Cuneo: LOTTARE CONTRO LA TORTURA E L'ISOLAMENTO1. Il militante arabo antimperialista-antisionista Abdullah Al Mansouri è tenuto in isolamento nel carcere imperialista italiano dal momento del suo arresto nell'agosto '84. Salvo brevi interruzioni in concomitanza di processi, durante i quali ha potuto incontrare altri prigionieri, è stato sempre sottoposto a questa tortura psico-fisica e al tentativo di annientamento della sua identità rivoluzionaria. In questo trattamento entrano in gioco evidentemente "pressioni" esercitate dall'esecutivo e dai servizi segreti di diversi paesi occidentali, poiché sono gli interessi della borghesia imperialista di questi paesi ad essere minacciati dalla lotta antisionista e antimperialista di cui Mansouri è parte. 2. Il trattamento subito da Abdullah Al Mansouri è identico a quello subito da molti altri combattenti comunisti, rivoluzionari e proletari antagonisti nel carcere imperialista. «Distruzione del senso della collettività, indebolimento, rieducazione e utilizzazione del prigioniero, ecco ciò che la borghesia tenta di imporre, e tutto ciò nei confronti di un prigioniero politico è più che mai attivato e sistematizzato. Con l'isolamento si vuole sradicare il militante, estraniarlo dalla situazione e dalla memoria politica e sociale che hanno determinato e motivato la sua lotta, gli si impedisce di continuarla in carcere con la distruzione di ogni dimensione collettiva, di ogni comunicazione con la realtà della lotta fuori e dentro la prigione». Con queste parole Jean Marc Rouillan - prigioniero di Action Directe - chiarisce benissimo il ruolo e il compito che l'isolamento assume nel carcere imperialista. Sono anni, d'altronde, che questa politica viene portata avanti dai paesi imperialisti: - in Italia con l'istituzione dei famigerati braccetti della morte, con i provvedimenti di "sorveglianza particolare" della legge Gozzini (che limitano la socialità interna e i contatti con l'esterno e possono prevedere anche l'isolamento totale), con l'isolamento nei confronti dei combattenti arabo-palestinesi e la creazione di carceri e sezioni di isolamento per piccoli gruppi come Spoleto, Trani, Voghera; - in Francia con l'istituzione dei quartieri di isolamento di sicurezza rinforzata (Q.S.R.) e le sezioni di isolamento (Q.I.G.); - in R.F.T. è da più di un decennio che i prigionieri della guerriglia e della Resistenza sono sottoposti alla tortura dell'isolamento in gruppi ristrettissimi di prigionieri; - in Belgio i 4 militanti delle Cellule Comuniste Combattenti sono stati sottoposti fin dal loro arresto a un ferreo isolamento verso l'interno e l'esterno del carcere; - come del resto la pratica dell'isolamento dei prigionieri viene perseguita in Spagna, Portogallo, Irlanda, Grecia, Turchia ed in altre aree, in primo luogo gli U.S.A. (Lexington...). D'altronde questa omogeneizzazione del trattamento carcerario nella nostra area non è un fatto a sé stante: l'Europa si va proponendo sempre più come blocco integrato a tutti i livelli. A partire da quello economico (liberalizzazione della circolazione dei capitali nel '92 che avrà come conseguenze immediate una massiccia concentrazione di capitali, tagli drastici dei "rami secchi" e delle spese sociali che inevitabilmente produrranno licenziamenti e peggioramenti dei livelli di vita di milioni di proletari), a quello militare (rafforzamento dell'Unione Europea Occidentale, integrazione militare franco/tedesca, creazione di task forces europee, progetti Ariane, E.F.A.), a quello antiguerriglia (costituzione, nel '76, del gruppo TREVI - sigla che sta per Terrorismo, Radicalismo, Estremismo, Violenza Internazionale - formato dai ministri dell'Interno e della Giustizia dei vari paesi imperialisti europei, la tendenza a costituire lo spazio giuridico europeo preannunciato da vari accordi interpolizieschi bilaterali; l'Interpol), fino alla integrazione di capitali in programmi di Ricerca e Sviluppo (ESPRIT, RACE, EUREKA...). 3. La costituzione del blocco imperialista europeo occidentale, ed il suo ruolo sullo scacchiere internazionale in base alle mutate esigenze di fase del capitale internazionale, sono il prodotto di un insieme di concause e di fattori interagenti tra loro in maniera sempre più stretta di pari passo con l'incremento del livello di interrelatività del sistema-mondo imperialista. Alla base di tutto, sta l'incalzare dei due mortali nemici storici del capitalismo: la crisi generale ed epocale del suo modo di produzione, e la lotta di classe. Di fronte ad essi, il capitale internazionale, anche per le contraddizioni interne proprie della sua natura, è costretto a ristrutturarsi continuamente, accentrandosi e concentrandosi senza soste, rinviando ogni volta la soluzione impossibile dei suoi problemi, ed ogni volta rendendo in definitiva più grave la sua crisi. Questo processo ristrutturativo informa di sé ogni ambito "sovrastrutturale" della formazione economico-sociale, dal politico al militare, al culturale ecc., venendone poi a sua volta influenzato di riflesso. Il progredire incessante della spirale crisi-ristrutturazione-crisi più grave, non esclude riprese economiche momentanee e fasi di ricompattamento politico della borghesia imperialista, che riesce così a determinare rapporti di forza a sé favorevoli nella lotta contro il proletariato internazionale, in determinati luoghi ed in determinati momenti. Come quelli che trovano origine nell'onda lunga di ristrutturazione partita dagli USA intorno al '73 e manifestatasi in Italia dai primi anni '80 in poi. Da un lato, quindi, l'aggravarsi della crisi del modo di produzione capitalistico, le sue contraddizioni interne, le sue strategie sovranazionali di gestione di questa crisi; il livello sempre crescente di integrazione del sistema-mondo imperialista, l'omogeneizzazione a livello di area delle strategie di produzione/riproduzione, controllo sociale e repressione, nonché la pressante richiesta degli USA di assunzione da parte dei suoi alleati di ruoli sempre più attivi nella controrivoluzione imperialista.Dall'altro, l'esigenza da parte della borghesia imperialista europea occidentale di far fronte alle lotte sempre più articolate del proletariato metropolitano, lotte che si sviluppano su tutto l'arco delle contraddizioni sociali: da quelle contro la "nuova povertà", la disoccupazione, il tagli di "rami secchi", spese sociali e salari, a quelle contro il sistema di segregazione sociale, l'"industria della morte", l'avvelenamento del pianeta, le rivolte dei ghetti, il razzismo e, ancora di più, gli attacchi armati al sistema nervoso dell'imperialismo da parte della guerriglia. Quindi, la costituzione del blocco imperialista europeo occidentale è necessità e funzione di: a) maggiore capacità di controllo e repressione delle contraddizioni di classe interne; b) maggiore potere concorrenziale nello scontro intercapitalistico, e maggiore rappresentatività all'interno delle organizzazioni sovranazionali economiche, politiche e militari del capitale multinazionale come FMI, Banca Mondiale, OCSE, NATO, G 7 (i sette paesi più industrializzati); c) maggiore capacità di sostegno e affiancamento agli USA nel ruolo di gendarme internazionale del capitale, data l'incapacità di questi ultimi - dai tempi della sconfitta subita in Vietnam in poi - di far fronte da soli allo scontro tra borghesia imperialista e proletariato internazionale. 4. L'accresciuta capacità di affiancamento del blocco europeo occidentale - ed in particolar modo dell'Italia - alle politiche controrivoluzionarie USA a livello internazionale si è chiaramente manifestata nel supporto fornito al bombardamento yankee di Tripoli e Bengasi; nella invasione imperialista del Libano; nella partecipazione alla forza multinazionale del Sinai; nella spedizione poliziesca nel Golfo Persico; nella firma di patti bilaterali "antiterrorismo" con l'entità sionista e con regimi arabi reazionari come Egitto e Marocco; nella proposta Craxi-Andreotti di sostituire l'occupazione militare sionista nei territori di Gaza e Cisgiordania con truppe del blocco europeo occidentale... D'altronde questo protagonismo del blocco europeo occidentale era inevitabile dati gli interessi economici che esso ha qui. Interessi che vanno dalla rapina delle materie prime (petrolio innanzitutto), all'esportazione massiccia di capitali ed alla difesa del fiorente mercato che questa area rappresenta per i mercanti d'armi europei. Ruolo, per altro, individuato e smascherato anche dai combattenti arabo-palestinesi prigionieri nel carcere imperialista in Europa. Georges Ibrahim Abdallah, militante FARL, davanti alla corte di Assise di Parigi, 2/1/'87: «Da ben più di 40 anni il nostro popolo subisce l'aggressione di imperialisti di ogni genere. Non c'è arma occidentale che non sia stata sperimentata usando il nostro popolo come cavia. Dall'inizio del secolo fino ai nostri giorni, i vostri padroni non ci hanno risparmiato niente, dalle trame più infami ai massacri più criminali. Annientamento e balcanizzazione si coniugano sotto la bandiera mistificante dei diritti dell'uomo occidentale. L'annientamento ora gli americani e i loro cani da guardia sionisti lo stanno perpetrando il più crudelmente possibile. La balcanizzazione, voi occidentali europei ne siete gli architetti». Hamidan Karmawi Ibrahim, carcere di Trani, luglio '87: «I mezzi di informazione sottolineano spesso quello che le autorità imperialiste italiane dichiarano da molto tempo, e cioè che il governo italiano e la giustizia italiana sono da sempre amici del popolo palestinese. Disgraziatamente queste affermazioni non corrispondono alla verità, prova ne sono le pesanti condanne, le condizioni di detenzione e repressione, le torture praticate contro i palestinesi e più in generale contro tutti i prigionieri antimperialisti». Josephine Abdo e Abdullah Al Mansouri, dichiarazione agli atti del processo di Appello, Roma, 10/2/'88: «Noi, come militanti arabi antimperialisti-antisionisti, ci rifiutiamo di essere giudicati da uno stato imperialista che, mentre il popolo palestinese sta combattendo eroicamente contro l'occupazione, inviando il suo capo di stato ad Alquds (Gerusalemme) occupata, dà tutta la legittimità al nemico sionista approvando pienamente la sua politica di repressione, di massacri continui; da Sabra e Chatila ai bombardamenti dei campi di Saida e dei villaggi del sud del Libano, alla repressione dei carri armati di Sharon, Begin e Peres contro la rivolta popolare in tutta la Palestina occupata». 5. Questa chiarezza è fondamentale per poter sviluppare un processo di lotta unitaria contro il nemico comune al proletariato delle due sponde del Mediterraneo. Lotta unitaria che sviluppi l'attacco contro le determinazioni centrali del dominio imperialista, e i suoi processi di ristrutturazione e guerra in ogni loro articolazione. Lottare uniti per distruggere l'imperialismo e per la liberazione proletaria! Costruire un terreno unitario di lotta al carcere imperialista! Alcuni dei compagni che hanno partecipato alla lotta Cuneo 16 giugno 1988 |