Novara: PER L'UNITÀ NELLA LOTTA, DEI PRIGIONIERI RIVOLUZIONARI IN EUROPA OCCIDENTALE1. Da 5 mesi i compagni prigionieri del PCE (r) e dei GRAPO e un militante anarchico sono in lotta con lo sciopero della fame, contro la politica di annientamento a cui sono sottoposti nelle carceri spagnole dal governo socialdemocratico di Gonzales. Sappiamo che più di 20 compagni sono sottoposti negli ospedali al provvedimento infame dell'alimentazione forzata. I compagni chiedono di riottenere il raggruppamento che avevano conquistato nelle dure lotte degli anni precedenti, in cui perse la vita, durante uno sciopero della fame il compagno Juan José Crespo Gallende. Assieme ad essi lottano anche i militanti prigionieri dell'ETA e altri compagni. Negli ultimi anni lo Stato spagnolo ha intensificato la sua politica repressiva nei confronti dei prigionieri rivoluzionari (più di 1000) tra cui militanti baschi, catalani, galiziani...; si vuole imporre loro un trattamento individualizzato per fiaccarne la resistenza e l'identità collettiva e applicare così anche in Spagna la ben nota strategia controrivoluzionaria degli Stati europei per i prigionieri rivoluzionari: reinserimento/abiura o annientamento. I prigionieri sono stati dispersi e isolati in più carceri con una riduzione drastica degli spazi di agibilità collettiva conquistati con le lotte degli anni passati (colloqui, corrispondenza, socialità). Il tutto accompagnato da pestaggi e vessazioni di ogni genere. Attorno a questa lotta lo Stato ha imposto il black-out dell'informazione su tutti i mass-media; un silenzio che è stato rotto da iniziative di lotta del movimento rivoluzionario in molti paesi europei. I militanti prigionieri di Action Directe in Francia, della RAF e Resistenza in RFT, hanno attuato a più riprese scioperi della fame a sostegno dei compagni spagnoli; i prigionieri delle Cellule Comuniste Combattenti in Belgio hanno preso posizione in solidarietà con questa lotta. All'esterno, il movimento rivoluzionario e le organizzazioni combattenti, tanto in Spagna che in Germania hanno collocato ormai stabilmente la lotta per il "raggruppamento" dei prigionieri tra gli obiettivi della loro iniziativa rivoluzionaria complessiva. Anche qui in Italia, in carcere e all'esterno, ci sono state diverse prese di posizione e iniziative di controinformazione e solidarietà con i compagni in lotta nelle prigioni di Gonzales. 2. Nell'88-89 i prigionieri di Action Directe e quelli della RAF e Resistenza hanno attuato due lunghi scioperi della fame con gli stessi obiettivi, di fronte alla politica di annientamento degli Stati francese e tedesco. A queste lotte si sono aggiunte in questi ultimi anni quelle dei prigionieri antimperialisti arabo-palestinesi e libanesi e Curdi in varie prigioni europee, in cui l'imperialismo li tiene in ostaggio in condizioni infami. In questo contesto si colloca anche lo scontro che stiamo sostenendo come combattenti prigionieri in Italia. In particolare negli ultimi mesi il governo Andreotti, con le campagne terroristiche e di allarme sociale condotte a più riprese dal ministro di polizia Gava, ha spinto il quadro politico attuale della borghesia italiana verso un ulteriore irrigidimento e stabilizzazione delle politiche di controllo e governo delle contraddizioni sociali. Per costruire l'indispensabile consenso a questa politica è in atto una massiccia mobilitazione delle forze istituzionali a livello ideologico, culturale e sociale. Tutto questo si traduce molto chiaramente in una sistematica intensificazione delle iniziative controrivoluzionarie verso tutte le aree dell'antagonismo di classe che in questi anni hanno continuato la lotta contro le condizioni di vita imposte dalla ristrutturazione capitalistica. I prigionieri comunisti sono tra gli obiettivi di questa politica e diversi sono i segnali che lo dimostrano. Dall'attacco alle aree di solidarietà attraverso perquisizioni e intimidazioni contro riviste del movimento e familiari dei prigionieri, fino all'inasprimento del trattamento differenziato e dell'isolamento per gruppi nelle sezioni speciali, sul piano politico e della comunicazione, con le provocazioni contro singoli compagni o con i pestaggi di massa come è avvenuto qui, nel "Blocco B" il 30 gennaio. In ogni stato europeo l'obiettivo perseguito dalle politiche controrivoluzionarie in carcere è dunque lo stesso; i compagni prigionieri nelle varie carceri d'Europa lo hanno individuato da tempo con precisione: eliminare l'attività politica collettiva dei combattenti prigionieri per impedire che essi continuino ad essere determinazione attiva nel processo rivoluzionario. Allo stesso tempo sottoporli ad ogni forma di pressione, fino ai tentativi di cooptazione nei progetti di soluzione politica, da usare contro l'insieme del movimento rivoluzionario in termini di deterrenza, ricatto e attacco per linee interne. Si evidenzia dunque sempre più in Europa Occidentale l'integrazione delle politiche di attacco alla soggettività rivoluzionaria dentro e fuori le carceri, in conformità alle direttrici elaborate dagli organismi sovranazionali della controrivoluzione come il "Gruppo Trevi" e altri. 3. L'unitarietà degli scopi e dei mezzi che accomunano gli Stati imperialisti europei nella loro politica contro i prigionieri rivoluzionari non è casuale: essa trova origine nell'attuale fase di ridefinizione degli assetti imperialistici, nell'accelerazione dei processi di razionalizzazione capitalistica già avviati nel quadro della formazione del "Blocco Europeo Occidentale". Tutti gli Stati europei vi sono direttamente coinvolti. L'eliminazione preventiva della presenza di una identità rivoluzionaria guerrigliera, è tanto più fondamentale in un momento in cui l'attuale salto capitalistico necessita di una ferrea pacificazione sociale. Un salto che acutizza le contraddizioni di classe all'interno di ciascun paese e che deve fare i conti con l'accentuazione dei processi di espansione imperialista verso l'Est e il Sud e con un più alto grado di concorrenzialità tra le aree egemoniche in cui si articola il sistema imperialista a livello globale. 4. La dimensione europea delle condizioni dei prigionieri rivoluzionari e della loro resistenza alle politiche di risocializzazione/annientamento è da tempo un dato di fatto e lo diventerà ancora di più nei prossimi anni. Le lotte dei prigionieri rivoluzionari in questi anni, in difesa dell'identità, dei vincoli di solidarietà, per un contributo alla ricostruzione di una prassi rivoluzionaria, hanno determinato le condizioni e la maturità soggettiva per un salto in avanti, adeguato a questa realtà. Esse si inseriscono in un contesto più complessivo; non solo, infatti, fuoriescono dagli ambiti locali e nazionali, ma sono ormai parte di uno scontro che investe l'insieme del movimento di classe rivoluzionario e della guerriglia in questa fase contro gli attuali processi capitalistici legati alla costruzione del "Blocco Europeo Occidentale" e al rafforzamento dell'imperialismo in quest'area. Se da un lato la lotta per l'identità rivoluzionaria nel carcere imperialista assume una dimensione continentale, dall'altro i prigionieri rivoluzionari si dovranno ancor più dialettizzare e relazionare con il dibattito e la pratica del movimento rivoluzionario e della guerriglia. Come dicono i compagni della RAF nel loro comunicato per l'azione Herrhausen: "Noi tutti, l'intero movimento rivoluzionario in Europa Ovest, ci troviamo di fronte a una nuova tappa. La situazione internazionale completamente cambiata e i nuovi sviluppi richiedono che l'interno processo rivoluzionario debba essere determinato e sviluppato su nuove basi. Lavoriamo per questo e su questo vogliamo la discussione con tutti quelli che vogliono porre fine alla devastazione imperialista e che lottano per una realtà diversa, orientata all'uomo e che vogliono un confronto con noi. Nuova tappa significa innanzitutto ricomposizione del movimento rivoluzionario, questo è possibile perché tanti lo vogliono e perché esistono già i primi passi verso questa direzione. Pensiamo ad un processo di discussione aperta ed a una prassi comune in cui si valorizzano le diverse esperienze, idee e critiche per comprendere insieme l'intero sviluppo e per raggiungere assieme una determinazione concreta e tangibile per il processo di sovvertimento/trasformazione. Di questa discussione devono far parte anche i prigionieri, perché il progetto di annientamento contro di essi deve essere definitivamente fermato. Per questo ora si deve conquistare il loro raggruppamento e con esso la prospettiva della loro liberazione". 5. E' con questo spirito che noi ci poniamo al fianco dei prigionieri del PCE(r) e dei GRAPO nella loro lotta, come nella lotta di tutti i prigionieri rivoluzionari in Europa Occidentale. Consolidare la lotta unitaria alla strategia di annientamento dei prigionieri rivoluzionari in Europa Occidentale, è un movimento importante del percorso più generale del movimento rivoluzionario e della guerriglia in questa fase. Questa lotta è possibile e necessaria. Le vaste mobilitazioni che nell'88-89 si sono sviluppate in RFT e in altri paesi d'Europa attorno alla lotta per il raggruppamento dei compagni prigionieri di AD e della RAF e Resistenza, hanno saputo porre un limite politico alla strategia di annientamento dei militanti della guerriglia in carcere. E' una tappa importante che va sviluppata e che può costituire un elemento di avanzamento anche per ogni situazione specifica. Qui, dopo il pestaggio dei prigionieri del 30 gennaio in questo carcere si sono avuti significativi momenti di mobilitazione da parte di numerose situazioni del movimento rivoluzionario. Le loro diverse iniziative di solidarietà militante e di controinformazione rivoluzionaria dimostrano come, nelle nuove realtà di lotta, dopo anni di controrivoluzione, di spoliticizzazione e di.... soluzioni politiche, è ben viva la consapevolezza che la lotta dei prigionieri è parte integrante della lotta rivoluzionaria dei proletari contro l'oppressione del capitale. E' una consapevolezza che contribuisce a ricollocare i prigionieri nel contesto attuale dello scontro di classe; a ridare loro la parola, non solo come "oggetto di solidarietà" ma come soggetto politico attivo, assieme ad altri, nel vivo della lotta rivoluzionaria! E' un terreno che dobbiamo sviluppare assieme costruendo la necessaria dialettica e comunicazione tra i prigionieri rivoluzionari e le molteplici determinazioni del movimento dell'autonomia proletaria e della guerriglia. Questa è anche la direzione in cui vogliamo collocare il percorso di lotta collettivo che qui, nel "Blocco B" di Novara abbiamo costruito in questi anni. Da subito facciamo nostra la lotta e sosteniamo gli obiettivi dei compagni prigionieri nelle carceri spagnole e con loro diciamo: "Basta con l'isolamento e lo sterminio dei prigionieri politici!" "Contro la dispersione, lotta per il raggruppamento!" Lottare insieme! Un gruppo di prigionieri rivoluzionari del "Blocco B" Carcere di Novara Aprile 1990 |