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IL BOLLETTINO DEI COMITATI CONTRO LA REPRESSIONE

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IL BOLLETTINO: NOTIZIE EUROPA

Spagna:

L'AUDIENCIA NACIONAL, "BALIA" DEL MINISTERO DEGLI INTERNI FRANCESI

Francesco Tolino: "Lo Stato spagnolo è complice del nostro sequestro"

Lo Stato francese, avvalendosi degli accordi reciproci di collaborazione antiterrorismo con la Spagna, ha consegnato l'anno scorso alla polizia spagnola quattro comunisti italiani perché l'Audiencia Nacional si facesse carico della loro estradizione in Italia. Il tribunale speciale spagnolo non ha potuto effettuare l'estradizione di Umberto Passigatti, dato che la giustizia italiana non garantiva che questi venisse nuovamente giudicato per lo stesso reato. Nel frattempo, le altre tre estradizioni sono o in attesa della sentenza (nel caso di Francesco Tolino) o in attesa della data del dibattimento (nei casi di Alessandra Di Pace e di Gianfranca Lupi).

L'espulsione dalla Francia di questi quattro cittadini italiani è stata effettuata con il procedimento di urgenza assoluta e la consegna alla Spagna è avvenuta senza tener conto che su di essi gravavano ordini di ricerca e cattura dell'Interpol su richiesta della giustizia italiana.

La Magistratura francese aveva fatto capire alle autorità italiane che i reati su cui si basavano gli ordini di ricerca e cattura e le richieste ufficiose di estradizione contro Umberto Passigatti, Francesco Tolino, Alessandra Di Pace e Gianfranca Lupi erano di carattere politico e che in base alla legislazione francese non poteva procedere legalmente contro di essi. Tuttavia, tra Italia e Spagna esiste un quadro legale adeguato per effettuare estradizioni per reati politici. Italia e Spagna hanno firmato il Trattato Europeo di Estradizione e un trattato bilaterale sull'estradizione del 22 marzo 1973.

Umberto Passigatti è stato consegnato alla polizia spagnola il 2 luglio 1987 all'aeroporto madrileno di Barajas. Il tribunale di Torino (Italia) l'aveva accusato di appartenere all'organizzazione italiana Brigate Rosse e l'aveva condannato in contumacia a sei anni di detenzione nel luglio 1985. Il fatto che la giustizia francese e l'Interpol si fossero astenute dall'intervenire dinanzi alla sua espulsione dalla Francia, sapendo che sopra di lui gravavano due ordini di ricerca e di cattura, e avessero permesso la sua espulsione in Spagna, non ha richiamato l'attenzione del magistrato dell'Audiencia Nacional Roberto Hernández. Quattro giorni dopo la celebrazione del dibattimento, il 15 febbraio, il magistrato ha reso pubblica la sentenza in cui acconsentiva all'estradizione se i tribunali italiani avessero garantito che Passigatti sarebbe stato nuovamente giudicato.

Collaborazione antiterrorismo

Carlos Bueren, giudice titolare del Tribunale Centrale n.1 dell'Audiencia Nacional, che si occupa del caso delle richieste di estradizione di Francesco Tolino, Alessandra Di Pace e Gianfranca Lupi, si è in effetti interessato alle circostanze relative all'espulsione in Spagna di questi tre italiani. Lo stesso Segretario di Stato per la Sicurezza, Rafael Vera, gli ha comunicato che l'ingresso in territorio spagnolo di questi tre cittadini italiani «è stato effettuato dal territorio francese e all'interno del quadro generale e bilaterale di cooperazione in materia di sicurezza stabilito fra i governi del Regno di Spagna e della Repubblica Francese».

Francesco Tolino, Alessandra Di Pace e Gianfranca Lupi sono stati arrestati a Parigi nel giugno del 1987 dalla polizia antiterrorismo francese in base ad un ordine internazionale di ricerca e cattura emanato dal giudice italiano Rosario Priore in cui li si accusava di appartenere all'Unione dei Comunisti Combattenti, organizzazione scissasi dalle Brigate Rosse nel 1984. La giustizia francese li ha condannati a cinque mesi di detenzione per documenti falsi e l'Italia ha presentato una domanda di estradizione nei confronti di Tolino per dei reati diversi da quelli che ora gli imputa. Il 7 novembre sono stati espulsi dalla Francia con il procedimento di urgenza assoluta e consegnati alla polizia spagnola nell'aeroporto di Barajas.

Il 25 marzo scorso, terminato il periodo concesso di trenta giorni senza che la giustizia italiana abbia presentato i requisiti perché avvenisse l'estradizione, l'Audiencia Nacional ha dovuto porre in libertà Umberto Passigatti, che si trovava rinchiuso nel carcere madrileno di Alcalá-Meco.

«Il processo e la sentenza sono stati una commedia; - ha affermato Passigatti poco dopo essere stato posto in libertà - nella richiesta di estradizione la Magistratura italiana già parlava dell'impossibilità di tornare a giudicarmi per lo stesso reato. L'Audiencia Nacional lo sapeva ma ha celebrato il processo per negare il carattere politico dell'espulsione dalla Francia e della richiesta di estradizione».

Passigatti è stato arrestato a Parigi, nell'ottobre del 1986, insieme con il suo concittadino Roberto Peli. Entrambi sono stati condannati a nove mesi di carcere per documenti falsi. L'Italia ha richiesto l'estradizione di Peli e la Magistratura l'ha rifiutata valutando che la richiesta si basava su reati di carattere politico. Peli è uscito dal carcere nel novembre dello scorso anno.

Sequestro di polizia

Per quanto riguarda Passigatti, poco prima che il suo periodo di condanna avesse fine, la Gendarmeria l'ha informato in via non ufficiale nel carcere di Fleury-Mérogis che sarebbe stato espulso dal territorio francese e consegnato all'Italia. Rifiutata questa espulsione e rifiutatane un'altra con destinazione la Spagna, definita come un'«autentica estradizione», Passigatti, dopo essere stato scarcerato e dopo essere comparso dinanzi al giudice che doveva decretare la sua libertà, è stato condotto in manette dalla polizia francese all'aeroporto di Orly e, in presenza del suo avvocato, imbarcato su un aereo con destinazione Madrid.

« Il 30 giugno, all'interno del carcere, un poliziotto mi ha comunicato che sarei stato espulso in Italia. Il giorno successivo, ormai al commissariato, un ufficiale della Direzione di Sicurezza Territoriale mi ha parlato di un telegramma delle autorità spagnole in cui mi si garantivano libertà e sicurezza se avessi accettato l'espulsione in Spagna. In seguito il giudice, dinanzi al mio avvocato, Jean Louis Chalancet, e al procuratore, mi ha parlato di nuovo del telegramma delle autorità spagnole», dice Passigatti.

Al suo arrivo a Barajas, il presunto brigatista è stato consegnato alla polizia spagnola, in presenza di due agenti della polizia antiterrorismo italiana, la DIGOS. Nelle dipendenze della Brigata Esteri, Passigatti ha ricevuto la notifica per iscritto che era in arresto per due ordini di ricerca e cattura dell'Interpol.

Secondo Passigatti, il motivo della sua espulsione in Spagna e non direttamente in Italia è consistito nel fatto che il Ministero degli Interni francese ha deciso di non aggravare lo scontro con la Magistratura francese. «Lo stesso giorno in cui la Gendarmeria mi ha tratto fuori dal carcere - afferma - il mio avvocato Chalancet ha avuto notizia che la Magistratura aveva avvisato il Ministero degli Interni che non era disposta a fargli da copertura se si fosse verificata la mia espulsione in Italia, dato che era chiaramente illegale».

Il procedimento di espulsione e consegna seguito con Francesco Tolino, Alessandra Di Pace e Gianfranca Lupi è, salvo piccole differenze, una copia di quello seguito con Umberto Passigatti. Francesco Tolino, che è stato giudicato lo scorso 25 aprile, non esita a definire «sequestro di persona» quanto è stato commesso nei loro confronti dal Ministero degli Interni francese, e ne attribuisce la complicità allo Stato spagnolo. Tolino resta rinchiuso nel carcere di Alcalá-Meco, in attesa della sentenza sulla sua estradizione.

«Le cattive intenzioni del governo spagnolo sono apparse chiaramente quando ha offerto garanzie di libertà e sicurezza sapendo che aveva ordini di ricerca e cattura», afferma Alessandra Di Pace, che si trova rinchiusa nel carcere di Albacete, insieme con Gianfranca Lupi.

I quattro comunisti italiani concordano nel rilevare che il procedimento è stato un accordo tra i tre Stati, Francia, Italia e Spagna, per cercare una via d'uscita ad un ostacolo legale: «il codice francese non permette estradizioni per motivi politici». «Era necessario cercare una soluzione nel quadro della collaborazione antiterrorismo - afferma Gianfranca - e la Spagna, oltre ad essere in debito con la Francia per la consegna di più di 200 rifugiati baschi, cerca da tempo di costruirsi un prestigio internazionale e non esita nell'approfittare di qualsiasi opportunità, per quanto losca sia».

Abelardo Guil
(da Area Critica n.25, maggio-giugno 1988)

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Pagina modificata il 18 marzo 1999 - no copyright, Coordinamento contro la repressione a sostegno di Mumia Abu Jamal



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