IL BOLLETTINO: NOTIZIE EUROPA

Paesi Baschi:

LA LOTTA DEL MVLN

Intervista a militanti baschi imprigionati nelle carceri di sterminio spagnole

Questo lavoro nasce con lo scopo di fornire un livello più approfondito di conoscenza sugli sviluppi della lotta portata avanti dal Popolo Lavoratore Basco nel corso del suo lungo cammino per la liberazione nazionale e la costruzione di una società socialista nel cuore stesso dell'Europa capitalista.

Nasce inoltre con l'intento di dare risposta ai nostri bisogni di conoscenza e alle nostre domande su un'esperienza rivoluzionaria tanto vicina geograficamente, quanto sconosciuta e diversa dall'esperienza italiana. Abbiamo scelto il metodo dell'intervista perché pensiamo sia il modo più semplice per arrivare direttamente al nodo delle questioni.

Pensiamo inoltre che sia molto utile qualsiasi scambio di esperienze per lo sviluppo di livelli di solidarietà tra tutti i movimenti rivoluzionari d'Europa e del mondo.

La storia del popolo basco e la sua lotta per la liberazione nazionale potrebbero riempire un libro intero, ma noi ci limiteremo a commentare per sommi capi solo gli ultimi 50 anni.

Durante la guerra civile (1936-1939), il nazionalismo basco ha fondamentalmente un carattere borghese con contorni razzisti; il PNV [Partito Nazionalista Basco, n.d.r.] è da allora il partito che articola le posizioni nazionaliste nel paese. Questo partito finisce col mettersi a fianco della Repubblica di fronte all'insurrezione fascista.

Persa la guerra, il PNV si manterrà per anni meramente passivo, appoggiando un governo basco in esilio e limitandosi a svolgere, all'interno di Euskadi sud, una certa attività culturale, in appoggio a gruppi folcloristici, ecc.. Nel 1958, una parte della gioventù del PNV decide, dinanzi alla passività del partito, di staccarsi da questo e di passare ad un'azione politica più incisiva contro il franchismo, fondando Ekin ("Fare") e, più tardi, ETA.

I primi anni di esistenza di questa organizzazione non comporteranno un allontanamento ideologico rispetto al vecchio PNV.

Ma più tardi, influenzata in una certa misura da esperienze come la rivoluzione cubana o l'indipendenza algerina, la V Assemblea di ETA (1967) arriva già a definire l'organizzazione come socialista e rivoluzionaria, basandosi sull'impossibilità di giungere alla piena indipendenza nazionale senza che questa assuma un carattere nettamente socialista.

In altri termini, è la classe operaia basca che reggerà fondamentalmente l'onere del processo di liberazione nazionale, imprimendogli, pertanto, il suo carattere di classe.

Oggigiorno nessuno può mettere in dubbio il carattere socialista e rivoluzionario del progetto politico difeso dal MLNV.

D. - In questa fase la lotta del Popolo Lavoratore Basco punta al conseguimento della cosiddetta "alternativa KAS". Quali sono i suoi punti fondamentali?

R. - 1. Amnistia totale, intesa come scarcerazione di tutti i prigionieri politici, rientro degli esiliati ed eliminazione delle condizioni politiche che li hanno condotti in carcere o in esilio.

2. Espulsione da Euskadi delle forze repressive di occupazione (Guardia Civile, Polizia Nazionale e Corpo Superiore di Polizia). Il loro ritiro sarà progressivo e per scadenze determinate.

3. Miglioramento delle condizioni di vita e di lavoro dei lavoratori.

4. Legalizzazione di tutti i partiti, inclusi quelli indipendentisti, senza obbligo di modificare i loro statuti.

5. Statuto Nazionale di Autonomia che preveda, tra l'altro, le seguenti condizioni:

a) entrata in vigore nelle quattro regioni storiche di Euskadi sud;

b) riconoscimento del diritto all'autodeterminazione;

c) riconoscimento dei legami esistenti tra Euskadi nord (sotto il dominio dello Stato francese) ed Euskadi sud;

d) l'"euskera" [lingua basca, n.d.r.] riconosciuta come lingua ufficiale prioritaria di Euskadi;

e) le forze dell'esercito spagnolo acquartierate in Euskadi permarranno, ma sotto il controllo e la supervisione del Governo Nazionale Basco;

f) facoltà decisionali ovvero competenze relative alla pianificazione economica e, pertanto, sovranità per potersi dotare della struttura economica più favorevole al Popolo Lavoratore Basco.

D. - Quali sono le componenti del Movimento di Liberazione Nazionale Basco?

R. - In modo generico e globale, il MLNV si potrebbe definire come la forma o meglio le forme di espressione, la corrente sociale e politica, di ampi settori del Popolo Lavoratore Basco che perseguono, come loro obiettivo finale, la creazione di uno Stato indipendente e socialista basco.

Questi settori trovano storicamente la loro connessione sia nel blocco dirigente rivoluzionario KAS, sia nell'alleanza della classe operaia e dei settori popolari che si concretizza in Herri Batasuna-Unità Popolare.

D. - Parlate di KAS come blocco dirigente rivoluzionario. Potete spiegarci meglio questo concetto?

R. - KAS blocco dirigente rivoluzionario è il risultato storico dello sviluppo ideologico-politico della "Izquierda Abertzale" [Sinistra Patriottica, n.d.r.]. Si configura come lo strumento organizzativo adeguato alle necessità del nostro processo sin dal 1974, essendo il risultato dinamico e dialettico sorto dalla lotta di classe, che in Euskadi assume la forma della lotta di liberazione nazionale e obbedisce ad un progetto strategico rivoluzionario per la conquista del potere.

A questo obiettivo mirano tutti gli sforzi diretti sia all'acquisizione di capacità di elaborazione e formulazione di direttive ideologiche e programmi politici da portare al Popolo Lavoratore Basco, sia al compattamento di organizzazioni rivoluzionarie che incidono sui livelli di coscienza e di organizzazione delle masse, sia al radicamento e allo sviluppo della componente armata indispensabile per la vittoria e la liberazione.

L'attuale configurazione di KAS obbedisce alla necessità di articolare una concezione organizzativa che assicuri, nella pratica, la corretta correlazione delle differenti forme di lotta, così come la salvaguardia del principio di unità nella direzione politica del Movimento Rivoluzionario.

Le sue principali caratteristiche in quanto blocco, in contrapposizione con altre forme organizzative, sono: stabilità strategica al di là di situazioni congiunturali, identità delle sue organizzazioni sul piano sia degli obiettivi strategici che di quelli tattici, coerenza nazionale e di classe, modello organizzativo che sintetizzi le diverse forme di lotta sviluppate dalle organizzazioni integrate al suo interno e garantisca rapporti di eguaglianza sul piano organizzativo, esenti da subordinazione tra i suoi membri.

D.- Quali sono le organizzazioni che compongono KAS e che funzione svolge ciascuna di esse?

R. - Le organizzazioni che compongono il blocco dirigente KAS sono le seguenti:

- il partito HASI [Herriko Alderdi Sozialista Iraultzailea - Partito Socialista Rivoluzionario del Popolo - n.d.r.] che ha l'incarico di apportare a KAS l'insieme di analisi, prospettive, ecc., frutto della presenza dei suoi militanti nei differenti organismi della lotta di massa e istituzionale. E' suo compito preparare le analisi di congiuntura e l'elaborazione teorica del processo. Sul terreno della lotta di massa e istituzionale sviluppata da Herri Batasuna, tocca ad HASI la responsabilità fondamentale di trasmettere la direzione politica di KAS;

- ASK [Abertzale Sozialista Komiteak - Comitati Patriottici Socialisti - n.d.r.], organizzazione di KAS per il movimento popolare (lotta antinucleare, per l'amnistia, per l'euskera, ecc.), che porta all'interno di questo le direttive del MLNV;

- LAB [Langile Abertzale Batzordeak - Assemblee dei Lavoratori Patriottici - n.d.r.], organizzazione di KAS per il movimento operaio, definisce il suo sindacalismo come un sindacalismo a carattere sociopolitico, rifuggendo da ogni concezione puramente economicista;

- JARRAI ["Continuare", n.d.r.], organizzazione di KAS per il movimento giovanile;

- EGIZAN ["Agisci donna", n.d.r.], organizzazione di KAS per il movimento delle donne;

- ETA [Euskadi Ta Askatasuna - Paesi Baschi e Libertà, n.d.r.], l'organizzazione armata del blocco.

D. - Nella storia del MLNV la lotta armata gioca un ruolo determinante. Come si sviluppano i rapporti tra la lotta armata e il movimento di massa?

R. - In linea generale possiamo dire che il rapporto tra lotta armata e lotta di massa e nelle istituzioni è di complementarietà e di mutuo appoggio. Separarle può solo condurre a deviazionismi. La ragione di questo rapporto dialettico tra le differenti forme di lotta trova il suo fondamento nella concezione politico-militare della nostra strategia rivoluzionaria.

D. - Parlate di lotta nelle istituzioni. A quali livelli si partecipa?

R. - Herri Batasuna, sul piano istituzionale, sviluppa una lotta permanente nei comuni, nella convinzione che sono queste le istituzioni più "vicine" al popolo, nel senso che quest'ultimo può controllarne più facilmente la gestione. Per quanto riguarda le istituzioni autonomistiche o statali, la nostra posizione è chiaramente contraria ad una partecipazione stabile, in quanto consideriamo tali istituzioni come contrarie agli interessi del Popolo Lavoratore Basco. Stando così le cose, la nostra presenza lì non farebbe altro che legittimarle.

Un'altra sede istituzionale nella quale la nostra partecipazione presenta un carattere stabile è il Parlamento Europeo, in quanto vogliamo dare alla nostra presenza lì un carattere di cassa di risonanza e di richiesta di solidarietà internazionale.

D. - Che rapporto c'è tra il nazionalismo rivoluzionario e la costruzione di una società socialista e come si materializza questa nel cuore di un'Europa capitalista?

R. - In effetti, indipendenza e socialismo sono le due facce di uno stesso problema. Separarne una dall'altra rappresenta un grave errore in quanto il Popolo Lavoratore Basco è l'unica forza capace di abbracciare fino in fondo la causa indipendentista e, logicamente, in quest'ottica un impianto socialista non può che interessargli. Noi concepiamo la realtà del nostro popolo come un contesto autonomo di lotta di classe e, in questo senso, lottiamo per l'indipendenza e per il socialismo.

D'altra parte, il processo di liberazione nazionale e sociale basco non solo costituisce un fattore destabilizzante di prim'ordine nello Stato spagnolo, ma anche all'interno del campo politico europeo esso acquista dimensioni di carattere strategico, delineandosi come il problema di una nazione senza Stato con prospettive reali di configurarsi (e con ciò caratterizzare il nostro stesso Stato) collocato geostrategicamente in uno degli snodi più importanti dell'infrastruttura economico-militare e commerciale del continente; e - ed è questo il dato più importante - Euskadi sud è una situazione ideologico-politica organizzata e guidata da un'avanguardia in un processo di lotta di emancipazione. Soltanto a partire dalla nostra stessa forza come fattore basilare, e dalla lotta solidale dei popoli progressisti e dei rivoluzionari dell'Europa e del mondo, si potrà costruire nel cuore dell'Europa capitalista una Euskadi socialista.

D. - Che rapporto intercorre tra il MLNV e le altre forze nazionaliste (PNV, EA, EE) e che posizione mantengono queste rispetto all'indipendenza?

R. - Questa domanda richiede prima qualche precisazione. Bisogna distinguere la base nazionalista di questi partiti dai loro rispettivi vertici. Perciò riscontriamo il fatto che gli aneliti nazionalisti sono oggettivi alleati della nostra alternativa politica in quanto è in essa che trovano la loro autentica proiezione. Per quanto riguarda i vertici, la questione è molto diversa. Sebbene con differenti atteggiamenti e linguaggi, le tre forze politiche hanno optato per l'opportunismo politico, per la resa e la liquidazione del progetto indipendentista, che è cosa molto radicata nella nostra società. Nella pratica si sono trasformati in puri e semplici alleati del nazionalismo spagnolo in Euskadi.

Nel caso di EE è necessario denunciare il suo processo di degenerazione politica che, in pratica, la porta a convertirsi in un'ulteriore appendice del Ministero degli Interni spagnolo. L'ultima dimostrazione di questa politica l'abbiamo avuta col suo recente atteggiamento di grande venerazione verso la Costituzione spagnola, che a suo tempo fu massicciamente respinta dal popolo basco.

D. - La lotta di liberazione nazionale è giunta ad un livello di sviluppo così alto che lo Stato spagnolo si trova nell'impossibilità di risolvere il problema basco con la repressione poliziesca. Di conseguenza, si fa sempre più forte l'esigenza di arrivare ad una soluzione negoziata. Non è anche una condizione di debolezza il motivo per il quale il Movimento Basco cerca uno sbocco negoziato?

R. - Assolutamente no. Sin dal momento in cui è stata concepita l'"alternativa KAS", ormai più di 12 anni fa, il Movimento Basco era cosciente del fatto che si trattava di un obiettivo da negoziare, ma non nei suoi contenuti, bensì nella sua forma di applicazione. Inoltre, già sin dalla sua formulazione iniziale, le si diede un valore tattico, vale a dire si riconobbe che il cammino della rivoluzione basca passava attraverso il negoziato dell'"alternativa KAS".

Oggigiorno, quei presupposti iniziali vanno prendendo sempre più corpo nel seno della società basca fino al punto che il negoziato per l'"alternativa" si configura oggi come una necessità storica.

Bisogna dire anche che, sebbene il termine "negoziazione" significhi un accordo commisurato alle parti in conflitto, non è per questo meno sicuro che la negoziazione in se stessa si impone come frutto della lotta del popolo basco, vale a dire che il processo di negoziazione in sé è già una vittoria che ci permetterà di affrontare in modo positivo il cammino verso gli obiettivi strategici di una Euskadi indipendente, socialista, riunificata e bascoparlante.

D. - In Euskadi c'è una forte presenza di classe operaia immigrata. Che posizione adotta all'interno della lotta di liberazione nazionale e che collocazione avrà in una Euskadi indipendente e socialista?

R. - L'arrivo di grandi contingenti di manodopera immigrata in Euskadi è un fenomeno che ha le sue radici nel secolo scorso e che è aumentato notevolmente in quello presente, per quanto oggigiorno sia diminuito e, per effetto della crisi economica, si stia persino verificando un processo inverso, vale a dire il ritorno degli immigrati ai loro luoghi di origine.

Il fenomeno dell'immigrazione in Euskadi è una conseguenza del modello di sviluppo economico che tanto il capitalismo spagnolo quanto quello basco hanno imposto al nostro popolo.

Ciononostante, è necessario sottolineare l'esistenza, insieme col proletariato immigrato, di un proletariato autoctono, di origine basca, che insieme con la componente suddetta si integra nel concetto più ampio di Popolo Lavoratore Basco. E' lavoratore basco chiunque venda la sua forza-lavoro in Euskadi.

La falsa dicotomia, nell'ambito del Popolo Lavoratore Basco, tra lavoratori autoctoni ed immigrati può solo interessare i settori più reazionari, tra i quali spicca il PSOE nella sua qualità di portabandiera del nazionalismo spagnolo, interessato a creare una falsa dialettica tra entrambe le parti, al fine di alimentare lo scontro civile e impedire la solidarietà di classe, che si concretizza nella lotta del Movimento Basco. Per questo tale dicotomia trova il suo terreno di coltura in settori della popolazione restii ad integrarsi nella nostra comunità nazionale.

Bisogna dire anche che oggigiorno sono numerosi i lavoratori immigrati pienamente integrati nel nostro progetto rivoluzionario, fino al punto di sacrificare la vita nel combattimento. E saranno sempre più numerosi nella misura in cui, con l'avanzata del MLNV, noi rappresentiamo l'unica alternativa che in modo oggettivo difende e rappresenta correttamente gli interessi di un unico Popolo Lavoratore Basco.

A partire da questa prospettiva, il ruolo che la classe operaia nella sua globalità dovrà giocare in un'ipotetica Euskadi indipendente e socialista sarà, logicamente, di prima grandezza.

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http://www.senzacensura.org/

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