Latina: SONO MATURATI I TEMPISono maturati i tempi per prendere delle decisioni politiche. La nostra decisione scaturisce dalla consapevolezza che la battaglia per la rivoluzione va continuata. Il tempo trascorso dall'apertura del dibattito contro la "soluzione politica" ha prodotto elementi a sufficienza per introdurre delle svolte. Noi partiamo sempre dagli antagonosmi tra le classi, dallo scontro rivoluzione/controrivoluzione, con la coscienza di chi sa che la lotta che stiamo combattendo guarda al futuro della rivoluzione. E' questa la coscienza che ci fa porre all'attacco, conducendo ad ulteriore maturazione gli esiti di questa battaglia, che dipende sostanzialmente dalla capacità di riconoscere il momento in cui si può e si deve intervenire, nonostante le condizioni difficili. E già si è visto, nel recente passato, quanto è possibile orientarsi in questa direzione. Lo si è visto nel dibattito contro la "soluzione politica" che, davvero, si è consumato in tutti i sensi. La nostra decisione è forte dell'averlo consumato produttivamente perché abbiamo lavorato in questo dibattito partendo da terreni solidi già esistenti, che riguardano complessivamente la militanza rivoluzionaria e che non si esauriscono con esso. Nulla di più, nulla di diverso. Tutto questo permette non solo di demarcare la linea (di classe) che separa noi dai nemici vecchi e nuovi, ma di farlo affermando la decisività del terreno su cui costruire. L'obiettivo è il consolidamento dell'agire collettivo nel consolidamento più generale: lavorare su quei terreni unitari che permettono una presenza più incisiva nello scontro in atto. A partire da questo abbiamo deciso di non lasciare spazio ai due soggetti attivamente collocati nel progetto di "soluzione politica", presenza decisa dal Ministero. La nostra scelta non ha lasciato indifferente nessuno, tant'è che al nostro attacco si è contrapposto non solo la prevedibile difesa delle persone in questione ma, accanto a queste, si sono -a tutti gli effetti- schierate altre, col chiaro obiettivo di impedire che questa presenza venisse messa in discussione. L'arrivo di Petrella M. e Massara C. dalla pausa del Moro-ter corrisponde ad un nuovo passaggio del progetto di "soluzione politica": il tentativo è quello di trovare uno sbocco alla loro proposta di "battaglia di libertà" adoperando strumentalmente la ripresa di dibattito nel carcere e nel movimento, a livello nazionale ed europeo. Così, chi lavora alla proposta di amnistia ha trovato possibilità concreta di dare corpo a quella disponibilità, sempre manifestata ed ora operante, a lavorare alle stesse finalità. Anche a prescindere da questi ultimi, Curcio e Moretti, è dentro quest'onda che stanno provando ad aprire uno spazio per la loro "battaglia di libertà". Quest'obiettivo, ora, coincide relativamente con gli obiettivi generali della borghesia imperialista. Comunque, che la "soluzione politica" sia un obiettivo di tutte le forze istituzionali e non, a livello europeo ed internazionale, è cosa chiara. Nella rifondazione della "democrazia occidentale" vogliono trovare posto tutti, comprese quelle forze sociali che lavorano per un'opzione politica in autonomia ai progetti propriamente imperialisti e in alternativa alla rivoluzione. Anche quest'opzione può solo passare sul cadavere politico della guerriglia, a cui tutte queste forze, ciascuna con il suo apporto e dal suo punto di vista, da molto tempo stanno cercando di preparare il funerale. Ma la realtà dice altro. C'è un mutamento degli equilibri strategici. Decisive sono le spinte che provengono dal grande sommovimento di soggettività che si sta sviluppando a livello internazionale: - la Palestina occupata in fiamme per la continuità della lotta in una strategia di lunga durata, sta ponendo a tutti la questione concreta dell'internazionalismo; - lo sviluppo di dibattito, confronto e pratica tra soggettività diverse attorno al vertice del FMI di settembre '88 è il banco di prova su cui si sta misurando l'espressione concreta di un grande potenziale di lotta proletaria e rivoluzionaria che ha già fatto sentire la sua voce anche nel Centro e Sud America. Tutto questo costituisce terreno concreto su cui può trovare un suo nuovo sviluppo la proposta del fronte rivoluzionario, che si è costituita a partire dalle condizioni imposte dallo scontro tra imperialismo e rivoluzione. E parliamo di noi, prigionieri rivoluzionari. Partiamo dunque dallo scontro di classe; partiamo da quest'altezza dello scontro tra imperialismo e rivoluzione. E partiamo anche dalla nostra militanza per riuscire ad essere identità e collettività dentro gli orientamenti generali. Perché crediamo che, nella chiarezza delle nostre convinzioni politiche, nella forza che ci dà la coscienza che ci stiamo formando in questi anni di battaglia da trincea, possiamo fare un passo autenticamente collettivo che è più valido di ogni discorso "sulla politica". Se abbiamo capito che nella "soluzione politica" la posta in gioco è il futuro della guerriglia, allora non dobbiamo far passare il progetto nemmeno nella sua forma di "riconversione della lotta armata in lotta politica". Lo stato vuole andare fino in fondo anche nei nostri confronti: far arretrare complessivamente il dibattito rivoluzionario. Per noi lottare significa impedire questo. Un obiettivo non solo nostro, ma di tutti quelli che, ponendoselo, stanno aprendo ed approfondendo, da diversi punti di vista, la lotta rivoluzionaria. La lotta è questione di coscienza della battaglia che stiamo combattendo ed è innanzitutto lotta per la nostra identità. E' lotta contro la divisione della nostra coscienza collettiva provocata dalla "politica delle opportunità". Tra la logica del "divide et impera" della politica di stato e la coesione dell'identità rivoluzionaria noi scegliamo senza timore quest'ultima, nelle condizioni imposte qui, oggi. Latina, luglio 1988 Prigioniere comuniste per la Guerriglia Metropolitana - Susanna Berardi, Anna Cotone, Natalia Ligas, Rosa Mura, Teresa Romeo, Marina Sarnelli, Caterina Spano, Pia Vianale |