Democratico, partito spagnolo di centro] è stata quella di tenere in carcere tutti coloro che più si erano distinti nella lotta contro il regime di Franco. E del Governo di Felipe González perché dovremmo parlare? Tutti sanno che ha esordito assassinando Juan Martín Luna, dirigente della nostra organizzazione, quando questi aveva ordinato una tregua unilaterale per facilitare ai socialisti la realizzazione delle loro promesse elettorali. Curiosamente, a quel tempo nessuno si è battuto il petto lamentandosi della violenza, invocando il desiderio di pace e tirando fuori tutte le elucubrazioni che si fanno ora quando noi facciamo qualche azione. Per noi la transizione democratica non è stata altro che una manovra per perpetuare il franchismo senza Franco, per intensificare lo sfruttamento e la repressione terroristica del regime che oggi si estende a tutto il paese. D. Credete realmente di farla finita con questo sistema contando su delle azioni armate isolate, che sembrano piuttosto destinate a provocare la reazione o a facilitare l'inasprimento della repressione? R. Certamente con le nostre azioni, che non sono affatto isolate, non la faremo finita col capitalismo. Quello che vogliamo è indebolire il nemico e accumulare forze. Questo è ora l'obiettivo della nostra lotta. Ciò non significa che siamo responsabili di qualche escalation repressiva o cose simili. La repressione non dipende da noi, è inerente al carattere fascista dello Stato spagnolo. Viviamo in una società in crisi e in questa situazione inevitabilmente tutte le contraddizioni si acutizzano. La repressione nasce per costringere le masse a marciare entro la rotta del sistema capitalista. In queste condizioni l'esistenza di un'organizzazione armata serve di stimolo ai lavoratori per proseguire la loro lotta, e nello stesso tempo agevola il cammino che porta allo scontro diretto con lo Stato. In definitiva, dove c'è oppressione c'è resistenza, ed è questa che sta isolando e mettendo con le spalle al muro il Governo. D. Non è eccessivo supporre che la resistenza stia isolando e mettendo con le spalle al muro il Governo? R. Può sembrare un paradosso, ma è così. Noi affermiamo che il Governo sta perdendo la guerra che conduce contro il popolo e le sue organizzazioni rivoluzionarie. Quei quattro gatti, come dicono che siamo noi, lo stanno vincendo, lo stanno sconfiggendo. E sia chiaro che dicendo questo non ci riferiamo esclusivamente ai GRAPO, per quanto possiamo ben dire, facendo il bilancio di più di tredici anni di lotta, che il nostro contributo è molto importante. I fatti parlano da soli. Il fatto che lo scandalo della guerra sporca, dei vari Amedo e compagni, sia venuto alla luce, non si spiega se non con i colpi incisivi inflitti dalla guerriglia. Dalla sinistra addomesticata alla destra più dura, tutti sono d'accordo sul fatto che lo Stato deve fare la guerra al movimento rivoluzionario, impiegando per questo, se necessario, i metodi più sporchi, come la tortura e le sparizioni; ma tutti vogliono che lo faccia bene, senza farsi notare, che non si infanghi e, soprattutto, che ottenga risultati. Per agevolare la guerra sporca c'è stata una congiura del silenzio da parte di tutte le forze politiche, un patto che ormai si è rotto, proprio in conseguenza del fatto che lo Stato sta perdendo la guerra. Mentre noi cresciamo e colpiamo quando e dove lo riteniamo necessario, loro si trovano sempre più soli ed isolati, senza altri argomenti al di là della pura e semplice repressione. RAPPORTI DI FORZAD. Che cosa significa l'affermazione che colpite quando e dove lo ritenete necessario? R. Spiegare questo nei dettagli è un po' complesso. Questo problema è in relazione con gli attuali rapporti di forza, e influisce in modo decisivo sul modo di condurre la guerra di guerriglia. Ci sarà chi pensa che non stiamo facendo niente di serio fino a quando non condurremo una battaglia tutti i giorni, una battaglia visibile, si intende, nella quale si possano contare le perdite o le armi recuperate. Questa è una stupidaggine. Quando succederà questo, sarà evidente non solo che saremo riorganizzati, ma che ci troveremo nella fase finale della guerra. Nel frattempo, che succede? Dobbiamo eliminare ad uno ad uno i nostri nemici fino a farla finita con tutti? Evidentemente, così non andremmo da nessuna parte. Le nostre azioni rispondono ad una strategia di guerra popolare prolungata e ad una tattica che in ogni momento si va adeguando a questa strategia, per questo hanno un carattere selettivo e molto politico. Realizziamo cioè quelle azioni che secondo le condizioni, il momento e la nostra situazione ci servono per crescere, avanzare, e che, d'altro lato, logorano e fanno retrocedere il nemico. D. Secondo fonti governative, il numero dei militanti dei GRAPO in attività non arriva alla dozzina. Il Ministro degli Interni, José Luis Corcuera, ha detto che questa organizzazione conta soltanto su un commando che si sposta da un luogo all'altro. Qual è la forza reale su cui contano i GRAPO? R. Lo scorso 4 ottobre un commando della nostra organizzazione ha assaltato la Centrale di Spedizione del Documento Nazionale di Identità a Madrid. In questa azione è morto un poliziotto e i nostri combattenti si sono portati via più di 800 documenti in bianco, necessari per dare identità sicure a coloro che lottano nella clandestinità. Si può pensare che un'operazione di questa portata sia stata portata a termine da un commando che si suppone (secondo quanto si è detto) si trovasse giorni prima a centinaia di chilometri da Madrid? Chi ha fatto allora l'indagine? Chi ha preparato l'infrastruttura? Chi ha procurato le armi? Insomma, persino per mentire è necessaria un po' di immaginazione. Con questo non vogliamo dire che siamo forti, al contrario, siamo ancora deboli, e lo diciamo, anche se siamo consapevoli dell'uso demagogico che di ciò farà la stampa istituzionale. Ma questo non ci preoccupa. La nostra debolezza è relativa. Oggi contiamo su forze sufficienti per fare loro guerra. Disponiamo del numero necessario di militanti che le condizioni attuali del nostro paese esigono. Possono star sicuri che quando ne saranno necessari di più, saremo di più; e quando ne saranno necessari centinaia di migliaia, saremo centinaia di migliaia, e allora staremo facendo la rivoluzione. Questo non è che il vecchio problema dell'accumulazione delle forze che si pone a qualsiasi esercito rivoluzionario. L'IMPOSTA RIVOLUZIONARIAD. La riscossione dell'imposta rivoluzionaria da parte dell'organizzazione sta creando un clima di inquietudine tra molti imprenditori. Considerando, come assicura la polizia, che i GRAPO fino a poco tempo fa si finanziavano con rapine in banca, a quali circostanze risponde questo cambiamento nel modo di procurarsi risorse economiche? R. Per quanto la riscossione dell'imposta rivoluzionaria non sia tanto nuova, certamente presuppone un cambiamento molto importante rispetto all'epoca in cui ci vedevamo costretti a finanziarci con espropri bancari. Abbiamo abbandonato questa fonte di finanziamento per ricorrere ai capitalisti privati perché ciò ha un contenuto più politico e risulta meno rischioso. Le classi sfruttatrici devono pagare le conseguenze del regime che mantengono, e non solo sul piano politico, ma anche sotto questo aspetto concreto. La riscossione dell'imposta rivoluzionaria si inquadra nel lavoro di organizzazione e finanziamento del Movimento di Resistenza. D. Ma questo giustifica i sequestri o gli attentati contro persone, per quanto si tratti di grandi capitalisti? R. Proprio così. Contro il capitalista in quanto individuo noi non abbiamo nulla. E' contro il capitalista come rappresentante di una classe che opprime le masse lavoratrici e le sfrutta che dirigiamo le nostre armi. Per questo è giustificato non solo qualsiasi attacco personale, ma persino l'eliminazione fisica se si rifiuta di contribuire o, per dirla con più esattezza, di devolverci una parte degli enormi profitti che ha rubato ai lavoratori, imponendo loro delle condizioni di sfruttamento e di vita che rasentano la schiavitù. Orbene, vogliamo anche mettere bene in chiaro che mai si attenterà contro coloro che adempiranno alle richieste della nostra organizzazione. D. I lavoratori, preoccupati senza dubbio per problemi molto più concreti e quotidiani, non si dimostrano molto favorevoli alle impostazioni delle vostra organizzazione. I GRAPO contano su qualche tipo di appoggio operaio? R. E' naturale che i lavoratori non vogliano la guerra, ma lo stesso sistema li sta obbligando a prendere posizione. Pochi tra di essi credono ormai nella efficacia dei meccanismi parlamentari per risolvere i loro problemi, e tanto meno credono nelle promesse del politico di turno. Al contrario, sono sempre più quelli che prendono una posizione chiara e aperta a favore della lotta armata e delle organizzazioni rivoluzionarie. Basta vedere l'ondata di scioperi e manifestazioni contro il Governo e il padronato per verificare il mutamento che si è prodotto nella coscienza politica della gente. E' questo mutamento che ha costretto il Governo ad estendere a tutta la popolazione l'applicazione della Legge Antiterrorismo, che all'inizio era destinata ad un ristretto numero di persone. Riguardo agli appoggi su cui contiamo, una buona parte di essi, per quanto in modo indiretto e un poco speciale, ci viene fornita dalla grande campagna che il Ministero degli Interni sta portando avanti con tutti i mezzi di comunicazione, sul nostro presunto isolamento dagli operai e da altri settori popolari. Ma perché insiste tanto su questo punto? Semplicemente perché sono molti quelli che ci appoggiano e, soprattutto, perché migliaia, centinaia di migliaia di occhi ci stanno a guardare. Molte coscienze si stanno già prospettando la via che noi propugnamo per la soluzione dei loro problemi. E' mai possibile un appoggio maggiore di questo? D. Nel vostro discorso voi accusate costantemente il Governo di praticare in modo sistematico la tortura e la guerra sporca contro il movimento rivoluzionario. Tuttavia sembra che dimentichiate le misure che esso sta prendendo per sradicare gli arbitrii polizieschi. R. Il Governo non rinuncerà alla tortura. Questa non si applica tanto per applicarla, non si tratta di casi isolati, come vogliono presentarli, ma di qualcosa di istituzionalizzato. Per sradicare la tortura, si dovrebbe attuare una riforma in profondità delle istituzioni statali, e questa non si è fatta né si farà. In realtà, si sta facendo il contrario, si sta attuando una militarizzazione delle istituzioni e un aumento delle prerogative della polizia. D. La via del reinserimento aperta ai prigionieri condannati per reati di terrorismo è un'altra misura governativa che, si ha per lo meno l'impressione che voi ignoriate deliberatamente. Non sarà perché è in contraddizione con le vostre opinioni? R. Il reinserimento non è altro che la scelta del pentimento e del tradimento. Il Governo non aprirà le porte delle carceri gratuitamente. L'unica misura reale che ha preso è stata quella di isolare i prigionieri politici e rinchiuderli per tutta la vita in bare di cemento. Noi siamo ben consapevoli che riusciremo a liberare i prigionieri dalle carceri solo con la lotta e con la forza. D. I GRAPO mantengono attualmente qualche rapporto con altre organizzazioni armate presenti nello Stato spagnolo? R. No. Non manteniamo rapporti con alcuna organizzazione armata. D. E in Europa, che rapporti avete con il cosiddetto euroterrorismo? R. Ultimamente si è fatta molta propaganda in proposito inserendoci nel cosiddetto Fronte della Guerriglia dell'Europa Occidentale e, per la verità, ciò non ha alcun senso. E' certo che esiste una parte del movimento rivoluzionario europeo che difende una strategia di lotta antimperialista con alcuni obiettivi un po' astratti ed imprecisi. Noi ci sentiamo solidali con i rivoluzionari di tutti i paesi che si scontrano con l'imperialismo, lo Stato, l'oppressione, lo sfruttamento delle masse lavoratrici e che soffrono, per questo, persecuzioni, tortura e carcere. Ci identifichiamo anche con coloro che si trovano coinvolti nel processo di definizione di una linea autenticamente rivoluzionaria e che lavorano per creare l'organizzazione. Ma rifiutiamo nettamente le impostazioni di coloro che propugnano un fronte sovranazionale, estraneo alle condizioni di vita delle masse e del movimento di resistenza di ogni paese. LA PERESTROJKAD. Nel quadro internazionale, qual è la vostra posizione rispetto all'URSS? Secondo voi, la Perestrojka comporterà la restaurazione del capitalismo in Unione Sovietica? R. I paesi del campo socialista attraversano una situazione complessa e delicata, che potremmo definire di ristagno, sia sul piano politico che su quello economico e sociale. A nostro avviso, questa è la conseguenza della linea politica ed ideologica che i partiti comunisti di questi paesi hanno portato avanti, linea che non esitiamo a definire revisionista. L'acutizzazione delle contraddizioni tra i paesi socialisti e l'imperialismo, e gli stessi problemi interni cui devono far fronte, hanno portato i paesi socialisti a reimpostare la loro precedente politica e a rettificare alcuni dei vecchi errori. Confidiamo nel fatto che la Perestrojka sia un passo in avanti in questa direzione, ma non ci sembra che sia sufficiente. In ogni caso, si dovrà operare una rettifica molto più profonda, seguendo i principi della lotta di classe. Tuttavia, non crediamo possa verificarsi una restaurazione del capitalismo. D. Per finire, i GRAPO prendono in considerazione, in questo momento, la possibilità di un negoziato col Governo? R. Assolutamente no. Noi sosteniamo che mai si è verificato né si può verificare un negoziato con le modalità e i contenuti che alcuni vanno propugnando, e diciamo questo non solo attenendoci alle dichiarazioni del Governo o degli altri portavoce del regime. Crediamo che la cosa più importante da considerare sia il fatto che lo Stato capitalista non si arrenderà, e che per ristabilire la democrazia in Spagna il popolo dovrà distruggerlo e crearne uno nuovo. Pertanto, ci sembrano false, ingannevoli e mistificanti tutte le proposte che si vanno facendo per ottenere la pace e un cambiamento istituzionale senza aver prima sconfitto lo Stato capitalista e la sua colonna portante: l'esercito. Non ci deve essere alcun dubbio e ambiguità a questo proposito. Al socialismo o all'indipendenza si potrà arrivare solo attraverso la lotta armata e mai attraverso un negoziato che ponga fine a questa lotta. Orbene, tutto questo non esclude che nel corso di una lotta prolungata si aprano periodi nei quali, per qualsiasi ragione, le forze rivoluzionarie reputino opportuno utilizzare i negoziati per conquistarsi l'appoggio delle masse estorcendo all'avversario alcuni miglioramenti, o per smascherare i piani dell'oligarchia. Ma, in ogni caso, questo non deve comportare un abbandono delle posizioni politiche rivoluzionarie né un rilassamento nello sforzo e nella preparazione per proseguire la lotta. Per questa ragione, noi ci rifiuteremo sempre di deporre le armi e di accettare di collocarci nella legalità del sistema. (tratto da Area Critica n°31, marzo-aprile
1989, |